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Le specie dannose più diffuse

Capitolo 2 I danni da Roditor

2.1 Le specie dannose più diffuse

I roditori deteriogeni dei materiali fotografici appartengono alla famiglia Muridae. Si tratta della famiglia più numerosa nell’ambito dei Mammiferi, che annovera più di 700 specie, suddivise in 150 generi. Le otto entità presenti in Italia sono tutte appartenenti alla sottofamiglia Murinae. Alcune specie, quali topi e ratti, avendo stabilito una rela- zione di parassitismo con l’uomo, sfruttando il trasporto passivo operato dalle imbarca- zioni e dalle merci in movimento e grazie all’elevata plasticità ecologica che le contrad- distingue, hanno colonizzato la quasi totalità delle terre emerse del Pianeta. Il poten- ziale riproduttivo è di norma elevato, la durata della vita è breve. Gli occhi e le orecchie sono sviluppati, così come la coda, costituita di anelli e coperta di peli assai ridotti. In virtù della spiccata tendenza alla sinantropia, tre specie (nell’ambito dei roditori, pos- sibili deteriogeni dei materiali fotografici) possono rappresentare un problema all’interno degli archivi. Nella gran parte dei locali adibiti a deposito, il problema è co- stituito dalla presenza del Topo domestico il quale, a causa della sua piccola taglia, pe- netra con facilità all’interno delle strutture che non siano provviste di adeguate misure di esclusione. La presenza dei ratti è invece tipica delle situazioni di manifesto degrado ambientale, ove gli accorgimenti di esclusione siano assai carenti, ma può talvolta esse- re riscontrata anche in situazioni in cui le misure di profilassi siano apparentemente buone. In questo senso, la specie di gran lunga più importante è il Ratto dei tetti, il quale, una volta insediato, risulta assai difficile da combattere.

Il Ratto delle chiaviche, Rattus norvegicus (Berkenhout), denominato anche Ratto gri- gio o Surmolotto, è diffuso in tutto il territorio italiano e nelle isole maggiori, ad esclu- sione delle zone maggiormente elevate. La colorazione del mantello degli adulti si pre- senta marrone chiaro o marrone-grigiastra sulle parti superiori, talvolta grigio scuro, con il ventre grigio chiaro, sul quale possono essere presenti strisce o macchie bianche. Il pelo è all’apparenza piuttosto ispido. La specie può essere distinta dal Ratto nero da alcuni caratteri della morfologia esterna. Il Ratto delle chiaviche presenta una corpora- tura nettamente più robusta e dimensioni corporee superiori. Inoltre, il muso è meno appuntito, gli occhi più piccoli e le orecchie meno sviluppate, provviste di pelo molto fi- ne, a differenza di quelle quasi glabre del Ratto dei tetti.

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La coda del Ratto delle chiaviche è più spessa, e la sua lunghezza è inferiore a quella del corpo, mentre nel Ratto dei tetti avviene l’opposto (fig. 2.1).

Il segno più evidente della presenza del Ratto delle chiaviche sono gli escrementi che presentano spesso estremità appuntite, sono relativamente grandi e fusiformi, lunghi in media 12-15 mm, talvolta fino a 20 mm, e larghi 5-6 mm. Nelle strutture infestate sono visibili le erosioni prodotte da questa specie su materiali di vario tipo, soprattutto plastica e legno.

All’interno degli edifici, il ripetuto passaggio dei roditori lungo un determinato percorso è testimoniato in modo caratteristico dalle tracce di untuosità lasciate, in prossimità di muri, porte e bordi delle fessure, dallo sfregamento del pelo degli individui in transito. Il Ratto delle chiaviche colonizza pressoché esclusivamente le parti inferiori degli edi- fici nei quali è riuscito a penetrare. Si tratta di una specie attiva soprattutto durante le ore crepuscolari, meno capace nell’arrampicarsi delle altre specie commensali e non in grado di scalare pareti lisce o poco scabrose. È tuttavia assai abile nel risalire le tuba- zioni, utilizzando le zampe per puntellarsi contro le pareti (Lund, 1994). La specie pre- senta spesso una spiccata diffidenza verso gli oggetti nuovi e tale comportamento, de- nominato neofobia, fa sì che possano trascorrere lunghi periodi di tempo prima che esche e trappole siano visitate dai suoi individui (MacDonald & Fenn, 1994). È una spe- cie dall’ampio spettro alimentare, in grado di adattarsi alle disponibilità più disparate. Presenta infatti un’alimentazione onnivora, composta da sostanze vegetali di vario tipo, da cibo di origine animale, da invertebrati e piccoli vertebrati, ma anche di carogne, nonché di qualunque residuo dell’alimentazione umana.

Il Ratto dei tetti o Ratto nero Rattus rattus (Linnaeus) è presente in tutto il territorio italiano, comprese le isole maggiori e minori, con popolazioni selvatiche diffuse soprat- tutto nelle aree costiere e in quelle di bassa e media collina, mentre nelle zone mag- giormente elevate lo si ritrova solo nelle abitazioni umane.

I caratteri della morfologia esterna che consentono di distinguere questa specie da quella del Ratto delle chiaviche sono numerosi. La colorazione del mantello, sebbene generalmente differente, non può essere di aiuto, in considerazione della variabilità presente in entrambe specie. Il Ratto dei tetti presenta minori dimensioni corporee, il muso maggiormente appuntito e le orecchie più lunghe, quasi completamente prive di pelo. La coda appare più fina, e la sua lunghezza è superiore a quella del corpo, mentre nel Ratto delle chiaviche essa appare generalmente scura nella parte superiore e più chiara nella inferiore.

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Fig. 2.2 - Individuo adulto di Ratto nero o dei tetti (Rattus rattus). Si possono notare gli occhi grandi e sporgenti e le

orecchie molto sviluppate

La presenza del Ratto dei tetti negli insediamenti umani è facilmente comprovata dal rinvenimento dei caratteristici escrementi, con forma che varia dall’ovale al sub-cilin- drico, lunghi generalmente 9-12 mm e larghi 2-3 mm, più piccoli e con le estremità me- no appuntite rispetto a quelli del Ratto delle chiaviche. Nei contesti antropizzati la spe- cie colonizza generalmente le parti alte, come soffitte, tetti, sottotetti e terrazzi e da qui penetra nelle aree interne. Come il Ratto delle chiaviche, lascia tracce untuose alla ba- se delle pareti, sulle porte e sui bordi delle fessure che gli individui rasentano nei loro passaggi abituali. Il Ratto dei tetti è una specie ad attività notturna, assai abile nell’arrampicarsi e nello spostarsi velocemente su rami e cavi sospesi; può mostrare un comportamento marcatamente neofobico, consistente in una spiccata diffidenza per i nuovi oggetti o cibi posti nel suo territorio, come ad esempio trappole, erogatori o esche tossiche. Si tratta di una specie onnivora, in grado di cibarsi di un’ampia gamma di cibi di origine animale e vegetale, sebbene dimostri una maggiore preferenza per questi ul- timi rispetto al Ratto delle chiaviche.

Presente nel bacino del Mediterraneo da millenni, il Topo domestico Mus musculus (Linnaeus), è distribuito in tutta Italia, comprese numerose isole minori (fig. 2.3). Nell’ambito degli insediamenti umani anche la presenza del Topo domestico è testimo- niata soprattutto dai caratteristici escrementi, lunghi 5-7 mm, larghi da 2 a 3 mm (fig. 2.4).

Fig. 2.3 - Topo domestico (Mus musculus). Visibili le orecchie e gli occhi ben sviluppati

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Fig. 2.4 - Escrementi delle tre specie di roditori sinantropici: Ratto delle chiaviche (Rattus norvegicus), Ratto nero o dei tetti (Rattus rattus) e Topo domestico (Mus musculus)

In prossimità delle piste più utilizzate sono spesso evidenti le tracce di grasso prodotte dallo sfregamento del pelo degli individui. Inoltre, nelle strutture infestate sono visibili le erosioni prodotte su materiali di vario genere, come gomma, legno, plastica, stoffa e carta, nonché gli accumuli di tali materiali nei luoghi dove gli individui si rifugiano (figg. 2.5 e 2.6).

Sebbene nelle zone a clima mite siano presenti popolazioni selvatiche, il Topo dome- stico è comunque una specie ormai stabilmente associata agli insediamenti umani di qualunque tipologia, dalle zone rurali alle grandi aree urbane. All’interno degli edifici questa specie può occupare i recessi più disparati, purché in grado di assicurare cibo e rifugio, muovendosi agevolmente attraverso le fessure più anguste, riuscendo così a spostarsi con facilità nell’ambito dello stesso edificio. Si arrampica con grande agilità ed è in grado di scalare pareti verticali purché presentino un minimo di scabrosità.

Fig. 2.5 - Residui di vari materiali ed escrementi di Topo domestico (Mus musculus) reperiti nell’ambiente

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Fig. 2.6 - Nido di Topo domestico (Mus musculus) composto di materiali di varia natura, compresi residui cartacei

Contrariamente a quanto si riscontra nei ratti, il Topo domestico presenta una spiccata curiosità che lo spinge a visitare i nuovi oggetti che incontra sul suo percorso, così come ad assaggiare immediatamente le nuove fonti di cibo (Lund, 1994). Il nido, collocato in qualunque luogo riesca ad offrire protezione e isolamento termico, è costruito con mate- riali di varia natura rinvenuti nell’ambiente, soprattutto carta, tessuti, plastica ed er- be. È una specie che mostra una notevole plasticità ecologica, con particolare riguardo alla dieta. Rivolge una spiccata preferenza per i cereali, ma è in grado di cibarsi di ali- menti e materiali di ogni tipo. A differenza dei ratti, i quali non possono trascorrere più di alcuni giorni senza bere, il Topo domestico presenta un fabbisogno idrico estrema- mente ridotto.