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25 settembre.

Ci sem b ra che, da oggi, l’azione della Serbia e n tri n a ­ tu ralm en te nel qu ad ro della g u e rra delle n a zio n i; e debba perciò essere considerata. Le cagioni che in questi giorni h anno tan to accresciuta l’im p o rtan za della S erb ia sono due: u n a intrinseca, la v itto ria sugli austriaci, seguita, p e r la p rim a volta, d a u n a avanzata generale, che p o rta quasi tutto l’esercito sul te rrito rio nem ico (p rim a d ’oggi i serb i n o n avevano fatto che u n ’in certa e p arziale in ­ vasione n ella S irm ia) ; l’a ltra estrinseca, l’indebolim ento dell’esercito p rin cip ale austriaco in seguito alla sconfitta della Galizia, che, p e r riflesso, h a reso più pericoloso di quanto p rim a n o n fosse l’esercito serb o : il quale d a oggi può veram ente com inciare a p esare n ella b ilan cia internazionale.

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Certo, gran p a rte del peso della sua azione dip en d erà dal m odo con cui s a rà im piegato. L ’esercito serbo vitto-

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rioso conseguirà risu lta ti assai diversi, secondo che con­ tin u erà a co m b attere indipendentem ente dagli altri, come h a fatto fin o ra, o si collegllerà con gli alleati, p er con­ c o rre re d irettam en te allo scopo comune.

F in o r a , avendo lottato solam ente a difesa del p ro ­ p rio paese, è stato com pletam ente libero di agire come, dove e quan d o meglio h a creduto: le sue operazioni, dipendendo specialm ente da quelle dell’avversario, sono state lim itate e legate a quanto questi faceva. Oggi, a r­ b itro di rovesciarsi sul suolo nemico nella direzione che p iù gli conviene, deve p ren d ere un a d ecisio n i che p ro d u rrà effetti, i quali non potranno essere jage- volm ente m u ta ti in seguito. Nelle guerre m oderne, è utile rip e te rlo , il concetto iniziale, fim p u lso prim o reggono p e r g ran tem po, quasi irrep arab ilm en te, il corso degli avvenim enti.

L a difficoltà di coordinare le azioni di eserciti diffe­ re n ti al conseguim ento di un unico scopo in g u erra è g ran ­ dissim a: tanto più quando gli eserciti appartengono a n a­ zioni diverse, che, p u r avendo un interesse generale co­ m une, ne h anno tan ti p artico lari, da far scom parire tal­ volta nel tum ulto delle passioni del m om ento quel prim o com une. L a difficoltà di coordinam ento è tu tta in favore della nazione com patta, salda, obbediente ad u na sola volontà, che sta a fronteggiare quei m olti nem ici: e ap­ punto p e r l’azione dom inatrice di un solo pensiero e di u n a sola volontà su m olti p en sieri e su differenti vo­ lontà, la sto ria offre lo spettacolo m eraviglioso di Fe­ derico il G rande e di N apoleone, che resistono vittorio­ sam ente a coalizioni europee.

Se in questa g u e rra tu tti gli eserciti alleati hanno indubbiam ente com piuto il loro dovere, non si può ne­ gare che, specialm ente nei p rim i giorni, i loro sforzi non siano stati disordinati, quasi im provvisati, ed abbiano quindi raggiunto uno scarso risultato con grandissim o dispendio di vite e d i fatiche. P e r circa venti giorni la F ra n c ia ha dovuto quasi d a sola so p p o rtare l’impeto germ anico ; perchè la Potenza che sola dopo di essa sia veram ente scesa in cam po fino ad oggi, la Russia, non

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era an co ra p ro n ta. Il Belgio è en trato in lo tta senza nessun rim p ian to , ed h a opposto u n a tenace resistenza alFinvasione tedesca: m a certam ente ;anch’esso non era p re p a rato alla guerra, e la sua azione è stata esercitata senza nessuna in tesa con gli alleati franco-inglesi. D ire­ mo anzi di p iù : le sue operazioni n o n si sono nem m e­ no coordinate con quelle delle fortezze belghe. Fino al­ la b attag lia di San Q uintino, p e r confessione degli stessi com andanti, la co rrisp o n d en za d i pensiero, l'unione d i intendim enti dei due eserciti francese ed inglese n o n sono stati rag g iu n ti: gli inglesi si sono b a ttu ti lontano dai francesi, e soltanto verso la fine del m ese di agosto è av­ venuta l’intim a fusione dei due contingenti. Si può certo dire, a scusa degli alleati, che questa im m ane g u e rra li h a so rp re si m en tre no n eran o p re p a ra ti ad u n a cooperazione stre tta e im p etu o sa: m a noi vogliam o qui appunto n o tare u n ’a ltra delle difficoltà di coordinazione, quella delle in ­ tese preventive. Infine la Russia, dopo avere p er venti giorni, dal 20 di agosto al 10 di settem bre circa, spie­ gato u n ’attività so rp ren d en te, m oltiplicando gli attacchi fo rtu n ati e sfo rtu n ati n ella P ru ssia orientale, e battendo, decisam ente gli au striaci in Galizia, si è come acquie­ ta ta in u n a specie di g u erra d ’assedio contro questi ul­ tim i, che h an n o potuto so stare e rio rg an izzarsi dietro u n fium e e u n a fortezza: sicché la F ra n c ia è to rn a ta , in questi giorni, a tro v arsi sola di fro n te all’attacco tede­ sco, che si è andato di nuovo intensificando contro di essa. Sono state, sotto l’aspetto dello sforzo unico, in con­ dizioni indubbiam ente più favorevoli la G erm ania e l’Au­ stria, tan to vicine e intim am ente connesse d a confondersi ; le quali h an n o potuto m anifestare, p e r qualche settim ana, tu tta e contem poraneam ente la p ro p ria azione contro il nem ico che hanno creduto più tem ibile, tra scu ran d o p e r un m om ento gli altri. E certam ente se la fo rtu n a della battaglia fosse stata nel p rim o m ese di g u e rra p e r le due Potenze alleate, si sareb b ero an cora u n a volta vedute forze m inori ten er testa p e r m olto tem po (non diciam o sino alla fine) con buon risu ltato a forze superiori. L ’A ustria fu sconfitta in Galizia, e la sconfitta determ inò la m om enta-

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n ea sco m p arsa dell’esercito che doveva ferm are l’invasio­ ne ru ssa d ell’est. Ma an cora in queste disastrose contin­ genze l’u n ità di intenti e di decisioni esercitò la sua be­ nefica efficacia in favore della Germ ania. Si può con ragione d issen tire d all’invio di rilevanti forze tedesche nel teatro d ’operazioni orientale, e credere che esse sareb­ bero state m eglio im piegate a raggiungere quell’obiettiva che p a re v a relativam ente vicino, e che o ra sem bra nu o ­ vam ente perseguito, in condizioni certo m utate dalle anti­ che (non fosse altro, sono passati da allo ra venti giorni sen­ za utile risu ltato ). Ma è indiscutibile che il tra sp o rto di tan te tru p p e fatto energicam ente, rapidam ente, p er il vo­ lere di uno so lo ; l’impiego senza preoccupazioni di tutte le ferrovie, di tu tti i mezzi atti a spostare soldati; la pos­ sib ilità di avere a piacim ento, su un punto piuttosto che su ll’altro degli scacchieri di guerra, le forze necessarie, senza bisogno di perm essi o di consigli d ’altri com an­

dan ti, costituisce m ilitarm ente un vantaggio sull’avver­ sario . Con i mezzi m oderni, il Comando germ anico h a rip etu to n ella vastissim a E u ro p a ciò che Federico e N a­ poleone h an n o fatto n ella breve cerchia di una regione, o di uno Stato.

In queste condizioni, co n tare un esercito di più, che d irettam en te contribuisca alla lotta, può avere grande va­ lore p e r i m olti alleati che m iran o a schiacciare l’unico avversario.

L a S erb ia può svolgere la p ro p ria azione, nel com­ plesso delle azioni degli alleati, in due direzioni: a nord, o meglio a nord-est, traboccando cioè in U ngheria, e ad ovest, ossia invadendo la B osnia: e subito si capisce che nel prim o caso concorre direttam ente alla guerra, e nel secondo vi concorre solo p er riflesso.

L a direzione del no rd , o del nord-est, è la più conve­ niente p e r l’im m ediata cooperazione alla lotta europea. L ’esercito che, valicato il D anubio, m arcia risolutam ente attrav erso l’U ngheria, può m inacciare più di qualunque

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altro, fino ad oggi, tre obiettivi im p o rtan tissim i p e r gli au striaci: V ienna, B udapest e l’esercito austriaco della Galizia. Di questi tre obiettivi quello senza confronto più im p o rtan te è l’ultim o. Le forze che tr a la V istola e il San stanno an co ra fronteggiando i russi, perchè questi, giunti ai Carpazi, non hanno trovato (e non potevano tro v are) o p p o rtu n o discendere nelle p ian u re ungheresi, difficilmen­ te p o tran n o sostenersi, quando la cavalleria serb a sarà arriv a ta sulle retrovie. Il solo passaggio del D anubio d a p a rte di forze serbe num erose deve ric h ia m a re a difesa della p a tria fortissim i nuclei delle tru p p e com battenti in Galizia, e p reo ccu p are il C om ando suprem o. N essun m igliore aiuto diretto possono avere i ru ssi, di questo aiuto indiretto, che può essere dato subito. N ella m a r­ cia in avanti p e r cadere sulle com unicazioni dell’eser­ cito austriaco, i serbi, con la sinistra, possono giungere agevolm ente, senza to rcersi dal cam m ino, a B udapest: e il conseguire, senza p a rtic o la ri sforzi, un obiettivo come quello di u n a capitale nem ica n o n è di poca im p o rtan ­ za. Infine, essi si appoggiano ad u n paese che, se a n r cora no n è en trato in g u e rra a p e rta con l’A ustria, vi può d a un m om ento all’altro e n tra re : vogliamo d ire la B om ania. L ’avanzata serb a rad en te la T ran silv an ia può suscitare all’A ustria un nuovo avversario, il quale sto rn i subito il pericolo, a cui è esposto l’esercito serbo nel- l'avanzare, di p re stare il fianco sinistro all’offesa au striaca che provenga d alla Croazia. L ’esercito rom eno può ser­ vire di legam e fra quello russo e quello serbo, anche se no n agisca del tutto sotto la direzione su p rem a ru ssa, m a m iri ad un suo scopo p artico lare, occupando, p e r esem­ pio, la T ransilvania.

Sem bra perciò che, p e r raggiungere presto la v itto ria definitiva con l’unione degli sforzi di tu tte le Potenze alleate, l’azione della S erbia debba esplicarsi con l’inva­ sione dell’U ngheria. Ma m olti svantaggi si oppongono a questo m odo di o p erare, che debbono essere ric o rd a ti p e r giudicare la decisione che la S erbia p a re ab b ia p re ­ sa, en tran d o invece con la m aggior p a rte delle- tru p p e in B osnia e m arcian d o su Serajevo. P rim a di tutto, la

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grave m inaccia che si m anifesta, come abbiam o detto, sul fianco sin istro dei serbi, non appena questi com in­ ciano a p u n ta re verso nord, diventa sem pre più grave, a m isu ra che essi si allontanano d alla patria. L ’esercito austriaco d ella Serbia, p er quanto sconfitto, non è in condizioni talm ente disperate da no n poter fare u n rito rn o offensivo, col quale, battendo gli eventuali distaccam enti lasciati a protezione della m arcia in avanti, giunga fino al corpo principale. In secondo luogo, ad ostacolo im m e­ diato delle com unicazioni con la p atria, corre, lungo il con­ fine, il D an u b io : ed i serbi non hanno m olti mezzi p er poterlo agevolm ente p assare in ogni punto, secondo i bi­ sogni. F in alm en te l’esercito serbo è certam ente ben co­ stituito e ben equipaggiato p er la g u erra di m ontagna, n ella quale h a dato buonissim e prove. Certam ente, sa­ preb b e b a tte rsi bene anche in p ia n u ra : m a l’abitudine dei capi e dei soldati, il modo di condurre e di esercitare la g u e rra sono foggiati più p ro p riam en te p er le azioni fr a i m onti, ed in queste producono i m igliori risultati. Si com prende come il Com ando possa cercare di p o rtare il com battim ento sul te rre n o che crede più favorevole. In p ia n u ra la cavalleria e l’artiglieria da cam pagna au­ striache, specialm ente, su pererebbero forse presto la ca­ valleria e l’artig lieria serbe, m eno num erose e m eno eser­ citate: e ognuno vede di quanto danno sarebbe l’inde­ bolim ento di queste arm i, che non si possono rifare r a ­

pidam ente. !

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L a direzione verso ovest im pressa alle tru p p e, e l’occu­ pazione della B osnia significano invece che, p er qualche tem po ancora, la Serbia no n fa rà sentire se non in d iret­ tam ente la p ro p ria azione nel complesso della guer­ ra. Questo non vuol dire che l’azione non sarà im p o r­ ta n te : vuol d ire che sarà esercitata indipendentem ente dagli alleati, i quali dovranno ten ern e conto soltanto per le forze che essa riu sc irà a fsottrarne agli eserciti principali nemici. U na volta im pegnato nelle m ontagne della Bosnia.

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l’ esercito serbo assai difficilmente e con m o lta fatica p o trà essere rivolto in a ltra direzione. È c aratte re d ella g u erra di m ontagna la lunghezza, la tenacia, la lentezza delle operazio n i: le poche strade, la difficoltà di fa r p e r­ venire i rifo rn im en ti nei luoghi di com battim ento, sopra tutto il terren o , che offre m odo di resistere p e r m olti giorni con scarse forze, ren d o n o m alagevole sciogliersi d alla stre tta avversaria.

Ma l’occupazione della B osnia può p o rta re ugualm ente gran d i conseguenze m ilitari, e, an co ra più, politiche. Con­ tin u an d o a p u n ta re verso ovest, cioè in direzione u lti­ m a dell’ A driatico, che da ta n ti an n i è il sogno d ella grande Serbia, l’esercito serbo può d are un p u n to d ’ap ­ poggio a quella sq u ad ra franco-inglese che fin o ra no n h a operato. In un avvenire sia p u re lontano, i sicuri p o rti au striaci della D alm azia, assaliti da te r r a dai s e r­ bi , possono fo rn ire un rifugio alle navi alleate ; le quali, con la valida cooperazione serba, p o tran n o allo ra ten tare anche u n attacco del p o rto m ilitare di Pota, che o ra sem b ra tro p p o azzardato. Questi eccellenti risu l­ tati, p e r cui v erreb b ero m esse in v alo re forze m a rin a re , che fin o ra non h an n o avuto agio di m anifestarsi, sareb ­ bero raggiunti elim inando tu tti gli inconvenienti di in ­ dole p u ram en te m ilitare, ai quali abbiam o accennato p a r­ lando dell’avanzata in U ngheria. E se la m inaccia su V ienna no n è im m ediata, la occupazione della B osnia è p u r sem pre u n a spina pungentissim a nel cuore della M onarchia degli A sburgo: chi sa che cosa p o trà accadere tra i fratelli soggetti all’A ustria, all’a p p a rire delle tru p ­ pe serbe? Con esse, p e r segno palese della nazione che si ridesta, m arciano già in tan to i m ontenegrini.

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Noi crediam o che il Com ando suprem o russo, che cer­ to avrà la direzione delle operazioni degli alleati nel teatro orientale e m eridionale della guerra, abbia giu­ dicato le p ro p rie forze sufficienti a b attere l’esercito p rin -

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cipale austriaco, e preferisca di ottenere dall’esercito serbo un risu ltato n o n m agnifico m a sicuro, piuttosto che espor­ lo ad un rovescio p er farlo concorrere a un grande scopo.

L ’ap p aren te lib ertà d’azione della Serbia deve essere conseguenza di ben ponderati accordi avvenuti fra gli stati m aggiori dei due eserciti: essa altrim enti, portasse anche ad ottim i risu ltati p articolari, ci p arreb b e m eno o p p o rtu n a, p e r lo scopo finale, della stretta cooperazione degli sforzi.

Capitolo X X I V .

(Pietrogrado, 30 ottobre.) Il Governo turco ha aperto le ostilità

contro Theodosia e il porto di Odessa. In conseguenza il Governo ha dato istruzioni perchè i Consoli russi lascino il territorio turco e rimettano la protezione dei nazionali russi ai rappresentanti dell’ Italia.

L’Ambasciatore di Russia ha avuto ordine di lasciare Costanti­ nopoli. L’Ambasciata d’Italia è stata pregata di comunicare alla Turchia che la Russia agirà riguardo ai sudditi turchi in Russia esattamente allo stesso modo della Turchia verso i sudditi russi.

{Costantinopoli, 29 ottobre.) Secondo notizie autentiche la flotta

russa ha attaccato stamane la flotta turca nel Mar Nero. Ne è se­ guito un combattimento. Un battello posamine russo ed un caccia­ torpediniere russo sono stati affondati. Una nave carboniera russa montata da 13 uflìciali e 87 uomini è stata catturata.

Sebastopoli è bombardata con successo.

“ Non era un mistero per nessuno che la Turchia veniva prendendo provvedimenti militari in grande stile. La preparazione venne facili­ tata dalla non volontaria partenza degli uflìciali della marina inglese, la cui opera di riforma consisteva nell’indebolire la Turchia. Vi erano a Costantinopoli circoli che pensavano che gli armamenti dovessero impiegarsi contro la Grecia. Ma era un modo indiretto di tirarsi addosso la Triplice Intesa; e da quando la flotta russa del Mar Nero si era posta in movimento, tanto valeva affrontare direttamente i veri nemici. Il primo colpo tocca alla Russia, che fin dallo scorso anno aveva allungato la mano sull’Armenia, chie­ dendo invano l’aiuto tedesco in questa impresa. Vi è da sperare che il secondo colpo vada a ferire lTnghilterra. „

Berliner Tageblatt.

Il ragionamento che si attribuisce alla Turchia è a un dipresso il seguente : “ Se la Triplice Intesa vince, si compie ciò che da gran tempo Pietrogrado e Londra preparano: la Russia si prende Costantinopoli, a cui mira da secoli, nonché l ’Armenia e il Kur­ distan; l’ Inghilterra si prende l’Arabia, e la Francia la Siria. Per contro la sconfitta della Triplice Intesa porta alla Turchia il con­ solidamento del territorio asiatico, fors’anco la riconquista dell’an­ tico Caucaso turco, dell’Egitto ed altro ancora.

Corriere della Sera del 30 ottobre. {Costantinopoli, 12 novembre.) La Porta pubblica il testo del- V iradè imperiale recante la dichiarazione di guerra. L’iradè dice:

“ Il 22 ottobre, mentre parte della flotta ottomana eseguiva una manovra nel Mar Nero, parte della flotta russa, che come poi fu accertato, si era mossa per collocare torpedini all’ ingresso del