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Istituzionalizzazioni e centri di ricerca

2. Altri casi nazionali europe

2.1 Germania e Austria

Alla fine della seconda Guerra Mondiale il territorio tedesco si trovava diviso in Repubblica Democratica Tedesca (DDR) e Repubblica Federale di Germania (BDR). L’influenza del blocco sovietico sulla prima, e di quello occidentale nel secondo caso, condizionava, com’è ovvio, non solamente il sistema economico-politico ma anche il clima della produzione culturale.

210 Istituzione che fra le altre cose aveva il compito di approvare i corsi tenuti nei politecnici inglesi (Lowe e Worboys 1975, 179)

211 Si tratta della circolare del ministero dell’educazione numero 323 del 1957, con la quale si incoraggiava a fornire agli studenti di ingegneria e dei politecnici una formazione che fosse anche umanistica e che fornisse un «broad outlook and a sense of spiritual and human values as well as technical accomplishment» (ivi, 179-180) 212 È stata sottolineata in questo contesto l’interdisciplinarità rispetto ad altre etichette «The crucial departure from conventional degrees is that these new degrees are problem-oriented and attempt to be truly ’interdisciplinary’ (or ’non-disciplinary’), in that they strive to establish relationships between the disciplinary components - in contrast with the style of modular degrees, which might be termed ’multidisciplinary’» (ivi, 184).

Si consideri che in Gemania le frontiere simboliche fra filosofia e SSH erano meno rigide rispetto ad altri casi nazionali e che il sistema accademico tedesco era già storicamente predisposto ad accogliere forme di interdisciplinarità in questo ambito213.

Al contrario di quanto accadeva nell’ambito britannico, nelle aree di lingua tedesca esisteva già una ben nota e consolidata tradizione sociologica e sia la sociologia della scienza, sia quella della conoscenza, erano già da tempo praticate in questo contesto nazionale (cfr. Klima e Viehoff 1977, pp. 145-160; Cfr. infra cap. 3). Come si è già avuto modo di sottolineare,, fra Germania e Austria erano stati attivi degli storici della scienza marxisti come Borkenau, Grossmann e Zilsel (cfr. infra cap. 2, par. 3). In questo contesto —dominato dalla presenza della tradizione marxista, di quella weberiana e della sociologia della conoscenza di Mannheim— fu principalmente come sotto-campo della sociologia che gli STS trovano un loro iniziale posizionamento.

Nel côté occidentale della BDR, dal punto di vista istituzionale, il campo della sociologia della scienza aveva avuto a partire dagli anni ’50 un incremento notevole in termini di numero di centri di ricerca214. Nel 1974 venne ufficialmente riconosciuta all’interno della German

Sociological Society la sezione di sociologia della scienza. In ultimo, cominciavano ad esser

pubblicati a partire dal 1972 una serie di manuali e raccolte di saggi in quest’ambito215 (cfr.

Klima e Viehoff 1977, pp. 173). Nel 1977 invece, Spiegel-Rösing sosteneva che esistesse già all’interno della società sociologica tedesca una sezione di «Wissenschaftsforschung» (reso in inglese con «Science Studies») (1977; 10).

Nella contesto intellettuale della DDR, come avveniva in U.K., sembra esserci in questa fase di emergenza del campo una tendenza da parte degli agenti sociali coinvolti alla non- distinzione fra i science policy studies e altre formazioni disciplinari e interdisciplinari216

(Spiegel-Rösing 1973, 1977). Una distinzione da sottolineare è invece quella che comincia ad emergere, specie nella BDR, fra il concetto di «Wissenschaftssoziologie» —termine specifico per indicare la sociologia della scienza— e di quello di «Wissenschaftsforschung» — corrispondente a «science studies»— oppure di quello di «Wissenschaftswissenschaft» —

213 Ad esempio la presenza dei geistewissenschaften (scienze dello spirito) di matrice diltheyiana erano all’intersezione fra filosofia, psicologia, storia e sociologia e le loro evoluzioni nei kulturwissenschaft e kulturwissenschaften (scienza della cultura e scienze della cultura (Cfr. Chalard-Fillaudeau 2015) Per confrontare l’emergenza degli STS con la ricezione dei Cultural Studies in Germania Cfr. Santoro et al. 2018. 214Secondo i dati raccolti da Klima e Viehoff (1977, p. 173) il numero di centri dedicati alla sociologia della scienza in Germania passano fra il 1951 e il 1972 da 1 a 27. Si veda anche il dettagliato report (Klima e Viehoff 1974).

215 Peter Weingart ha curato per esempio due reader di sociologia della scienza e uno dedicato ai Science studies. Spiegel-Rösing e di Walter Bühl invece hanno rispettivamente scritto delle introduzioni a questi campi di studio (cfr. Klima e Viehoff 1977, p. 173).

216 Alla fine degli anni ’60 infatti una serie eterogenea di termini era utilizzata per riferirsi a quest’ambito di ricerca: «Wissenschaftstheorie, Wissenschaftskunde, Wissenschaftswissenschaft, Wissenschaft von der Wissenschaft, Wissenschaft uiber die Wissenschaft, Wissenschaftsforschun» (Spiegel-Rösing 1973, 404).

corrispondente a «science of science»— (Klima e Viehoff 1977, pp. 173). Questa differenza terminologica segna, in primo luogo, la filiazione intellettuale di alcuni ricercatori verso le due etichette in questione. In secondo luogo, contraddistingue la volontà di questi autori, di distinguere le loro ricerche da quelle strettamente disciplinari della sociologia della scienza (Ibidem).

Nella DDR è il marxismo-leninismo a rappresentare il paradigma teorico di base su cui elaborare delle politiche scientifiche. Kurt Hager217 aveva sottolineato a più riprese

l’importanza di istituire dei Science policy studies. In un report per la rivista Science Studies, Spiegel-Rösing riporta ad esempio una parte del suo discorso pronunciato al 9° Congresso del

Comitato Centrale del 1968:

From the standpoint of large-scale socialist research systematics, the classification and methodology in the social sciences must be rethought within the framework of the science of science, [or] science policy studies. In view of the increasing transformation of science into a direct productive force in society, and of its special significance for the management of social processes, the system and methodology of the sciences, including the social sciences, must themselves become an object of the sciences. (Spiegel-Rösing 1973, 394)

Questa proposta venne inizialmente accettata dal Politbüro del comitato centrale che aveva ratificato, nell’ottobre del ’68, un piano di sviluppo delle scienze sociali marxiste-leniniste nella DDR che mettesse al centro gli studi sulla scienza come questione centrale.218 Nel 1971

però, a seguito dell’VIII conferenza del Partito di unità socialista di Germania, venne approvato un piano per le scienze sociali che non nominava più in maniera esplicita i science

policy studies. Nonostante ciò Hager, nello spiegare la natura di tale piano, sottolineò quanto

quest’ambito di studi fosse centrale e significativo (cfr. Ibidem).

Questo era il clima (di piena Guerra Fredda219) all’interno del quale la science of science e/o i

science policy studies vennero inseriti nell’ordine del giorno delle accademie della DDR. Fra

il 1965 e il 1970 era stato stimato un numero fra gli 80 e i 100 ricercatori che lavoravano in

217 Kurt Hager era il capo ideologico del Partito di unità socialista di Germania e il primo segretario del “Comitato centrale” (organo più potente della DDR) nonché decano per quest’ultimo degli affari culturali e scientifici.

218 «In view of the growing significance of science as a direct productive force, the system of the sciences must itself become an object of scientific research in order to acquire a basis for prognosis, planning and management of scientific development. This requires the development of a theory of science (science policy studies)» (Spiegel-Rösing 1973, 394)

219 Spiegel-Rösing ricoda infatti che: « At the International Conference of the Communist and Workers' Parties in Moscow in I969 it was declared that the scientific-technical revolution 'has become a decisive battle-field in the historical contest between capitalism and socialism» (ivi, 395)

quest’ambito (ivi, 400). In questa parte della Germania, il centro di ricerca più rappresentativo220 del campo S(T)S era sito presso l’«Institute for Theory, History and

Organization of Science» presso l’Accademica delle Scienze di Berlino (fondato nel 1969)221

che convogliava al suo interno il numero più ampio di ricercatori nel settore (ivi, 400-401). In questa erano proposti dei curricula specifici in science policy studies e, sulle medesime tematiche, i ricercatori pubblicavano costantemente su Science and Research Reports e

Science and Society fondati presso la stessa accademia e pubblicati dall’editore Akademie-

Verlag (Spiegel-Rösing 1977, 11).

Dal punto di vista epistemologico è da notare come vi fosse controversia su quale fosse lo statuto che i Science policy studies avessero rispetto ai tradizionali sistemi disciplinari. Molti nella DDR di quel periodo si chiedevano se quest’ambito di ricerca rappresentasse una nuova disciplina, se fosse piuttosto un insieme multi-disciplinare oppure un’entità interdisciplinare (ivi, p. 404). Da un lato, per la maggior parte degli studiosi implicati nel campo emergente (come Fiedler), il verificarsi di un accentramento di interessi di varie discipline verso una comune problematica non risultava sufficiente per far sì che vi fosse una nuova disciplina. Dall’altro invece, alcuni (come Hauke) vedevano già nei science policy studies un profilo epistemologicamente unitario (o quanto meno a questo si doveva tendere). (Ibidem).

Per quanto riguarda invece il panorama del polo occidentale della BDR e dell’Austria l’influsso culturale maggiore proviene dal mondo anglofono. Quasi in contemporanea con la loro pubblicazione, i testi di Kuhn e dei maggiori rappresentanti della SSK sono letti dagli studiosi sia tedeschi sia austriaci222 (cfr. Klima e Viehoff 1977).

Nell’ambito della BDR gli STS trovanorono spazio all’interno della sociologia della scienza che si stava effettivamente istituzionalizzando in un numero crescente di centri di ricerca (Cfr. Klima e Viehoff 1974 e 1977) e, in misura minore, nel contesto della psicologia. Anche da questo lato della cortina di ferro, l’impulso sociale principale fu determinato dalla crescente attenzione politica ed economica verso le tematiche tecnoscientifiche. Fra l’ampio numero di centri sociologici emersi fra BDR e Austria, è possibile rintracciarne alcuni223 che ebbero un

220 La centralità di questo istituto nel campo emergente degli STS è testimoniata dall’intervento di Spiegel- Rösing (1977, 10) all’interno del primo handbook di settore.

221 Una parte minore di ricercatori erano invece localizzati, specie prima dell’istituto berlinese, presso: «[…] the German Academy of Agricultural Sciences, the Humboldt University ([…] 'Section for Science Theory and Organization'), and to the School of Economics (particularly the Institute of Research Economics). To be mentioned also are beginnings made at the Technical University, Dresden and individual pieces of work done at the University of Leipzig»(Cfr. Spiegel-Rösing 1973, 400).

222 La circolazione, specie in questi territori, di de The Structure of Scientific Revolutions era stata mediata probabilmente anche dal fatto che il testo di Kuhn del 1962 era stato pubblicato come secondo volume della collana International Encyclopedia of Unified Science ideata dal Circolo di Vienna.

223 Nelle pagine seguenti abbiamo selezionato esclusivamente i centri che proponessero degli studi interdisciplinari sulla scienza facendo riferimento esplicitamente a etichette interne al campo S(T)S. Non consideriamo dunque i singoli ricercatori, né centri con un’impostazione strettamente disciplinare.

ruolo decisivo nella circolazione nazionale e internazionale degli STS224. Il primo è la

«Forschungsschwerpunkt Wissenschaftsforschung» (Science Studies Unit)225 presso il

dipartimento di sociologia dell’università di Bielefeld diretta da Peter Weingart226 e fondata

nel 1971 (Cfr. Klima e Viehoff 1974, 144). Di questo centro facevano parte R. Klima; L. Viehoff, E.H. Schmidt e W. Rammert (ivi, 144-145). Alcune fra le loro attività erano state pubblicate in Science studies report pubblicati dalla stessa università di Bielefeld (Spiegel- Rösing 1977, 11). Il lavoro di ricerca era principalmente diviso in tre progetti: il primo era dedicato all’analisi dei «fattori interni ed esterni che determinano la selezione dei problemi di ricerca da parte degli scienziati». Il secondo era consacrato invece allo studio degli «obiettivi della politica scientifica e la ricettività della scienza». Il terzo era finalizzato all’esame dei processi di istituzionalizzazione della scienza e dei suoi rapporti con la tecnologia (Klima e Viehoff 1974, 144-145).

Oltre a Weingart, un'altra autrice particolarmente rilevante per gli STS tedeschi è, la già più volte citata, Ina Spiegel-Rösing227. Quest’ultima aveva incominciato la sua traiettoria STS

all’interno del dipartimento di psicologia della Ruhr-Universitat a Bochum228 all’interno del

quale aveva istituito il Projektgruppe Wissenschaftswissenschaft («Project Group Science of

Science») (ivi, 145). Questo progetto era il frutto di una collaborazione con alcuni membri

dell’università di Ulm e di Düsseldorf (H. Baitsch, T.M. Fliedner; J.B. Kreutzkam e la stessa Spiegel-Rosing) (Ibidem). All’interno di questo gruppo erano attivi sei progetti tematici di ricerca: 1) Journal authors as an indicator of scientific manpower [quantitativo] 2) The effects

of establishing “Sonderforschungsbereiche” (Collaborative Research Centers) [qualitativo e

quantitativo], 3) The productivity of German universities [quantitativo], 4) A system analysis

224 Anche in questo caso la centralità di questi centri nel campo STS è testimoniata, in primo luogo, dall’intervento di Spiegel-Rösing (1977, 10) nel primo handbook di questo settore. In secondo luogo dall’esser inseriti nelle reti di ricerca internazionali (come PAREX e ICSPS) in ambito STS (di cui si parlerà nel cap. 4). In ultimo dalla partecipazione dei direttori dei centri ai dibattiti sulle riviste e progetti editoriali di bandiera del campo STS.

225 Il nome attuale di questa unità è Institute for Interdisciplinary Studies of Science (nome assunto a partire dal 1988).

226 Weingart dopo iniziali studi sociologici (Università di Friburgo e Freie Universität di Berlino) ottiene nel 1969 un Ph.d in scienze politiche presso la Freie. A partire dal 1971, fonda e dirige la SSU di Bielefeld. Durante le fasi di emergenza del campo è stato uno dei maggiori contributori al dibattito internazionale nel campo S(T)S (in particolar modo partecipando al progetto PAREX prenderà vista la EASST). Insieme a Whitley e Elias fonderà la già citata serie Sociology of Science Yearbook (Cfr. Whitley 2003).

227 Spiegel-Rösing è una studiosa di origini polacche naturalizzata tedesca. Ottiene una formazione internazionale studiando alla Frie Universität di Berlino, ad Harvard e presso la Duke University. Si laurea infine alla Frie di Berlino in psicologia, disciplina in cui ottiene anche un dottorato presso l’università della Rhur a Bochum. Otterrà invece l’abilitazione in sociologia della scienza presso l’università di Konstanz. Tramite la sua partecipazione all’ICSPS e agli scambi intellettuali con gli accademici inglesi coopera al dibattito internazionale in campo STS pubblicando articoli sulla rivista di Edge e Macleod e curando con De Solla Price il primo Handbook STS (cfr. infra, cap. 7 e Ienna 2018a).

228 a partire dai dati in nostro possesso sappiamo che questo centro era già attivo nel 1974 da qualche anno (Klima e Viehoff 1974, 144-145) e che lo resterà fino al 1977 data in cui Spiegel-Rösing risulta esser coordinatrice dell’Institute for Science and Policy Studies presso l’università di Ulm (Spiegel-Rösing 1977).

of anthropology (studio sull’istituzionalizzazione dell’antropologia) [prevalenza quantitativa]

5) Science of science: Introduction and materials [metodologico], 6) Activity and interest

profiles of science policy study units in Europe and North America [studio di comparazione

quantitativa fra 26 paesi europei e del Nord America sulle aree di interesse nella science of

science] (Cfr. ivi, 145-146). A partire almeno dal 1977 però Spiegel-Rösing si sposta presso

l’università di Ulm cambiando il nome del centro in «Institute for Science and Policy Studies» (Spiegel-Rösing 1977).

In ultimo, presso il Max Planck Institut229 Zur Erforschung Der Lebensbedingungen Der

Wissenschaftlich-Technischen Welt (Max Planck Institute for the Study of the Living Conditions of the Scientific and Technical World)230 di Starnberg era attiva a partire dal 1969

un’unità di ricerca dedita allo studio di tematiche storiche, sociologiche e di science policy. A coordinare i due progetti di questo gruppo231, era Gernot Böhme232 : il primo dedicato

all’analisi storica e sociologica delle dinamiche di progresso scientifico e il secondo teso alla comprensione dello sviluppo del sistema capitalistico sulla longue durée e di quanto, all’interno di quest’ultimo, il progresso tecnico abbia il ruolo di compensare il rischio di crisi sistemiche (Klima e Viehoff 1974, 157-158).

Weingart, Spiegel-Rösing e Böhme svilupperanno delle teorie del tutto autonome e distinte rispetto al programma forte edimburghese, maggiormente in contatto invece con il polo francofono, quello dei Paesi Bassi, quello statunitense e il gruppo di Manchester e della Sussex (ma comunque parte integrante del campo “S(T)S”). L’utilizzo dei termini

Wissenschaftsforschung e Wissenschaftswissenschaft in opposizione a

Wissenschaftssoziologie, segna una chiara volontà di distinzione rispetto alle tradizionali

formazioni disciplinari. A quanto riferiscono Klima e Viehoff (1977, 173), oltre ai sociologi partecipavano a quest’ampio campo di studi sulla scienza anche scienziati politici, psicologi sociali, economisti, storici, filosofi e specialisti provenienti dalle scienze naturali.

In Austria era invece attivo, presso l’Institut für Höhere Studien233 (Institute for Advanced

Study) di Vienna un gruppo di ricerca composto da Karin Knorr (oggi nota come Knorr-

229 Per la nascita della sezione di storia della scienza del Max Planck Institut a Berlino si dovrà invece aspettare il 1994.

230 Presso lo stesso istituto era tra l’atro affiliato anche Jürgen Habermas.

231 I componenti del gruppo erano: W. van den Daele; W. Krohn; U. Rodel ; H. Neuendorff; P. Kalmbach; G. Mfller; W. Vogt. (cfr. Klima e Viehoff 1974, 157).

232 Böhme, dopo aver studiato matematica, fisica e filosofia, ottiene un dottorato in Filosofia. Oltre ad esser membro del Max Plank Institut, ottiene un posto da professore in sociologia della scienza presso l’università di Monaco (Knorr 1975, XI).

233 Si tratta di un istituto di studi avanzati nato dopo la fine della seconda guerra mondiale da intellettuali austriaci esuli negli Stati Uniti (come Paul F. Lazarsfeld e Oskar Morgenstern) e finanziato dalla Ford Foundation (cfr. Pollak 1979, 57). Anche in questo caso, così come i casi descritti nel paragrafo sulla cultural cold war (cfr. infra cap. 2, par. 5) tali finanziamenti erano donati per limitare sul piano intellettuale le influenze marxiste e comuniste in Europa.

Cetina234), Hermann Strasser235 e Hans Georg Zilian236 dedicato allo studio delle

«determinants and controls of social science development» (Knorr et al. 1975, VII). Knorr-

Cetina coordinava inoltre, sempre presso l’istituto viennese, un gruppo di ricerca dedicato «on the development and organization of science» (ivi, XII) e partecipava anche a un progetto internazionale UNESCO relativo all’«organization of research in the natural sciences» (Ibidem). Come negli altri centri di ricerca, era in particolar modo la discussione dell’opera di Kuhn (e il dibattito con Popper) a rappresentare un punto di partenza per le riflessioni di questo gruppo (ivi, 3-10). La formazione dei ricercatori implicati era decisamente interdisciplinare e coinvolgeva la sociologia, l’antropologia, l’economia, la scienza politica e la giurisprudenza. Da un punto di vista concettuale, l’interdisciplinarità era praticata a partire, in special modo, dalla contrattazione delle frontiere disciplinari fra sociologia e filosofia della scienza237.

2.2 Francia

Con l’analisi della Francia entriamo in uno dei casi nazionali più interessanti e influenti all’interno del campo S(T)S, in particolar modo per quanto riguarda gli effetti che avrà nella strutturazione delle relazioni accademiche sul piano internazionale238. Negli anni ’60 erano

presenti sul territorio parigino una serie eterogenea di istituzioni politico-economiche, culturali e accademiche i cui rapporti erano spesso intrecciati fra loro239. Da un lato, infatti era

234 Knorr-Cetina ha avuto una formazione interdisciplinare fra sociologia, linguistica, antropologia e filosofia presso l’università di Vienna. Ottiene un dottorato presso la stessa università in Antropologia Culturale e Sociologia. Dopo il dottorato lavora come sociologa presso l’ Institut für Höhere Studien di Vienna. (Knorr et al. 1975, XII). In questo periodo comincia a subire l’influenza dell’etnometodologia e nel 1976/1977 ottiene una borsa della Ford Foundation per studiare presso la University of California di Berkeley. Durante il suo soggiorno americano, in maniera indipendente rispetto a Latour e Woolgar, lavora empiricamente su studi di laboratorio che verranno pubblicati in (Knorr-Cetina 1981). Grazie a quest’ultimo lavoro otterrà l’abilitazione in sociologia presso l’università di Bielefeld ottenendo una cattedra nella stessa disciplina.

235 Strasser ha una formazione sia sociologica (Ph.d presso la Fordham University) sia nell’ambito dell’economia (Ph.d. University of Innsbruck). Prima di spostarsi presso l’istituto di studi avanzati, ha insegnato sociologia presso la Fordham University, l’University of Oklahoma e all’università di Vienna (Knorr 1975, XIV).

236 Zilian ha studiato giurisprudenza, scienze politiche e filosofia presso l’università di Graz in Austria. Ha ottenuto successivamente un post-graduate in sociologia presso l’istituto viennese dove è diventato assistant professor (Knorr 1975, XV).

237 «The borderline between sociology of science and philosophy of science has become more and more unclear; while the work of at least some philosophers of science comes to have an empirical flavour, sociologists of science are increasingly apt to include logical and methodological components of the research process as their objects of examination» (ivi, VII).

238 Su quest’ultimo aspetto Cfr. infra, cap. 4.

239 Un caso esemplificativo di come le frontiere e gli scambi intellettuali fra discipline fossero piuttosto fluidi nel panorama francese è quello dei rapporti fra sociologia e filosofia studiato da Bourdieu e Passeron (1967). Accanto a ciò si deve inoltre considerare che queste istituzioni politiche, economiche e culturali facevano parte di una rete complessa di varie forme di imprenditoria culturale (Di Maggio 1982a; 1982b) che caratterizzavano la Parigi di quegli anni.

presente l’ Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD)240, che per

quanto riguarda il campo S(T)S aveva avviato una serie di progetti e collaborazioni. Dall’altro vi erano fondazioni culturali come la Maison des Sciences de l’Homme (MSH) e istituzioni accademico-universitarie come l’École Pratique des Hautes Études (EPHE), l’École des Hautes Études en Sciences Sociales (EHESS), il Conservatoire National des Arts et Métiers (CNAM) e l’École Nationale Supérieure des Mines de Paris (Mines ParisTech). Queste istituzioni politiche, economiche e culturali facevano parte di una rete di varie forme di imprenditoria culturale (cfr. Di Maggio 1982a; 1982b) che caratterizzavano la Parigi di quegli anni e che hanno favorito a livello sia nazionale sia internazionale la circolazione di alcune idee.

Nell’ambito delle tre discipline da noi prese in analisi, come si è visto nel capitolo precedente, era già presente una forte tradizione di épistémologie historique che segnava una filiazione fra storici e filosofi della scienza rappresentata principalmente da Bachelard, Canguilhem, Foucault etc. Dal punto di vista invece delle scienze umane e sociali invece, è in particolar