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Le principali opere

Nel documento Anno Accademico 2008/2009 (pagine 60-63)

CAPITOLO 2. LA TEORIA DELLA MODERNIZZAZIONE ECOLOGICA

2.1 GLI ANTENATI DELLA MODERNIZZAZIONE ECOLOGICA: HUBER E JÄNICKE

2.1.1 Le principali opere

Secondo Joseph Huber, iniziative e strategie di riforma ambientale nate negli anni Ottanta non sono favorite solamente da una supposta modernizzazione della politica statale (Huber, 1982, 1985). Le questioni ambientali trascendono la sfera di influenza dello stato tradizionale, inteso come organo basato sulla gestione centralizzata del potere politico. In questo periodo, infatti, si assiste allo sviluppo di una serie di comportamenti sociali prima sconosciuti, i quali indicano l’elevato grado di interesse riservato all’ecologia da diversi gruppi sociali. Associazioni di cittadini si trovano, per la prima volta, a negoziare con le imprese l’istituzione di programmi ambientali; unioni di consumatori danno vita ad azioni sociali, quali boicottaggi di prodotti, per esprimere un dissenso e tentare di correggere attività considerate dannose per l’ambiente o contrarie ai principi morali; infine, alcune aziende scelgono di rivolgersi solamente a fornitori il cui operato si inserisce nella logica di rispetto per l’ambiente.

Secondo Huber, questo tipo di comportamenti influisce direttamente sul sistema industriale della produzione e del consumo delle merci, trasformandolo in modo significativo e facendo approdare le società industrializzate a una nuova fase della modernità, quella della Modernizzazione Ecologica, nella quale vengono affrontate problematicamente vecchie e nuove sfide di carattere ambientale. Per l’autore, è in atto un processo nel quale le società moderne stanno ponendo rimedio alla crisi ambientale senza stravolgere completamente i meccanismi del sistema capitalistico su cui esse si reggono, ma modificandone alcuni aspetti attraverso la creazione di cicli sostenibili di produzione e consumo delle merci industriali

(Spaargaren, 2000, 48). In altre parole, Huber – e, successivamente, la teoria della Modernizzazione Ecologica in generale – ritiene che la crisi ecologica provocata dall’industrializzazione è risolta con l’ingresso in una nuova fase di industrializzazione, in cui avviene un adattamento del sistema industriale di mercato alle domande poste dall’ecologia. La nascita di questa nuova era viene favorita dalle azioni di un nuovo gruppo di imprenditori, i quali, attraverso lo sviluppo e l’utilizzo di tecnologie innovative, diventano promotori del processo di innovazione industriale.

Un secondo elemento su cui Huber punta l’attenzione è quello relativo agli sviluppi del settore tecnologico. Egli, infatti, considera la tecnologia come una delle condizioni irrinunciabili per la creazione della nuova età moderna (1985). Il monitoraggio dei flussi ambientali, sia a livello globale, sia a livello locale, fornisce, infatti, una serie di indicatori utili a definire quale tipo di processi di riforma ambientale debbano essere attivati e quali evitati. Lo sviluppo di tecniche di controllo permette di reperire indicazioni specifiche su perdite e fuoriuscite di sostanze inquinanti durante le operazioni legate all’industrializzazione. Rendendo possibile la computazione dei flussi ambientali, il sistema di monitoraggio modifica anche la percezione dell’elemento ambientale da parte di cittadini e imprese, i quali ora pensano le sostanze

“intangibili” – quali emissioni di gas o i flussi di energia – alla stregua di merci industriali. È pertanto grazie a questo strumento che avviene l’inserimento sistematico di interessi di natura ambientale (gli elementi della razionalità ecologica) all’interno dei processi di strategia politica e industriale. Supportata dalle tecniche di controllo dei flussi ambientali, le quali assegnano un valore numerico a ciascuna sostanza presente in acqua e in atmosfera, l’ecologia si afferma con maggiore autorevolezza nel dibattito politico e va ad affiancarsi alle razionalità politica ed economica, con le quali, nella fase precedente, si relazionava in condizione di subalternità. La riflessione di Huber, che individua nello sviluppo degli strumenti di controllo ambientale le premesse per la nascita di una nuova era della modernità, seppure in parte venata da una certa logica deterministica, sortisce l’effetto di evidenziare l’importanza delle innovazioni scientifiche e tecnologiche (gli strumenti di monitoring rappresentano, a tutti gli effetti, uno dei frutti degli sviluppi della tecnica) nell’avviamento dei processi di riforma ambientale. Tecnologia e scienza, erroneamente considerate da una parte della sociologia la causa dei problemi ambientali (in quanto conseguenza della formazione del sistema capitalistico), sono valutate come una delle principali istituzioni su cui si fonda il rinnovamento ambientale delle società contemporanee.

Alla luce di quanto detto, possiamo notare che, come altri autori del tempo3, Huber pone enfasi sulle modalità con cui i problemi ambientali si collegano sui processi di produzione e di consumo e, di conseguenza, sul tipo di tecnologia utilizzata all’interno di tali processi. A differenza dei teorici neomarxisti o postmodernisti, l’elaborazione teorica di Huber non sfocia in una critica culturale della modernità o in un’elaborazione di paradigmi post-industriali o postmodernisti, ma opera un ripensamento delle istituzioni esistenti – economia e tecnologia in primis – che saranno i principali cardini attorno a cui sarà resa possibile la realizzazione di un di ciclo produzione e consumo più moderno e sostenibile. (Spaargaren, 2000b, 50)

Jänicke, il secondo degli anticipatori della teoria, interpreta la crisi ambientale come la conseguenza dell’incapacità dello stato moderno di gestire in maniera adeguata l’elemento naturale. Nella società contemporanea, dice l’autore, sempre più spesso ci troviamo a contatto con problemi ambientali, a cui i governi non sono in grado di fornire soluzioni adeguate.

Conseguenza di questo tipo di inadempienza dell’organo statale è la sempre minore fiducia che la maggioranza dei cittadini ripone in esso (Jänicke, 1986). Tuttavia, secondo Jänicke, questa crescente sfiducia nelle istituzioni potrà condurre a un cambiamento radicale delle politiche statali. Per aumentare il grado della propria legittimità nei confronti della cittadinanza, infatti, le istituzioni governative saranno costrette a modificare il proprio modo di agire, dedicandosi in modo opportuno alle questioni ambientali precedentemente trascurate. In questo modo, il rapporto tra società e ambiente cesserà di essere motivo di discredito verso il potere statale e diventerà un momento di aggregazione fra stato e società.

Jänicke elabora una teoria politica che si propone di condurre paesi industrializzati verso il raggiungimento della nuova età della modernizzazione ecologica. La sua opera si traduce in una sorta di manifesto politico, rivolto principalmente ad abbattere i pilastri portanti delle politiche ambientali del decennio precedente: le tecnologie ambientali di prima generazione e le strategie di “comando e controllo”4. In primo luogo, l’autore teorizza un cambiamento della logica di gestione ambientale di “fine ciclo”, a vantaggio di politiche ambientali di prevenzione, tese a impedire la formazione di eventi dannosi per l’ambiente (Jänicke, 1986). Successivamente, auspica la trasformazione del sistema normativo gerarchico e universalistico (le strategie di

“comando e controllo”) in un nuovo impianto regolativo ad organizzazione orizzontale,

3 Cfr. § 1.2.5.

4 La teoria della Modernizzazione Ecologica nasce sia come teoria sociologica sia come programma politico.

costituito da processi di decision-making consensuale e dialogata e dal significativo aumento del numero di attori coinvolti (Mol et al., 2000, Gunningham e Sinclair, 2002). All’interno di questo quadro, i processi di Modernizzazione Ecologica sono messi in relazione ai processi di una modernizzazione politica, un complesso di strategie caratterizzato dallo sviluppo di nuove organizzazioni normative, le quali non necessariamente coinvolgono lo stato-nazione come attore leader, ma che si basano sulla partecipazione di diversi attori interessati all’argomento.

Tuttavia, per Jänicke, la modernizzazione delle politiche ambientali – che porterà alla nascita di forme di governance ambientale5 – non causerà la perdita di autorità all’organo statale, il quale, in alcuni casi, potrà mantenere un ruolo di primazia rispetto agli altri attori.

Nel documento Anno Accademico 2008/2009 (pagine 60-63)