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UNCED, UNFCCC, il Protocollo di Kyoto e la teoria della Modernizzazione Ecologica

Nel documento Anno Accademico 2008/2009 (pagine 137-140)

CAPITOLO 4. I PRINCIPALI RISULTATI DELL’ANALISI DOCUMENTALE

4.2 IL QUADRO ISTITUZIONALE-NORMATIVO MONDIALE DI RIFERIMENTO

4.2.5 UNCED, UNFCCC, il Protocollo di Kyoto e la teoria della Modernizzazione Ecologica

I contenuti del dibattito sull’energia sviluppatisi a partire dal Rapporto Brundtland e dall’istituzione dell’UNCED di Rio de Janeiro fino alla stipulazione del Protocollo di Kyoto convalidano, in larga misura, quanto espresso dai teorici della teoria della Modernizzazione Ecologica. In particolare, gli assunti, tracciati da Mol e Spaargaren, relativi al raggiungimento di una governance ambientale globalizzata presentano molti punti di contatto con i programmi elaborati dalle Nazioni Unite intorno all’attuazione dello sviluppo sostenibile.

L’assunto fondamentale su cui si basa il paradigma della Modernizzazione Ecologica, ovvero la crescente indipendenza della sfera ecologica rispetto alle altre razionalità presenti nei processi industriali delle società moderne (Mol, 1995, Spaargaren, 1997), è alla base del concetto stesso di “sostenibilità”, per il quale, nella creazione di politiche internazionali e

nazionali, le dimensioni ecologiche assumono lo stesso grado di importanza rispetto a quelle economiche, commerciali, energetiche, agricole (WCED, 1987, p. 10).

L’originalità del modello nato con il Rapporto Brundtland e la Conferenza di Rio, infatti, consiste nell’aver posto sullo stesso piano di rilevanza i tre elementi dell’integrità ambientale, dell’efficienza economica e dell’equità sociale, i quali costituiscono i vertici del cosiddetto

“triangolo della sostenibilità”18. La dimensione economica (che riguarda efficienza produttiva e allocativa delle risorse e, più in generale, la questione della crescita economica) e quella sociale (che rinvia all’equità distributiva delle risorse, prodotti, oneri ambientali ecc. tra i diversi soggetti e sistemi sociali) vengono considerate al pari della dimensione ecologica (Davico, 2004, p. 20). Pertanto, almeno a livello della programmazione di strategie ambientali internazionali (Dichiarazione di Rio e Agenda 21, infatti, non hanno carattere giuridico19), appare trovare conferma il modello proposto dalla Modernizzazione Ecologica, secondo cui, nell’organizzazione dei processi della produzione e del consumo delle economie nazionali, gli interessi ambientali non sono più solamente subordinati alle tematiche economiche e sociali.

Più in particolare, possiamo notare che, in linea con quanto detto nei paragrafi precedenti, le istanze elaborate dai teorici della sostenibilità si fondano sulle quattro dimensioni della razionalità ecologica, ovvero “il nuovo utilizzo di scienza e tecnologia per la sostenibilità”; “la modernizzazione degli strumenti per le politiche ambientali”; “la creazione di nuove forme di

“governo dell’ambiente” e “il cambiamento delle logiche di comunicazione ambientale”20. Infatti, l’utilizzo di nuove tecnologie per l’ambiente nell’attivazione di processi di sviluppo sostenibile assume parte integrante nelle policy di UNCED e UNFCCC. Le Conferenze su ambiente e sviluppo e quelle sul clima auspicano la nascita di nuove tecniche energetiche finalizzate alla sostituzione delle vecchie tecnologie inquinanti e alimentate attraverso il consumo di combustibili fossili. In un prossimo futuro, l’importanza di petrolio e carbone sarà ridimensionata grazie al crescente utilizzo di tecnologie per la produzione di energia rinnovabili, quelle per l’efficienza energetica, il risparmio e il riciclaggio di materia e energia.

18. A questo proposito si veda Giaoutzi, Nijkamp, 1993; Camagni, 1996.

19. Cfr. § 4.2.2.

20. Cfr. § 3.4.1.

Insieme con la sempre maggiore attenzione rivolta dai governi alle innovazioni tecnologiche in favore della tutela ambientale, avviene la modernizzazione degli strumenti per il governo dell’ambiente, che comporta il ripensamento delle politiche ambientali in ottica

“preventiva”, anziché “reattiva”. In generale, la trasformazione delle strategie di governo dell’ambiente è immediatamente desumibile dalla definizione di sviluppo sostenibile, il quale viene descritto come un modello di sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di sviluppare i propri (WCED, 1987, p.

10). La volontà di tramandare un ambiente vivibile alle generazioni future sottende la nascita di una nuova filosofia ambientale sviluppata intorno ai concetti di programmazione e prevenzione, che segna la distanza con le politiche attuate negli anni Settanta, basate sulle logiche di “comando e controllo”.

A un livello micro, rintracciamo la seconda dimensione della razionalità ecologica all’interno di alcuni passaggi particolari del dibattito. In primo luogo, al concetto di precauzione è ispirato il “principio numero 7” del programma di intervento della COP, secondo il quale la politica delle Nazioni Unite deve svilupparsi in modo tale da prevenire rischi e danni ambientali (cfr. § 4.2.4). Anche le politiche elaborate nel Protocollo di Kyoto si ispirano a una logica di prevenzione: la decisione degli stati firmatari di fissare un tetto massimo di emissioni di gas climalteranti in atmosfera, infatti, impone loro di implementare strategie intonate alla filosofia della sostenibilità.

Terzo elemento costitutivo del concetto di “razionalità ecologica” consiste nella creazione di nuove forme di controllo dell’ambiente, che sviluppano nuove reti di governance internazionale a cui partecipano attori statali e non statali. Vanno intesi in questa direzione sia l’allargamento del diritto alla partecipazione pubblica in decisioni ambientali a un numero maggiore di gruppi sociali, come proposto negli articoli della Dichiarazione di Rio e dell’Agenda 21, sia “il principio della responsabilità comune ma differenziata”, per il quale i paesi devono sobbarcarsi diversi oneri a seconda delle condizioni di sviluppo, della capacità di perturbare il clima e di intervento, per la realizzazione di un progetto condiviso (cfr. § 4.2.4).

Anche l’attuazione del Protocollo di Kyoto e il conseguente sviluppo degli accordi economici (Emission Trading; Joint Implemation e Clean Development Mechanism), di cui parleremo nel seguente paragrafo, confermano, in buona sostanza, quanto postulato dalla teoria della Modernizzazione Ecologica, dimostrando che nell’era della tarda modernità la

governance dell’ambiente non dipende solamente dall’autorità e dal potere degli attori pubblici, ma si realizza sempre di più attraverso il coinvolgimento degli attori presenti sul mercato e i meccanismi del mercato stesso.

Infine, anche il cambiamento delle logiche di comunicazione ambientale avviene seguendo le linee teorizzate dagli autori della Modernizzazione Ecologica. A differenza dei movimenti facenti capo alla teoria della Decrescita, i quali ritengono impossibile pensare uno sviluppo economico basato sui continui incrementi di produzione di merci che sia anche in sintonia con la preservazione dell’ambiente, l’ideologia alla base sia dello sviluppo sostenibile, sia della teoria della Modernizzazione Ecologica si fonda sull’assunto secondo cui governi e aziende possono raggiungere il duplice obiettivo di migliorare le performances ambientali e, nel contempo, di accrescere produttività e capitale (Huber, 1998).

Nel documento Anno Accademico 2008/2009 (pagine 137-140)