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La nascita della sociologia dell’ambiente: lo Zeitgeist

Nel documento Anno Accademico 2008/2009 (pagine 38-41)

1.2 DALL’ECOLOGIA UMANA AL NUOVO PARADIGMA ECOLOGICO

1.2.4 La nascita della sociologia dell’ambiente: lo Zeitgeist

relazione tra ambiente e società. Secondo White jr. (1967), il maggiore esponente di questa corrente, la tradizione religiosa giudaico-cristiana avrebbe responsabilità oggettive circa la nascita della crisi ecologica contemporanea. Lynn White jr. mostra come la religione cristiana, postulando la separazione tra la sfera umana e la sfera naturale, abbia contribuito alla formazione della scienza moderna e della tecnologia, le quali, a loro volta, avrebbero dato il via alla ricerca dei mezzi per l’affermarsi del controllo dell’uomo sulla natura.

Infine, come anticipato all’inizio di questo paragrafo, un ulteriore studio del POET Model, è quello compiuto dalla coppia di sociologi Dunlap e Catton, i quali, partendo dal modello di Duncan, arriveranno a costruire il Nuovo Paradigma Ecologico.

L’analisi di Dunlap e Catton, che, come vedremo, risulterà essere la più feconda fra le tante proposte, sviluppando i principali punti di forza del modello POET, arriva a stabilire con chiarezza i principali obiettivi scientifici fondamentali per la nuova disciplina:

- esaminare come le variazioni che si registrano sulle macro variabili sociali possano agire sull’ambiente biofisico;

- indagare come l’ambiente biofisico possa a sua volta determinare dei mutamenti sulle macro variabili sociali.

ambientale e a problemi sociali. Alla diffusione di questo sentimento concorre la pubblicazione di volumi molto diffusi, quali i contributi scientifici di R. Carson13, di G. Hardin14 e il rapporto del Club di Roma15. In questa fase, il tema della crisi ambientali è sempre più presente nella coscienza individuale e collettiva, a causa dei processi attivati dai cicli di produzione e consumo di merci delle società capitalistiche, i quali provocano un consumo intensivo di risorse naturali. Negli USA trovano terreno fertile movimenti e organizzazioni ambientaliste, che si affermano con una forza sconosciuta anche all’Europa del tempo. A questo periodo, infatti, risalgono l’atto di fondazione di Greenpeace e la nascita della”confederazione” internazionale Friends of the Earth (1971).

Ad un livello ideologico, i nuovi movimenti ambientalisti si fondano tre diverse correnti di pensiero, ciascuna delle quali inserisce i problemi ecologici del tempo all’interno di uno specifico inquadramento teorico, a partire dal quale i diversi studiosi teorizzano plausibili soluzioni alla crisi ecologica (Beato, 2005). La prima corrente è quella di matrice neomarxista, la quale interpreta le tematiche ambientali come un problema strettamente connesso alle relazione dei processi di produzione. Da essa derivano le teorie neomarxiste di sociologia ambientale, che vedono nella socializzazione dei processi di produzione lo strumento adatto per superare le differenze e le disuguaglianze esistenti nel rapporto tra la sfera sociale e quella ambientale. La seconda corrente di pensiero del movimento ambientalista è quella sostenuta dai teorici della società (post-) industriale, i quali fanno coincidere le cause del decadimento dell’ambiente con le dinamiche stesse dello sviluppo industriale. Questi studiosi auspicano lo sviluppo di un nuovo tipo di industrializzazione, che tenga conto delle problematiche collegate all’ecologia e alla proliferazione delle merci. Il terzo pilastro ideologico, quello maggiormente influente, è costituito dai fautori della “contro-produttività”. Anche in seguito a fortunate pubblicazioni, quali I limiti dello sviluppo16 e Piccolo è bello17, nasce questa scuola di pensiero fortemente critica nei confronti dei sistemi economico-sociali che regolano il capitalismo. Essi,

13. Rachel Carson, Silent Spring, 1962. All’uscita del libro seguì un lungo strascico di polemiche e contestazioni, che contriburono in modo significativo a dare vita al movimento di protesta contro l’uso dei pesticidi clorurati persistenti e da qui, di fatto, alla contestazione ecologica in senso moderno.

14. L’articolo di Garret Hardin, Tragedy of commons, è apparso sulla rivista Science nel 1968.

15. Donella H. Meadows, Dennis L. Meadows, Jorgen Randers, William W. Behrens III. The Limits to Growth.

New York, Universe Books, 1972. Traduzione italiana: I limiti dello sviluppo, Milano, Mondadori, 1972 16. Meadows et al., 1972.

17. Schumacher, 1973

infatti, anziché contribuire al benessere della società, hanno un impatto sull’ambiente talmente negativo da peggiorare in modo significativo la generale qualità della vita. Teorici quali Schumacher (1973), Commoner (1976) e, successivamente, Ullrich (1984) e Achterhuis (1988) sostengono che le cause del decadimento ambientale vadano ricercate nelle forze e nelle relazioni di produzione. Capitalismo e industrializzazione si attrezzarono per garantire uno sviluppo su larga scala, attraverso l’impianto e l’utilizzo di tecnologie che non tengono conto delle necessità e dei valori delle comunità locali e trascurano totalmente la salute dell’ambiente bio-fisico. Per contrastare questo processo che conduce al degrado ecologico e al fallimento del sistema capitalistico, i teorici della “contro-produttività” auspicano un cambiamento radicale nell’organizzazione della società moderna, la quale, attraverso un dispiegamento di nuove tecnologie su piccola scala, si costituirà organizzazioni di produzione industriale decentralizzate.

Anche le istituzioni pubbliche dei vari paesi incominciano ad intervenire in modo sostanziale in difesa dell’elemento ambientale. Nel 1969, negli Stati Uniti, quasi in risposta alle pressioni del movimento ambientalista, viene stipulata la National Environmental Policy Act (NEPA), una celebre carta per la tutela ambientale, tra le cui norme proposte ricordiamo quella che prescrive alle agenzie federali di elaborare l’Environmental Impact Statement (EIS), lo strumento di audit che introduce la valutazione di impatto ambientale (VIA). Sono da segnalare, inoltre, le misure assunte sempre dal governo degli Stati Uniti per la regolamentazione dell’inquinamento. Nel 1970, infatti, viene istituita la Environmental Protection Agency (EPA) per coordinare la grande quantità di agenzie responsabili della regolazione pubblica dell’inquinamento. Due anni dopo, nel 1972, si assiste alla nascita del Federal Water Pollution Control Act, mentre, nel 1977, è la volta della Clean Air Act, legislazione per il controllo dell’emissioni inquinanti in atmosfera. Inoltre, va sottolineato il fatto che quest’epoca dà i natali anche al primo partito verde della storia mondiale (Australia, 1972) ai primi ministeri per l’ambiente18.

Infine, alcune ricerche mostrano che in quegli anni si riscontra un’attenzione sempre crescente da parte della stampa nazionale nei confronti del problema ambientale. Ciò è testimoniato dalle ricerche condotte sui tre giornali di maggior tiratura New York Times, Wall

18. Il Ministero Olandese dell’Ambiente si costituisce nel 1971, quello britannico nasce nel 1973; molto più tarda la fondazione Ministero dell’Ambiente italiano che viene istituito il 1° Agosto 1986.

Street Journal, Detroit News da Moloney e Stovonsky (1971), oltre che dalla diffusione della stampa specializzata, che arriva a pubblicare una quantità di copie mai raggiunta prima19.

Nello sviluppare la loro analisi, quindi, Catton e Dunlap sono facilitati da numerosi elementi di novità che entrano a far parte della cultura americana del tempo. I mutamenti avvenuti negli anni Sessanta si pongono così indirettamente alla base della genesi del nuovo orientamento sociologico elaborato da Dunlap e Catton, il quale costruisce le proprie linee teoriche sulla base anche del contenuto dell’acceso dibattito sulle tematiche ambientali in cui si affrontano opinione pubblica, Stato, movimenti sociali e ambientali.

Nel documento Anno Accademico 2008/2009 (pagine 38-41)