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Orientamenti per l’individuazione del trattamento

Trattamenti disinfestanti contro gli artropodi Marianna Adamo, Massimo Cristofaro

4.4 Orientamenti per l’individuazione del trattamento

Con specifico riferimento alle collezioni fotografiche, è noto che trattasi di beni estre- mamente suscettibili al danno in quanto la grande varietà dei procedimenti fotografici, sviluppatisi nel corso degli anni, è stata caratterizzata dall’utilizzo di numerosissime tipologie di materiali, cui purtroppo corrisponde una vulnerabilità altrettanto ampia. Oltre ai supporti (carta, metallo, vetro, materie plastiche ecc.), ai leganti (albumina, ge- latina, collodio ecc.) e alle sostanze fotosensibili, numerose fotografie presentano ul- teriori elementi aggiuntivi (allo scopo di migliorare la qualità dell’immagine e/o per preservare le stampe dal deterioramento e dall’usura ma che rendono la struttura ulte- riormente più complessa) come ad esempio viraggi, applicazioni di vernici, maschera- ture, coloriture e ritocchi. Proprio questa natura composita e stratigrafica, fa sì che il problema della conservazione delle fotografie differisca da quello delle altre opere su carta, sebbene in molte di esse venga utilizzato lo stesso supporto cartaceo (Matè & Sclocchi, 2014).

La profonda conoscenza da parte del conservatore della natura chimico-fisica dei mate- riali, dei procedimenti fotografici utilizzati, del supporto e degli eventuali componenti aggiuntivi è indispensabile quando si deve ricorrere ad un intervento disinfestante per- ché, oltre all’efficacia del trattamento, è necessario valutare soprattutto la possibilità che la stessa metodologia utilizzata danneggi i beni.

I requisiti cui ogni sistema di disinfezione/disinfestazione deve soddisfare sono essen- zialmente due: avere effetto contemporaneamente su ogni tipologia di biodeteriogeno e contestualmente non essere dannoso per il bene, l’uomo e l’ambiente. In linea generale, quando si ricorre ad un trattamento di bonifica è opportuno eseguire le seguenti opera- zioni:

- accertarsi che il problema di degrado sia di natura biologica, identificando i biode- teriogeni e quantificando il danno;

- verificare se i biodeteriogeni siano vivi o morti, se diffusi o confinati in una zona li- mitata;

- verificare la presenza di altro materiale a rischio ed eventualmente rimuoverlo o iso- lare l’ambiente;

Trattamenti disinfestanti contro gli artropodi

- scegliere il metodo migliore (fisico o chimico) per eseguire il trattamento in funzione degli organismi presenti, dei materiali costitutivi il bene da trattare e del suo stato di conservazione;

- controllare il nome commerciale della formulazione in caso si opti per un insetticida, identificarne il principio attivo e la sua concentrazione, i composti carrier, gli emul- sionanti, gli additivi ecc. (tutti elementi che potenzialmente potrebbero nuocere al bene), la presenza di altri eventuali biocidi per trattamenti precedenti;

- rivolgersi, ove necessario, a ditte esecutrici e a personale altamente specializzato in caso si opti per altri trattamenti o altrimenti utilizzare solo procedure codificate e rispettare la normativa vigente;

- controllare e descrivere le condizioni dell’oggetto prima del trattamento; - riportare qualsiasi modifica e/o alterazione dell’oggetto dopo il trattamento.

La panoramica relativa ai principali metodi di lotta fisico-chimici, illustrata, porta a concludere che non si dispone di un trattamento che sia applicabile in maniera innocua e indiscriminata a tutte le tipologie di beni e che al tempo stesso sia in grado di esplica- re attività biocida contemporaneamente su tutti i biodeteriogeni presenti (insetti e/o microfunghi) e non sia tossico né per l’uomo né per l’ambiente. Infatti, guardando ai metodi considerati tra i più promettenti, si evince ad esempio che:

- le atmosfere controllate/modificate hanno potere disinfestante ma non disinfettante; - l’impiego di temperature elevate o molto basse viene generalmente limitato alla di-

sinfestazione e non risulta efficace in caso di attacchi microbiologici;

- le microonde sono poco penetranti e non si possono utilizzare in presenza di mate- riali metallici;

- i raggi gamma non devono essere applicati a materiali chiari o vetri e presentano il problema della depolimerizzazione;

- l’ossido di etilene viene e sarà sempre meno utilizzato a causa della sua altissima tossicità.

Anche in questo caso vige la regola che ogni trattamento, sebbene scelto nel massimo rispetto dei materiali, deve essere effettuato solo in caso di estrema necessità e la sua applicazione deve essere eseguita con attenta supervisione e accurata documentazione perché il processo di bonifica comporta comunque un impatto meccanico, fisico e/o chi- mico sull’oggetto trattato. Interventi effettuati con metodi o prodotti non adatti, oppure eseguiti in maniera maldestra, potrebbero causare danni peggiori di quelli imputabili alla presenza dei biodeteriogeni. Pertanto, dopo aver deciso l’obbligatorietà del tratta- mento, si consiglia di valutare caso per caso vantaggi e svantaggi di ciascun metodo pa- rallelamente ai limiti di applicabilità e ai costi di realizzazione, consci del fatto che qualsiasi trattamento effettuato, non preserva il bene bonificato da infestazioni succes- sive (è indispensabile quindi verificarne l’efficacia nel tempo) e gli stessi effetti collate- rali possono danneggiare ulteriormente gli oggetti trattati.

A rendere ancora più critica la situazione, considerata l’enorme ricchezza e l’estrema vulnerabilità del patrimonio artistico presente nel nostro Paese, è la scarsa conoscenza delle procedure di monitoraggio e/o di emergenza, che spesso coglie impreparati nel ge- stire trattamenti di bonifica siano essi disinfestanti o disinfettanti, di tipo ordinario oppure legati ad eventi straordinari quali calamità naturali, diventate purtroppo sem- pre più frequenti.

L’obiettivo auspicato dagli esperti in materia di prevenzione e conservazione del patri- monio culturale è proprio quello di individuare metodologie e linee guida da divulgare a livello nazionale ed internazionale; proprio in questo ambito si collocano le attività del Comitato Tecnico Europeo CEN/TC 346 “Conservation of Cultural Property” voluto dall’Ente Nazionale Italiano di Unificazione (UNI). Il Comitato ha lo scopo di svilup-

SULLE FOTOGRAFIE DANNEGGIATE

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pare linee guida e norme europee per la caratterizzazione dei materiali, dei processi, delle metodologie e della documentazione relativi alla conservazione dei beni culturali tangibili per supportare la loro conservazione, protezione e manutenzione.

Data la molteplicità e la complessità degli argomenti da trattare, il CEN/TC 346 è strutturato in gruppi di lavoro e nel 2014 sono 11 di cui 6 assegnati all’Italia.

Nel caso particolare dei beni fotografici, è di fondamentale importanza disporre di per- sonale tecnico altamente qualificato, con specifiche competenze relative alla grande eterogeneità di questi materiali compositi e biodeteriorabili, che sappia individuare, in tempi ragionevolmente brevi, il trattamento più idoneo da impiegare (è ormai noto che alcuni interventi possono risultare lesivi o irrilevanti per un supporto o un legante e non per un altro) e controllare la sua corretta esecuzione.