L’ECCELLENZA IN MATEMATICA È ANCORA UNA QUESTIONE MASCHILE? UNA ESPLORAZIONE SU RESILIENTI E AVVANTAGGIATI ECCELLENTI IN
2. Le azioni del Dipartimento
Il paper che qui presentiamo intende illustrare i risultati di una serie di attività realizzate presso il Dipartimento di Scienze della formazione, scienze umane e della comunicazione interculturale dell’Università degli Studi di Siena negli anni accademici compresi tra il 2013 e il 2016. Nel quadro della realizzazione di un profondo processo riorganizzativo del Dipartimento stesso - che ha visto il rilancio di alcune attività strategiche tra cui internazionalizzazione, didattica, orientamento, terza missione - si è prestato particolare attenzione, da un lato, al ripensamento delle principali funzioni svolte dalla componente docente e, dall’altro, alla considerazione degli studenti/delle studentesse come attori sociali intenzionali, chiamati a prendere parte in modo più incisivo alla progettazione e realizzazione dei propri percorsi di apprendimento.
Se l’illustrazione dei complessi processi riorganizzativi che hanno coinvolto l’istituzione dipartimentale esula da questo scritto, appare particolarmente interessante, per il presente contributo, l’analisi relativa al ruolo giocato dagli studenti e dalle studentesse. In effetti è apparso subito chiaro che in un Dipartimento in cui risulta particolarmente presente la componente femminile data l’esistenza di un Corso di laurea triennale in Scienze dell’educazione e della formazione e di un Corso di laurea in Lingue per la comunicazione interculturale e d’impresa, pensare ad un più attivo coinvolgimento studentesco avrebbe implicato fare i conti con la questione del genere. Dal momento che i contesti educativi rappresentano scenari di elezione per esplorare i processi di riproduzione dei modelli dominanti di maschilità e femminilità e, con essi, il mantenimento delle disuguaglianze di genere o, in contrapposizione, del loro scardinamento, è su questa specifica dimensione che si è concentrata la nostra riflessione.
Le diverse iniziative sono state progettate da un gruppo di docenti che hanno rivestito e tuttora rivestono funzioni di governance (ad esempio, la Direttrice del Dipartimento, la delegata all’orientamento, la delegata alla ricerca, i presidenti dei Comitati per la didattica). L’équipe così composta appare coinvolta non solo in impegni di governance e didattica ma si configura come gruppo di ricerca interdisciplinare (formata da sociologi, pedagogisti, linguisti) a testimonianza del fatto che la complessità della dimensione di genere richiede di essere esplorata con una molteplicità di sguardi analitici e che gli stessi gender studies sono il frutto di un attraversamento continuo di confini, da cui peraltro traggono la propria ricchezza interpretativa, e a testimonianza del fatto che il
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ruolo dei docenti può diventare strategico per uno sviluppo in chiave emancipativa dei modelli identitari di genere.
Nel nostro caso, ci si è resi conto fin da subito che sviluppare nuove capacità partecipative (e organizzative) nelle studentesse avrebbe voluto dire promuovere una diversa cultura educativa e professionale attraverso la valorizzazione di processi di apprendimento trasformativi. Ritenendo che l’università possa svolgere un ruolo strategico nel modificare le autorappresentazioni delle giovani donne sia in campo educativo che professionale, il focus delle attività è stato quindi la concezione e l’implementazione delle traiettorie di apprendimento per facilitare lo sviluppo di una visione educativa e di una cultura del lavoro considerate come esplicita progettazione di sé e delle proprie competenze in chiave trasformativa.
In effetti, nelle numerose iniziative via via realizzate sono risultati evidenti i forti condizionamenti culturali e gli stereotipi sia per quanto riguarda la rappresentazione dei percorsi formativi che di quelli professionali. Solo per citare alcuni esempi, presso le matricole era diffusa l’idea che la carriera professionale fosse una questione prettamente maschile o che le aspirazioni delle donne dovessero essere modeste e attente a non invadere campi poco praticabili, tradizionalmente di dominio maschile. Per tali motivi si è cercato di mettere a punto:
attività di orientamento in ingresso e in uscita (orientamento al lavoro) che potessero rivelarsi utili per lo sviluppo di una diversa auto-percezione e auto-rappresentazione in campo educativo e professionale;
indagini conoscitive e progetti di ricerca intervento con campioni di studentesse dei due Corsi di laurea triennali presenti nel Dipartimento.
La disponibilità e la partecipazione attiva delle universitarie hanno permesso di rilevare potenzialità e criticità esistenti, mettendo a punto progetti che le aiutassero a sviluppare concretamente nuove concezioni identitarie monitorando e valutando costantemente i progressi raggiunti.
Per quanto riguarda il primo tipo di attività è necessario ricordare il progetto “Giovani e lavoro” che, attraverso una serie di seminari e laboratori di orientamento in uscita, ha teso a sviluppare una rappresentazione più efficace e meno stereotipata della carriera professionale in campioni di studentesse delle scuole superiori e matricole universitarie (Bianchi, forthcoming).
Nel caso delle seconde si è partiti dal problema di coniugare ciò che si studia con lo sviluppo di specifiche competenze professionali. Da ciò è derivato il Progetto di ricerca intervento “La studentessa ricercatrice - Lo studente ricercatore” che ha coinvolto attivamente una parte delle studentesse frequentanti i due Corsi di laurea triennali in Scienze dell’educazione e della formazione e Lingue per la comunicazione interculturale e d’impresa, le cui traiettorie occupazionali sono considerate incerte, ambigue e contraddittorie. In alcuni casi le studentesse hanno assunto il ruolo di co-ricercatrici lavorando sulla rilevazione di problemi reali costruendo basi empiriche utili per arrivare a prendere decisioni; in altri, invece, hanno affrontato questioni affidate loro direttamente da stakeholder esterni.
Nell’ambito dei progetti di ricerca intervento, le indagini “Famiglia, caregiver, welfare. La rete di sostegno” e “Nuovi ruoli femminili e uomini in trasformazione” hanno evidenziato i condizionamenti dei modelli culturali sulle identità femminili nel nostro paese, diversamente da quanto avviene nei paesi dell’Europa settentrionale e
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continentale dove risultano in azione non solo politiche sociali che promuovono la parità di genere ma comportamenti genitoriali più stimolanti dell’autonomia ed indipendenza delle figlie oltre che favorevoli ad una divisione di genere più equa. Allo stesso tempo, l’analisi del ruolo maschile e delle modalità di conciliazione tra occupazione e lavoro famigliare (domestico e di cura), ha mostrato uno scenario in via di trasformazione che sta portando ad una lenta ma inevitabile ridefinizione dei ruoli maschili. Altre indagini da segnalare sono “Life long learning. Come incentivare e gestire la richiesta di formazione universitaria degli adulti” che ha mostrato come sia ancora oggi difficile, per le donne occupate e con figli, avvicinarsi o riavvicinarsi agli studi universitari anche a causa della mancanza di strumenti informativi chiari e/o specifici dispositivi di supporto e come tali criticità non facciano altro che ampliare il divario tra le opportunità maschili e femminili in ambito professionale; con “L’Università siamo noi” si è invece rilevata la necessità di potenziare la partecipazione alla vita universitaria e rafforzare la cittadinanza studentesca incentivando la presenza dei giovani, in particolare delle giovani donne, negli organi rappresentativi e di governance (ad esempio, nei Comitati per la didattica o nella Commissione paritetica) del Dipartimento. Infine la terza ricerca “La Giostra del saracino, una questione di genere”, ha preso in considerazione ruolo e funzioni femminili all’interno dell’evento aretino “La Giostra del saracino”3. Ciò ha permesso di evidenziare, da un lato, le distorsioni esistenti e, dall’altro, le nuove possibili prospettive di sviluppo. Far luce sul divario di genere esistente – ad esempio una prevalenza squisitamente maschile all’interno degli organi coinvolti – ha portato a far emergere l’importanza di educare il contesto e la cittadinanza locale rileggendo una tradizione storica in chiave trasformativa - attraverso la proposta di istituzione di un Comitato Donne e l’aumento della partecipazione femminile ai Consigli direttivi della Giostra. L’ultima ricerca “Pensare il lavoro senza stereotipi di genere” verrà illustrata nei prossimi paragrafi.