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Le condizioni di possibilità dell’emergenza degli STS 1 Il discorso sulla scienza: chi è legittimato a parlare di scienza?

7. il dibattito sulle two cultures

Un momento decisivo per l’elaborazione di questa articolazione del rapporto fra dimensione socio-politica della scienza e le negoziazioni fra le discipline coinvolte nell’elaborazione degli STS, avvenne in U.K. fra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60. Il sette maggio del 1959 Charles Percy Snow, fisico-chimico e scrittore inglese tenne una delle annuali Rede

Lecture118 cui diede il titolo The Two Cultures. Quest’intervento era stato anticipato da un

articolo che lo stesso Snow aveva pubblicato nel 1956 sulla rivista New Statesman, in cui era ripreso e sviluppato un dibattito della fine dell’Ottocento fra Mattew Arnold (autore nel 1882 di Literature and Science) e Thomas Henry Huxley (autore nel 1880 di Science And Culture) (Cfr. Collini, IX-XVII). Snow era un intellettuale profondamente influenzato dagli ambienti

117 Agli inizi degli anni ’70 venne anche pubblicata dall’OECD il The Research System una lungo compendio riguardo la l’impatto della ricerca pubblica sulla società.

degli scienziati militanti radicali dell’epoca ed era vicino in particolar modo a Patrick Blackett e a Bernal con i quali ebbe un rapporto di stretta amicizia. In particolar modo a Bernal dedicò un saggio in cui lo definì «a great man» mettendo in luce il loro comune orientamento intellettuale nel concepire il ruolo della scienza nella società (Cfr. Snow 1966).

Sulla scia di quell’idea che era stata già sostenuta a suo tempo da Comte e ripresa sia da Sarton sia da Conant, Snow nella sua Lecture denuncia l’esistenza di «due culture» in progressivo allontanamento fra loro. Da un lato vi era la cultura detta “letterario-umanistica” dall’altro quella “scientifico-tecnica”, consolidatesi gradualmente in una reciproca dimensione oppositiva. Questa grave faglia di incomunicabilità risulta essere per Snow un grave motivo di crisi della nostra civiltà (Cfr. Geymonat 1977, VII). Il testo definitivo della Rede Lecture venne poi pubblicato da Snow con il titolo The Two Cultures and Scientific Revolutions sulla rivista The Encounter119.

La denuncia approntata da Snow aveva carattere profondamente politico. Il mondo contemporaneo, nelle parole dell’autore, stava subendo una grande trasformazione dovuta alle rivoluzioni e innovazioni tecnoscientifiche. Dal canto loro, i politici e dirigenti britannici non risultavano esser in grado, secondo Snow, né di comprendere adeguatamente queste rivoluzioni in atto, né tantomeno di elaborare delle strategie politiche che fossero capaci di rispondere a questi cambiamenti e ai nuovi bisogni di una società in evidente mutamento. Snow chiamò quest’atteggiamento della classe intellettuale, refrattaria verso le contemporanee rivoluzioni tecnoscientifiche, «Intellectual as Natural Luddites» (Snow 1959 [1998], 22). Per colmare questo divario fra umanisti e scienziati, in questo testo Snow sosteneva che fosse necessario elaborare dei programmi didattici che fossero imperniati su due principi fondamentali: il primo consisteva nel dare una formazione generale agli studenti senza forzarne in maniera precoce un orientamento verso una formazione specialistica. Solo così, grazie ad un’ampia cultura comune, si sarebbero potuti superare questi ostacoli comunicativi. Il secondo invece prescriveva di non riprodurre il pregiudizio che pone una gerarchia per la quale i lavori teorici sono riconosciuti di maggior pregio rispetto a quelli tecnico-pratici. Snow non era però solamente preoccupato per un’inefficiente preparazione scientifica degli umanisti. Anche la classe di giovani che doveva esser formata nell’ambito delle scienze dure non sarebbe dovuta esser digiuna di cultura umanistica. Solo tramite questa sarebbero stati in grado di comprendere da un lato le radici, dall’altro gli effetti, del loro lavoro. Secondo Snow, nelle generazioni successive, sarebbero stati infatti gli scienziati a dare un contributo fondamentale alla trasformazione del mondo da un punto di vista sociale e

politico. L’educazione e la formazione di quest’ultimi sarebbe dunque dovuta esser in grado di affrontare tale compito fondamentale.

Le reazioni alle tesi di Snow, in particolar modo in Gran Bretagna, furono vivaci e nel 1963 costrinsero Snow a pubblicarne una versione estesa in forma di libro dal titolo The Two

Cultures: And a Second Look. Dal punto di vista del mondo letterario, fu in particolar modo

Raymond Leavis120 il principale oppositore alla proposta di Snow. La reazione di Leavis,

professore di critica letteraria a Cambridge121, era stata animata da toni particolarmente aspri

(e di critica anche personalistica) quando nel 1962 risponderà al testo di Snow pubblicando un articolo sul The Spectator (Cfr. Leavis 2013; Collini 2013). Mosso probabilmente più da antipatie personali che da reali ragioni intellettuali, Leavis sosteneva che Snow altro non fosse che un uomo di pubbliche relazioni in campo scientifico e che la sua consacrazione intellettuale era del tutto sproporzionata rispetto ai suo reale lavoro scientifico e culturale. Leavis aveva cercato di dare anche un connotato politico alla sua critica accusando l’autore di

Two Cultures di esser un tecnocrate asservito al consumismo e che la sua proposta avrebbe

portato a schiacciare l’esperienza umana sulla mera misurabilità senza considerare i costi che la rivoluzione industriale aveva richiesto all’umanità.

Quello che però più ci interessa, è la ricezione del discorso di Snow da un punto di vista politico. Da questo punto di vista è in particolar modo a Harnold Wilson che dobbiamo prestare una certa attenzione per comprendere le radici politiche della nascita dei primi centri di ricerca nel campo S(T)S. Wilson era stato docente di economia a Oxford e primo ministro britannico per il partito laburista dal 1964 al 1970, poi rinominato una seconda volta dal 1977 al 1976. Nel 1968 proprio per le sue iniziative nell’ambito della politica scientifica venne eletto come membro della Royal Society. Durante la campagna elettorale nel 1963 pronunciò un celebre discorso conosciuto con il titolo di «White Heat» imperniato sulla questione della politica scientifica britannica che lo avrebbe portato ad esser eletto come primo ministro britannico. Questo discorso risentiva fortemente dell’influenza del discorso di Snow e si concentrava su tematiche relative a ricerca e sviluppo, sul ritmo del cambiamento tecnoscientifico e le sue implicazioni economiche per l’industria. Sono rimaste celebri le parole finali del discorso di Wilson:

120 Leavis è uno degli autori e intellettuali che, nello stesso periodo, influenzerà, secondo una dinamica oppositiva, l’emergenza dei Cultural Studies. Sarà in particolar modo Raymond Williams, per la tematizzazione della distinzione fra high e popular culture, a prenderlo come punto di riferimento in Culture and Society (testo che lo stesso Snow sembra aver sfruttato nell’elaborazione del testo sulle due culture). Al contrario di Leavis, Williams si opporrà alla concezione legittimista per cui solo la high culture sarebbe degna di interesse e di accurate analisi, valorizzando piuttosto lo studio e l’analisi della popular culture. Ci sembra interessante notare che, la controversia Snow-Leavis, possa esser letta come uno snodo importante tanto per la nascita dgli STS quanto dei Cultural Studies.

Mr. Chairman, let me conclude with what I think the message of all this is for this Conference, because in this conference, in all our plans for the future, we are re-defining and we are re-stating our socialism in terms of scientific revolutions. But that revolutions cannot become a reality unless we are prepared to make far-reaching changes in economic and social attitudes which permeate our whole systems of society. The Britain that is going to be forged in the white heat of this revolution will be no place for restrictive practices or for outdated methods on either side of industry (Wilson 1963, 7).

D’altronde anche la Gran Bretagna in quegli anni non voleva rimanere indietro rispetto alla corsa tecnologica che stava opponendo Stati Uniti e URSS. Nel 1957 lo Sputnik1 aveva preso il volo dal cosmodromo russo di Baikonur e nel 1961 il sovietico Jurij Gagarin aveva conquistato il titolo di primo uomo ad essere stato nello spazio. Dopo aver vinto le elezioni Wilson istituì, come aveva promesso durante la campagna elettorale, un ministero dedicato alla ricerca e sviluppo tecnoscientifici dal nome Minister of Technology. L’obiettivo di Wilson era quello di riavvicinare, dal punto di vista dei consensi elettorali, quella parte degli operai qualificati che non si sentivano più rappresentati dal Partito Laburista122. Wilson invitò

lo stesso Snow a ricoprire la carica di parlamentare della Camera dei Lord e quella di segretario del neonato Ministero della Tecnologia (Cfr. Collini 1998, XXII). Il peso del dibattito proposto da Snow sul superamento del divario fra le due culture sia sul piano intellettuale, sia su quello politico della pianificazione dell’educazione inglese, sarà, come si vedrà nel prossimo capitolo, uno degli elementi salienti per la nascita istituzionale degli STS in Gran Bretagna (Edge 1987; 1995).

122 Si dirà che voleva sostituire l’immagine del berretto di stoffa con quella del camice bianco del laboratorio nell’immaginario inglese

Capitolo 3