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L’attuazione delle strategie di Kyoto per un “nuovo governo dell’ambiente”

Nel documento Anno Accademico 2008/2009 (pagine 170-174)

CAPITOLO 4. I PRINCIPALI RISULTATI DELL’ANALISI DOCUMENTALE

4.4 LA MODERNIZZAZIONE ECOLOGICA DEL SISTEMA ENERGETICO ITALIANO

4.4.2 L’attuazione delle strategie di Kyoto per un “nuovo governo dell’ambiente”

potranno replicarsi a lungo nel corso del tempo47. Oltre alle già citate problematiche legate all’esaurimento dei giacimenti di petrolio e gas naturale, infatti, la situazione energetica nazionale sarebbe aggravata dal fatto che in Italia la domanda di energia cresce in modo più rapido rispetto ad altri paesi e, in essa, assume particolare importanza la dipendenza dall’estero per quanto riguarda l’approvvigionamento di materie prime. Se gli stati dell’Unione europea, infatti, si basano sulle importazioni per soddisfare mediamente il 50%

del proprio fabbisogno, l’acquisto di materiali sul mercato estero costituisce l’84,5% della produzione totale di energia in Italia (fig. 6).

La disponibilità limitata di risorse petrolifere nel sottosuolo e l’incapacità delle tecnologie tradizionali di soddisfare la crescente domanda energetica senza aumentare la pressione sull’ambiente e sulla salute dell’uomo inducono a un cambiamento immediato dei sistemi energetici in atto. In questo contesto nascono le premesse per l’attuazione della modernizzazione ecologica del settore energetico italiano, con cui i cicli di produzione di energia si trasformano in relazione a un maggiore rispetto dell’ambiente e a un’apertura del mercato energetico. Nei paragrafi che seguono, pertanto, ci proponiamo di verificarne il livello di attuazione, indagando le quattro dimensioni del concetto di “razionalità ecologica” nelle dinamiche di governance nel sistema energetico italiano48.

del concetto di “razionalità ecologica”, quella relativa alla nascita di una nuova governance dell’ambiente49.

fig. 5: Consumo di energia per fonti (Mtep), anni 1990-2005

Fonte: (Rapporto MSE, 2006).

Il rapporto Enea 2007 sulla situazione delle emissioni climalteranti dimostra che, per quanto l’Italia abbia sottoscritto il Protocollo di Kyoto fin dal 1997, il sistema di produzione energetica nazionale contravviene in modo evidente a quanto definito dai programmi internazionali fissati in quella occasione. Se anche nel prossimo futuro verranno applicati gli odierni sistemi di produzione, appare impossibile che l’Italia riesca a mantenere gli impegni presi. Se ciò si determinasse effettivamente, assisteremmo all’insorgere di serie ripercussioni sul nostro sistema paese. Oltre a un prevedibile danno di immagine (il fallimento degli obiettivi prefissati mostrerebbe i limiti della nostra politica ambientale e il grado di irresponsabilità delle nostre istituzioni rispetto alla situazione climatica del pianeta, soprattutto agli occhi dei paesi virtuosi), infatti, si produrrebbe un effetto negativo sui conti dello stato, in seguito all’entrata in vigore della direttiva europea 2003/87/CE, con cui viene definitivamente

49. Le quattro dimensioni della razionalità ecologica (“il nuovo utilizzo di scienza e tecnologia per la sostenibilità”; “la modernizzazione degli strumenti per le politiche ambientali”; “la creazione di nuove forme di

“governo dell’ambiente” e “il cambiamento delle logiche di comunicazione ambientale”) sono presentate nel § 3.4.1.

stabilito in forma obbligatoria lo schema per le concessioni delle autorizzazioni alle emissioni di gas serra e per il commercio dei permessi di emissione all’interno della Comunità Europea.

L’inefficienza del sistema politico-sociale emerge anche relativamente a un deficit di regolazione del rapporto tra economia ed energia che si sta verificando in questi anni. Secondo i dati pubblicati dal Ministero dello Sviluppo Economico, infatti, nel 2005 e nel 2006 nel nostro paese si è consumato l’1% in più di energia rispetto al 2004, a fronte di un incremento economico del solo 0,1%. Nonostante la presenza di un ristagno economico, i consumi di energia sono aumentati, con grave danno sia l’ambiente, sia per la competitività del paese (Rapporto Mse, 2006).

Infine, l’insostenibilità del sistema energetico si svelerà in Italia in tutta la sua «insensata torpidità»50 soprattutto a partire dalla metà di questo secolo, quando il sistema energetico mondiale si troverà ad affrontare la “crisi” di petrolio e di gas naturale.

Malgrado ciò, Paolo degli Espinosa, Responsabile Energia dell’Istituto Sviluppo Sostenibile Italia (Issi), vede la situazione italiana in modo non totalmente pessimistico e sottolinea il fatto che il rapporto di continuità tra il degrado climatico e il mercato a prezzi elevati degli idrocarburi possa dare luogo a una svolta culturale, la quale trasformerà il sistema energetico italiano. Secondo il Responsabile dell’Istituto italiano per lo Sviluppo Sostenibile, infatti, l’Italia ha buone ragioni per favorire una trasformazione del proprio quadro energetico, fornendo così un contributo attivo al quadro complessivo europeo (Degli Espinosa, 2006).

In Italia le regolamentazioni sui sistemi energetici negli ultimi anni si sono evoluti in una duplice direzione: da una parte, attraverso l’assegnazione di un ruolo di maggiore importanza degli enti regionali; dall’altra, mediante l’attuazione di politiche di prevenzione.

Il crescente interesse per la questione energetica è anche testimoniato dalla sottoscrizione, avvenuta il 5 giugno 2001 da parte di tutti i Presidenti delle Regioni, del protocollo di Torino, con il quale si riconosce alle Regioni una competenza normativa concorrente con quella dello Stato nell’intero campo dell’energia. Il documento modifica il ruolo dei diversi attori istituzionali nel settore elettrico, ampliando le competenze regionali con la previsione che la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale dell’energia diventino materia di legislazione concorrente.

50. La definizione è mutuata da Paolo degli Espinosa, “Doppia sfida per l’Italia: clima e petrolio. Il progetto 2012-2020. Edizioni Ambiente 2006, Milano”

fig. 6: Dipendenza energetica dell’Italia rispetto ad alcuni Paesi e alla media Ue.

Fonte: (Elaborazione su dati EUROSTAT)

Lo stato è sottratto dal potere di regolamentazione in materia energetica, fatti salvi i principi fondamentali. Spettano inoltre allo Stato la tutela della concorrenza e dell’ambiente, la determinazione dei livelli essenziali dei servizi di pubblica utilità e la gestione dei rapporti con l’Ue. Recentemente, poi, sono messe in atto politiche preventive tese ad affrontare la crisi ambientale. Le normative presentate nelle leggi finanziarie del 2007 e del 2008 operano in questa direzione. Attraverso le misure di incentivazione del fotovoltaico, di promozione dell’efficienza energetica negli edifici, della cogenerazione e dell’utilizzo dei biocombustibili nei trasporti, esse tendono, infatti, a favorire il raggiungimento degli obiettivi presi a Kyoto.

Tuttavia, per quanto riguarda la creazione di nuove forme di “governo dell’ambiente”, il percorso effettuato fino a questo momento risulta ancora insufficiente rispetto a quanto postulato dalla teoria della Modernizzazione Ecologica. Sebbene il superamento delle norme ambientali di “comando e controllo” a vantaggio di politiche precauzionali (le strategie di incentivazione di cui sopra ne rappresentano l’esempio nell’attuale settore energetico italiano), l’inserimento di nuovi enti all’interno delle politiche ambientali (come il nuovo ruolo assunto dagli enti regionali, in seguito alla normativa), l’affermarsi di un’internazionalizzazione della governance ambientale che trasforma il ruolo dell’organo statale (si veda la stipulazione del

Protocollo di Kyoto) verifichino gli assunti elaborati dal paradigma sociologico, molti rimangono i limiti rintracciabili nel caso di studio. Infatti, la sottovalutazione degli impegni sottoscritti a Kyoto, la reiterazione dei sistemi insostenibili di produzione energetica del passato basati soprattutto sull’olio combustibile, la forte dipendenza dalle importazioni estere, il marginale sviluppo delle fonti rinnovabili, l’inattuabilità di politiche per il risparmio o l’efficienza energetica (testimoniate dal crescente consumo di energia anche a fronte di n ristagno economico) sono tutti elementi che mostrano i ritardi esistenti nel settore energetico italiano.

4.4.3 La liberalizzazione energetica in Italia e “la nascita di nuovi strumenti per le

Nel documento Anno Accademico 2008/2009 (pagine 170-174)