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I dibattiti fra gli anni ’30 e la fine degli anni ‘

Le condizioni di possibilità dell’emergenza degli STS 1 Il discorso sulla scienza: chi è legittimato a parlare di scienza?

3. I dibattiti fra gli anni ’30 e la fine degli anni ‘

A partire dagli anni ’30 cominciarono ad emergere una serie di reazioni —in direzioni eterogenee— a questi approcci di derivazione positivista che tematizzavano la crisi, politica e della ragione, scaturita dai grandi sconvolgimenti che avevano caratterizzato la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento.

Fu fra Germania, Francia e Italia che una certa attenzione al concetto di storia portò al darsi, da un lato, di una «doppia articolazione fra epistemologia e storia» (Cfr. Castelli Gattinara 1996), dall’altro, di una doppia articolazione fra sociologia e storia (come si è già visto con Weber e con Mannheim), che caratterizzò gli studi di molti autori degli anni ’30. La peculiarità dei protagonisti del panorama francese sia in storia e sia in filosofia delle scienze come Pierre Duhem, Émile Meyerson e Léon Brunschvicg, Abel Rey, Henri Berr, Jean Cavaillès, Albert Lautman (giusto per citarne i maggiori) consisteva nell’interesse per le dicotomie continuismo/discontinuismo e unité/désunité des sciences (Cfr. Braunstein 2008). Pur essendo una tendenza interna al pensiero francese in generale, è a Bachelard che si deve una formulazione del «regionalismo epistemologico», inteso come un programma in opposizione alla tensione generalista del Circolo di Vienna37 tesa a «sottolineare la diversità

delle scienze o “la pluralità, la singolarità, addirittura l’irriducibilità dei diversi domini della scienza”, ossia a mettere in risalto le variazioni storiche nel corso dell’evoluzione di una stessa scienza e le peculiarità inerenti alle diverse scienze» (Jacob 1991, 285). Il progetto

35 A Chicago viene fondato da Albion Small il primo dipartimento di Sociologia negli Stati Uniti nel 1893. 36 Wirh era lui stesso di origine tedesca e Knight era stato il primo a tradurre Max Weber in inglese. Sarà Wirth a curare e introdurre l’edizione inglese del testo di Mannheim. L’edizione inglese è notevolmente più ampia rispetto all’originale tedesco ed è ritenuta quella di riferimento dagli studiosi.

37 In particolar modo è nell’ambito del Congrès Descartes organizzato a Parigi nel 1937 che si crea la prima vera occasione di confronto/scontro fra la nuova nascente epistemologia storica italo-francese e la tradizione neopositivista dei viennesi. Si veda su questo punto l’importante analisi di (Castellana 1990) Nell’ambito della comunità filosofica internazionale dell’epoca (che si riuniva periodicamente in convegni ampiamente partecipati dai maggiori protagonisti dell’epoca) sembra infatti che siano andate consolidandosi in epistemologia piuttosto delle relazioni fra il polo franco-italiano (che sottintendeva una certa storicità dell’epistemologia) e un polo austriaco-tedesco-inglese invece concentrato sulle questioni più vicine alla logica intesa in senso puro (cfr. Castellana 1990).

della regionalizzazione e storicizzazione dell’epistemologia da parte di Bachelard verrà chiamata successivamente «Épistémologie Historique» (Canguilhem e Lecourt 1969) e avrà una notevole influenza su autori come Georges Canguilhem, Louis Althusser, Jean-Tuissant Desanti, Pierre Bourdieu, Michel Foucault, Gilbert Simondon e Ian Hacking e altri (Ienna 2017a; Ienna 2017b; Ienna 2018b). Anche riguardo al dibattito il continuismo/discontinuismo l’opera di Bachelard risulta essere una tappa fondamentale (come riconoscerà lo stesso Alexandre Koyré38). Con l’opera del 1934 Le nouvel ésprit scientifique Bachelard si era

opposto alle tesi continuiste di Duhem e di Meyerson. Nel concepire la scienza come un’impresa collettiva —intesa come il co-razionalismo39 de l’union des travailleurs de la

preuve— Bachelard rappresentò inoltre un’importante apertura dell’epistemologia ad una

dimensione sociale d’analisi (Bachelard 1949, 31).

Un altro autore estremamente rilevante in questo processo di storicizzazione dell’epistemologia (Reinberger 2014) e di apertura verso una lettura sociale dei fatti scientifici è stato il microbiologo Ludwik Fleck40. Presso l’Università di Lvov, caratterizzata da uno

spirito marcatamente interdisciplinare41, Fleck ebbe modo di sviluppare anche i sui interessi

nell’ambito dell’epistemologia, della sociologia e della storia della scienza. La sua principale opera Entstehung und Entwicklung einer wissenschaftlichen Tatsache (Genesi e sviluppo di

un fatto scientifico) venne pubblicata per la prima volta in tedesco nel 1935, inizialmente

scarsamente recepita nel dibattito intellettuale e, solo negli anni ’60, riscoperta principalmente grazie a Thomas Kuhn, Robert K. Merton e Taddeus Trenn che ne hanno proposto la prima traduzione in lingua inglese. È a Fleck che si deve l’utilizzo in questo ambito di studi del termine Denkstil (stile di pensiero)42 e quello di Denkkollektiv (collettivo di pensiero) tramite i

quali l’autore si distaccò dalle correnti positiviste e logiciste (sia Mach sia Carnap). Per Fleck i fatti scientifici, e le relative osservazioni empiriche, non sono incondizionati bensì sono la

38 In (Koyré 1939, 5, n. 2) l’autore sottolinea il suo debito verso la filosofia di Bachelard nella formulazione del concetto di «trasformazione intellettuale» (Bachelard 1938) che sarà funzionale alla costituzione dell’idea di rivoluzione scientifica.

39 Tale concetto si articola attorno alla proposta di un’epistemologia non-cartesiana basata sul passaggio dal cogito al cogitamus.

40 Questo microbiologo e filosofo è stato fra i più acuti pionieri e precursori della corrente costruttivista e dello storicismo culturale in storia e filosofia della scienza. Nato in una famiglia di ebrei polacchi, studia medicina e biologia divenendo in seguito professore in varie università. I suoi contributi maggiori sono nel campo della batteriologia. Viene successivamente internato ad Auschwitz dove viene costretto dai nazisti a collaborare allo sviluppo industriale di vaccini.

41 Nel paragrafo 4 torneremo sul contesto intellettuale all’interno del quale si colloca l’opera di Fleck sia nel campo della così detta “scuola polacca in filosofia della medicina” (Löwi 1990) sia nel campo degli studi della «scienza della scienza» (Kokowski 2016; Walentynowicz 1983).

42 In verità il termine denkstil era particolarmente in voga fra gli intellettuali di lingua tedesca dell’epoca (Hacking 2008, 46-47). All’interno del contesto della sociologia delle idee, era già stato utilizzato da Mannheim in alcuni saggi (Sciolla 2000, XVIII; Mannheim 1952) con notevoli affinità alla proposta flackiana. In seguito Alistair Crombie farà dei styles of scientific thinking il punto cardine delle sue riflessioni nel campo della storia della scienza, riprese in ambito filosofico da Hacking (Cfr. Ienna 2017a).

risultante pre-condizioni sociali e culturali. In tal senso il collettivo di pensiero è definito come

La comunità degli uomini che hanno fra loro un contratto intellettuale e che si scambiano idee influenzandosi reciprocamente, noi veniamo in possesso, con questo concetto di ciò che rappresenta lo sviluppo storico di un ambito del pensiero, di un determinato patrimonio di conoscenza e di cultura e, quindi, di un determinato stile di pensiero» (Fleck 1935 [1980], 98).

Questo stile di pensiero definisce, per un determinato momento storico, lo spazio di ciò che è pensabile e una certa prasseologia della scoperta. Tale concetto risulta dunque esser sempre legato ad un collettivo di pensiero in continua evoluzione. Di qui emerge la critica verso quella concezione della storia della scienza fondata sull’idea positivistica di progressivo avvicinamento alla verità. Lo sviluppo scientifico non consiste nell’andare verso qualcosa bensì nell’allontanarsi da qualcosa. Il sapere è condizionato dallo sviluppo determinato dal cammino che ha già intrapreso e che dunque definisce già la sfera dei possibili (Cfr. Rheinberger 2014, 40). Le fonti sociologiche utilizzate da Fleck rimandano in particolare agli studi sulle rappresentazioni collettive di Durkheim e Lucien Lévy-Bruhl, nonché agli studi Georg Simmel, di Gustave Le Bon e Wilhelm Jerusalem (cfr. Campelli 1997, 26); fonti comuni anche al programma sviluppato da Mannheim che, nonostante non sia direttamente citato dall’autore, ha dei luoghi di contatto interessanti43. La storia editoriale di questo testo,

che lo porterà ad esser considerato un «classico della sociologia della conoscenza scientifica» (Bucchi 2002, 51), è a dir poco paradossale. La sua edizione originale del 1935 in lingua tedesca non aveva venduto più di duecento copie (Campelli 1997, 8). Il testo venne, quasi casualmente, (ri)scoperto da Kuhn che vi si era imbattuto fra il 1949 e il 1950 leggendo una nota che Reichenbach aveva scritto nel suo Experience and Prediction. Riferisce Kuhn: «Avevo invitato a tradurre il libro di Fleck non tanto perché esse diventasse accessibile ad un pubblico inglese, quanto piuttosto, perché avesse un pubblico» (Fleck 1979, 251). Kuhn stesso dichiara di averne dato all’epoca giusto una lettura molto rapida (in quanto ancora non padroneggiava sufficientemente la lingua tedesca). Solo in un secondo momento l’approfondimento delle tesi contenute in Genesi e sviluppo diventerà uno dei perni su cui si incardinerà il suo pensiero. Nell’introduzione a The Structure of Scientific Revolutions

43 I punti di contatto fra i due pensatori sono numerosi: 1) nel modo di concepire il rapporto fra il pensiero individuale e quello collettivo, 2) per l’analisi del modo di pensare di un’epoca (cfr. Campelli 1997, 25) per il comune utilizzo, nonostante le relative specificità, del termine denkstil e soprattutto 4) per la volontà manifestata da entrambi di smarcarsi dal positivismo senza cadere nel relativismo (Seidel 2011, 220)

dichiarerà infatti che il testo di Fleck è: «un saggio che anticipa molte delle mie idee. Per merito del lavoro di Fleck […] mi sono reso conto che poteva esser necessario inquadrare quelle idee nella sociologia della comunità scientifica» (Kuhn 1962, 9). A partire da questa dichiarazione, data la massiccia circolazione e ricezione dell’opera di Kuhn del 1962, anche il testo fleckiano cominciò a destare interesse44 negli studi sulla scienza fino ad ottenere nel

1979 un’edizione a cura di Merton e Trenn con introduzione dello stesso Kuhn45.

Tale opera ha assunto dunque un ruolo fondamentale, non nel suo momento di pubblicazione, bensì solo successivamente e grazie «all’effetto di marcatura»46 (cfr. Bourdieu 2002) che le è

stato conferito ex post. Il suo ruolo è stato quello di legittimare in maniera retrospettiva un orientamento di ricerca che prendesse in considerazione i fattori sociali e culturali facendo si che la comunità S(T)S potesse riconoscersi nella figura di un “precursore”47.

In controtendenza rispetto a queste ibridazioni fra storia ed epistemologia, ma comunque in opposizione alle tesi del positivismo e del neo-positivismo è l’austriaco Popper. In particolare fra la fine degli anni ’20 e l’inizio dei ’30 Popper era entrato in dialogo critico, come si è accennato, con il gruppo del Circolo di Vienna48. Facendo tesoro di questo confronto Popper

aveva pubblicato nel 1934 Logik der Forschung (Logica della ricerca) opera fondatrice del così detto “razionalismo critico” che ebbe un successo immediato in tutto il campo

44 In maniera similare, anche il ritorno d’attenzione verso l’opera di Hélène Metzger è stata in parte mediata dall’esser stata riconosciuta da Kuhn come un suo riferimento intellettuale.

45 Nell’introduzione al testo di Fleck, Kuhn ritratta paradossalmente il giudizio sul ruolo che quest’autore avrebbe giocato nella formazione del suo pensiero: «mi è stato chiesto più di una volta cosa avessi ripreso da Fleck, ma posso soltanto rispondere che non sono affatto sicuro al riguardo. Sono stato certamente rassicurato dall’esistenza del suo libro […]. È inoltre probabile che la conoscenza del testo di Fleck mi abbia aiutato a comprendere che i problemi di quali mi stavo allora occupando avevano una dimensione fondamentalmente sociologica. […]. Non sono tuttavia sicuro di aver preso dall’opera di Fleck qualcosa di molto più concreto, anche se naturalmente posso averlo fatto e lo avrò fatto senz’altro (Kuhn 1979, 252-253).

46 L’effetto di marcatura derivante dalla presenza, come curatori e prefatori, di coloro che in quel momento avevano il più alto grado di riconoscimento simbolico all’interno della sociologia e storia della scienza (Merton e Kuhn) metteva già di per sé in moto un meccanismo di circolazione massiccia. Un testo tradotto e importato all’interno di un altro campo, riceve «una seconda marcatura», differente dalla prima, tramite l’inserimento in una certa collana editoriale (con un proprio capitale simbolico), con l’accostamento ai nomi di un traduttore e prefatore (già posizionati nel campo ricevente) che non possono che condizionare l’interpretazione del messaggio originario (cfr. Bourdieu 2002; Ienna e Santoro 2016, 66).

47 Testimoniato dalla crescente attenzione nei dibattiti internazionali tali per cui nel 1980 verrà ripubblicata l’edizione in lingua tedesca e a seguire le traduzioni in spagnolo, italiano, russo, francese etc. La rivista di bandiera del settore STS «Social Studies of Science» ha dedicato in varie occasioni spazio alla figura di Fleck così come ha fatto, più tardi, la rivista «Minerva» (e in maniera minore «Science Technology & Human Values»). Si vedano inoltre Cohen e Schnelle 1986; Löwy 1990 e 2001; Jasanoff et al. 1995; Hess 1997; Bucchi 2002; Braunstein 2003; Latour 2003; Jasanoff, 2012. Come si vedrà successivamente (cfr. infra, cap. 5) molti autori che hanno cooperato alla strutturazione di teorie nel campo S(T)S si rivolgeranno a Fleck come ad un loro precursore. Lo statuto di quest’opera all’interno della storia del pensiero sembra configurarsi come un oggetto liminale (Cfr. Leigh Star e Griesemer 1989; Leigh Star 2010a; Leigh Star 2010b) che permette di metter in comunicazione varie discipline e tradizioni intellettuali fra loro.

48 In quel periodo Popper, poco dopo aver ottenuto la laurea in filosofia nel 1928, era diventato docente presso un liceo a Vienna. In questo periodo entra in contatto con varie personalità vicine al Circolo di Vienna (Cfr. Popper 1976, 82-93).

filosofico49. Fin dal 1935 infatti, Popper era stato invitato molto spesso in U.K. per delle

conferenze o seminari tramite i quali aveva avuto modo di consolidare il suo posizionamento nel campo accademico anglofono50. Le tesi sostanziali contenute in Logik der Forschung,

tramite le quali lo stesso Popper sostiene di aver «ucciso il positivismo logico» (Popper 1976, 90) sono, in primo luogo, il falsificazionismo e, in secondo luogo, un modo evoluzionistico di interpretare il progresso scientifico.

Fino agli anni ’30 il positivismo di stampo comtiano era rimasto la prospettiva egemone anche nel campo della storia della scienza. Una messa in discussione e riformulazione del progetto stesso della disciplina è da attribuire alla diffusione dell’opera del fisico sovietico Boris Hessen. Quest’ultimo partecipò insieme a un’ampia delegazione sovietica guidata da Nikolaj Bucharin al II Congresso internazionale di storia della scienza e della tecnologia tenutosi a Londra nel 193151. In quest’occasione Hessen propose una celebre lettura della

meccanica newtoniana secondo i principi marxisti e del materialismo dialettico52. Ad ogni

parte che compone i Principia di Newton, l’autore fa corrispondere una serie di problematiche relative allo sviluppo tecnologico, a loro volta connesse con le preoccupazioni e gli interessi economici della borghesia inglese in ascesa dell’epoca. In tal senso, le idee “geniali” di Newton venivano ricollocate all’interno del contesto sociale, politico ed economico in cui è emersa la rivoluzione scientifica inglese. Ma la sua proposta non si era limitata ad applicare un determinismo rigido nel concepire i rapporti fra struttura e sovrastruttura secondo un’applicazione meccanica della doxa marxista, bensì rimodulava la questione in termini di

49 È solo con la prima edizione in lingua inglese del 1959 (diretta dall’autore stesso) che il testo cambia titolo in Logic of Scientific Discovery. Anche in questo caso, come per Ideology and Utopia, è la traduzione inglese ad attestarsi come edizione di riferimento. Nonostante ciò, la ricezione del testo è stata immediata e molto più ampia nella sua versione tedesca tanto da far dire allo stesso autore che ebbe un maggior numero di recensioni la prima edizione di quella inglese (Popper 1976, 111).

50 Interviene per esempio in un corso dell’economista Friedrich August von Hayek (con il quale stringe uno stretto rapporto d’amicizia) proponendo una prima versione de La miseria dello storicismo (Popper 1976, 111). La grande circolazione e ricezione delle teorie di Popper in ambito inglese gli consentirono, dopo qualche anno di insegnamento in Nuova Zelanda, di ottenere una cattedra stabile alla LSE dal 1946 tramite cui si attestò definitivamente come punto di riferimento nell’ambito epistemologico anglofono. Sarà proprio all’amicizia con Hayek e alla condivisione di ideali liberali e anti totalitari che Popper dovrà la sua chiamata presso la LSE per la quale l’economista di origine austriaca si spese molto.

51 Per un’ampia e approfondita ricostruzione si veda il saggio introduttivo Ienna e Rispoli 2017 posto in apertura all’edizione italiana a Hessen 2017.

52 Hessen era un sostenitore, come altri fisici russi, della relatività di Einstein. Le teorie einsteiniane, che come si sa sono molto vicine a quelle di Mach, erano però per Lenin in netta opposizione con i principi del materialismo (vi era stata su questo punto una querelle molto aspra fra Bogdanov e Lenin). Fino a quando Lenin è stato però in vita, la concorrenza fra queste due scuole di pensiero era ancora sotto controllo. È con la presa del potere da parte di Stalin che le ingerenze e intransigenze politiche sul piano della ricerca scientifica divengono problematiche. Ad Hessen, bollato come eretico sostenitore di posizioni deboriniste (Ienna e Rispoli 2017, 13), era stata offerta con il convegno del ’31, l’occasione di poter ritrattare le sue posizioni. Se le tesi di Einstein erano state etichettate come il frutto della scienza occidentale e borghese, allora Hessen tentò di dimostrare che anche la teoria concorrente, ovvero la fisica di Newton trovava le sue radici negli interessi borghesi dell’Inghilterra a lui contemporanea. Avendo dunque confermato i dubbi sulle sue posizioni eretiche, Hessen venne arrestato e condannato a morte nel 1936 (per ulteriori dettagli Ienna e Rispoli 2017, 15)

«condizionamento» (Hessen 1931, 48 e 78). Lo stesso Hessen aveva riconosciuto che vi fosse una dinamica più complessa —così come lo riconoscevano gli stessi Marx ed Engels— che coinvolge da una parte economia e tecnologia e, dell’altra, politica, filosofia e religione (Omodeo 2017, 126; Ienna e Rispoli 2017, 8).

Già nei giorni del convegno, la tesi di Hessen aveva generato un forte dibattito e risonanza almeno fra una parte dei presenti all’appuntamento londinese. Negli anni ’30 cominciava ad esser percepita come sempre più urgente —da varie prospettive politiche— l’analisi del ruolo della scienza per lo sviluppo della società. In particolar modo, era attivo in quegli anni in Gran Bretagna un circolo di scienziati interessati alla storia delle scienze politicamente impegnati a sinistra che Gary Werskey ha chiamato successivamente con il nome di Visible

College53. I rappresentanti erano John Desmond Bernal, John Burdon Sanderson Haldane,

Lancelot Hogben54, Hyman Levy e Joseph Needham, tutti accomunati dall’interesse verso

l’indagine sul ruolo della scienza nella società. Escluso Haldane55, presero tutti parte al

convegno del ‘31 rimanendo fortemente influenzati dall’ascolto degli interventi della delegazione russa. Fra gli appartenenti a questo gruppo, furono soprattutto Bernal e Needham a prolungare con maggior prolificità la prospettiva delle Hessen Thesis nell’ambito della storia della scienza britannica (Cfr. Shapin 1982).

Bernal rappresentò forse il principale teorico marxista in Gran Bretagna impegnato nello studio della storia delle scienze e convinto sostenitore del fatto che il modello sovietico potesse portare ad uno sviluppo armonioso della società e della scienza (Cfr. Guérout 2006). Oltre ai suoi studi di biologia molecolare e sulla natura dei raggi X, nel 1939 Bernal pubblicò

The social function of science, nel 1952 Marx and Science, nel 1953 Science and Industry in the nineteenth century, nel 1954 l’opera monumentale in quattro volumi Science in History,

nel 1971 Emergence of Science e, insieme allo storico François Braudel, nel 1980 On History. Nel libro del 1939 Bernal cercava di rispondere alla questione particolarmente cara ai marxisti relativa al valore politico della scienza. Arricchendo quanto aveva sostenuto Bucharin al convegno del ‘31 a proposito del rapporto fra scienza e ideologia, Bernal precisa i rapporti tra scienza e società nel modo che segue:

In Inghilterra, l’interesse per il materialismo dialettico si data effettivamente a partire dal congresso mondiale sulla storia della scienza del 1931, al quale ha partecipato una forte delegazione russa che ha messo in luce una ricchezza di nuove idee e punti di vista per

53 Il nome coniato da Werskey fa eco al «Invisible College» attivo intorno al 1660 in Inghilterra e rappresentato da una dozzina di filosofi della natura riuniti attorno alla figura di Robert Boyle. Questo circolo sembra esser stato un precursore di ciò che sarebbe divenuta poi la Royal Society of London (Cfr. Werskey 1979).

54 Sarà lui a proporre la pubblicazione immediata dei testi.

comprendere come, grazie all’applicazione alla scienza della teoria marxista, la storia, le funzioni sociali, il lavoro della scienza potrebbero essere e sono state prodotte (Bernal 1946, 393), esplicitando poco dopo così il suo debito verso le tesi di Hessen: « l’articolo di Hessen su Newton […] è stato per l’Inghilterra il punto di partenza per una nuova concezione della storia della scienza» (Ivi, 406).

Joseph Needham nel 1931 aveva appena pubblicato un’opera in tre volumi dal titolo

Chemical Embryology nel preparare la quale aveva avuto l’occasione di conoscere Charles

Singer ovvero il presidente del congresso in questione. Singer aveva coinvolto nell’organizzazione sia Needham, inserendolo nel comitato esecutivo, sia Hogben, introducendolo nel comitato del consiglio. Anche per lui fu il contributo di Hessen a segnare una pietra miliare, tanto che, nel preparare una nuova edizione della sua History of

Embryology (1934), dirà: «un’ulteriore ricerca storica ci permetterà di fare per i grandi