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I network interuniversitari (SISCON, SATIS e STSA)

Verso un campo globale

1. I network interuniversitari (SISCON, SATIS e STSA)

Come si è visto nel capitolo precedente, fra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, la proliferazione dei centri di ricerca S(T)S in Gran Bretagna era già avviata. Nel 1972 si tenne a Leeds una riunione alla quale parteciparono i rappresentanti di dieci istituzioni accademiche britanniche con la quale venne fondata la rete Science in a Social Context (SISCON). Le università e i politecnici che presero parte a questo progetto erano: Aston, Edimburgo, Leeds, Leicester, Londra, Manchester, Middlesex, Stirling, Surrey e Sussex (Ashby 1977; Sonnert e Holton 2002). Le fondamenta su cui si è avviato il SISCON sono, ancora una volta, da rintracciarsi, da un lato, nel dibattito che la lecturer di Snow era riuscita a mobilitare (Ashby 1977, 206; Solomon 1988, 267) e, dall’altro, negli studi sociali della scienza d’orientamento radicale dagli anni ’30 in poi (Solomon 1988, 269). Al contrario di quanto accadeva in U.S. fin dal 1968, si era costituito un comitato congiunto del Science Research Council e del Social

Science Research Council atto a finanziare «cross-disciplinary studies» di livello «graduate»

in un largo numero di università (Ibidem). Il progetto in questione nacque difatti per superare la resistenza e lo scetticismo da parte delle università britanniche verso la diffusione di programmi STS anche sul livello undergraduate.

In the past higher education in science has concentrated on educating highly skilled specialized professional scientist —graduates proficient in the techniques, both theoretical and experimental, of a particular scientific discipline. Over recent years the capacity of the higher education institutions to produce science graduates has greatly increased while at the same time the employment prospects of for such ‘professionals’ appear to have decreased and still to be decreasing. While, as far as we can see, there will always be a need for such specialized scientists the belief is growing that we should explore new patterns of science courses at first degree level. The SISSCON project is a

348 Penso in particolar modo al condizionamento subito dal PAREX, specie nel primo periodo, dal campo accademico francese, così come i vari successivi spostamenti d’asse al suo interno che hanno portato alla fondazione della EASST proprio in virtù della sempre più ingerente influenza di studiosi incardinati in U.K., nella Germania divisa e in particolar modo nei Paesi Bassi. Allo stesso modo penso all’incardinamento iniziale della 4S nelle maglie delle tradizioni disciplinari statunitensi.

joint program to introduce into degree courses in science an emphasis on the social aspects: sociological, economic, technological and ecological effects of science on our environment and also, conversely, the effects and influences which society experts on science349.

Gli obiettivi del SISCON erano quelli di diffondere e consolidare in U.K. quanto stavano già proponendo alcune università come quella di Edimburgo con i corsi tenuti presso la SSU, di Manchester con la LSS e della Sussex in special modo con l’unità HSSS di MacLeod. Queste unità erano infatti inserite nelle facoltà scientifiche e, dall’interno di queste, si ponevano l’obiettivo d’allargare lo sguardo agli aspetti sociali e culturali dell’attività scientifica. Il progetto SISCON aveva un organico composto sia da scienziati naturali sia di figure provenienti dalle humanities come sociologi, storici e filosofi della scienza (Sonnert e Holton 2002, p. 183).

A finanziare dal 1973 al 1976 l’iniziativa era stata inizialmente la Nuffield Foundation, già citata nel capitolo precedente, per la sua opera di sponsorizzazione degli S(T)S britannici. La struttura organizzativa del SISCON prevedeva un consiglio composto da almeno un membro proveniente da ognuna delle istituzioni e da una figura di coordinamento che in questo periodo era ricoperta da Bill Williams (Sonnert e Holton 2002, p. 183). Fra i partecipanti a si contavano, fra gli altri, anche Edge, MacLeod e Gibbons.

L’attività principale è stata in un primo momento dedicata alla pubblicazione di testi didattici, editi dalla collana editoriale SISCON presso l’editore Butterworths, che potevano essere prontamente adottati nei corsi S(T)S350 (Ashby 1977; Ziman 1979; ST&HV 1977b). I vari

ricercatori implicati nel progetto, pubblicavano dunque dei sillabus detti «study guide» che racchiudevano i risultati della loro attività didattica creando dei format da poter esser facilmente utilizzati. A partire dal 1973 ne vennero pubblicati circa 27 dedicati ad argomenti eterogenei (ST&HV 1977a, 18). Tali testi fornivano delle bibliografie introduttive agli studi su scienza, tecnologia e società e dei brevi commentari e contestualizzazioni ai testi proposti per formare il programma. Quest’operazione rappresentava una strategia intellettuale di consolidamento del campo S(T)S che, grazie al prezzo modico e alle dimensioni ridotte dei

349 La presente citazione è tratta dalla terza di copertina della collana di volumi pubblicati da SISCON (fra cui i seguenti volumi: Cameron e Edge 1979; Lipscombe e Williams 1979)

350 Fra i principali titoli di questa collana erano: Darwin to Double Helix di Isaacs; Society and Food di Manning; Galileo and Coperincan Astronomy di Morphet; Science and Survival di Braun; Science, Technology and Modern Industrial State di Pavitt and Worboys; Sociology of Science di Wynne; Are Science and Technology Neutral? di Lipscombe e Williams; Scientific Images and their Social Uses. An introduction to the Concept of Scientism di Cameron e Edge.

testi, ne permettevano una massiccia circolazione351. Il SISCON si prefiggeva anche di

garantire: «support and expertise in the estabishment and development of SISCON-type courses» (ST&HV 1977b, 7). Legata a questo programma vi erano inoltre l’organizzazione di una conferenza annuale e quella di una summer school (Sonnert e Holton 2002, p. 183). Nel triennio successivo (fra il 1977 e il 1979) a finanziare il progetto era stata invece la Leverhulme Trust. Questa volta come coordinatore venne selezionato Gibbons di Manchester e come segretario MacLeod della Sussex (ST&HV 1980, 38; Sonnert e Holton 2002, p. 183). Le attività iniziate nel triennio precedente furono proseguite, in particolar modo con l’organizzazione di convegni e summer school —due delle quali organizzate in collaborazione con i centri di ricerca olandesi (cfr. Rip 1979; Sonnert e Holton 2002)— tramite cui vi fu «the opportunity of bringing the two national groups into contact, and of creating a platform for STS courses and course elements, so as to increase their visibility» (Rip 1979, 135). Com’è possibile notare da quest’ultima citazione, nel descrivere gli obiettivi di questo progetto comune, Rip utilizzava già l’etichetta “STS”.

Oltre al focus dedicato al livello graduate delle formazione universitaria, nell’ambito di questo programma si stava sviluppando un’attenzione particolare anche verso l’insegnamento degli STS a livello delle scuole secondarie (ST&HV 1980, 38-39). Fra i primi a sviluppare programmi scolastici di questo tipo vi erano stati gli olandesi (cfr. Ratcliffe 2001, 84) e, a partire dalla metà degli anni ’70, anche in U.K. vi erano state delle riforme sul sistema scolastico che permettevano queste iniziative (cfr. Hargreaves e Hargreaves 1983). Nel 1975 l’Association for Science Education352 (ASA) aveva cominciato a finanziare le attività di un

progetto dal nome Science in Society fondato da John Lewis (Ratcliffe 2001, 84-85). Science

in Society era stato ideato per promuovere la «science for citizenship»353 nell’ambito delle

scuole pubbliche britanniche (ivi, 84). Dopo che lo stesso Lewis prese in carica la direzione dell’ASA, a partire dal 1981, il progetto ottenne definitivamente uno statuto istituzionale consolidato. Accanto a questi due nacque inoltre un ulteriore progetto ideato da John Holman nel 1984 dal nome Science and Technology in Society354 (SATIS) (Hunt 1988, 411). Poco

prima della definitiva chiusura del SISCON nel 1980 (immaginiamo per mancanza di fondi sufficienti), Joan Solomon ne ideò una sua continuazione con il progetto SISCON-in-schools

351 Tutti questi testi avevano delle dimensioni agevoli (circa 80 pagine) ed erano venduti al prezzo modico di 1£. Quest’aspetto non è irrilevante rispetto alla possibilità di circolazione di testi di questo tipo: «Since 1973 the SISCON has producet and distributed for testing several hundred copies each of 27 study guides on different topics» (ST&HV 1977b)

352 per ulteriori approfondimenti sul contesto dell’educazione scientifica si veda (Hargreaves e Hargreaves 1983) 353 La «science for citizenship» riprendeva il nome di un libro dello scienziato e storico della scienza marxista Hogben. Quest’ultimo infatti si era battuto per l’inserimento, negli insegnamenti di biologia, di una riflessione sulla dimensione sociale della disciplina (cfr. Ratcliffe 2001, 83).

354 Ci riserviamo di considerare questa come una chiara affiliazione all’etichetta STS nonostante sia stata formalizzata come SATIS.

(che sarà decisamente più longevo). Questa iniziativa si prefiggeva come obiettivo di importare all’interno del contesto scolastico gli STS sulla linea degli altri programmi britannici. Solomon sottolineerà l’interdisciplinarità355 che muoveva il progetto SISCON-in-

School (Solomon 1988, 270) mentre John Ziman, uno dei successivi direttori del progetto,

utilizzerà sia il termine transdisciplinare (cfr. Ratcliffe 2001, 90) sia interdisciplinare per connotarne l’approccio (Solomon 1988, 271). La chiusura del SISCON aveva però portato, fra il 1969 e il 1980, alla nascita della britannica Science, Technology and Society

Association356 (STSA)357 il cui obiettivo era quello di promuovere lo studio e la ricerca delle

implicazioni sociali della scienza e dello sviluppo tecnologico. La sua principale attività fu quella di organizzare una summer school annuale e qualche conferenza. A dirigerla vi era Clive Morphet (Newcastle Upon Tyne Polytechnic), come segretario Gordon Lake (Newcastle Upon Tyne Polytechnic), come Membership Secretary Bill Mathews (Manchester University), come tesoriere Mick Worboys (Sheffield City Polytechnic) e infine come presidente onorario Anthony Wedgwood Benn (ST&HV 1979, 26). La STSA fu un’associazione con un influsso minore rispetto al peso che hanno avuto sul campo il PAREX, la EASST, la 4S e l’ICSPS perché meno ampia e internazionalizzata.

355 «All STS courses should be interdisciplinary and embrace elements from any of the traditional science areas, as necessary. The justification for this assertion become clear enough if we examine narrow efforts to show the application of knowledge from one science discipline which touch on an STS them» (Solomon 1988, 270) 356 Anche in questo caso vi è una chiara affiliazione all’etichetta emergente “STS” nonostante sia stata utilizzata la “A” di “association” per completare l’acronimo “STSA”.

357 Non vi sono molte informazioni su quest’associazione che, a partire dalla doxa condivisa nel campo STS, sembra esser stata del tutto minoritaria rispetto ad altre organizzazioni. Sappiamo solamente che, in primo luogo, pur essendo britannica di questa associazione facevano parte anche studiosi di altre nazionalità. In secondo luogo che era un proseguimento del percorso intrapreso dal SISCON: «Like the organisation which was its progenitor, SISCON, it is centred on the needs of teaching of STS bud has much broader contacts» (EASST newsletter 1983c, 12). E ancora «The new Science, Technology and Society Association (STSA) in Britain was developed out of the interests and associations spawned by the SISCON project. […] As the new Chairman of STSA has written, "from the start it was apparent that SISCON was fulfilling a role which extended beyond its strict terms or reference. For many academics and teachers in the several sectors of education, SISCON provided a basis of association, a means of establishing and maintaining contact with those who shared similar aims, ambitions and problems"». (ST&HV 1979, 26)

2. Dal PAREX alla European Society for the Study of Science and Technology