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Dall’altro lato della cortina: URSS e Polonia: Naukovedenie e Naukometryie Abbiamo fin qui riportato le principali tendenze che hanno animato la filosofia, la storia e la

Le condizioni di possibilità dell’emergenza degli STS 1 Il discorso sulla scienza: chi è legittimato a parlare di scienza?

4. Dall’altro lato della cortina: URSS e Polonia: Naukovedenie e Naukometryie Abbiamo fin qui riportato le principali tendenze che hanno animato la filosofia, la storia e la

sociologia delle scienze all’interno di alcuni fra i più rappresentativi contesti nazionali occidentali71 (con qualche eccezione riguardo Hessen e Fleck). Una sfera troppo spesso

ignorata nelle ricostruzioni genealogiche degli studi sociali sulla scienza è invece quella relativa al panorama intellettuale dell’altro lato della cortina di ferro in particolare in URSS. Gli studiosi sovietici interessati allo studio della storia e alla dimensione sociale della scienza, già a partire dagli anni ’20 avevano cominciato a convergere verso uno spazio interdisciplinare chiamato naukovedenie. Uno fra i primi autori a utilizzare questo termine è stato I. Borichevskii72 nel 1926 con l’esplicita finalità di studiare scientificamente la scienza

stessa (Graham 1993, 151). Il termine naukovedenie (tradotto in inglese come «science studies»73) nella formulazione di Borichevskii rappresenta un campo di studi che

On the one hand, it (naukovedenie) is a study of the inherent nature of science, a general

theory of scientific cognition. On the other hand, it is a study of the social purpose of

science, of its relations with other types of social creativity. It is something we could call a sociology of science. This area of knowledge does not yet exist; but it must exist: It is required by the very dignity of its object, i.e., of the revolutionary power of exact knowledge (ibidem)74.

71 Per esempio, non ci siamo soffermati in maniera più approfondita sul dibattito italiano in queste discipline in quanto non ha avuto, nel periodo storico qui preso in analisi, un influsso di primario ordine nello sviluppo del dibattito internazionale in ambito S(T)S. Le ragioni di questa momentanea perifericità del dibattto italiano sono da rintracciare nella ferma opposizione di Benedetto Croce al positivismo. Quest’interdizione ha in primo luogo causato disincentivato l’istituzionalizzazione della sociologia in Italia (cfr. Cossu e Bortolini 2017, 14) in quanto il suo anti-positivismo si era tradotto da un lato in un’avversione generale verso le scienze umane e sociali, dall’altro aveva ampiamente rallentato il processo di accademizzazione della filsofia della scienza (Pancaldi 1980; Pancaldi 2010). Nonostante la filosofia della scienza fosse presente in varie forme sul territorio italiano ben prima della stagione crociana (Agazzi 1987, 15) la prima cattedra dedicata a questo inasegnamento fu assegnata a Geymonat nel 1953 mentre il primo concorso pubblico venne bandito nel 1963 (ivi, 34). Dal canto suo la sociologia ha avuto il suo primo concorso pubblico nel 1961 per il quale risultò vincitore Franco Ferrarotti. Sempre all’interno del contesto del neo-idealismo italiano, Giovanni Gentile ha per alcuni aspetti favorito lo sviluppo della storia della scienza (nonostante abbia negato l’istituzionalizzazione di un corso universitario). Nella sua riforma del sistema scolastico aveva infatti previsto l’insegnamento della storia della scienza nei licei scientifici, ha fatto si che venisse fondata la Domus Galileana di Pisa nel 1941 e stimolato attività relative a questa disciplina nel contesto dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana (cfr. Govoni 2004, 42-46). Nonostante ciò durante il fascismo, com’è ben noto, molti professori vennero sospesi dall’insegnamento e fra questi anche autorevoli intellettuali nell’ambito degli studi sulla scienza come per esempio Aldo Mieli, Federigo Enriques e Giorgio De Santilla (ibidem). Per una ricognizione generale sugli studi sulla scienza italiani pubblicata sulla rivista Social Studies of Science si veda (Pancaldi 1980).

72 Sarebbe interessante indagare quanto vi sia una connessione fra la proposta del campo interdisciplinare dei naukovedenie e la Tectologia di Aleksandr Aleksandtovič Bogdanov (in particolar modo se quest’ultima ha anticipato qualcosa della prima). Su questo punto l’articolo retrospettivo di (Mirsky 1972) da una certa rilevanza alla figura di Bogdanov nel ricostruire la storia del campo.

73 È interessante notare quale sia stata la traduzione inglese di questi termini per comprendere la sfera di ricezione e comprensione da parte degli studi sociali della scienza anglofoni di queste ricerche.

Durante gli anni ’20 molti autori sovietici si stavano muovendo in questa direzione in quanto lo studio della pianificazione scientifica era un punto cardine rispetto ai principi dello stato socialista. Bucharin fu uno fra gli intellettuali più in vista a stimolare e coordinare delle ricerche finalizzate all’elaborazione dei principi di una scienza socialista. Fra il 1921 e 1934 in Russia vennero inoltre prodotti una serie di studi di tipo quantitativo che anticipano quelli emersi in Europa una trentina d’anni dopo. In particolar modo il focus di queste ricerche era dedicato all’applicazione di indagini organizzative e statistiche alle istituzioni scientifiche dell’URSS con l’esplicita finalità di migliorare la ricerca scientifica. Tramite la proposta di riforme nei sistemi di pubblicazione e indicizzazione e, soprattutto, con lo sviluppo di criteri quantitativi per valutare l’efficacia della ricerca scientifica erano state implementate delle innovazioni nelle tecniche di ricerca e nelle strumentazioni di laboratorio (ivi, 152). Quest’ultimo ambito quantitativo prenderà il nome di naukometrie (letteralmente tradotto in inglese come «scientometrics»). In questo periodo risultano esser particolarmente influenti sia i lavori di Hessen (di cui si è già parlato) sia quelli dell’economista di S. G. Strumilin che aveva contribuito allo studio dell’efficienza economica del lavoro degli scienziati (cfr. Mirsky 1972, 282).

All’incirca nello stesso periodo, fra gli anni ’10 e gli anni ’20, anche in Polonia era stato sviluppato un programma di ricerca interdisciplinare sulla scienza dal nome naukoznawstwo (tradotto in inglese come «science of science» o «logology»). Gli autori principali furono Stanislaw Michalski e alcuni rappresentanti della scuola filosofica di Lvov e di Varsavia come Kazimierz Twardowski, Maria Ossowska, Stanislaw Ossowski, Taddeusz Kotarbinski, Kazimierz Ajdukiewicz e Florian Znaniecki (Kokowski 2016, 150). In particolar modo fra il 1916 e il 1939 la Sezione accademica del fondo Józef Mianowski stabilì l’istituzione di un centro di ricerca nell’ambito naukoznawstwo, all’interno del quale furono organizzati congressi (nel 1920 e 1927) e seminari a partire dal 1928 (ibidem) quest’ultimi presieduti dal famoso logico Jan Luckasiewicz (Krauze et al. 1977, 196). Dal 1918 un ruolo centrale è giocato dalla rivista Nauka Polska diretta da Michalski che aveva il compito di pubblicizzare il progetto intellettuale del gruppo. Il consolidamento intellettuale della science of science portò anche alla pubblicazione di una seconda rivista sempre ideata da Michalski a partire dal 1936 dal nome Organon (rivista tutt’ora attiva). Pubblicata in Polonia, la rivista ospitò contributi in lingua inglese, francese, italiana, tedesca e spagnola al fine di diffondere a livello internazionale questo tipo di ricerche interdisciplinari (in particolar modo tramite traduzioni da Nauka Polska). Nel numero di apertura venne pubblicato, a titolo esemplificativo e programmatico, il celebre articolo di Maria Ossowka e Stanislaw Ossowski dal titolo Science

of Science (apparso nel 1935 su Nauka Polska) in cui gli autori delineavano le caratteristiche

fondamentali di questo campo di ricerca75. In particolar modo i due autori definiscono così

questo campo della conoscenza:

The interest taken in science as field on human culture is something new. It was partially derived from historical research, and partially called forth by the development of modern sociology, and partly by practical needs (the question of encouragement and organisation of science). (Ossowski e Ossowska 1935, 83)

Nelle pagine seguenti gli autori delineano le cinque componenti fondamentali che compongono questa nuova «branca della scienza» (ivi, 84). In primo luogo c’è un elemento che è stato per lungo tempo di dominio della filosofia della scienza all’interno del quale la scienza è analizzata, sub specie aeterni, dal punto di vista epistemologico (cfr. ibidem). La seconda componente della science of science è rappresentata piuttosto dalla psicologia della scienza per la quale viene posto un focus specifico sullo sviluppo psichico del ricercatore, sull’analisi psicologica dei vari tipi di attività di ricerca, la questione dell’apprendimento etc. (ivi, 85). Il terzo punto di vista coinvolto è quello dedito al rapporto fra scienza e gli altri prodotti culturali che, specificano gli autori, «called by us anthropological, predominates, could be given a name of sociology of science» (ibidem)76. Un quarto ambito connesso con il

precedente di stampo sociologico è invece orientato a «practical and organizing character» (ivi, 86). Si tratta qui, come per l’ambito dei naukovedenie, del côté diretto alla pianificazione scientifica con finalità politiche. Infine, l’ultimo ambito programmaticamente elencato dagli autori è quello della storia della scienza, intesa al contempo come storia delle concezioni dei singoli scienziati, come storia delle distinte discipline e infine come storia dell’apprendimento in generale. Questo tipo d’approccio è funzionale ad ognuno degli altri quattro aspetti elencati che devono comunque preoccuparsi della dimensione storica dei loro oggetti di ricerca.

Un altro autore di riferimento in questo ambito era stato Znaniecki cui si deve lo sviluppo, all’interno dei naukoznawstwo polacchi, del polo più vicino alla sociologia della conoscenza intesa come una moderna teoria della conoscenza animata e aperta ad indagini di carattere empirico e comparativo, distinta dalla logica e dall’epistemologia in senso stretto (cfr. Krauze

et all. 1977, 189). Sembrerebbe invece che l’opera del già citato Fleck Genesi e svilupo di un fatto scientifico, si trovasse al crocevia fra questa prassi interdisciplinare dei naukoznawstwo

(Kokowski 2016, 151; Fleck 1946) e quella che viene chiamata la «scuola polacca in filosofia

75 È significativo che lo stesso articolo verrà poi ripubblicato ancora una volta sulle pagine di Minerva nel 1964. 76 Gli autori fanno riferimento in particolare alla wissenssiziologie tedesca e alla sua ricezione in Polonia (per esempio in Znaniecki 1923).

della medicina» (Löwi 1990). In ogni caso, è necessario sottolineare che sia i naukoznawstwo in Polonia sia i naukovedenie in Russia erano emersi prima della nascita e istituzionalizzazione della sociologia della scienza nei rispettivi paesi77. Durante la seconda

guerra mondiale in polonia questo tipo di studi avevano subito una forte battuta d’arresto a c ausa della doppia invasione della Germania nazista e dell’URSS e della conseguente chiusura di molte università, fondazioni e associazioni scientifiche (Kokowski 2016, 151 e Krauze 1977, 204).

Questo tipo di ricerche vennero abbandonate a partire dagli anni ’30 anche in URSS a causa delle politiche autoritarie di Stalin in materia scientifica e, in particolare, a causa della sua ostilità verso le scienze sociali (Garham 1993, 152). Solo con la sua morte nel 1953, e con le politiche più moderate del suo successore Nikita Chruščëv e soprattutto con quelle di Leonìd Il'ìč Brèžnev a partire dagli anni ‘60, questo tipo di studi cominciarono a destare in URSS nuova attenzione. È proprio in questi anni infatti che la politica della scienza ritornò ad essere, ancora più che in passato, un obbiettivo primario (cfr. Mirsky 1972, 282) e, conseguentemente, il finanziamento di una branca di studio dedicata allo studio scientifico della scienza era del tutto funzionale alla stessa costituzione di una società comunista. Nel frattempo però, gli studi occidentali sui rapporti fra scienza e società avevano guadagnato un notevole vantaggio rispetto a questo lato della cortina di ferro. Gli autori e le opere che circolavano in maniera massiccia in URSS erano in particolar modo The Social Function of

science di Bernal (considerata dagli stessi sovietici un’opera fondatrice della science of science) e Science since Babylon e Little Science, Big Science di De Solla Price (Lubrano

1976, 4-5; Garahm 1993, 152). Fra la fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60 si assiste ad una vera e propria istituzionalizzazione dell’etichetta naukovedenie che era entrata in contatto con i naukoznawstwo di matrice polacca. Si tenga presente che, dopo la fine della guerra, la Polonia era stata completamente annessa ai paesi sotto l’influenza sovietica il che causò un massiccio controllo da parte dell’URSS sulle cariche accademiche nelle università della nazione. In quegli anni per esempio i testi di Marx, Engels, Lenin e Stalin furono tradotti in polacco così come i più importanti contributi degli scienziati sovietici “di regime” come Zhdanov, Lyssenko, Vladimir Alexandrovic etc. rispetto ai quali venne esplicitamente richiesta una rigida osservanza anche sul piano accademico. Per quanto riguarda i science of

science tutta la precedente generazione era stata destituita dai propri ruoli determinando un

forzato allineamento in questo ambito di ricerca con l’ortodossia sovietica (Cfr. Kokowski

77 (Cfr. Krauze 1977, 218) in cui viene messo l’accento sul fatto che l’istituzionalizzazione della sociologia della scienza in Polonia cominciava a muovere i primi passi solo nel 1977. Anche Lubrano (1976, 34) mette in risalto che non si può ancora parlare di una vera e propria sociologia della scienza sovietica bensì di una «sociological dimension of naukovedenie» fra gli altri approcci disciplinari che essa coinvolgeva.

2016, 152-155). Lo stesso Fleck, che contribuì attivamente a questo campo di studi con due saggi importanti (1946; 1947) non aveva ricevuto grande riconoscimento perché quella tensione —facilmente etichettabile come “relativistica”— secondo cui la verità scientifica era socialmente, storicamente e culturalmente determinata non era vista di buon grado dall’ortodossia del diamat promosso nella nuova scuola marxista polacca (ibidem). Nel 1951 fu organizzato a Varsavia il primo Convegno della scienza polacca con la precisa finalità di ripulire dall’ideologia borghese la scienza polacca e di instaurare una scienza autenticamente marxista-leninista.

Con la fine della dittatura stalinana e la morte del lider comunista polacco Boleslaw Bierut, il clima intellettuale sembrava avviarsi verso una distensione. Nel 1965 viene organizzato fra Cracovia e Varsavia l’International Congress on the History of Science cui parteciparono, oltre agli studiosi del blocco occidentale, sia delegati sovietici sia polacchi. Il convegno venne aperto dalla lecture plenaria di Bernal e Mackay dal titolo On the Roads to a Science of

Science. L’intervento in questione sembra aver avuto sui sovietici un impatto simile a quello

che aveva avuto anni prima sugli inglesi l’intervento di Hessen al convegno di Londra del 193178. Il testo di Bernal e Mackey venne rapidamente tradotto e pubblicato poco dopo su una

celebre rivista russa79.

La reazione dei russi fu immediata e, già nel 1966, Mikulinsky80 e Rodny pubblicano un

articolo in cui difendevano lo sviluppo e l’istituzionalizzazione di un campo di ricerca a vocazione interdisciplinare dal nome naukovedenie (Lubrano 1976, 10). In questo testo i

naukovedenie vengono descritti come animati da due componenti: una proveniente dalla

storia della scienza, l’altra invece tesa allo studio delle condizioni sociali ed economiche e alla dimensione psicologica del pensiero scientifico. I testi di Bernal, che vennero tradotti, si attestano dunque in URSS come punto di riferimento centrale in questo campo di studio. Allo stesso convegno parteciparono oltre 100 persone fra cui De Solla Price (Usa), Gennady M. Dobrov (URSS), Michajlowicz Kedrov (URSS) René Taton (Francia), Ignacy Malecki (Polonia) (Kokowski 2016, 160). In particolar modo è al felice incontro fra lo stesso Dobrov (autore fra le altre cose di Science of Science: introduction to General Science Policy Studies) e De Solla Price che bisogna attribuire una parte dell’espansione delle ricerche sovietiche nel campo dell’infometrics (Cfr. Lubrano 1976, 9). Sulla scorta di una circolazione internazionale delle idee fra i due lati della cortina di ferro, gli altri autori russi che cooperano a questo revival dei naukovedenie in questo periodo erano stati in particolar modo A. I. Uemov, M. M.

78 su questo punto Cfr. Mirsky 1972; Rabkin 1976.

79 вопросы истории естествознания и техники (voprosy istorii estestvoznaniia i tekhniki) [Domande sulla storia della scienza e della tecnologia].

80 Minkulinsky è il direttore dell’Istituto per la storia delle scienze naturali e della tecnologia dell’Accademia delle scienze dell’URSS

Krapov e B. M. Kedrov (cfr. Mirsky 1972; Lubrano 1976). Dato il loro particolare posizionamento storico, gli intellettuali polacchi erano ben informati sia sugli studi sovietici sia su quelli occidentali di Bernal e De Solla Price tramite cui si guadagnarono un ruolo di mediazione importante negli studi sulla scienza.

Nel 1966 tramite l’organizzazione di un convegno sovietico-polacco81 tenutosi a Lvov82

venne infatti a concretizzarsi un vero e proprio incontro fra naukovedenie e naukoznawstwo. In questo periodo, seguendo quanto riporta Dobrov83 (1977, 316 e sgg), sembrerebbe che

l’affermarsi dell’etichetta naukovedenie non solo venne a sovrapporsi alla science of science (naukoznawstwo), ma anche a quel concetto di «science policy» che cominciava ad emergere in quegli anni in Europa. È chiaramente nel marxismo che si trova, per questi autori, la prima articolazione della problematica riguardo l’analisi dei rapporti fra conoscenza e realtà sociale. Non si trattava però di interpretazioni ortodosse dei testi di Marx ed Engels bensì dello sposare le basi teoriche del marxismo e del materialismo storico in senso molto ampio al fine di pensare il ruolo della scienza nella società. In questo senso, la nuova generazione di studiosi polacchi nel campo dei Science of science doveva necessariamente ritradurre in termini marxisti quanto era stato prodotto nel campo naukoznawstwo nel periodo prima della guerra. Durante il convegno sovietico-polacco di Lvov del 1966 si era consolidata inoltre la comunanza di obiettivi fra Mikulinsky e Dobrov che sostenevano la necessaria integrazione e utilizzo combinato di metodologie quantitative e qualitative nella costituzione di questo campo di ricerca.

Negli anni immediatamente successivi l’interesse verso questo tipo di studi da parte dello stesso stato sovietico è testimoniato dal fatto che D. M. Gvishiani (deputato del consiglio dei ministri URSS a capo del comitato statale su scienza e tecnologia) incoraggiò l’istituzionalizzazione di questo campo di ricerca al fine di farne un utilizzo politico. In tal senso i naukovedenie riuscirono a trovare un sostegno istituzionale ed economico dallo stato per l’avanzamento delle ricerche (Lubrano 1976, 14). Mikulinsky e Dobrov risultarono esser gli intellettuali che più influirono in URSS sull’istituzionalizzazione dei naukovedenie come una «nuova disciplina» autonoma (Lubrano 1977, 17; Mongili 1998, 4) e, al contempo, sono gli autori meglio inseriti all’interno dei dibattiti internazionali84. In particolar modo

Mikulinsky pensa ai naukovedenie come una disciplina in grado di comprendere nei suoi

81 Inoltre non è da sottovalutare anche il ruolo giocato dall’Ungheria non tanto rispetto a quegli autori che hanno ottenuto una carriera accademica all’interno dei confini nazionali, quanto piuttosto per quelli come Mannheim, Michel Polanyi, Arthur Koestler, Imre Lakatos che invece hanno avuto modo di trovare fortuna in Inghilterra (Cfr. Pallo 2016) su cui si avrà modo di tornare in seguito.

82 Su questo punto crf. Dobov 1977, 316

83 direttore del centro dell’Istituto di cibernetica dell’Accademia delle scienze di Kiev.

84 Torneremo nel capitolo 4 sui dibattiti interazionali in cui verranno messi in luce anche gli apporti provenienti dal blocco sovietico.

confini la più vasta pluralità di punti di vista possibile. Una posizione quest’ultima accettata da Dobrov che pur riconoscendo l’importanza di studiare «la scienza» nel suo complesso, tendeva comunque a concentrarsi piuttosto sull’organizzazione e sull’efficacia della scienza all’interno dell’ambito della cibernetica. Accanto a loro però un’altra serie di autori, per lo più legati ai confini nazionali, partecipano al dibattito su questa nuova disciplina. Zvorykin, Laiman e Volkov per esempio, nonostante le relative differenze, erano accumunati da una tensione a sviluppare il campo dei naukovedenie in una direzione sociologica. La scienza per questi autori deve esser considerata come un tipo speciale di attività sociale (ivi, 12-18). Rachov cerca invece di combinare storia, sociologia ed economia, Iaroshevsky si concentra sugli aspetti psicologici della scienza, Shukhardin enfatizza l’aspetto dell’applicazione nell’ambito della produzione dei risultati di questo campo di studio.

In questi anni, da un punto di vista istituzionale, una serie di dipartimenti dedicati ai

naukovedenie vengono fondati presso un gran numero di istituzioni come: Istituto per la storia della scienza e la tecnologia dell’accademia della scienza (AS) dell’URSS, l’Istituto dell’economia e delle relazioni internazionali sezione dell’AS USSR a Mosca e Novosibirsk, L’istituto di ingegneria nella sezione siberiana AS USSR, il dipartimento di filosofia

dell’università di Rostov. Nel 1967 viene fondato anche il Laboratorio per la ricerca di lavori

scientifici e sperimentali a Leningrado; successivamente spostato a Kiev e trasformato nel Dipartimento per i problemi Interdisciplinari di Scienza e Scienze dell'Informazione

(all’interno dell’Istituto di Matematica dell'AS ucraino SSR) (Cfr. Mirsky 1972; Lubrano 1976).

Come detto in apertura, questa parte della genealogia degli S(T)S è stata quasi del tutto ignorata nelle ricostruzioni successive del campo per motivazioni di carattere politico, sociale e intellettuale. Dal punto di vista politico è facile immaginare come, in periodo di piena Guerra Fredda, solo una parte del campo accademico europeo e americano poteva sentirsi affine all’approccio marxista proposto dai naukovedenie e naukoznawstwo.

Dal punto di vista socio-intellettuale inoltre, è necessario sottolineare come, nel momento di effettivo consolidamento internazionale dell’etichetta STS verso la metà degli anni ’80 (cfr.

infra cap. 4, specialmente par. 2 e 4), l’etichetta naukovedenie era del tutto scomparsa.

Mongili segnala infatti che a partire dal 1979, in maniera del tutto improvvisa, si registrò un brusco calo di occorrenze di questo termine sia presso l’istituto moscovita di storia della scienza in cui tale approccio era nato sia nelle riviste dove i dibattiti in questo campo si erano sviluppati (Mongili 1998, XI). Tale silenzio era stato anticipato, come abbiamo visto, da un altro momento di eclissamento dei naukovedenie durante l’epoca staliniana. Questi momenti