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la cultural cold war e l’attenzione per la tecnoscienza

Le condizioni di possibilità dell’emergenza degli STS 1 Il discorso sulla scienza: chi è legittimato a parlare di scienza?

5. la cultural cold war e l’attenzione per la tecnoscienza

Lo scontro fra Stati Uniti e URSS dopo la fine della seconda guerra mondiale non è stato solo una competizione sul terreno economico e politico, ma anche un confronto dal punto di vista delle prospettive culturali. La così detta Cultural Cold War rappresentò appunto questo clima di tensione nel quale gli Stati Uniti si ergevano come baluardo per la difesa dei valori occidentali e liberali mentre la Russia sovietica proponeva una rifondazione culturale basata su una nuova organizzazione della società. Entrambe le due potenze avevano investito economicamente e politicamente su ampi programmi di sviluppo e influenza culturale diretti in primis all’Europa ma anche ad alcuni paesi del terzo mondo.

In questo contesto, la corsa agli armamenti e i pericoli atomici investivano la scientific

policy di una fondamentale rilevanza strategica. Sia dal lato delle scienze dure e della

progettazione ingegneristica, sia da quello delle scienze sociali, l’attenzione verso i risvolti polico-sociali della tecnoscienza diventava di urgente attualità. Questa situazione di tensione destò l’attenzione degli scienziati, sempre più coscienti delle implicazioni morali, sociali e politiche delle loro ricerche. Dal canto loro, anche le scienze umane e sociali vedevano nello studio della scienza un punto nodale per comprendere la propria contemporaneità. La stessa società civile era combattuta sul posizionamento da assumere rispetto alle politiche scientifiche. Al contempo dalle alte sfere della politica vi fu invece un forte impegno (anche tramite il coinvolgimento del mondo intellettuale) per riuscire a ottenere e rinnovare il consenso pubblico. Da un lato, abbiamo già visto in parte in quale maniera il partito comunista russo aveva giocato un ruolo culturalmente egemonico rispetto alle zone subalterne di competenza sovietica. Dall’altro, anche gli Stati Uniti elaborarono —tramite un’opera di condizionamento sulle scienze sociali— delle strategie di influenza ideologica riguardo

produzione tecno-scientifica. Sia Stati Uniti sia URSS avevano riposto in questo periodo una grande fiducia nella mediazione culturale e ideologica svolta dagli intellettuali.

Come si è accennato, in Inghilterra la diffusione del marxismo in campo scientifico soprattutto, con Bernal ma anche con Needham, Hogben, Haldane, Crowther etc. non preoccupava gli intellettuali inglesi solo per questioni relative al dibattito internalismo/esternalismo in storia della scienza, bensì anche per questioni profondamente politiche. Difatti a partire dagli anni ’40 si era avviato un movimento anti-marxista e liberale dal nome Science for Freedom per contrastare la diffusione di quello che all’epoca veniva chiamato «bernalismo». John Baker, in una recensione a The Social Function of Science del 1939, definì questa corrente come:

[…] the doctrine of those who profess that the only proper objects of scientific research are to feed people and protect them from the elements, that research workers should be organized in gangs and told what to discover, and that the pursuit of knowledge for its own sake has the same value as the solution of crossword puzzles (McGucken 1978, 44)

Baker era in particolar modo preoccupato che, a seguito della fine della seconda guerra mondiale, sulla spinta di motivazioni di produttività economica si sarebbe potuta porre fine alla libertà di ricerca degli scienziati e alla così detta «scienza pura». Connesso a ciò vedeva una pericolosa tendenza per il mestiere dello scienziato a diventare un lavoro di massa che avrebbe inevitabilmente condizionato negativamente la creatività dei singoli ricercatori. M. Polanyi —professore (di origine ungherese) di fisica-chimica presso l’università di Manchester— senza aver mai conosciuto Baker si trovò particolarmente affine alle sue denunce verso la tendenza marxista che si stava diffondendo nella politica della scienza inglese e con quest’ultimo cominciò uno scambio epistolare. Lo stesso Polanyi aveva infatti appena finito di scrivere una recensione molto critica verso il libro di Bernal in cui difendeva al contrario una visione «liberale» della scienza (Cfr. ivi, 46).

Fu a partire da queste prese di posizione che Polanyi e Baker diedero vita alla Society

for the Freedom in Science il cui scopo principale era stato quello di contrastare la tradizione

di cui Hessen era stato iniziatore:

Il movimento contro la scienza pura e contro la libertà nella scienza fu introdotto per la prima volta in Gran Bretagna dalla delegazione sovietica al secondo congresso internazionale di storia della scienza di Londra nel 1931. […] ed era essenzialmente

basato sulla dottrina marxista per la quale la scienza è, ed è sempre stata, unicamente determinata da pressioni economiche» (Baker e Tansley 1946, 174-175).

Uno fra gli altri obiettivi polemici dell’associazione era il lissenkoismo85 che

rappresentava una chiara perdita di libertà nella ricerca in favore dell’ideologizzazione della scienza. Già nel 1941 e il 1942, il numero di affiliati all’associazione era considerevolmente cresciuto e fra questi erano presenti intellettuali e scienziati britannici, statunitensi e dai paesi anglofoni in generale (ivi, 49). Le affiliazioni disciplinari erano molto vaste: oltre ai già citati Polanyi (chimica) e Baker (biologia), partecipavano anche J. A. Crowter (fisica), Arthur Tansley (botanica), Arthur Trueman (geologia), Arthur Ritchie (filosofia) etc.

Al fine di incrementare la circolazione delle loro idee, la Society for the Freedom in

Science elaborò delle strategie di pubblicazione. Da un lato furono proposti una serie di

articoli su riviste di larga diffusione come Science, Nature o Manchester Guardian etc. e, dall’altro, la pubblicazione di saggi e pamphlet fra cui The Scientific Life di Baker, The

Contempt of Freedom e Science and the Future di Arthur Trueman. Le tesi portate avanti dai

membri della società furono inoltre influenzate dal liberalismo economico di Hayek, amico di Polanyi. Anche Hayek, preoccupato dalle derive del gruppo di Bernal, Crowther, Haldane, Hogbens, Needhams, etc, inviterà Polanyi a pubblicare una recensione critica rispetto a questo gruppo di marxisti sulla rivista Economica da lui diretta (Cfr ivi, 59-60).

Il fatto che la scienza e la tecnologia si stavano rivelando come i punti di confronto fondamentali fra i due lati della cortina di ferro, aveva portato alla necessità di elaborare anche delle strategie di propaganda culturale. A partire dal 1948 tramite un’iniziativa gestita principalmente dal Kominform si era organizzato il World Congress of Intellectuals for Peace tenutosi presso la Wroclaw University of Technology (in Polonia) il 6 Agosto 1948. L’obiettivo che il coordinamento dei partiti comunisti e operai si poneva all’ordine del giorno con questo congresso era quello di contrastare l’egemonia imperialista statunitense al fine di instaurare un clima di pace internazionale. Fra i partecipanti a questo convegno un gran numero di intellettuali, artisti e scienziati si era mobilitato da tutto il mondo alla volta della città polacca. Fra questi Louis Aragon, Pablo Picasso, Irène Joliot-Curie, Aldous Huxley, Julian Sorell Huxley, Bertolt Brecht, Salvatore Quasimodo, Julien Benda e Lukács. Albert Einstein, impossibilitato a spostarsi, inviò una lettera che venne letta (e in parte censurata dai

85 Per lissenkoismo si intende generalmente l’influsso della politica ideologica staliniana all’interno della scienza. Trofim Lissenko era stato un agronomo russo che propose una forma caricaturale di lamarkismo in controtendenza verso la scienza borghese della genetica classica mendeliana e della selezione naturale. Questa tesi, sostenuta da Stalin, si era affermata come teoria scientifica ufficiale in URSS e Lissenko era stato messo a capo dell’agricoltura del Paese. Gli scienziati che si opponevano a questa teoria erano puniti con le purghe. Il caso esemplare è Nikolaj Vavilov che venne processato e condannato a morte per spionaggio in favore della Gran Bretagna e boicottaggio dell’agricoltura sovietica.

delegati presenti) (Cfr. Dobrenko 2016, 65). Ma fra i partecipanti si contavano anche i già citati protagonisti negli studi sulla scienza Bernal, Heldane, Ossowski e Kotarbinski (Cfr. Dobrenko 2016, 65; Brown 2005, 324-325). In particolar modo fu proprio a Bernal e a Heldane che Alexander Fadeyev —nel corso dell’introduzione al convegno— aveva dato particolare attenzione e risalto descrivendoli come «the big guns» (Brown 2005, 325).

A questo congresso ne seguì subito un altro organizzato a New York nel febbraio del 1949 (ivi, 327) e un altro ancora a Parigi nell’aprile del 1949 sotto il titolo Permanent Committee of

the Partisans of Peace a partire dal quale sarà fondato il World Peace Council (WPC) (ivi,

328). L’obiettivo cui mirava questo consiglio era quello di influenzare la politica al fine di proporre un disarmo atomico mondiale e promuovere l’indipendenza e coesistenza pacifica di tutti gli stati mondiali. Nonostante la tensione politica in Corea, il principale obiettivo di Stalin era quello di instaurare un clima pacifico internazionale (Roberts 2012, 123) in quanto l’URSS non aveva ancora sviluppato la bomba atomica (che riuscirà a costruire solo nell’agosto del 1949). Risulta inoltre dagli archivi di Vjačeslav Michajlovič Molotov che le due principali figure che animavano quest’organizzazione Fadeyev (direttore degli scrittori sovietici) e Ilya Ehrenburg (giornalista) tenessero costantemente informati i leader sovietici tramite report molto dettagliati sulle attività del WPC (ivi, 124).

In reazione alle attività del WPC gli Stati Uniti non rimasero di certo immobili di fronte alle azioni di propaganda sovietica. Nel 1950 nasceva, in maniera antitetica al WCP, il Congress

for Cultural Freedom (CCF). Il CCF è stata un’organizzazione fondata nel 1950 direttamente

dai servizi di intelligence americana (CIA) con l’obiettivo di combattere l’influenza comunista dell’Unione Sovietica in Europa86. Il CCF era dunque teso a costruire un’azione di

supporto sul piano culturale e ideologico al Piano Marshall (avviato nel 1947 sotto il governo Truman) tramite un indirizzamento degli ambienti culturali e intellettuali87. Il CCF era

animato da posizioni politicamente eterogenee: da un lato, da una serie di intellettuali di centro-sinistra, dall’altro, da elementi afferenti ad ambienti conservatori, uniti dall’opposizione alla politica staliniana dell’URSS. La diffusione del CCF fu di proporzioni importanti e, al suo apogeo, furono attive sezioni in trentacinque nazioni diverse (in cui erano coinvolti intellettuali rilevanti). La conferenza di fondazione, diretta da Michael Josselson (incaricato della CIA su questo progetto) si tenne a Berlino Ovest nel giugno del 1950 e vi parteciparono Franz Borkenau, Karl Jaspers, John Dewey, Bertrand Russell, Raymond Aron, Benedetto Croce, e molti alti. Negli anni successivi, si uniranno al progetto del CCF anche

86 L’inchiesta giornalistica che ha portato alla luce questi finanziamenti è stata condotta nell’aprile del 1967 dalle due testate americane Ramparts e Saturday Evening Post. Il CCF cercherà di superare la crisi dovuta allo scandalo cambiando il nome in International Association For Cultural Freedom (che comunque avrà vita breve) trovando questa volta finanziamenti dalla Ford Foundation.

Hannah Arendt, Milton Friedman, Michael Polanyi (invitato da Alexander Weissberg), Mircea Eliade, Ernst Nagel, Joseph Needham, Peter Winch, Daniel Bell, Edward Shils etc. Le principali attività del CCF consistevano nell’organizzazione, tramite i fondi ricevuti dalla CIA, di una serie di iniziative culturali ad ampio spettro: organizzazione di iniziative pubbliche, convegni, mostre ma anche finanziamento di riviste (sia accademiche sia di più larga diffusione88).

Polanyi e il suo gruppo della Society for the Freedom in Science entrarono (su invito di Alexander Weissberg) a far parte del CCF all’interno del quale acquisirono un notevole riconoscimento. Lo stesso Polanyi, visto il suo crescente coinvolgimento nell’ambito degli studi sociali sulla scienza, abbandonò nel 1948 il posto come professore di chimica in favore di una cattedra nel dipartimento di Social Studies (Wolfe 2017, 28). Grazie al sostegno economico che il congresso offriva, il gruppo di Society for the Freedom in Science fondò la rivista Science and Freedom che venne pubblicata fra il 1954 e il 196189. Fra coloro che

partecipano al CCF, quelli maggiormente interessati alle tematiche scientifiche furono Sidney Hook90, Theodosius Dobzhnsky91, Eugene Rabinowitch e Edward Shils (quest’ultimo

cooptato all’interno del congresso a partire dal 1953 dallo stesso Polanyi) e a partire da questi si creò il primo comitato editoriale della rivista. L’interesse da parte del CCF di finanziare una rivista dedicata a tematiche scientifiche era il risultato della forte attenzione che, da entrambi i lati della cortina di ferro, veniva riposta alle tematiche di ricerca e sviluppo in ambito tecnoscientifico. Science and Freedom si occuperà principalmente di questioni relative alla libertà accademica e di science policy tentando di contrastare quella crisi determinata dal lissenkoismo e l’emergente bernalismo che si stava diffondendo in Europa.

All’interno del gruppo raccolto attorno alla rivista Science and Freedom, è in particolar modo a Shils che è necessario rivolgere la nostra attenzione. Quest’ultimo era un sociologo americano proveniente dal celebre dipartimento di Chicago, nonché traduttore in inglese di

88 Fra queste vi era l’Encounter, un magazine mensile di diffusione culturale, intellettuale e politica con una forte componente anglo-americana e neo conservatrice. Fondato come organo di diffusione del Congress for Cultural Freedom e considerato un fiore all’occhiello per quest’ultima. Accanto all’Encounter, erano stati fondati o finanziati un gran numero di periodici in tutto il mondo come: Preuves, Freedom First, Encounter, Forum, Quest, Soviet Survey, Cuadernos, Tempo Presente, Quadrant, Black Orpheus, Cadernos Brasileiros, Jiyu, China Quarterly, Transitio, Ḥiwār, New African, Censorship, Mundo Nuevo, Solidarity, Horison (Cfr. Coleman 1989; Saunders 1999; Scott-Smith e Lerg 2017).

89 La fondazione della rivista fa seguito ad una conferenza con lo stesso titolo organizzata dal CFF ad Amburgo nel luglio del 1953 (Wolfe 2017, 29). Quest’iniziativa era supportata da un finanziamento di 10.000 dollari dalla Fondazione Rockefeller e di 35.000 dalla Fondazione Farfield (un tramite di copertura della CIA) [cfr. Saunders 1999]. Un ruolo di gestione importante della rivista viene attribuito a George Polanyi, economista figlio di Michel (cfr. Wolfe 2017).

90 Filosofo pragmatista americano conosciuto anche per il suo impegno politico liberale. 91 Genetista d’origine sovietica fuggito in America fin dal 1927 e naturalizzato statunitense.

Simmel, Weber ma soprattutto Mannheim92. Nella sua traiettoria intellettuale è stato proprio

questo interesse verso le sociologie europee a garantirgli un ruolo di primaria importanza come gatekeeper fra la tradizione americana (e in generale anglofona) e quella tedesca e francese. Grazie agli incarichi accademici che aveva ottenuto in Gran Bretagna93, entrò in

contatto con Mannheim, Popper, Hayek, Polanyi e T.S. Eliot e, proprio presso la London

School of Economics cominciò ad interessarsi ai problemi relativi alle politiche della ricerca

scientifica. Shils era inoltre membro dell’editorial board del Bulletin of the Atomic

Scientists94 fin dall’1947 e, grazie alla sue entrata nel CCF, diviene inoltre un membro attivo

del magazine inglese Encounter.

Fra Shils e Polanyi si creò una comunione di intenti all’interno del CCF grazie ai quali vennero sviluppati una serie di seminari periodici di ricerca interdisciplinari detti «Study

Group»95 di cui i direttori erano Shils, Polanyi, Bell, Aron e Nabokov96. Fra questi furono

particolarmente interessanti i programmi sviluppati da Shils e Polanyi. Il primo lavorò sulle tematiche —successivamente care alla rivista Minerva— come gli aspetti politici dell’epoca tecnica, il declino delle ideologie, il ruolo crescente di scienza e tecnica negli affari pubblici, Scientific policy etc. Il secondo invece, sviluppò lo Study Group on Science and Freedom in cui si svilupparono studi sull’organizzazione della scienza e sulla rivoluzione scientifica come risorsa indispensabile per la liberal capitalistic democracy97. Una costante di questi gruppi

92 La sua rottura con il pensiero di Mannheim, mediata dalle letture di Popper e Hayek, segna una lieson importante con Polanyi, collocato da questa prospettiva su una traiettoria simile (Cfr. Pooley 2007).

93 Durante la guerra viene arruolato nel neonato servizio di intelligence creato da Roosvelt dal nome Office of Facts and Figures (trasformatosi poi in Office of War Information, antesignano della CIA) e inviato in U.K. a collaborare con i servizi di intelligence britannici a partire dal 1945.Su quest’ultima esperienza Shils baserà alcuni suoi fondamentali lavori sociologici (cfr. Shils e Janowitz 1948) da cui trarrà la “teoria dei gruppi primari” (primary group) (cfr. Shils, 1950) e, come aggiungeremo più tardi, uno spunto fondamentale riguardo alla formazione del campo S(T)S e alla fondazione di Minerva. Grazie alla sua conoscenza della lingua, collabora nella sezione dedicata all’analisi della situazione dei media tedeschi. In questo contesto ha l’opportunità di entrare in contatto con una parte del mondo accademico che altrimenti non avrebbe mai potuto conoscere (MacLeod 2017, 47). Alla fine del conflitto mondiale le università inglesi avevano bisogno di organico e Shils riuscì ad ottenere dei permessi da Chicago —dove dal 1950 era full professor93— per avere un doppio incarico accademico. Dal 1946 al 1950 divenne reader in sociologia alla London School of Economics (presso la quale fu nominato nel 1972 honorary fellow). Nel 1961 diventò fellow al King's College di Cambridge fino al 1970 in cui si spostò, sempre a Cambridge presso il Peterhouse. Dal 1971 al 1977 divenne inoltre honorary professor in social anthropology alla University of London93 (quest’ultimi cenni biografici rispetto alle cariche accademiche ricoperte da Shils sono tratte dall’American National Biography Online

http://www.anb.org/articles/14/14-01145.html).

94 Rabinowitch era un biofisico dell’università di Chicago che aveva partecipato al progetto Manhattan. A seguito del Franck Report, quest’ultimo fondò la rivista Bulletin of the Atomic Scientist che ne proseguiva lo spirito e che era diretta alla sensibilizzazione politica sulle questioni relative alle armi di distruzione di massa, i mutamenti climatici globali, le nuove tecnologie, il biorischio etc . Tale rivista era al crocevia fra lo stile accademico (di cui manteneva un certo rigore scientifico e la rilevanza dei contributi pubblicati), e uno maggiormente divulgativo volto alla sensibilizzazione pubblica verso tali tematiche (tramite l’elisione dei tecnicismi che l’avrebbero resa una rivista con un pubblico di pochi esperti).

95 Aronova 2014, 399-404; Aronova 2012, 314 e sgg. 96 Istituiti ufficialmente nel congresso di Amburgo del 1959.

97 Aronova 2014, 402. La maggior parte dei partecipanti era ben a conoscenza della provenienza dei finanziamenti e le finalità con cui venivano stanziati su tali progetti editoriali (Saunders 1999, 332)

era la loro formazione interdisciplinare che coinvolgeva sia intellettuali provenienti dalle scienze sociali sia dalle scienze dure.

Nel 1961 Josselson, segretario del CFF, decise di chiudere la rivista Science and Freedom di Polanyi a causa dell’esiguo numero di lettori e aprirne e finanziarne una nuova, Minerva. A

review of science, learning and policy, fondata nel 1962 e diretta appunto da Shils (ma

comunque con la presenza di Polanyi). Al contrario di Polanyi, Shils dal canto suo era un sostenitore della politica della CIA nella riviste e nel congresso98. La speranza di Josselson, e

dunque della CIA, era quella di ampliare il raggio d’azione del CCF ad un ambito accademico in senso stretto. Gli scambi intellettuali e politici interni agli Study Group del CCF furono le prime fonti da cui Shils era riuscito a trarre degli articoli e i primi elementi del comitato editoriale.

Minerva è stata largamente riconosciuta come la prima rivista coinvolta nella pubblicazione di

articoli afferenti al campo S(T)S in funzione soprattutto del suo approccio interdisciplinare o pluridisciplinare che è stato proposto sulle sue pagine (Aronova 2012; Elzinga 2012; Debailly e Quet 2017; MacLeod 2017). Infatti, prima della nascita di riviste come Science Studies,

Policy Research, Science Technology & Human Values etc. i principali articoli del campo

S(T)S saranno pubblicati proprio su Minerva.

L’orientamento teorico di questo periodico sarà largamente debitore della sociologia di stampo mertoniano. I principali temi trattati saranno relativi alla dimensione politico- istituzionale della scienza (cfr. Weingart 2012) su cui è andato articolandosi tale progetto editoriale99. Gli assi tematici su cui si costituì la rivista sono: 1) Science and policy decision

making on the distribution of public founds: dibattito innescato a partire dai due paper di

Alvin Weinberg Criteria for Scientific Choice e Criteria for Scientific Choice II: The Two

Culture del 1963 e del 1964. Viene proseguito e integrato dunque il dibattito, assolutamente

centrale per la nascita degli S(T)S, aperto da Snow con la sua lecture The Two Cultures del 1959100. 2) The self-regulation of science: a partire dal dibattito innescato dal saggio di

Polanyi The Republic of Science. Its Political and Economic Theory comparso sul primo numero del 1962 e quello molto celebre di Merton e Zuckerman Pattern Evaluation in

Science. Si è sviluppato così un confronto attorno alla natura della comunità scientifica che

risultava animata da uno spirito liberal-democratico (in opposizione a quelle correnti marxiste

98 cfr. Aronova 2012, 308.

99 Da ricerche bibliometriche recenti (Taubert 2012; Weingart 2012) è emerso che gli articoli più citati di Minerva sono stati pubblicati fra il 1962 e il 1983 (Eccezion fatta per un artcilo di Jasanoff dal titolo Technologies of Humilty: Citizen Participation in Governing Science del 2003). La selezione di questi articoli permette di inferire che la costruzione delle principali linee di ricerca di Minerva si sia sviluppata proprio a partire dai primissimi anni di vita della rivista con la pubblicazione di saggi cardine che hanno poi innescato i dibattiti attorno ai quali si è strutturata la traiettoria successiva della rivista (cfr. Weingart 2012).