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DOP O IL PI ANO DI JOFFRE.

27 ottobre.

Alle dom ande, con le quali chiudevam o il nostro ca­ pitolo «Il pian o di Jo ffre» , ci p a re di p o ter risp o n ­ d ere: «La g u e rra attuale |è stata p re p a ra ta meglio dalla m ente ted esca che d a lla m ente francese. Il piano di Jof- fre, cioè l’azione dell’uom o solo, h a annullato, a un certo m om ento della lotta, i vantaggi p ro d o tti d a ll’azione col­ lettiva tedesca: m a le più lunghe e previdenti cure r i ­ volte dai tedeschi all’esercito d u ra n te la pace hanno fatto p ro p en d ere a n co ra la b ilan cia a favore di questi ultim i. L ’ingegno che im provvisa h a prim eggiato p er poco tem ­ po su ll’ingegno che p re p a ra. E la situazione m ilitare, che avrebbe potuto essere, p e r u n com plesso di fatti, favo­ revole p e r i francesi, si è fissata, a causa della non suffi­ ciente p re p a raz io n e di questi, in u n a lo tta a condizioni lievem ente favorevoli, strategicam ente e fino ad oggi, ai tedeschi, i quali sono rim asti ad occupare p arte del paese nemico.

Questo, all’in fu o ri di u n a considerazione im p o rtan tis­ sima.

Q uando l’esercito francese, p e r l’energica volontà del generale Joffre, arrestò la sua ritira ta , e cominciò con­ tro i tedeschi la faticosa m arcia in battaglia, che venne a poco a poco ad alla rg arsi su tu tta la te rra di F ran cia d a lla depressione di B elfort a Parigi, era già sfuggito al pericolo m ortale. L ’esercito tedesco era stato salas­ sato. Ma la sorte d ella F ran c ia aveva dipeso, fra il 3 ed il 5 di settem bre, p rim a di tutto, d alla fortuna. Se l’esercito austriaco avesse an co ra potuto stare a fronte

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del russo, e i cosacchi di R ennenkam pf non fossero giunti, spargendo il te rro re, in cinque giorni dal N iem en sin quasi dinanzi a T h o rn , Parigi avrebbe provato l’assedio te­ desco, e le tru p p e germ aniche avrebbero assai p ro b a b il­ m ente ro tto lo spigolo d ella gran d e diga difensiva d el­ l’est, V erdun, p e r in o n d a le la p ia n u ra francese. La p re ­ parazio n e tedesca avrebbe avuto ragione allo ra della im ­ provvisazione francese.

È necessario, è giusto ten er conto di questa benevo­ lenza della sorte, che h a dato m odo a Jo ffre di p o te r m ettere in atto la su a m anovra, p rim a di e sam in are quest’ultim a e la risp o sta tedesca, che han n o p rodotto la situazione d ’oggi in Francia.

La m an o v ra di Joffre, ognuno sa, è consistita in questo. L 'esercito francese, avendo a ttirato il tedesco ben in ­ nanzi nella F ra n c ia e avendolo spossato con continui com battim enti e faticose m aree ; ap p ro fittan d o di un in ­ debolim ento dell’avversario e d ell’occupazione di u n a fo r­ te posizione, avvenuti, p e r sua fo rtu n a, co n tem p o ra­ neam ente, è passato un giorno dalla difesa all’offesa; e, aiutato dagli alleati, h a avanzato contro il nem ico, cercando di respingerlo sul cam po già percorso e di avvilupparlo ad u n ’estrem ità, p e r re n d e re la sua sconfitta senza rim edio. I rip etu ti tentativi com piuti dai fran cesi p e r conseguire lo scopo, le ostinate resistenze opposte dai tedeschi p e r im pedire quel conseguim ento, hanno rie m ­ pito il periodo di tem po, che è corso dal 5 di settem bre alla caduta di A nversa (10 ottobre).

In questo periodo la m an o v ra di Joffre si è im p o ­ sta suU’im m enso cam po di b attag lia francese, ed h a ge­ n e ra ta u n ’azione che h a avvinta e tra sc in a ta con sè l’a ­ zione germ anica. L a m an o v ra h a riu n ito allo ra le m ag­ giori p ro b a b ilità di riu scita: è stata allo ra a rb itra del­ la v itto ria: doveva a llo ra conseguirla, se avesse avuto ve­ ram en te in sè tu tti gli elem enti del trio n fo , ideali e m a ­ teriali.

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Il concetto di essa era infatti felice, il tem po del­ l’esecuzione del tutto propizio. L ’esercito francese, ad­ dossato ad est alla fortissim a diga V erdun-Toul-Épinal- Belfort, e ad ovest alla fortezza di Parigi, non poteva subire, nel m om ento così pericoloso dell’inizio dello sfo r­ zo, n essu n a seria offesa nem ica. Le tru p p e si appog­ giavano a città saldissim e, e prendevano d a esse sicu­ ram en te la spinta, come fa il saltatore quando spiccai il salto d a un sodo terreno. Gli eserciti m anovranti, ra c ­ colti dai luoghi dove i tedeschi prem evano m eno, e tra s ­ p o rtati ad occidente di Parigi, potevano pigliar fiato dietro la grande città, che li difendeva con la larg a c er­ chia dei suoi forti.

E m e n tre eran o favorevoli le condizioni, nelle quali si svolgeva la p arte p relim in are della m anovra, si dise­ gnavano già nettam ente i vantaggi che essa avrebbe a p ­ p o rtato in seguito. Si vedeva, subito e bene, lo scopo sem plice, giusto e decisivo. La m anovra dirigeva lo sforzo m aggiore n o n soltanto dove il nemico era più debole, m a dove la F ran cia aveva i suoi amici. Ogni passo fatto d a ll’esercito francese verso il n o rd e ra un po ’ di cam ­ m ino risp a rm ia to all’esercito belga e ai rin fo rzi inglesi, che dovevano giungere. L a risoluzione del com andante francese era, oltre tutto, elegante: perche, m entre conse­ guiva il prim o fine di b attere quei nem ici che già aveva di contro, p re p a ra v a a poco a poco il conseguimento.' di un altro fine più lon tan o : il concentram ento di tutte le forze alleate p e r lo sforzo ultim o, che sarebbe certo avvenuto quando i tedeschi sarebbero stati m inacciati da tergo. Il piano di Joffre, così chiaram ente com prensibile, persu ad ev a ogni mente.

E invero isi sarebbe potuto ritenere ottim o, se i suoi effetti, indiscutibilm ente buoni nei prim i giorni, non fos­ sero venuti insensibilm ente, nei giorni seguenti, perdendo di energia. Come la p ie tra lanciata verso il cielo, dopo av er raggiunto la m assim a altezza, ricade stanca sul terreno, la m a n o v ra di Joffre, dopo av er conseguito in principici risu lta ti favorevoli, perdeva ogni forza, e si m utava in u n a p ia tta azione frontale. L ’azione avviluppante aveva

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determ inato la ritira ta tedesca della battaglia im p ro p ria ­ m ente ch iam ata della M arna: le operazioni com piute in seguito non erano riu scite che ad estendere la fro n te di com battim ento d e ll’esercito nemico sem pre più a setten­ trione, fino a fargli toccare il m are del N ord.

N ella guerra, come del resto in tu tti gli avvenim enti um ani, la fo rtu n a n o n si p re sen ta p ie n a che u n a volta sola. F allita, p e r cause che spiegherem o fra breve, l’attuazione in tie ra d ella m an o v ra d i Joffre, e ra passato il m om ento favorevole dei fran cesi: e già i tedeschi, che avevano re ­ sistito p e r la sola potenza d ’organizzazione alla gravis­ sim a m in accia nem ica, p re p a rav a n o e sviluppavano la m an o v ra di risp o sta. Vogliamo accennare alla p re sa di Anversa, e alla occupazione di tutto il Belgio: la quale, com piuta in silenzio, senza destare l’attenzione dei più, fu la seconda bella m an o v ra tedesca, dopo la altrettan to bella della m a rc ia d ’invasione attrav erso il Belgio e della conseguente conversione su Parigi.

L a p a rte m igliore del piano di Jo ffre consisteva, sen­ za alcun dubbio, n e ll’eseguire lo sforzo contro gli a w e r- sarii d alla p a rte settentrionale, dove l’azione francese po ­ teva essere soccorsa da quella belga e da quella inglese. Se Joffre n o n avesse giustificato il suo piano con l’aiuto degli alleati si sarebbe potuto discutere l’o p p o rtu n ità di esso. N on a p p are in fatti in teram en te decisivo l’effetto p ro ­ dotto d a u n a v itto ria alleata sulla d e stra tedesca, a m eno che n on si pensi al com pleto avviluppam ento dell’e­ sercito tedesco ; m a questo risu ltato n o n deve essere stato certam ente nem m eno am m esso da un com andan­ te freddo e pacato come Joffre. E si sarebbe q u in d i potuto anche cred ere che u n a riso lu ta e vigorosa o f­ fensiva francese, uscente d alla d ep ressio n e fra Toul ed Épinal, e passante fra Metz e Strasburgo con direzione precisa verso il M en o , quando o ra m a i quasi tutte le forze tedesche erano dislocate n ella F ran c ia settcntrio-

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naie, avrebbe forse esercitato u n ’azione p iù decisiva sul­ l’esercito tedesco, m inacciato nelle sue com unicazioni con la p atria.

Ma la m a n o v ra di Joffre ap riv a liberam ente la s tra ­ da a tu tti coloro, belgi e inglesi, che venivano in soc­ corso dell’esercito francese. La battaglia, non più del- l’Aisne, nè dei tre fium i, m a di F ran cia, tan to era d i­ lagata, proseguiva idealm ente sul m are della Manica, pos­ seduto dagli inglesi, e nell’Inghilterra. Nel punto più de­ bole d ella im m ensa linea anglo-belga-francese, nel punto di giunzione tr a la F ran cia e l’In g h ilterra, la G erm ania puntò, con l’occupazione del Belgio; ed essendo riu scita nell’operazione, venne a introm ettersi fra le nazioni al­ leate.

O ra, questo fu un buon risultato. I rin fo rz i c e rta ­ m ente, possono giungere ancora sulle linee francesi com ­ b atten ti, sb arcan d o nei p o rti più occidentali della F r a n ­ cia, Le H àvre, C herbourg o Brest. Ma di fronte al m are, che p rim a e ra la via d ’unione dei v arii eserciti, sta o ra u n a te rr a che i tedeschi hanno assestato e continuano ad assestare com e un gran cam po trincerato. Anversa, Liegi e N am u r costituiscono u n a solida base, dove Fe- sercito germ anico può rifu g iarsi in caso di bisogno, e dove può accum ulare tutto il bisognevole p er u n ’offensiva. Poiché la battaglia, oggi, si è sviluppata in Francia, p er forza di cose, im m ensa, unica, frontale p e r centinaia e centinaia di chilom etri, i tedeschi l’h anno accettata come è: ed h an n o tentato di spezzarla al centro, nello stesso m odo con cui N apoleone ad Austerlitz spezzava il centro della lin ea austro-russa. L ’occupazione del Belgio è stata la p rim a p a rte di u n a grande m an o v ra sfondante, fatta p er ferrovia, in p arecch i giorni, p rendendo fortezze invece di posizioni. D obbiam o d ire dun q u e che è stata u n ’a ­ zione strateg ica o tattica? N on saprem m o nep p u re noi, tanto, in q u esta im m ane guerra, non soltanto tutte le azioni, m a anche tutte le p aro le che le rap p resen tan o sono diventate sm isuratam ente grandi.

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D inanzi alla m an o v ra francese si drizzò dunque m i­ nacciosa la m an o v ra tedesca.

Ora, la causa prim a, p rin cip ale, quasi unica, che h a perm esso la risp o sta tedesca alla m an o v ra di Joffre, dopo aver fru strato l’effetto di questa, è stata la m in o r p re ­ parazio n e francese e alleata in confronto della tedesca. Se così non fosse stato, l’occupazione del Belgio non avrebbe potuto avvenire: la travolgente azione an g lo -fran ­ cese l’avrebbe resa im possibile.

Bisogna p u r dire la verità. L a nazione belga ha subito m olte sventure, ed è degna di ogni pietà. L ’esercito belga, oggi, si batte assai bene, sulle rive dell’Yser. La re s i­ sten za di N am u r e d i Liegi è stata eroica. Ma, nel com ­ plesso, l’azione m ilitare belga n on h a dato m olte preoccu­ pazioni ai tedeschi. N on d ip en d erà da m anchevolezze d ’a­ nim o degli uom ini ; siam o anzi convinti che d ip e n d a d a m anchevolezze di p rep arazio n e (si potrebbe aggiungere, a scusa, che il Belgio era n eu trale) : m a, appunto, noi voglia­ mo d im o strare come le m anchevolezze della p rep arazio n e prod u can o effetti perniciosi, e no n si possano più rip a ra re nel m om ento del bisogno. L ’azione dei cento o cento­ cin q u an tam ila belgi fu, in principio, debole e sconnessa ; dopo gli assedii di Liegi e di N a m u r divenne quasi n u lla ; ad Anversa no n ebbe affatto peso sul corso dell’assedio. Oggi conosciam o che le tru p p e tedesche assedianti Anver­ sa erano tu tt’altro che num erose, e di seconda e terza linea: se l’esercito belga si fosse validam ente opposto alla m essa in b a tte ria di quei m o rtai da 420, che p a re abbattano ogni ostacolo, A nversa non sarebbe caduta così presto. Anche a V erdun i tedeschi ten taro n o l’operazione: m a l’esercito francese si oppose, e V erdun rim ase francese.

Come il Belgio, così l’ In g h ilte rra aiutò poco i fra n ­ cesi n ella grande lotta terrestre. I soldati inglesi inviati in F ra n c ia si battero n o certo benissim o : è ab itu d in e del soldato inglese di b attersi sem pre bene. N on si rico rd an o

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che rarissim i esem pi di panici inglesi sul cam po di b at­ taglia ; si direbbe che l’inglese, giunto sul luogo dove deve com battere, dim entichi la stra d a dalla quale è ve­ nuto. Ma anche q u esta è v irtù singola di capi e di soldati. L ’ In g h ilte rra m a n d ò , al più, centocinquantam ila com­ battenti sui cam pi dii b attag lia francesi: e p e r un certo tem po n o n p o trà m a n d arn e m olti altri. Le coscrizioni aperte n o n d aran n o veri soldati che fra qualche mese., M ancano aH’In g h ilte rra gli ufficiali ed i sottufficiali p er tra sfo rm a re le reclute in soldati: e si possono im provvi­ sare più facilm ente (benché sem pre con grande difficoltà) le arm i ed i rifo rn im en ti, che i graduati, i vecchi uom ini, i (quali trasm etto n o ai giovani la disciplina, l’abitudine, il pensiero, la tradizione m ilitare.

Così l’esercito francese sopportò quasi tutto l’urto del­ l’esercito ted esco ; ed an ch ’esso non e ra interam ente p re ­ p a ra to alla prova. Gli anim i, sì, c’eran o : i mezzi no. A ncora oggi le riserve d ’uom ini, che p are siano (o fos­ sero fino a poco tem po fa) relativam ente abbondanti, non poterono essere tu tte in q u ad rate, arm ate ed equipag­ giate p e r m ancanza di mezzi. E p p u re, a settem bre e al p rin cip io di ottobre, e ra bene il tem po p er la F ran c ia di te n ta re il m assim o sforzo, chiam ando tu tta la gente va­ lida e m eno valida che possedeva, p e r cacciare fuori del p ro p rio te rrito rio l’avversario. Se essa n on riu scì nel suo divisam ente, p u r avendo un ottim o capo e soldati che si b attero n o senza m acchia e senza p au ra, dovette certa­ m ente il cattivo successo alle cause che n on si possono rip a ra re in un m om ento, alla m ancanza di p reparazione: intendendo con questa p a ro la l’insiem e delle previdenzie che rig u ard an o l’organam ento dell’esercito, la form azione dei pian i di guerra, le intese con gli alleati, ra rm am en to e il rifo rn im en to delle truppe.

Le cifre sono più eloquenti di ogni discorso. Da circa due mesi, la F ra n c ia che h a 40 m ilioni di abitanti, l’In ­ g h ilterra, che h a 46 m ilioni di abitanti, il Belgio, che h a 7 m ilioni di abitanti, stanno com battendo, senza fo r­ tuna, contro la m età dell’esercito di u n a nazione, che

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h a 68 m ilioni di abitanti. Q uesta è la verità, poiché la G erm ania h a alm eno tan te tru p p e contro la R ussia q u an ­ te contro la F ran cia. Sicché, p er la d iversa organizzazione m ilitare dei v arii Stati, 91 m ilioni di uom ini non hanno potuto esp rim ere d a loro un esercito tale, d a vincere l’e­ sercito gettato sui cam pi di battaglia d a 34 m ilioni di uom ini.

P A R T E T E R Z A .

Capitolo X X I I I .

(Cettigne, 18 settembre, ore IO.) L’esercito montenegrino del

Sangiaccato, dopo di aver preso la fortezza di Focia e il campo trincerato di Gorazda, ha occupato nella sua marcia vittoriosa il 16 settembre il campo trincerato di Jabuka, al nord di Gorazda, e il giorno dopo Rogatiza.

Il morale delle nostre truppe è eccellente. L’esercito austriaco, che ha avuto gran numero di morti e di feriti, è interamente demoralizzato e preso da panico. Esso fugge dinanzi alle nostre truppe. L’esercito montenegrino si trova attualmente adunato ad una distanza di circa 15 chilometri da Serajevo, la capitale della Bosnia. Le nostre truppe si sono impadronite di rilevante bottino.

Gli eserciti montenegrino e serbo si sono riuniti presso Rogatiza e operano insieme.

(Nisc, 18 settembre.) (Ufficiale.) Le truppe di Yisegrad dopo

aver occupato Semec, proseguono la loro avanzata e si avvicinano a Rogatiza.

I serbi che erano a Bajna-Basta, avanzano costantemente nel­ l’interno della Bosnia.

Sulla fronte Zvornik-Lesniza, i serbi hanno intrapreso un’offensiva generale. 11 nemico ha ripiegato su tutta la fronte ritirandosi pre­ cipitosamente. Gli austriaci, sulla fronte Losniza-Racia, hanno ten­ tato di nuovo di passare la Drina, ma invano.

(Nisc, 21 settembre.) (Ufficiale.) Una grande battaglia è stata

impegnata presso Krupanj sulla Drina ed è durata parecchi giorni; da parte degli austriaci erano impegnati oltre 150 000 uomini con numerosa artiglieria. Questi combattimenti, estremamente sangui­ nosi, rappresentano gli ultim i e disperati tentativi degli austriaci di penetrare in Serbia per impedire ai serbi di continuare l’offen­ siva in Bosnia e di riprenderla nella Sirmia.

Tutte le truppe serbe concentrate precedentemente sulla Drina, e quelle che in tutta fretta furono richiamate dalla Serbia, furono impegnate in questa battaglia, che è terminata con un completo disastro per l ’esercito austro-ungarico. I particolari di questa nuova vittoria saranno comunicati ulteriormente. Lo Stato Maggiore serbo segnala tuttavia che dopo questa magnifica battaglia la possibilità di prendere ogni iniziativa appartiene ormai pienamente ai serbi.

Pertanto le truppe di Yisegrad hanno ricevuto ordine di mar­ ciare nel cuore della Bosnia. Le truppe serbe partite da Bajna-Basta — come è noto — avanzano verso la città di Sbreniza.

Infine il grosso dell’esercito serbo che ha battuto il nemico a Krupanj si è pure messo in movimento. Il nemico ripiega precipi­ tosamente su tutta la linea, preso da panico, e fugge al di là della Drina.

Vienna, 23 settembre. (Ufficiale.) Informazioni testé pervenute

166 L ’azione della Serbia

all’ovest Krupanj, per le quali fu combattuto accanitamente per giornate intere, sono attualmente tutte in nostro possesso. E quivi la resistenza serba fu spezzata. Il fatto che, durante questi com­ battimenti del grosso delle nostre forze balcaniche, bande isolate serbe e montenegrine abbiano potuto riuscire a penetrare in terri­ torio, ove erano rimasti soltanto alcuni gendarmi e guarnigioni di copertura indispensabili, non può sorprendere, dato il carattere del paese.

(Roma, 24 settembre, notte.) L’Ambasciata di Austria-Ungheria

comunica all’Agenzia Stefani:

“ Siamo in grado, sulla base di informazioni ufficiali, di dichia­ rare che le notizie diffuse in questi ultim i giorni a proposito di buoni successi dalle truppe serbe o montenegrine, o sono pure invenzioni o smisurate esagerazioni. Così i comunicati serbi hanno preteso per lungo tempo che le truppe austro-ungariche non avevano po­ tuto passare la Drina, mentre ora ammettono che le truppe serbe si trovano in combattimento con le nostre a Krupanj, che è posta in Serbia, a 25 chilometri dalla frontiera. Circa i buoni successi decisivi riportati in tale occasione dalle nostre truppe contro le principali forze serbe, basta riferirsi al comunicato ufficiale del Cor- respondenz Bureau in data 23 corrente