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Monitoraggio e controllo ambientale

Capitolo 3 Aspetti di conservazione preventiva

3.2 Azioni di conservazione preventiva

3.2.1 Monitoraggio e controllo ambientale

Il monitoraggio microclimatico prende in considerazione principalmente fattori fisici quali la temperatura ambientale e l’umidità relativa, ma anche la velocità dell’aria e l’irraggiamento termico naturale ed artificiale. Inoltre, per caratterizzare in modo ap- propriato un ambiente è importante valutare anche la qualità dell’aria indoor, in quanto i locali adibiti a conservazione sono per la maggior parte ubicati in zone urba- nizzate e quindi con una consistente presenza di inquinanti fisici, chimici e biologici. Grazie a queste fasi di studio, che hanno incontrato un grande interesse da parte dei conservatori, è possibile impostare un programma di controllo adeguato mediante si- stemi di condizionamento passivo per giungere ad una configurazione di equilibrio ter- modinamico dell’ambiente o, nel caso in cui tali sistemi non si mostrassero efficaci, me- diante la progettazione di impianti di climatizzazione predisponendoli alle temperature adeguate per le varie tipologie di materiali da conservare.

L’analisi, la correlazione e l’evoluzione nel tempo dei vari parametri rilevati nell’ambiente da sistemi multi-acquisitori, generalmente in continuo e contempora- neamente, possono essere indicativi del tipo d’interazione che sussiste tra materiale custodito e locale di conservazione e determinare se esistono le condizioni affinché i valori raccomandati possano essere mantenuti. Il monitoraggio microclimatico per- mette quindi di stimare l’idoneità di un ambiente conservativo e di analizzare e quanti- ficare i vari parametri nonché di seguire il cambiamento dei fenomeni che essi possono indurre sui beni.

Le indagini microclimatiche e della qualità dell’aria (mediante la misura dei vari in- quinanti chimici e biologici: O3, SO2, NO2, CO2, ioni solubili nel particellato, concentra-

zione del PTS - Particolato Totale Sospeso e del PM10oltre alla carica microbica totale dell’aria), al fine di poter valutare correttamente tutti i dati, devono essere svolte se- guendo dei precisi criteri e per un periodo di almeno un anno in modo da includere dati riferiti alle varie stagioni; sarebbe utile altresì che venissero effettuate quando nell’ambiente non è stata ancora alloggiata la documentazione per poter eseguire mi- sure in assenza di eventuali inquinanti rilasciati dai materiale stessi (MiBAC, 2001).

SULLE FOTOGRAFIE DANNEGGIATE

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Nel panorama nazionale, l’Ente Nazionale Italiano di Unificazione (UNI) rimanda alla norma UNI 10829 del 1999 che rappresenta un punto di riferimento fondamentale sta- bilendo linee guida per il monitoraggio dei parametri microclimatici ai fini conservativi. Tale noma prescrive una metodologia per la misurazione in campo delle grandezze am- bientali termoigrometriche e di illuminazione, fornendo altresì indicazioni relative alle modalità di elaborazione e sintesi dei dati rilevati (UNI 10829:1999). Anche la UNI-EN 15757 del 2010 costituisce una guida che specifica i livelli di temperatura e umidità relativa per limitare i danni fisici che il clima possa causare ai materiali organici igro- scopici che sono stati tenuti immagazzinati per lungo tempo (oltre un anno) in mostre, in ambienti interni come musei, gallerie, depositi, archivi, biblioteche, chiese e palazzi storici antichi e moderni (UNI-EN 15757:2010). Tale norma sostituisce la UNI 10969:2002 “Beni culturali - Principi generali per la scelta e il controllo del microclima per la conservazione dei beni culturali in ambienti interni”, ritirata nel 2010.

Come accennato, ove non sia possibile migliorare la qualità del microclima mediante si- stemi di condizionamento passivo, certamente meno onerosi e di più facile gestione, si può ricorrere alla realizzazione di impianti di climatizzazione provvisti di filtri ad alta efficienza, per evitare il passaggio degli inquinanti aerodispersi (componenti gassosi e particellato). Per contenere l’ingresso di inquinanti chimici e biologici esistono diversi filtri ad alta efficienza (filtri HEPA - High Efficiency Particulate Air filter e filtri ULPA - Ultra Low Penetration Air in grado di trattenere il 99,97% delle particelle >0,3 μm di diametro, filtri elettrostatici e letti adsorbenti in carbone attivo per le sostanze gassose o sotto forma di vapore). Ilsistema, che deve essere in grado di fornire anche una ven- tilazione forzata associata ad una distribuzione di aria a T e U.R. controllate, necessita di controlli periodici e di manutenzione per evitare rischi di contaminazione biologica dell’aria confinata. L’impianto dovrebbe inoltre essere fornito di indicatori ed attuatori che possano segnalare e correggere eventuali scostamenti.

Da tenere presente che, in base alla norma UNI 10586:1997 “Condizioni climatiche per ambienti di conservazione di documenti grafici e caratteristiche degli alloggiamenti”, un impianto di condizionamento deve assicurare: 5-7 ricircoli ogni ora (il numero di ri- cambi d’aria per ora serve a ridurre al minimo le fluttuazioni di umidità relativa), un ricambio di aria del 10-20% della massa circolante e assenza di polveri.

Sarebbe auspicabile che le operazioni di depolveratura su arredi e contenitori fossero eseguite periodicamente da personale qualificato secondo criteri definiti e chele appa- recchiature utilizzate per rimuovere la polvere fossero dotate di filtri HEPA, da sosti- tuire o pulire periodicamente, per limitare la dispersione della polvere in ambiente. Analogamente l’igiene dei locali, operazione anche questa da non sottovalutare, do- vrebbe essere effettuata con periodicità mediante dispositivi idonei, panni antistatici e prodotti come alcool etilico o detergenti a base di ammonio (e non a base di cloro). È noto che lo sviluppo delle spore depositate con la polvere sui materiali è correlato alle condizioni termoigrometriche ambientali, per cui valori di umidità relativa superiori al 55% e temperature oltre i 20 °C sono limiti da non superare. A tal proposito l’Atto di in- dirizzo prescrive, per la prevenzione di attacchi microbiologici sui manufatti cartacei, valori compresi tra 40-55% di U.R. e T di 18-22 °C. La valutazione delle condizioni ter- moigrometriche, e il relativo controllo, è rilevante altresì per contenere la prolifera- zione degli insetti e degli acari, anche se la maggior parte delle specie che interessano i beni culturali mostrano una notevole tolleranza ad ampi range. Da notare che roditori e piccioni, in quanto vertebrati omeotermi, non subiscono l’influenza dei fattori ambientali.

Un’adeguata ventilazione dei locali riesce a contrastare non solo lo sviluppo di molti in- setti “disturbandone” in vari casi l’andamento del ciclo vitale, ma anche a ridurre le

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escursioni termiche, prevenendo quindi i fenomeni di condensa; in tal modo è possibile impedire la formazione nell’ambiente di zone di alta umidità favorevoli alla moltiplica- zione e alla crescita di numerosi organismi.

Anche la tipologia del substrato può essere determinante: una superficie più o meno rugosa, oltre ad essere un ricettacolo di polvere, contribuisce a facilitare la deposizione delle uova di alcune specie. Da tenere in considerazione che un insetto per riprodursi deve comunque nutrirsi e trovarsi nelle condizioni ambientali ideali per la sua specie, altrimenti smette di alimentarsi e si indebolisce non riuscendo a completare il proprio ciclo.

A tal proposito, per una migliore comprensione dei rapporti che possono intercorrere tra organismi ed habitat, di seguito si riportano alcune considerazioni sui fattori am- bientali che influenzano gli insetti, la loro vita e il loro sviluppo.