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b Le grotte di Palissy: contesto, committenza, effettiva esistenza

CAPITOLO III. L’ESTETICA RUSTICA DELLE GROTTE UN PROCESSO DI “DECIVILIZZAZIONE”

III.1. b Le grotte di Palissy: contesto, committenza, effettiva esistenza

Per la sua ricercata commistione fra riferimenti classici e richiamo alle forme selvagge della Natura - ma anche per gli aspetti più concreti di stabilità e funzionalità - lo stile rustico trovò massima espressione nella realizzazione di edifici destinati al giardino, grotte e fontane in primis. Fra le strutture più idonee all’uso del bugnato, Vincenzo Scamozzi includeva in effetti le opere relative ai giardini o, comunque, al contesto naturale: “Questi sorti di lavori rustici si convengono grandemente in tutti quegl’edifici, (…) e finalmente alle Fontane, e Peschiere, e conserve d’animali, e tanti altri”509. Proprio in virtù di questa corrispondenza, la progettazione delle grotte artificiali - nelle diverse varianti assimilabili a questa tipologia510 - può essere considerata momento emblematico dell’indeterminatezza tra Natura e Artificio perseguita dall’arte cinquecentesca. In questi termini, il procedimento di realizzazione della grotta può anche essere visto come sorta di metamorfosi naturalistica dell’architettura.

La grotta rinascimentale era il risultato di opere ingegneristiche complesse e raffinate mediante le quali l’artefice doveva eclissare al meglio il proprio intervento, plasmando la materia artistica alla luce di una sapiente imitazione dei fenomeni naturali511. Questo genere di costruzioni, originariamente dedicate al culto delle muse, risale al periodo ellenico e trovò piena affermazione in epoca romana, contestualmente alla progettazione di giardini e spazi aperti. Fra XV e XVI sec., la rilettura degli autori che, sulla scia di Ovidio (Metamorfosi III) e di Plinio (Storia Naturale XXXVI), avevano dedicato brani suggestivi alla descrizione della grotta classica, fece di antri e caverne artificiali uno degli aspetti più rappresentativi della Renovatio Antiquitatis rinascimentale. A questo riguardo, una testimonianza su tutte è fornita niente meno che da Leon Battista Alberti il quale, in un

508 Su De l’Orme si veda PEROUSE DE MONCLOS 1987 e 2000; su Androuet du Cerceau si veda la recente

pubblicazione a cura di Jean Guillaume, GUILLAUME 2010.

509

Cf. MOROLLI 1981, p. 78. SCAMOZZI 1615, lib. VIII, cap. IX, p. 304.

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passo del De Re Aedificatoria (IX, IV)512 somministra precise indicazioni circa materiali e tecniche costruttive da adottare nella realizzazione di simili spazi. Ad ogni modo, in epoca rinascimentale vennero sempre meno i rimandi sacrali dell’età classica e le grotte acquisirono invece un carattere più propriamente ricreativo. L’ambientazione sotterranea, spesso allietata dalla presenza di risorgive o fontane, consentiva una piacevole tregua dalla calura estiva, ripristinando al contempo lo scenario ideale per far rivivere l’Antichità agli occhi di ispirati committenti, desiderosi di eternare con la loro iniziativa una brillante tradizione di derivazione classica. Le caverne dovevano inoltre apparire quali luoghi di “meraviglia”, siti misteriosi, al limite tra sogno e realtà. Obiettivo degli architetti era infatti quello di suscitare nel visitatore l'illusione di varcare realmente la soglia di un ambiente roccioso - le pareti, ad esempio, venivano realizzate con materiali rustici per imitare l’irregolarità della nuda pietra - all’interno del quale però, accanto ad elementi di provenienza naturale quali stalattiti o conchiglie, venivano collocate vere e proprie opere d’arte, spesso di soggetto mitologico513, creando un’atmosfera onirica molto ricercata all’epoca. Palissy stesso evoca il sogno nella descrizione del suo progetto di giardino abitato da grotte, che nel suo caso conviene chiamare utopia più che sogno, dato la valenza politica e religiosa che conferisce al suo disegno514.

Nel corso del Cinquecento il fenomeno delle grotte artificiali si diffuse da Roma al resto d’Italia, raggiungendo ben presto la Francia e le zone oltralpine. In Francia pochi esemplari sono pervenuti in buono stato fino ai nostri giorni, però numerose testimonianze attestano della larga diffusione di queste fabbriche per giardini. Dalla Grotte des Pins di Fontainebleau (1543),una delle prime grotte francesi conosciute, alla grotta della Batie d’Urfé (1550 ca) fino alla monumentale grotta di Meudon (1556-1559), Palissy ha avuto modo di conoscere prestigiosi esemplari in modo diretto515. Vedremo in seguito il confronto tra le sue creazioni e le realizzazioni precedenti, al fine di capire

511

Sullo sviluppo delle grotte rinascimentali esiste una letteratura alquanto estesa. Citeremo qui le nostre principali letture: CHASTEL 1968; MILLER 1982; MOREL 1998; FAGIOLO 1981. Hervé Brunon propone una preziosa sintesi sullo stato delle ricerche riguardo a questo tema: BRUNON 2005.

512

Cf. Alberti “Antris et criptis assuevere crustam veteres adigere asperam ex industria adpactis minutis glebis ex pumice aut spuma lapidis Tiburtini, quam Ovidius vivum appellat pumicem”. Cf.ALBERTI 1485, IX, IV.

513

Si veda l'esempio magistrale della grotta di Buontalenti a Boboli, dalla raffinatissima decorazione in HEIKAMP 2003, pp. 446-475.

514

Sul ruolo del sogno nel Rinascimento esiste una folta letteratura, rimanderei qui alla bibliografia segnalata nel catalogo della recente mostra dedicata a questo tema. Cf. RABBI-BERNARD 2013.

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meglio la sue particolarità, ma prima vorrei esporre in modo dettagliato la struttura e la decorazione dell’antro destinato al connestabile di Montmorency.

In numerosi passaggi, Palissy si sofferma a descrivere assetto e struttura delle grotte artificiali che intende realizzare, opere di cui però, oggi, non si sono conservati che frammenti516.Due sono i testi in cui Palissy illustra i suoi progetti di caverne: il primo è l’opuscolo interamente dedicato alla grotta commissionata dal Connestabile di Montmorency, l’Architecture et Ordonnance de la Grotte rustique517. Il secondo è la descrizione contenuta nella Recepte véritable, che tratta di quattro grotte - definite “cabinets” - previste nel progetto di giardino. La trattazione dell’Architecture, data alle stampe per prima, è un dialogo tra due personaggi di cui non viene svelata l’identità. Il primo tra loro svolge un ruolo per così dire retorico dato che, grazie ai suoi interventi didascalici, l’autore riesce a soffermarsi con maggior precisione nell’illustrazione della grotta di Montmorency518. Con questa figura dialoga un secondo personaggio - verosimilmente un architetto, pervenuto a Saintes per studiare le fortificazioni e gli antichi edifici romani - che si fa portavoce del ceramista, encomiandone l’opera in corso di realizzazione esposta nell’atelier. Redatto dal carcere di Bordeaux, dove Palissy era stato confinato con l'accusa di iconoclastia nel 1562, dopo che il Re aveva incaricato il Duca di Montpensier di riprendere Saintes - all’epoca in mano ai protestanti - questo testo costituisce senza dubbio una delle più estese pubblicazioni cinquecentesche dedicate per intero alla descrizione di una grotta519. La dedica introduttiva al Duca di Montmorency, committente del manufatto, contrasta tragicamente con le drammatiche condizioni dell’artista il quale, con questa sua premessa, intende illustrare lo stato di avanzamento dell’opera, invocando al contempo l’aiuto del mecenate per scongiurare l’incombente distruzione della propria bottega. In quanto consigliere favorito del re Francesco I prima e di Enrico II520 poi, Anne de Montmorency era all’epoca uno dei personaggi più altolocati della nobiltà francese all’interno della quale, a partire dal terzo

516 Sui resti delle grotte palissiane si veda il corpus descritto nel primo capitolo. 517

L'Architecture et ordonnance de la grotte rustique de Monseigneur le duc de Montmorancy, pair et connestable de France viene pubblicato nel 1563 à La Rochelle da B. Berton.

518 Sulla funzione del dialogo nei trattati coevi si veda il secondo capitolo del presente lavoro. 519

Si conoscono numerose descrizioni letterarie di grotte, la più celebre delle quali è contenuta in una minuziosa missiva del 1538 in cui Annibal Caro informa Guidiccione sulle bellezze della grotta di Giovanni Gaddi (in CARO [1957], pp. 113-116). Anche il testo di Palissy offre comunque una rimarchevole testimonianza dovuta non solo alla sua all’ampiezza, ma anche al fatto che, in questo caso, l’autore dell’opera letteraria coincide con l’artefice della grotta.

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decennio del Cinquecento, svolse un fondamentale ruolo politico e militare. Benché fosse cattolico militante, nel 1563 dimostrò una certa apertura in materia di religione, riappacificandosi con il nipote ugonotto Gaspard di Coligny, capofila dei protestanti francesi, e contribuendo nello stesso anno alla sottoscrizione dell’Editto di Amboise521. Al di là del suo ruolo politico, il Duca fu un grande mecenate e collezionista di ceramica: committente nel 1535 di un servizio da tavola abbellito da episodi delle Metamorfosi da Guido Durantino522, nel 1542 incaricò Masséot Abaquesnes523, primo grande ceramista francese, di decorare il suo castello a Écouen524, dove l’artista realizzò pavimenti ornati da motivi araldici, episodi storici e biblici, derivati forse da modelli di Luca Penni. A quel tempo, il Duca di Montmorency era anche in possesso di varie rustiques, come dimostra il suo inventario del 1556, dove vengono menzionati cinque manufatti corrispondenti alla descrizione di tali ceramiche525: due piatti ovali decorati con “figure di bestie rettili”, un oggetto a forma di roccia “servendo come fontana dove sono alcune bestie rettili”, un acquamanile e un vaso con gli stessi motivi. Proprio alla passione artistica del Duca faceva dunque appello Palissy che, nel dedicare un’intera pubblicazione all’opera commissionatagli dal suo potente protettore, meditava di preservare la sua carriera e, con essa, di aver salva la vita.

Redatto contemporaneamente all’Architecture, il testo della Recepte véritable fu pubblicato per la prima volta nel 1563, con una seconda edizione nel 1564. Questo secondo volume si distingue per un’ambizione ancora maggiore: fu indirizzato da Palissy a tre personaggi - al figlio di Anne de Montmorency, Maresciallo di Montmorency, al Duca stesso e, soprattutto, alla Regina Caterina de’Medici - nell’intento dichiarato di proporre alla nobiltà francese un giardino realizzabile in “plus de quatre-mille maisons nobles”526, nonché di fornire informazioni di carattere agricolo per aumentare il rendimento delle loro terre. In questo libretto poliedrico, nell’ambito della progettazione del giardino un ruolo di spicco è riservato alle grotte. Numerose sono inoltre le tangenze con la grotta

521 Trattato di pace firmato il 19 marzo 1563 da Louis de Condé, capo dell’esercito protestante, e Anne de

Montmorency, capo dell’esercito cattolico.

522

Su Guido Durantino, ceramista attivo a Urbino tra il 1519 e il 1576, si veda MALLET 1987.

523 Masséot Abaquesnes (1526-1564) di Rouen fu il primo ceramista francese ad affermare uno stile proprio.

In assenza di studi approfonditi sulla sua opera segnaliamo i seguenti articoli: BREJON DE LAVERGNEE 1977; DURET-ROBERT 1979; LEROY 1997.

524 Écouen è situato a venti chilometri a Nord di Parigi. Oggi è diventato la sede del museo del Rinascimento

francese.

525

Cf. MIROT 1920.

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descritta nell’Architecture, come vedremo in seguito. Sono state esposte nel capitolo precedente le difficoltà di lettura del testo dovute alla natura composita di opere che, come spesso avviene nella letteratura cinquecentesca - estranea ad ogni rigida divisione odierna del sapere - sono insieme trattato tecnico, narrazione letteraria dai vaghi accenti bucolici e, addirittura, manifesto religioso. Messi a parte i testi compilati dallo stesso Palissy, non esiste che una scarsa documentazione sull’effettiva esistenza di grotte progettate dal nostro ceramista. Soprattutto per quanto riguarda la grotta per il Connestabile, relativamente alla quale non è stato ritrovato nessun frammento ne documento che potrebbe collocarla ad Ecouen, sebbene esistano alcuni cocci riconducibili alla realizzazione dell’opera nell’atelier di Saintes, vi è la tendenza a credere che la grotta non abbia mai raggiunto quella che dovesse essere la sua definitiva collocazione. L’esistenza di una traccia di pagamento, pubblicata da Montaiglon nel 1856, sembrerebbe invero attestare della realizzazione almeno parziale dell’antro di ceramica527, senza però aggiungere tasselli utili alla complicata ricostruzione di quale avrebbe poi dovuto essere la sua effettiva destinazione. Per dirla tutta, nonostante sia una convinzione comunemente accettata, non è pervenuta alcuna prova in grado di garantire che questo manufatto in ceramica fosse stato realmente commissionato per Écouen: anzi, nell’opinione di Thierry Crepin-Leblond528, la collocazione di tale caverna avrebbe potuto adattarsi sia al giardino del magnifico castello di Chantilly, rinnovato in stile rinascimentale da Pierre Chambiges e Jean Bullant attorno al 1560, sia a quello dell’Hotel particulier di Anne de Montmorency, a Parigi in rue Sainte-Avoye (attuale rue du Temple nel quartiere del Marais), quest’ultimo edificato - proprio come Écouen - alla metà del secolo su progetto di Jean Bullant529. Se la destinazione della grotta di Écouen rimane un mistero, è quasi certo invece che Palissy abbia portato con sé a Parigi il materiale dell'atelier di Saintes per utilizzarlo nella grotta di Caterina de’Medici. In effetti, è stata osservata una certa discrepanza fra tipologia e stile dei frammenti, spiegabile solo alla luce del fatto che i pezzi provenienti dalla grotta destinata a Écouen siano stati mescolati a quelli della grotta di Parigi530. La

527

Si tratta della ricevuta di pagamento, datata 1 febbraio 1564 e intestata a Bernard, Pierre e Mathurin Palissy, per la grotta di Anne de Montmorency. Il documento è conservato alla BNF Ms Fr 26 145 ( 154) pièce 774. Cf.MONTAIGLON 1856, AMICO 1996, p.231.

528

Mi riferisco ad un colloquio che il direttore del Museo Nazionale del Rinascimento di Écouen ha avuto la gentilezza di concedermi, nel quale mi ha reso partecipe di alcune sue posizioni sul tema dell’opera palissiana.

529

Sull’Hotel si veda MIROT 1918, pp. 311-413; su Chantilly si veda BROGLIE 1964.

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commissione di Anne de Montmorency rimase incompiuta forse a causa dei gravi danneggiamenti subiti dall'atelier di Saintes durante la prima guerra di religione, danneggiamenti di cui è lo stesso Palissy a recar notizia nell'Architettura e nella Récepte véritable531. Ad ogni modo, se si prendono per vere le parole dell’artista, la grotta doveva essere di notevole impatto se, ancora in fase di realizzazione, suscitò l'ammirazione di una folla di nobili accorsa all’atelier per ammirare la perizia tecnica di quella grotta interamente costruita in ceramica, un unicum nel paesaggio delle grotte rinascimentali (in appendice l’elenco delle persone che visitarono l’atelier, come riporta orgoglioso lo stesso Palissy).

Lo stesso problema si pone per quanto riguarda le grotte descritte nella Recepte: non sono mai stati trovati documenti che attestano di un contratto dato a Palissy per la realizzazione di un giardino – benché un’attribuzione sia stata proposta532, senza però sufficienti prove-. Questo problema è comune a tanti giardini rinascimentali, data la loro natura effimera dei giardini storici, che rende il loro studio particolarmente delicato. Invece, per la grotta delle Tuileries disponiamo di diverse testimonianze che confermano tanto la realizzazione in loco quanto il repentino deterioramento dell’opera stessa. Fra i documenti esistono tre pagamenti versati nel febbraio del 1570 a Palissy e ai suoi figli, Nicolas e Mathurin, per il compimento della grotta delle Tuileries533 e, in particolare, per il completamento degli animali di ceramica e delle pareti dell’antro. Un’altra prova della presenza di Palissy a Parigi, nei mesi precedenti i terribili accadimenti della “San Bartolomeo”, proviene dal Libro dei conti della duchessa Renata di Francia, giunta a Parigi in occasione delle nozze di Enrico di Navarra, futuro Enrico IV, con la principessa Margherita di Valois. In questo Libro, alla data di giugno 1572 compare un pagamento di 23 soldi al giardiniere della Regina e di 22 soldi a « une detto Mess. Bernardo qui faict la

531

Palissy narra di attacchi perpetrati contro il suo atelier ai danni della grotta del Connestabile nella dedica a quest'ultimo: “ Soudain que je fus prisonnier, ils firent ouverture et lieu public de partie de mon hastelier, et avoyent conclu en leur Maison de ville de jeter mon hastelier à bas, lequel a esté partie érigé à vos despens.” O.C., p. 98.

532

Penso a Franck Rolland, ricercatore indipendente che propone di attribuire al Nostro il giardino del castello di Troissereux, senza tuttavia addurre al riguardo prove tangibili. Cf.Franck Rolland, 'Palissy and the Garden of the Castle of Troissereux', in Proceedings of the 3rd International Huguenote Conference (Stellenbosch & Franschoek, South Africa, 2002), p. 161.

533 Documenti pubblicati da AMICO 1996, IX, X, XI pp. 231. Fu J.J. Champollion-Figeac che li pubblicò per

primo nel 1842 in «Correspondance» Le Cabinet de l'amateur et de l'Antiquaire, vol. 1, 1842, pp. 277-278, ripresi poi da A. Montaiglon, in Archives de l'Art Français, « Bernard Palissy », vol. 9, 1857-58, pp. 14-16). Il manoscritto si trova a Parigi alla Bibliothèque Nationale: Ms. Fr. 10, 399, f°32 verso.

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crotesque aux dictes tuilleries»534. Inoltre, gli scavi effettuati sul posto hanno portato in luce l’atelier di Palissy e i resti di una fontana, che potrebbe corrispondere al “pignon” descritto all’interno della grotta nell’Architecture535.

Una cosa è sicura, già nel 1575 la grotta versava in cattivo stato di conservazione, come riferisce anche la relazione di viaggio degli ambasciatori svizzeri (oggi conservata a Zurigo), pervenuti nel marzo di quell’anno in visita alla residenza reale. Questo documento recita:

Variique fontes in e horto sunt exstructi, cum Nymphis et Faunibus jacentibus et ex hydriis aquam effundentibus. Sed inter ceteros fuit extructus fons instar rupis, in qua rupe ex opere figulina rio erant confecta varia animalia, veluti serpentes, cochlae, testudines, lacerti, crapones, ranae et omnis generis animalium aquatilium. Quae animalia aquam ex ore fundebant, quin ex rupe ipsa videbatur exsudare acqua. Haec maxima impensis et miro artificio fuerunt parata; nunc autem, quia nemo excolit, ruinam minantur. 536

La descrizione evoca un aspetto molto simile alle opere palissiane, ragione par la quale è considerata come una testimonianza dell’esistenza di una grotta o più esattamente di una fontana realizzata dal Nostro. Il rapido degrado cui si fa riferimento potrebbe dipendere dal fatto che dopo i massacri della “San Bartolomeo”, nel funeste agosto del 1572, Palissy e la sua famiglia abbandonarono la città per rifugiarsi a Sedan. La presenza di Palissy in quel luogo è attestata dal contratto di nozze della figlia, sposata a Michel Saigel, scultore di Blois, il 22 novembre del 1573, in un momento in cui, dunque, la famiglia dell’artista si era già ben inserita nella comunità protestante di Sedan, il che lascia intendere che il loro trasferimento doveva essere avvenuto ormai da molti mesi.

Un interessante documento è, infine, quello presentato da Marie-Madeleine Fontaine, intervenuta al convegno Fabriques et usages du jardin (Tours, giugno-luglio 2010) con una comunicazione sulle testimonianze letterarie in grado di fornire informazioni su alcuni giardini rinascimentali francesi. Mi preme riportare qui alcune sue considerazioni che riguardano da vicino il tema trattato. Nella raccolta di cinque racconti ad opera di Jacques

534 Documento scoperto da E. Rodocanachi. Cf. RODOCANACHI 1896 [1970], p. 503. 535

Cf.DUFAY 1987.

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Pubblicato per la prima volta nel 1864 a Zurigo in Archive fur Schweizeriche Geshischte, vol. 14, 1864, pp. 164-165, e l’anno seguente da Paul Nicard. Cf. NICARD 1865, pp. 83-86.

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Yver, Le Printemps537 (1572), un passo in particolare sembra descrivere la grotta destinata al Connestabile. Si trova nella “Quatrième journée” (ff. 229v°-234v°) nella quale un gruppo di amici visitano un giardino e la sua grotta:

Et après qu’ils eurent pris leur repas, et rendu graces, ils se leverent, puis sous la conduite de la Sybille ( qui estoit la dame du lieu) ils entrerent en une grotte rustique, si bien et naïvement elaborée que Nature se confessoit vaincue par l’artifice humain. Car les limasses, lesards, taulpes, grenoilles, sauterelles, coquilles, cailloux, avec tous les animaus terrestres et aquaticques, estoient representez si au vif parmi les rochers mousselus, et toutes sortes de plantes, que non seulemet ont eust cuidé estre en un petit desert d’Arabie, et pres de quelques ruisseau d’Afrique, où toutes sortes d’animaux se trouvent pour boire, mais on se fust soymesme pensé hermite : et ce fus on voulontiers mis à brouter les racines sauvages, et cueillir les fruicts si bien representez, sinon qu’on les trouvoit un peu durs et de peu de substance, comme n’estant faits que pour nourrir les yeux. Et ne faut comparer à ce figment, le tant renommé ouvrage des Tuileries, de Medon, ou d’Anet, ou le jardin tant artificiel de Liencourt en Normandie. Car comme j’ay desja dit la Fée Mellusine qui bastit ce chasteau, avoit employé tous les demons et farfadets plus experts en l’art de potterie et sculpture.

Come rilevò Marie-Madeleine Fontaine, in questo brano la citazione degli animali presenti nella grotta, il fatto che la caverna fosse stata realizzata in ceramica e,