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CAPITOLO II. LA GENESI DELLE RUSTIQUES FIGULINES

II.3. b La critica alla Teoria nelle opere di Palissy

Uno dei fenomeni essenziali per l’affermazione dei pratici nel campo della filosofia naturale è ovviamente la traduzione dei trattati in lingua volgare, a volte corredati da 405 Cf. ANDROUET DU CERCEAU 1576-79. 406 Cf. O.C., p. 541. 407 Cf. KRIS (1926) 2005. 408 Cf. JAMNITZER 1568, FLOCON 1964.

409 Cf. VESALIUS, De Humani Corporis Fabrica, Basilea 1543, opera monumentale illustrata da Jan van Calcar,

denuncia centinaia di errori nelle opere di Galeno.

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Nella vasta bibliografia dedicata a Paracelso, rimanderei in particolare a PAGEL 1989, e più specificamente su Paracelso e la Francia KAHN 1999 e 2007.

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illustrazioni. Realizzate allo scopo di rendere maggiormente disponibile il sapere teorico, queste traduzioni consentivano agli artigiani ignoranti del latino di conoscere e criticare le autorità classiche, proprio come nel caso dello stesso Palissy che conosceva e non mancò di citare i Dieci libri dell’Architettura di Vitruvio, tradotti e pubblicati da Jean Martin nel 1547411, e la Storia Naturale di Plinio il Vecchio pubblicata in francese nel 1562412.

L’accesso alle fonti instaurò un dialogo tra testo ed esperienza da parte di alcuni esponenti della gens meccanica, costituendo un approccio decisamente innovativo, che vogliamo definire “riformatore”. Già nella Recepte, Palissy esprese la sua posizione critica rispetto alle fonti antiche, desacralizzando l’aura degli autori antichi, facendo valere la loro natura umana e quindi per essenza fallibile, opponendo invece la sapienza divina alla conoscenza limitata dell’uomo: « Peut estre tu diras […] que je ne suis ne Grec, ne Latin […]. A ce je respons, que les Anciens estoyent aussi bien hommes comme nous les Modernes, et qu’ils peuvent aussi bien avoir failli comme nous ».413 Simile affermazione è da capire come una diretta freccia contro l’insegnamento scolastico, e si inserisce in una contestazione caratteristica dei riformati, che rifiutarono la mancanza di spirito critico nel considerare le fonti antiche, la Bibbia essendo l’unico testo di riferimento assoluto da non rimettere in questione.

Circa vent’anni più tardi questa critica diventò il leitmotiv della raccolta di trattati intitolata Discours Admirables, pubblicata nel 1580 dallo stampatore parigino Martin Le Jeune. Ricordo che i Discours sono una serie di brevi scritti che trattano temi di filosofia naturale, afferenti soprattutto all’ambito geologico, che possono essere considerati il testamento intellettuale del ceramista: un’ultima opera che rende pubbliche le conoscenze accumulate durante la sua vita, i suoi scambi con altri scienziati, i suoi numerosi viaggi e le conferenze tenute nella sua «petite académie»414. Sulla falsariga di numerosi trattati scientifici e filosofici della sua epoca415, nonché, come ha notato Keith Cameron, dei catechismi riformati416, Palissy scelse la forma dialogica per esporre le sue teorie, mettendo in scena una sorta di duello intellettuale tra Théorique, il portavoce delle opinioni fondate sulla tradizione accademica, e Practique che al contrario rivendica

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Traduzione di Jean Martin pubblicata in Francia nel 1547, illustrata e commentata da Jean Goujon.

412

Cf. PLINIO IL VECCHIO, Storia Naturale, pubblicata in Francia per la prima volta in traduzione completa nel 1562 da Antoine du Pinet a Parigi.

413

Cf. O.C., p. 158.

414

Cf. O.C., p. 251.

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la legittimità e sottolinea l’importanza dell’osservazione diretta dei fenomeni. La scelta stessa del dialogo permette di esprimere chiaramente la difesa della pratica contro il sapere teorico, poiché è Théorique che fa le domande mentre Pratique risponde, dimostrando la sua superiorità. Per il ceramista l’osservazione della Creazione – il Libro della Natura – è l’unica autorità accettabile perché è l’espressione di Dio, il “souverain fontenier”417. Sulla base della sua esperienza empirica, egli volle confrontarsi con i testi classici – in particolare con Vitruvio e Plinio il Vecchio –, e con i teorici moderni, come ad esempio Girolamo Cardano (1501-1576)418, un altro campione della Pratica contro la Teoria, e le autorità contemporanee in termini di filosofia naturale quali Georgius Agricola (1494-1555)419 e Paracelso(1493-1541)420.

Nel trattato dedicato alle acque e fontane, insorse in quanto artigiano e fontaniere anche contro gli errori tecnici e le credenze erronee dei suoi contemporanei, nello specifico Philibert de l’Orme421. Senza dilungarci nell’analisi approfondita del trattato, che è già stata proposta in altra sede422, vorremmo qui sottolineare come l’innovazione stia nell’instaurare un dialogo critico con queste fonti423, con le quali Palissy si trova a volte in accordo, ma molto più spesso in contrasto, come in merito all’opinione espressa da Théorique secondo la quale se l’invenzione è antica è necessariamente utile ed efficace424. Opponendosi al pregiudizio di una verità incontestabile detenuta dai testi antichi, Palissy si dimostrò moderno e audace perché osò porre uno sguardo critico su invenzioni «da sempre» usate425, e come un filologo umanista che riscopre il senso originario di un termine antico, egli intendeva restaurare il corretto uso delle tecniche di ingegneria 416 Cf. PALISSY 1563 [1988], p. 18-19. 417 Cf. O.C., p. 292. 418

Palissy ha verosimilmente letto nella traduzione di Richard Le Blanc, Les livres de Hiérome Cardanus, pubblicata nel 1556. Sulla relazione tra Cardano e Palissy si veda DUHEM 1955.

419

Lo studioso tedesco Georgius Agricola è considerato “padre” della metallurgia e della mineralogia. Portò un contributo essenziale allo studio dei metalli con il De re metallica, pubblicato da Froben a Basilea nel 1556.

420

Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenheim detto Paracelsus o Paracelso si dedicò a diversi ambiti del sapere, dalla medicina all’astrologia, proponendo una nuova teoria della materia. Su di lui si veda l’introduzione di PAGEL 1989.

421

O.C., p. 268.

422

Cf. FERDINAND 2012.

423 E’ stato dimostrato da Barthélémy Faujas de Saint-Fond e Paul-Antoine Cap che Palissy si serve spesso di

tali riferimenti nelle proprie teorie. Cf. PALISSY 1563-1580 [1777] e PALISSY 1563-1580 [1844].

424

Cf. O.C., p. 256: «Comment est-ce que tu oses mespriser une invention si ingenieuse, et tant utile, veu que toy mesmes confesse qu'elle est inventée par les anciens,et de tout temps l'on en a usé pour la conservation des navires».

425

Cf. O.C., p. 256, la battuta di Théorique: “Comment est-ce que tu peux mespriser une invention si ingenieuse […] que de tous temps on a l’on en a usé“.

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antiche. Sempre allo scopo di combattere le false credenze, egli si burlava apertamente dei possessori del sapere libresco, affermando di nuovo la superiorità del protagonista chiamato Practique, che con tono chiaramente provocatorio pretendeva di aver compreso il fenomeno delle fonti calde dall’osservazione di una pentola riempita di acqua.

Veux tu que je te dise le livre des philosophes, où j'ay appris ces beaux secrets? Ce n'a esté qu'un chaudron à demy plein d'eau (...)426

Questo tono sarcastico, che prende di mira i “filosofi”, cioè i teorici che ritengono che non ci sia «rien de bon s’il ne vient des Latins»427 , è piuttosto ricorrente nei Discours a proposito del sapere considerato erroneo, e nella Recepte a proposito del clero e della religione cattolica. In quest’ultima, lo stesso tono è usato sia per incoraggiare una riforma che prenda di mira l’immobilità del sapere, sia per denunciare le devianze dei rappresentanti della Chiesa. La convinzione di essere nella retta via della conoscenza si esprime chiaramente con l’affermazione: «Je suis tout certain que je gagneray contre toy et contre tous ceux qui sont de ton opinion, fut ce Aristote et tous les plus excellents Philosophes qui furent iamais : car ie suis tout asseuré que mon opinion est véritable»428. Questo passo sottolinea quanto Palissy si dimostrò radicale nel suo affermare la superiorità assoluta della Pratica, mentre i rappresentanti della « Nuova scienza» come Paracelso tendevano ad affermare comunque la necessità di usare sia la teoria che l’esperienza. È questo il caso di Philibert De l’Orme, che nell’Epistre aux lecteurs dell’Architecture (1576) denunciò sia chi usava solo le “œuvres manuelles” sia chi usava “les lettres seules”, mentre elogiò “Ceux qui ont voulu conioindre & accoupler l’un avec l’autre, c’est à dire les lettres et disciplines avecques l’usage et praticque de l’art, ou, si vous voulez, la theorique avecque ladite pratique”429.

De l’Orme rimprovera i suoi predecessori chiamandoli “mauvais architectes” che si sono fermati alle sole lettere, dando dei progetti irrealizzabili perché non hanno competenze

426 Idem, p. 274. 427 Idem, p. 285. 428 Idem, p. 282.

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tecniche430. Invece la posizione di Palissy si radicalizza ulteriormente nei Discours, visto che nell’”Advertissement aux lecteurs” scrive di voler

advertir que tu te donnes garde de enyvrer ton esprit de sciences escriptes aux cabinets par une théorique immaginative ou crichetée de quelque livre escrit par imagination de ceux qui n’ont rien practiqué, & te donnes garde de croire les opinions de ceux qui disent & soustiennent que theorique a engendré la practique431 .

In quest’ultima affermazione emerge anche il carattere volutamente polemico dei trattati degli “empirici”, la cui diffusione generava dibattiti - spesso pubblicati - colmi di attacchi e di risposte altrettanto decise riguardo a temi scientifici, molto spesso medici, come nel caso del dibattito sull’oro potabile432 o sulla fabbricazione della teriaca433, due argomenti a proposito dei quali Palissy prese posizione in modo violento per opporre un ragionamento “razionale” alle superstizioni allora correnti.

Abbiamo visto quanto la pratica, attraverso l’esperienza, sia un tratto caratteristico dell’approccio di Palissy alla filosofia naturale, che viene ribadito in particolare nei suoi Discours Admirables. All’interno di questa raccolta, incentrata soprattutto su problemi di geologia e di idrologia, Palissy inserì un trattato relativo all’Arte di Terra, cioè agli esperimenti che egli compiette nell’ambito della sua attività di ceramista. Esiste una relazione tra l’approccio di Palissy allo studio della natura e la sua creazione artistica? Come si traduce in arte il primato dato all’esperienza in altre discipline?