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La rivoluzione kuhniana e i dibattiti degli anni ‘

Le condizioni di possibilità dell’emergenza degli STS 1 Il discorso sulla scienza: chi è legittimato a parlare di scienza?

6. La rivoluzione kuhniana e i dibattiti degli anni ‘

Con l’aprirsi degli anni ’60 gli studi sulla scienza e la tecnologia subirono nuove ibridazioni a seguito dei dibattiti che avevano caratterizzato quella fascia temporale fra gli anni ’30 e gli anni ’50. Come si è visto nei paragrafi precedenti, nelle aree anglosassoni e americane102 la

storia della scienza si era accademicamente istituzionalizzata rivendicando – anche grazie alla

101 Ricordiamo cursoriamente che, riguardo il dibattito attorno al concetto di science of science, Minerva ha giocato un ruolo importante. La ripubblicazione del celebre testo di Maria Ossowska e Stanislaw Ossowski del 1936 è comparsa proprio su questa rivista nel 1964 determinandone una più larga circolazione rispetto alle precedenti pubblicazioni. La science of science risulta così esser un altro di quei dibattiti che hanno strutturato al traiettoria della rivista fin dalla sua nascita.

102 L’istituzionalizzazione della storia della scienza (o delle scienze) per esempio in Russia, Francia, Italia ecc. non segue le stesse direttrici Britanniche o Americane come si è in parte sottolineato.

radicalizzazione delle posizioni internaliste – una propria autonomia disciplinare (Hall, Cohen, Butterfield, Crombie, Gillispie). La sociologia della scienza si stava invece consolidando negli Stati Uniti principalmente ad opera di Merton. Come si è già in parte anticipato, cominciò ad emergere in ambito sociologico il sotto-campo della scientometrics ad opera soprattutto di Garfield e De Solla Price.

È in questo clima intellettuale si colloca l’opera di Kuhn. Dopo una formazione nell’ambito della fisica teorica, disciplina in cui ottenne un primo Ph.d presso l’università di Harvard, questo autore conseguì un secondo dottorato nella medesima università in Storia della scienza. Alla fine degli anni ’40 il giovane Kuhn venne cooptato da James Bryant Conant103

per collaborare con il neonato progetto di General Education in Science indirizzato agli studenti delle facoltà scientifiche. (Cfr. Fuller 2000, 21-22). Conant era noto nell’ambito degli studi sulla scienza principalmente per la sua opera di divulgazione e sensibilizzazione verso il superamento di quel solco che si era creato fra la cultura umanistica e quella scientifica104

(cfr. Govoni 2004, 58-59). All’interno di questo progetto di Harvard, Conant aveva intitolato il corso di Kuhn con una terminologia che faceva il verso ad un training militare: Strategy and

Tactics of Science (cfr. Fuller 2000, 22). C’è tutt’oggi un dibattito aperto molto ampio su

quale e quanto sia l’influsso della Guerra Fredda sull’opera di Kuhn (fra cui Cfr. Fuller 2000 e 2003; Reisch 2005 e 2014; Wray, 2016; Dahms 2016). In particolar modo in questi studi viene sottolineato il rapporto con il suo mentore Conant che effettivamente è considerabile un protagonista della Cultural Cold War.

Vediamo ora le radici multidisciplinari che si intersecano nell’opera di Kuhn. Dalla seconda guerra mondiale in poi, come si è visto, Koyré aveva insegnato negli Stati Uniti dove era intervenuto a seminari e lezioni in varie università americane (Cfr. infra, cap. 2, par. 3). Ad alcuni di questi incontri aveva assistito lo stesso Kuhn (Fuller 2000, 35) che ne rimase del tutto impressionato. Su di lui l’approccio “alla Koyré” in storia della scienza ebbe di certo un peso fondativo (Cfr. Kuhn 1962, 21-22). Kuhn infatti in The Copernican Revolution del 1957 riprenderà un certo numero di conclusioni internaliste —nel solco segnato dalle tesi storiografiche koyreiane— cercando però di trovare possibili mediazioni con istanze di tipo

esternalista. Allo stesso tempo Kuhn era in stretto contatto anche con la comunità di

mertoniani statunitensi e con la sociologia della scienza in generale (ben prima della scrittura

103 Conant è stato un chimico americano, presidente dell’università di Harvard dal 1933 al 1953. Durante la guerra era stato uno dei presidenti dell’ National Defense Research Committee (1941), un’organizzazione che nella massima segretezza si occupava di coordinare e sviluppare ricerche scientifiche finalizzate allo sviluppo e produzione di tecnologie di guerra. Fra le ricerche coordinate da questo comitato vi erano, fra le altre, anche quelle per la produzione della bomba atomica nel Manhattan Project. Oltre alle cariche scientifiche ha ricoperto anche ruoli politici come, ad esempio, quello di primo ambasciatore della Germania ovest dal 1955 al 1957. 104 Così come era stato segnalato da Sarton e verrà successivamente ribadito da Snow (cfr. infra, cap. 2, par. 7)

de La struttura) (Dahms 2016, 115-116). In particolar modo con Merton scambiò un fitto epistolario dagli anni ‘50 e a Barber (unico sociologo citato nel testo del 1962) inviò una bozza de La struttura per ricevere dei commenti (Wray 2015, 171). A partire da alcune lettere scambiate con Pendleton Herring105 si è scoperto che Kuhn si spese molto per la promozione

e l’istituzionalizzazione della sociologia della scienza negli Stati Uniti lasciando intendere che lui stesso si sentiva partecipe di quel giovane campo di studi (Dahms 2016, 118). Fu a lui infatti che Herring, nel 1959, chiese di sviluppare un programma di «Sociology of Science» per il quale Kuhn propone un gruppo di lavoro appunto formato da lui, Merton e Barber (ibidem). Dal canto suo Merton, pur indentificando Kuhn come uno storico della scienza, riconosceva nei suoi scritti una forte componente sociologica (Cfr. Cole e Zuckerman 1975; Merton 1977). Inoltre, nell’ambito della ricezione dell’opera di Kuhn, saranno soprattutto i sociologi a vedere nel concetto di paradigma un utile strumento analitico (Cole e Zuckerman 1975, 141).

L’epistemologia si era già aperta a partire dagli anni ’30 ad un’analisi al contempo storica e sociale dei suoi contenuti con Fleck e Bachelard. Dall’altro lato, la storia della scienza, grazie all’opera di Koyré aveva focalizzato l’attenzione sulle discontinuità storiche che caratterizzano lo sviluppo diacronico della scienza, a partire dalla definizione della «rivoluzione scientifica» (interpretata in particolar modo come una rivoluzione intellettuale). È all’interno di questo clima culturale che si inserisce l’opera di Kuhn che, tramite queste influenze intellettuali, elaborò di un’epistemologia in opposizione al falsificazionismo popperiano. In particolar modo per l’emergere del campo S(T)S questo autore risulta essere una pietra angolare per ogni tipo di studio strettamente disciplinare, e non, sulla scienza. Nel 1962 venne pubblicata la celebre The Structure of Scientific Revolutions che verrà consacrata come una fra le opere trasversalmente più influenti, sia per la storia, filosofia e sociologia della scienza in senso stretto, sia per il campo intellettuale in generale grazie all’operatività e funzionalità intrinseca ai concetti di “paradigma”, “scienza normale”, “anomalia” etc106. Così,

105 Primo professore di scienze politiche ad Harvard che cooperò anche alla scrittura del National Security Act approvato nel 1947. Quest’ultimo era un atto per riorganizzare le forze militari (unione di tutte le forze armate sotto un unico dipartimento) e i servizi di intelligence statunitensi (tramite la fondazione della CIA) (Cfr. Dahms 2016, 118). Harring fu anche preseidente del Social Science Research Council.

106 È importante sottolineare, almeno a livello cursorio alcuni elementi della circolazione internazionale dell’opera di Kuhn. Sono almeno due le occasioni particolarmente rilevanti durante le quali Kuhn entra in contatto con il campo accademico anglofono. Nel 1961 venne invitato a partecipare ad un simposio di storia della scienza organizzato a Oxford dal titolo The Structure of Scientific Change organizzata dall’ Oxford University Committee for the History and Philosophy of Science per il quale propose un intervento dal titolo «The Function of Dogma in Scientific Research» (Cfr. Crombie 1963). Al convegno in questione partecipano alcuni fra i maggiori protagonisti della storia e filosofia della scienza fra cui Crombie, Needham, Toulmin, Kuhn, Hall, Polanyi, Ravetz, B. Choen, Mary B. Hesse, Canguilhem, Koyré In questo contesto, sono state evidenziate delle filiazioni e debiti verso l’opera di Polanyi (Dahms 2016, 119). A seguito dell’intervento di Kuhn, intervenne Polanyi proponendo un lungo commentario al testo dello storico della scienza americano in cui ne sottolineò la continuità con il suo percorso sviluppato in Pesonal Knowledge. A sua volta anche Kuhn, pur

come abbiamo sottolineato per Genesi e sviluppo di Fleck, ancor di più possiamo caratterizzare la The Structure di Kuhn come un oggetto liminale (Cfr. Leigh Star e Griesemer 1989; Leigh Star 2010a; Leigh Star 2010b) capace di mettere in comunicazione e interconnessione delle comunità scientifiche eterogenee107. The Structure of Scientific

Revolutionsha permesso di aprire, nel corso degli anni ’60 e ‘70, una nuova versione della sociologia della scienza. Ciononostante lo stesso Kuhn rifiutò alcune delle conclusioni e interpretazioni d’impostazione sociologica e di stampo relativista al suo testo (come quelle proposte dalla SSK cfr. cap. 5, par.1). Soprattutto la nozione di paradigma scientifico —di certo di ispirazione mertoniana e, in parte, anche fleckiana— sembrava raccogliere in sé, sia aspetti cognitivi sia sociali. Da questo punto di vista, sostiene Dahms che il rifiuto da parte di Kuhn delle interpretazioni relativistiche che erano state date della sua opera dagli autori afferenti al programma forte era principalmente motivata proprio dalla sua prossimità con il circolo dei mertoniani statunitensi (Dahms 2016, 119). Kuhn aveva sottolineato nella stessa introduzione al suo testo del 1962 un forte debito verso la storia e filosofia delle scienze di matrice francese (Kuhn 1962, 8), evidenziando l’importanza di Koyré, di Meyerson e di Metzger108. Oltre a questi, come si è già visto, l’opera di Fleck ricopre una fondamentale

importanza sulla composizione del pensiero di Kuhn (Kuhn 1962 e 1979; Campelli 1997; Braunstein 2003; Wray 2015; Dahms 2016) soprattutto nella costituzione dei suoi ben noti dispositivi concettuali di paradigma e scienza normale che sembrano ricalcare gli stili di pensiero e i collettivi di pensiero fleckiani.

Si tratta, come si anticipava, di un’opera costitutivamente anti-popperiana (sulla scorta delle innovazioni storiografiche di Koyré) tale per cui la scienza non era più concepita come una successione continua di falsificazioni che sottintende una concezione esclusivamente cumulativa del sapere. Al contrario, la storia vede alternarsi fasi di continuità (scienza normale) e di rotture (scienza rivoluzionaria) cui si devono cambi radicali di paradigmi riconoscendo le relative differenze rispetto al pensiero di Polanyi, non negò punti di contatto possibili (Dahms 2016, 120). Lakatos, presente al convegno, avrà l’impressione che l’intervento di Kuhn non fosse altro che una nota a piè di pagina rispetto alle proposte di Polanyi (ibidem). Una prospettiva quest’ultima che si ribalterà completamente con quando Kuhn sarà invitato per una seconda volta, nel 1965 dopo la pubblicazione de La struttura, al convegno organizzato dallo stesso Lakatos e Musgrave (cfr. Lakatos e Musgrave 1970). Come si è potuto notare, la ricezione delle opere di Kuhn in Gran Bretagna è stata ampia e a generato, fin da subito, delle reazioni eterogenee. A titolo di opportuna contestualizzazione, The structure venne tradotta anche in russo nel 1975 ricevendo un largo interesse e ricezione fra gli studiosi sovietici (cfr. Vucinich 1982, 140).

107 Il fatto che questi corsi immaginati da Conant e eseguiti da Kuhn107 non fossero ristretti ad una sola disciplina ma, al contrario, risultavano caratterizzati da un ampio respiro forse potrebbe esser una delle condizioni per la scrittura di un’opera interdisciplinare come La struttura. Infatti, per quanto Kuhn tendesse a dare un ruolo maggiormente centrale alla storia della scienza, sembra che Conant non volesse che la General Education of Science si riducesse a questo (Cfr. Fuller 2000, 32)

108 Ma oltre a questi autori, le possibili affinità con alcune fra le tesi bachelardiane è stata analizzata da vari autori (Cfr. Castelāo-Lawless, T. 2004a e 2004b ; Gil, D. 2004). Inoltre Koyré, inivando una lettera a Bachelard per introdurre Kuhn, fece da tramite per un incontro a Parigi fra i due autori.

incommensurabili fra loro. Viene abbandonata dunque la struttura teleologica dello sviluppo scientifico in funzione di un’idea di sviluppo «a partire da qualcosa» e non «verso qualcosa» sul modello dell’evoluzionismo darwiniano. La storia stessa non è per Kuhn una disciplina puramente descrittiva bensì è spesso interpretativa e normativa. Opponendosi alla tradizionale distinzione fra «contesto della scoperta» e «contesto della giustificazione» (posizione ancora sostenuta da Popper) Kuhn sostiene che, nonostante alcune delle sue generalizzazioni pertengano al dominio della «sociologia o della psicologia sociale degli scienziati» tuttavia le sue conclusioni toccano al cuore dell’epistemologia e della logica (Kuhn 1962, 27; Rheinberger 2014, 73). Da storico della scienza dunque riconosce l’inscindibilità della dimensione epistemologica da quella storica, sociologica e psicologica: in questo risiede quindi l’originalità interdisciplinare della sua proposta.

Per comprendere all’interno di quale contesto siano potuti emergere i STS e soprattutto i differenti orientamenti di questo nuovo campo di ricerca fra, da un lato, la sua versione britannica (e europea) e, dall’altro, quella statunitense, è necessario analizzare ancora le specificità dei dibattiti interni al campo accademico filosofico negli U.K. La filosofia della scienza inglese risultava esser caratterizzata da almeno due correnti dominanti: la prima, è frutto dell’incontro i filosofi della logica inglesi come Bertrand Russell e George Edward Moore con l’ampio lavoro di ricezione delle tesi di Gottlob Frege, del Circolo di Vienna. In particolar modo una delle figure più influenti e discusse di questo periodo è Wittgenstein, allievo di Russell a Cambridge, che sviluppò con il Tractatus logico-philosophicus e con

Philosophische Untersuchungen una complessa teoria di logica e filosofia del linguaggio che

influenzerà gran parte del panorama filosofico anglofono (e non). Con questa corrente si canonizza un certo modo di lavorare nel campo della logica e dell’epistemologia109 (matrice

di quella che oggi viene chiamata “filosofia analitica”). La seconda corrente fa invece capo all’eredità del programma di ricerca popperiano che, dal pulpito della LSE e tramite l’ampia ricezione delle sue opere, aveva avuto la possibilità di avere un ampio numero di allievi. Fra questi furono specialmente John William Nevill Watkins110, David Miller, William Warren

Bartley III, Alan Musgrave e Hans Albert a proseguire a vario titolo il progetto del razionalismo critico sotto la lente dell’eredità popperiana. Molti degli autori che commentano l’opera di Kuhn in questo periodo, risentono spesso sia delle influenze popperiane, sia di

109 Per questa corrente di pensiero, la parola epistemologia non rappresenta la teoria della conoscenza scientifica (nel senso continentale del termine), ma la teoria della conoscenza tout court (affine dunque al concetto di gnoseologia).

110 Fra tutti è in particolare a Watkins (LSE) che si deve un’opera di ampia diffusione del programma del razionalismo critico anche grazie alla sua direzione con Lakatos del British Journal for the Philosophy of Science (BJPS) e con il suo incarico di presidente anche della British Society for the Philosophy of Science (BSPS). Sarà infatti lui ad ereditare la cattedra di popper alla LSE nel 1970.

quelle wittgensteiniane, una prospettiva all’interno della quale si muoveranno anche i contribuiti più importanti prodotti all’interno della Science Studies Unit di Edimburgo qualche anno dopo.

Fra i contemporanei di Kuhn infatti, anche il filosofo della scienza di Cambridge Stephen Toulmin (di formazione matematico, fisico e filosofo) sviluppa un modello evoluzionistico del sapere scientifico utilizzando la medesima metafora evoluzionista. Autore di Foresight

and Understanding: An Enquiry into the Aims of Science (1961) sostiene che la razionalità

scientifica non possa esser compresa secondo uno schematismo logico. Toulmin struttura una teoria dell’evoluzione scientifica basata su micro cambiamenti graduali e costanti che gli permette di staccarsi, da una parte dal modello della refutazione popperiano, dall’altro da quello rivoluzionario di Kuhn (Cfr. Rheinberger 2014, 78-79). D’altro canto anche il filosofo di origini ungheresi Lakatos, allievo di Popper alla LSE, si muove in una linea di ricerca affine. In particolar modo in The Methodology of Scientific Research Programmes, Lakatos ha interesse a confrontarsi e ricercare una via intermedia fra il modello popperiano e quello kuhniano. La soluzione viene individuata nel concetto di “programma di ricerca” caratterizzato da una sequenza di analisi portate avanti da un collettivo di ricercatori che interagiscono tramite l’adesione a regole metodologiche precise. Il programma di ricerca è composto di un insieme di ipotesi e teorie, alcune delle quali centrali e stabili, che Lakatos chiama «nucleo» (Hard Core), altre invece periferiche che sono invece soggette al mutamento dette «cintura protettiva» (Cfr. Oldroyd 1986, 427 e sgg). Le «euristiche positive» prevedono una certa variabilità sulle teorie e ipotesi periferiche di un programma di ricerca che, senza invalidarne il nucleo, permettono di rafforzarne la cintura protettiva. Al contrario, se si intaccano le teorie centrali che compongono il nucleo del programma di ricerca («euristica negativa»), allora nella storia della scienza si assiste a qualcosa di simile rispetto quanto Kuhn avrebbe chiamato «cambio di paradigma». A questa descrizione filo-kuhniana però, Lakatos accostò una terminologia tipicamente popperiana per indagare questi movimenti interni alla storia della scienza come quello di «congettura, controllo, corroborazione e falsificazione» (cfr. ivi, 430).

Presso la LSE gravitava inoltre Paul Feyerabend —di formazione astronomo poi addottoratosi negli anni ’50 con Kraft (uno degli ultimi rappresentanti del Circolo di Vienna)— un personaggio centrale nei dibatti sulla scienza di questo periodo. Dopo esser stato assistente di Popper111, e professore a Bristol a partire dal 1955 e dal 1958 presso l’università della

111 Dal 1952 si trasferisce a Londra presso la LSE con una borsa del British Council (che in realtà aveva inizialmente vinto per lavorare con Wittgenstein che morì poco prima che Feyerabend riuscisse ad arrivare in Inghilterra). Si era confrontato a Vienna con Elizabeth Anscombe che era lì per imparare il tedesco al fine di tradurre Wittgenstein in inglese (Oldroyd 1986, 437).

California, anche Feyerabend cominciò a metter in discussione il falsificazionismo in particolar modo entrando in contrasto con Lakatos. In questo periodo cominciò ad elaborare le tesi che confluiranno nel 1975 in Against Method, un testo polemico che pretende di adottare una metodologia «anarchica» nello studio della scienza. Nonostante Lakatos fosse radicalmente opposto alle sue posizioni «anarco-dadaiste», con Feyerabend avevano stretto un rapporto intellettuale e d’amicizia solida tanto da pensare di scrivere un libello insieme dedicato all’argomentazione “pro e contro il metodo” che però non vide mai la luce a causa della morte dell’ungherese. La tesi fondamentale di Feyerabend consiste nel proporre un’abolizione della distinzione tra enunciazioni teoriche e osservative. Questa risulta esser una posizione che spinge l’epistemologia verso un’estrema radicalizzazione dell’idea di incommensurabilità fra paradigmi proposta da Kuhn contro Popper. Feyerabend sostiene infatti una posizione per la quale le conoscenze scientifiche non hanno alcun privilegio rispetto al senso comune. Partendo da una lettura comparata delle posizioni storiografiche di Butterfield con le tesi sulla storia delle rivoluzioni politiche proposte da Lenin, Feyerabend sviluppa un’idea di storia basata sulla non-predicabilità di un processo di sviluppo della scienza (Rheinberger 2014, 81). Il possesso di un «metodo speciale», che permetta la produzione di conoscenza «vere» è una pura illusione .

Le nuove teorie che emergono nel corso della storia della scienza sono spesso reputate irrazionali dalle posizioni teoriche sia precedenti sia successive (Cfr. Oldroyd 1986, 439). Oltre agli autori già citati anche Mary Brenda Hesse, professoressa a Cambridge dagli anni ’60, avrà una discreta influenza sugli stadi successivi del campo sviluppando una filosofia della scienza, storicamente informata, sotto l’influenza delle opere di Kuhn, Feyerabend e Wittgenstein. Nel corso della sua carriera intellettuale applicherà, con profitto, anche la teoria sociologica allo studio della filosofia e storia della scienza.

I dibattiti che abbiamo visto finora in questo paragrafo mostrano che è appunto solo con l’inizio degli anni ’60 che la sociologia della scienza comincia effettivamente ad esser una un sotto-campo ben identificabile grazie all’attenzione richiamata presso l’International

Sociological Association da alcune delle sue pubblicazioni ma anche a quelle di Raymond

Aron a propostito della Sociology of Sociology (Merton 1977, 15). In un’ottica di divisione sociale del lavoro, la comunità scientifica dei sociologi della scienza si è invece dedicata a un’analisi più approfondita del côté istituzionale della scienza, senza avere la pretesa di entrare nei contenuti dei prodotti scientifici (un dominio appunto epistemologico). In questo senso è da rilevare che, in questa fase di istituzionalizzazione della sociologia della scienza come sotto-disciplina autonoma (Cole e Zuckerman 1975; Zuckerman 1988; Merton 1977) sembra che la relativa comunità scientifica di riferimento sia, in primo luogo, sovrapposta a

quella di altre discipline come la filosofia e la storia della scienza, ma soprattutto tende a coincidere in larga parte con la comunità scientifica che rivendicherà di lì a poco il titolo S(T)S112 (cfr. cap. 4, par. 4). Le tematiche di cui si occupava questa sociologia istituzionale

della scienza erano principalmente di due tipi. Da un lato, uno degli obiettivi era lo studio dell’emergenza e lo sviluppo di nuove discipline, la creazione di sotto-discipline specifiche oppure l’ibridazione di forme diverse di sapere (con celebri contributi come quelli di Ben- David, Crane e Mullins). In questo senso, la sociologia si occupava dei processi di differenziazione fra le forme scientifiche a livello orizzontale (Cfr. Shinn e Ragouet 2005). Un caso esemplare di questo periodo è Ben-David113 che durante gli anni ’60 si era occupato

di discipline come la psicologia sperimentale, la fisiologia e la batteriologia collaborando