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CAPITOLO III. L’ESTETICA RUSTICA DELLE GROTTE UN PROCESSO DI “DECIVILIZZAZIONE”

III.1. c Le testimonianze visive

538 Sull’iconografia della grotta delle Tuileries si veda sempre DUFAY 1987 e l’analisi di AMICO 1996, pp. 69-

81.

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Cf.MUSSET 1906, p. 5.

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Per quanto riguarda le testimonianze visive occorre menzionare il famoso disegno proveniente dalla collezione Destailleurs (fig. 42) oggi a Berlino, attribuito in prima battuta a Palissy e considerato a lungo come progetto per la grotta di Catherine. Pubblicato e interpretato più volte, ancora oggi rimane circondato di un alone di mistero sia per quanto riguarda il suo autore che per quanto riguarda l’oggetto stesso : che grotta rappresenta e per chi era destinato? Vorrei cominciare con una sua descrizione dettagliata. Si tratta di un’opera a penna, inchiostro bruno su carta, datata all’incirca 1567, di dimensioni 29,5 su 40,7cm. Rappresenta una struttura architettonica sotterranea, vista in sezione, della quale si vede poco più di una parete, divisa in cinque livelli verticali: basamento, nicchie, medaglioni, fregio, architrave. La prospettiva dei lati è appena accennata, con due nicchie in scorcio che stanno ad indicare una planimetria di carattere rotondeggiante. Preme osservare che il disegno è stato piegato in due, proprio nella parte centrale, provocando una perdita nella parte bassa. Questa piega è interessante perché sottolinea una divisione stilistica del disegno: in effetti si osservano due parti simmetriche ma distinte come se il disegno intendesse proporre una variante con due scelte ornamentali distinte. Quest’osservazione non è stata fino ad adesso rilevata e viene ad arricchire le possibilità interpretative del documento541. In effetti, vediamo che le due parti hanno sì una struttura generale simile, però dettagli formali diversi per quanto riguarda le nicchie, i medaglioni, e alcuni dettagli come le chiavi di volta. A sinistra la decorazione appare maggiormente spoglia: il basamento delle nicchie è liscio, le nicchie sono levigate e tutte uguali. Sono coronate da ghirlande di fogliame nel mezzo delle quali si trova un medaglione ornato da una tartaruga. Le chiavi di volta delle nicchie sono collegate alla decorazione superiore composta da medaglioni con busti classici, e da superficie rettangolari prive di decorazione, dove una didascalia indica “ La plasse la ou lon peut mettre des émailles”. Sotto questi panelli si trova un ornamento geometrico che si raccorda alla chiave di volta della nicchia, leggermente differente da quello di destra poiché non è ornato da un mascherone. Nella parte di destra ritroviamo le stesse caratteristiche principali, ma le nicchie sono ognuna diversa dall’altra: una sembra fatta di concrezioni sul modello delle grotte rustiche che conosciamo, mentre l’altra è fatta con mattoni. L’interno della grotta appare dunque diviso in due parti, una

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Ringrazio a questo proposito la professoressa Frommel che mi ha dato suggestioni a proposito del disegno.

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più rustico, una più classica, come se seguisse il modello delle varianti serliane tra portali delicati e rustici del Libro Straordinario, il che potrebbe indicarne la conoscenza da parte dell’autore. Inoltre questa variazione corrisponde perfettamente all’evoluzione delle grotte palissiane, da un’estetica esclusivamente rustica nei primi anni sessanta per il Connestabile, ad un’estetica più colta e classicheggiante per le Tuileries dieci anni più tardi, come lo ha evidenziato Amico sulla base dei frammenti emersi dagli scavi542.

Dal punto di vista strutturale, capiamo che la struttura è sotterranea grazie alla parte superiore che rappresenta un bosco (sottolineato dalle didascalie “le boys” e le “rez des terres”). Ma un’altra possibilità è che sia scavata a fianco di collina, come Palissy lo aveva ideato per alcuni “cabinets” del suo giardino nella Recepte: il primo descritto sembra scavato nella roccia della collina adiacente in tal modo che uno, scendendo da essa, possa camminare sulla grotta senza accorgersene543. Sempre nella Recepte insiste anche sulla presenza di alberi piantati al di sopra di queste strutture: per il primo prevede che “à fin de rendre le cabinet plus playsant, je feray planter sur la voste d’iceluy plusieurs arbrisseaux”544; gli altri tre saranno coperti di alberi e terra nello stesso modo, per renderli mimetici con la natura circostante. Questa particolarità dei cabinets è degna di essere sottolineata, perché esempi similari in Francia non sono conosciuti. Le grotte francesi, come vedremo in modo più dettagliato in seguito, erano per lo più integrate a delle strutture architettoniche, se pensiamo alla Grotte des Pins di Fontainebleau, alla grotta di Meudon o alla Bastie d’Urfé, i tre esemplari più celebri al momento della scrittura della Recepte. Nella parte superiore del disegno è rappresentato un parapetto che viene a coronare l’ambiente interno, con una didascalia che recita “accostoirs”, lo stesso termine usata da Palissy a proposito della montagna lungo la quale intende erigere il giardino descritto nella Recepte545. Questo coronamento può porre un problema interpretativo: dobbiamo capire che si tratta di un parapetto attorno ad un buco scavato che permette al visitatore che passeggia nel bosco di scoprire l’interno della grotta, visto

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Lo studioso ha dimostrato come l’iconografia di alcuni frammenti corrispondesse a quella usata dalla regina nelle sue committenze ufficiali: i nastri incrociati, la clava, ecc. Cf. AMICO 1996.

543 Cf.O.C., pp. 163-164 : “ Le premier cabinet, qui sera devers le vent du Nord, au coin et anglet du jardin,

au bas, et joignant le pied de la montagne ou rocher, je le bastiray (…) de telle sorte que le cabinet se trouvera ressenbler la forme d’un rocher, qu’on auroit creusé sur le lieu meme. » e « […] ledit cabinet […]sera massonné contre les terriers ou rochers en telle sorte qu’en descendant du haut terrier, on se pourra rendre sur ledit cabinet, sans cognoistre qu’il y aye aucun bastiment dessous. »

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Idem, p. 164.

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dall’alto? Il disegno sembra intendere questa soluzione piuttosto che una terrazza piana sovrastante la grotta. Si tratta di nuovo di una proposta innovativa che non mi risulta essere stata usata in precedenza in altri giardini, e potrebbe invece derivare da osservazioni in natura: Palissy descrive le sue scoperte naturalistiche nella Recepte e soprattutto nei Discours con un’attenzione particolare alla geologia, e potrebbe essersi ispirato ad una grotta naturale. A sinistra del parapetto scende una scala a chiocciola che anche se non sembra collegata all’interno della grotta, deve essere interpretata come quella che porta all’interno. Regge la didascalia “l’escalier qui est par dehors”. A destra e a sinistra della grotta, scavati nello spessore delle mura della grotta (come indicato dalla didascalia “l’espesseur de la muraille”) ci sono due riserve per l’acqua che servono ad alimentare i giochi idraulici o la fontana, identificati dalla didascalia “pot pour l’eau”. In basso a destra l’iscrizione che ha fatto attribuire il disegno a Palissy : « Le portraict de la crotte rustique qui sera en terre environt 15 piet, et le tout sera faict de rustique tant les anymault que la massonerie et ladicte crotte a esté enventé par Madame la Grand »546. L’aggettivo “rustique”, la menzione di animali, e il nome Mme La Grand ha portato Montaiglon547 per primo ad avvicinare il disegno con la grotta delle Tuileries. Il problema di capire chi poteva essere Madame la Grand ha sollevato varie interpretazioni. Montaiglon ha proposto di vedere in essa Madame Marie de Pierrevive, Dame du Peron, incaricata dalla regina di gestire la contabilità della grotta548, che appare nominata proprio nei pagamenti della grotta delle Tuileries indirizzati a Palissy. Quest’attribuzione è stata poi abbandonata perché niente permetteva di collegare il disegno ai frammenti scoperti durante l’Ottocento e nemmeno al Devys d’une grotte pour la royne, mère du Roy, che era allora accettato come autentico. Berty propose poi di vedere in Madame La Grand una delle mogli di Claude Gouffier, “Grand écuyer de France” conosciuto come Monsieur le Grand e alleato di Anne de Montmorency. Potrebbe quindi essere Claude de Beaune-Semblançay, tesoriera della regina, moglie del Grand Ecuyer dal 1567 alla sua morte nel 1568, oppure Antoinette de Latour-Landry, che si sposa con il Grand Ecuyer l’anno dopo. Ambedue furono intime di Caterina, “dames d’honneur”, e hanno il sopranome onorifico di Madame la Grande. Con le nuove scoperte degli anni 1980, è stato proposto anche la seconda moglie di Gouffier, Françoise de Brosse, dama di

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Iscrizione riportata da BERTY 1885 p. 40

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Catherine, perché i suoi emblemi sono stati trovati durante gli scavi. Tuttavia quest’ultima ipotesi è molto fragile, poiché questi frammenti con l’emblema potrebbero essere stati usati in qualsiasi opera. Per sostenere l’attribuzione del disegno a Palissy, Berty si riferisce alla mappa delle Tuileries di Du Cerceau : « […] on n’aperçoit que deux endroits où il y ait apparence d’une grotte: l’un est situé près et au nord de l’allée centrale, à un peu plus de deux cents mètres du palais; l’autre distant du double, est un parterre carré de douze compartiments […] En ces deux places figure un cercle d’environ trois toises ou dix-huit pieds de diamètre ; or, en restituant l’échelle du dessin d’après cette note, « la crotte…sera en terre environt quinze piet » on trouve que le diamètre de la grotte est justement dix-sept pieds et demi. Il serait difficile de ne voir encore là qu’une coïncidence fortuite. »549 Questa seducente proposta è tuttavia fuorviante in quanto parte dal presupposto che il disegno sia in effetti per les Tuileries, il che non è stato appoggiato da nessuna base solida. In seguito Dimier si oppose a tale lettura: a proposito del pagamento per i quattro “pons” rettifica la lettura proposta da Montaiglon con “pans” il che indicherebbe i quattro muri della grotta, cioè una forma quadrata e non tonda come quella raffigurata nel disegno550. Inoltre lo studioso fa giustamente notare che nell’inventario della regina pubblicato da Bonnaffé nel 1874, si parla di “maison et loge où est la grotte” quindi di una fabbrica esterna e non sotterranea come nel disegno551. L’ultima ipotesi è quella di attribuire il disegno a Philibert De l’Orme come lo propone Jean-Marie Pérouse de Montclos dopo James, rapportandolo ai lavori commissionati da Claude Gouffier per il suo Hotel particulier di Boisy a Parigi552. Quest’ultima attribuzione a sua volta non è soddisfacente in quanto non è giustificata da nessuna nuova scoperta e neanche da una certezza per quanto riguarda lo stile del disegno o il tipo di scrittura che potrebbe corrispondere in modo chiaro a De l’Orme.

A questo punto occorre consultare l’originale a Berlino : guardare che tipo di filigrana è usata, se l’inchiostro è lo stesso tra disegno e annotazioni, e fare un confronto tra la scrittura di Palissy e le annotazioni. Inoltre sarebbe utile approfondire meglio la figura di Claude Gouffier, che aveva per motto Hic Terminus Haeret, con la figura dell’erma ricorrente nella decorazione del suo castello a Oiron, nonché possessore di un gabinetto 548 Idem, pp. 17-29. 549 Cf. BERTY 1885 p. 41. 550 Cf. DIMIER 1934, p. 16 551 Cf. BONNAFFE 1874

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di curiosità. Una figura quindi con molte caratteristiche vicine agli interessi di Palissy che meriterebbe una maggior attenzione. Mi prometto di approfondire l’indagine con ulteriori ricerche.