• Non ci sono risultati.

Capitolo 3 Aspetti di conservazione preventiva

3.2 Azioni di conservazione preventiva

3.2.3 Attività ispettive

Le attività ispettive, svolte a cadenza regolare da personale specializzato, consentono di individuare con tempestività qualsiasi segnale che possa rappresentare un problema presente o futuro per la corretta conservazione della documentazione. Si basano su con- trolli visivi finalizzati al riconoscimento di fenomeni macroscopici e su controlli empi- rici che richiedono specifiche conoscenze fondandosi su esperienza e pratica nel perce- pire anomalie e degradi. Gli esiti di queste attività dovrebbero essere registrate in schede appositamente redatte in modo da poter seguire i vari cambiamenti nel tempo (vedi fine paragrafo). Eventuali controlli strumentali con indagini diagnostiche mirate consentono di validare le varie attività di diagnosi finalizzate a conoscere, interpretare e valutare le condizioni di deterioramento dovuto a fattori intrinseci ed esterni.

SULLE FOTOGRAFIE DANNEGGIATE

66

In fase ispettiva possono essere evidenziate infestazioni che avrebbero potuto determi- nare danni importanti alla documentazione e il riconoscimento di alcuni segnali preli- minari può consentire l’individuazione tempestiva di un attacco di natura entomolo- gica. In effetti il riscontro della presenza di insetti vivi o l’accertamento dell’espletamento del danno sono evidenze tangibili di una infestazione in atto ma in loro assenza è importante comprendere tutte quelle tracce in grado di condurre l’esperto ad individuare le problematiche che si stanno presentando nell’ambiente preso in esame. Il ritrovamento di insetti morti o di loro frammenti, pur se importante, può essere associato ad una vecchia infestazione non rilevata in passato, come l’assenza di insetti vivi potrebbe essere invece il sintomo di una infestazione non ancora attiva o at- tiva a bassi livelli; per tale motivo è importante ripetere l’ispezione dopo un breve pe- riodo allo scopo di verificare l’eventuale presenza di altre tracce.

Per intervenire correttamente, la prima azione da intraprendere è l’identificazione certa della specie (da effettuare soprattutto sugli adulti) facendo anche riferimento a opportune chiavi tassonomiche. Per Tisanuri, Blattoidei e Psocotteri oltre agli esem- plari nei diversi stadi di sviluppo (giovani e adulti - di Tisanuri e Psocotteri, neanidi, ninfe e adulti - di Blattoidei) sono importanti anche le spoglie larvali e, per i Blattoidei, le caratteristiche ooteche (fig. 3.4).

Per quanto riguarda gli Isotteri, indizi di una loro infestazione sono rappresentati dal rinvenimento degli esemplari nei vari stadi, dalla presenza di escrementi solidi, dai ti- pici camminamenti terrosi (che possono essere addossati alle pareti umide, pendere dalle travature, fuoriuscire dalle controsoffittature, percorrere i battiscopa ecc.) e dal volo di alati sciamanti che invadono in massa gli ambienti nei mesi primaverili e si rac- colgono verso fonti luminose (finestre, vetrine, pareti bianche). Infatti alcune termiti, dimorando nel suolo, necessitano di un ambiente umido e buio e la continua ricerca di cibo le porta a muoversi lungo o all’interno delle strutture, costruendo questi appositi camminamenti sulle superfici oppure sfruttando spazi già disponibili nell’ambiente co- lonizzato (canalizzazioni elettriche o idrauliche, anfratti nelle fondamenta, interstizi presenti nelle murature o nelle pavimentazioni ecc.). I camminamenti sui muri o sui soffitti vengono realizzati dalle termiti operaie che costruiscono i percorsi a perfetta te- nuta di luce con un impasto di saliva, terriccio ed escrementi. Utilizzando tali percorsi, le termiti operaie trasportano il legno corroso trasmettendolo tramite rigurgito boccale (trofallassi) a tutti gli altri componenti della colonia. Da tenere presente che spesso questi camminamenti possono passare inosservati se localizzati in aree poco individua- bili. Chiare manifestazioni osservabili (quando l’infestazione è in fase avanzata) sono le tipiche formazioni stalattitiche o stalagmitiche. Nelle immagini rappresentate in figura 3.5, 3.5a, 3.5b e 3.5c si possono osservare alcuni particolari di un locale di deposito ca- ratterizzato dai tipici “camminamenti” termitici sul muro e sul pavimento e su scaffala- ture in legno. Una serie di tracce in altre zone del locale aveva consentito di indivi- duare con una certa facilità questo punto.

Aspetti di conservazione preventiva

Il danno sui volumi e faldoni (internamente svuotati in seguito a questa infestazione) conservati in tale ambiente sono mostrati nelle figure del capitolo 1. Particolare atten- zione va prestata agli ambienti di conservazione che presentano soffitti e solai con pan- nelli lignei o arredi di legno; in tali contesti è importante controllare se vi sono indizi di alterazioni, spesso conseguenti ad infiltrazioni di acque piovane o ad umidità di risa- lita, oppure a condensa. In presenza di tali situazioni è necessario tenere in considera- zione la maggiore possibilità che si possa instaurare una infestazione. Nelle figure 3.6- 3.11 sono mostrati altri particolari di resti da infestazione termitica reperiti in un lo- cale conservativo.

Figg. 3.5, 3.5a, 3.5b, 3.5c - Caratteristici “camminamenti” termitici sul muro, sul pavimento e sulla scaffalatura di un locale di deposito archivistico

SULLE FOTOGRAFIE DANNEGGIATE

68

Figg. 3.6, 3.6a - Resti di camminamento termitico rinvenuti nel corso di una ispezione in un locale di deposito archivistico

Figg. 3.7, 3.7a, 3.7b - Ingrandimenti allo stereomicroscopio dei resti di camminamenti termitici ritrovati nel corso di una ispezione in un locale di deposito archivistico

Fig. 3.8 - Resti di termiti ritrovati nel corso di una ispezione in un locale di

Aspetti di conservazione preventiva

Fig. 3.9 - Ingrandimento allo stereomicroscopio dei resti di alati di

termiti ritrovati nel corso di una ispezione in un locale di deposito

archivistico

Fig. 3.10 - Ingrandimento allo Stereomicroscopio di adulto di isottero

Fig. 3.11 - Ingrandimento allo stereomicro- scopio di escrementi di Reticulitermes sp. dalla

tipica forma a barilotto a sezione esagonale

Le infestazioni di insetti xilofagi possono durare anche alcuni anni e produrre effetti scarsamente visibili proprio a causa della loro modalità di azione, in quanto tendono a “lavorare” lontano dalla luce e dal rumore. Sono le larve a dirigersi all’interno delle strutture e a scavare, per nutrirsi, tortuose e profonde gallerie di sezione circolare dal percorso irregolare (nei successivi stadi vitali, pupa e adulto, l’insetto non si nutre). Le larve infatti non amano avvicinarsi all’esterno e rimangono in profondità non rivelando facilmente la loro presenza. Le profonde gallerie possono arrivare a decine di centime- tri di lunghezza [come nel caso di Anobium punctatum, di Stegobium paniceum, di

Xestobium rufovillosus e di Lasioderma serricorne; le gallerie dei Cerambicidi possono

arrivare anche fino a 50 cm] e si aprono all’esterno con fori che presentano diametri va- riabili a seconda della specie, in funzione della larghezza raggiunta dal corpo della larva matura. Infatti mano a mano che la larva si accresce aumenta anche il diametro del lume interno della galleria. Gli adulti per fuoriuscire utilizzano talvolta lo stesso foro praticato da altri adulti, conseguentemente il numero di fori non è indicativo dell’entità complessiva dell’infestazione. Mentre le gallerie degli Anobidi vengono pra- ticate in tutte le direzioni, quelle di altre specie quali Lyctus linearis (Goeze), seguono invece le fibre del legno (Liotta, 2001). Le larve che si accrescono all’interno dei mate- riali cartacei, scavando gallerie, producono danni ingenti al bene e in una infestazione per così dire “nascosta”, possono passare anche alcuni anni prima che il ciclo larvale fi- nisca e l’adulto emerga (fig. 3.12).

È utile ricercare la presenza di individui morti o dei loro frammenti (larve, elitre, esu- vie ecc.) in prossimità delle uscite delle gallerie, sui davanzali delle finestre o negli an-

SULLE FOTOGRAFIE DANNEGGIATE

70

fratti dove si accumulano polvere e detriti, soprattutto se si tratta di luoghi poco fre- quentati dagli operatori (figg. 3.13, 3.14 e 3.15).

Il dato visivo più allarmante è comunque quello associato alla presenza di fori e di ro- sume (frammenti costituiti da escrementi e polvere di rosura che fuoriescono dai fori prodotti sulle superfici dall’attività di scavo delle larve, degli adulti e dalle femmine per la deposizione delle uova) (figg. 3.16-3.22) nelle immediate vicinanze dei beni, che in- duce a ipotizzare la presenza di una infestazione in atto da parte di insetti xilofagi. Per quanto riguarda il rilevamento della presenza di fori si deve tenere in considerazione forma, dimensioni, distribuzione e diametro, tutti parametri potenzialmente identifica- tivi ad un occhio esperto delle specie infestanti coinvolte.

Fig. 3.12 - Ciclo di vita di Anobium (modificato da Bravery et al., 1987)

Fig. 3.13 - Involucri pupali di anobidi Fig. 3.14 - Involucri pupali di anobidi

Fig. 3.15 - Ingrandimento alla stereomicroscopio

di involucro pupale di anobide Fig. 3.16 - Frammento cartaceo e resto di anobide (Stegobium paniceum) ritrovati in un locale di deposito archivistico

Aspetti di conservazione preventiva

Fig. 3.17 - Resti di Anobidi ritrovati nel corso di una ispezione in un locale di deposito

archivistico

Fig. 3.18 - Rosume e resti di adulti di Anobidi ritrovati nello stesso locale di deposito archivistico

Fig. 3.19 - Adulto di Stegobium paniceum e

rosume prodotto Fig. 3.20 - Adulto di Stegobium paniceum, resti di altri esemplari e rosume

Fig. 3.21 - Adulto di Gastrallus sp., resti e rosu- me ritrovati in un locale di conservazione

Altri parametri da annotare sono l’andamento delle gallerie, le dimensioni dei granelli di rosume, la loro consistenza, tutti dati che come i precedenti aiutano ad identificare specie e genere dell’infestante. Le gallerie possono presentarsi piene di rosume oppure vuote: quest’ultima ad esempio è una caratteristica di molti Anobidi che tendono ad allontanare all’esterno tale materiale. Nel caso in cui l’insetto sia in grado di polverizzare il legno, il rosume diventa così fine che non è possibile riconoscere la struttura del legname e può risultare quindi soffice o compatto.

SULLE FOTOGRAFIE DANNEGGIATE

72

Quando l’insetto ingerisce il legno per nutrirsi, il rosume è formato invece da piccole palline di forma diversa tra cui è possibile visualizzare sotto ingrandimento i fram- menti del legno. Ad una osservazione macroscopica esso appare come una polverina di consistenza granulosa e nel caso degli Anobidi, ad esempio, il colore del materiale tende a scurirsi con il trascorrere del tempo, permettendo così di stimare approssimativa- mente la data di sfarfallamento. Il rosume prodotto dall’adulto e dalla larva matura è formato da veri e propri pezzettini di legno, nella larva ad uno stadio precoce è frammi- sto invece a deiezioni (fig. 3.22). Osservazioni sulle dimensioni delle gallerie, tipologia di eventuali fori presenti (di entrata o di sfarfallamento) e naturalmente l’analisi mi- croscopica degli insetti, in qualunque stadio vitale, rappresentano gli strumenti fonda- mentali per consentire l’acquisizione delle informazioni indispensabili per l’identificazione di un attacco.

Nella tabella 3.2 vengono evidenziate, a titolo esemplificativo, le principali caratte- ristiche dei fori e del rosume prodotti dai Coleotteri Anobidi. Come si può notare i fori raggiungono al massimo il diametro di 3-4 mm: si tratta quindi di fori abbastanza piccoli, che non devono essere confusi ad esempio con quelli dei Coleotteri Cerambicidi che hanno invece sezioni decisamente maggiori (5-7 mm).

Tab. 3.2 - Caratteristiche principali del rosume e dei fori di sfarfallamento prodotto da alcuni Anobidi di interesse per il danno al patrimonio culturale in genere

SPECIE DESCRIZIONE ROSUME FORMA E DIMENSIONI