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INTERNAZIONALE DI MERCI (1980), PRINCIPI UNIDROIT E PRINCIPI DI DIRITTO CONTRATTUALE

Germany 43 In questa risoluzione i fatti sono i seguenti:

V.- La conformità delle merci secondo la CISG

4.1. b Garanzie implicite nell’UCC

Il primo comma del paragrafo 2-314 UCC contiene una garanzia implicita che i beni siano atti al commercio69, garanzia che opera ogni qualvolta: 1) il venditore

sia un commerciante di beni di questa classe, e 2) tale garanzia non sia stata limitata o esclusa nell’accordo stesso.

Il secondo comma contiene le garanzie implicite, che sono fondamentalmente quelle che troviamo nell’articolo 35.2 CISG. Il paragrafo 2-314 (2) 70 ci dice:

69 Traduco il termine «merchantable» o «merchantable goods» come «beni atti al commercio» o

«commerciabili», vale a dire atti alla vendita. Cercherò tuttavia di mantenere per tutto il corso dell’esposizione il concetto originale (in inglese) ogni qualvolta sia possibile.

70 § 2-314. Implied Warranty: Merchantability; Usage of Trade.

(1) Unless excluded or modified (Section 2-316), a warranty that the goods shall be merchantable is implied in a contract for their sale if the seller is a merchant with respect to goods of that kind. Under this section the serving for value of food or drink to be consumed either on the premises or elsewhere is a sale.

(2) Goods to be merchantable must be at least such as

«Affinché i beni siano atti alla commercializzazione devono almeno:

a) passare senza obiezioni nello scambio commerciale secondo la descrizione del contratto; e

b) nel caso di beni fungibili, avere una qualità media considerevole all’interno della descrizione; e

c) essere adeguati agli usi ai quali normalmente vengono destinati tali beni; e d) essere, all’interno delle variazioni permesse dall’accordo, dello stesso tipo, della stessa qualità e quantità all’interno di ogni unità e tra tutte le unità implicate; e

e) essere adeguatamente confezionate, imballate ed etichettate come richiesto nell’accordo; e

f) conformi alla promessa o alle affermazioni di fatto realizzate nella confezione o nell’etichetta, se esiste».

Il concetto principale su cui vengono costruite le garanzie implicite è quello di «merchantable», inteso come assenza di vizi o difetti nel bene consegnato. I casi giurisprudenziali che, negli Stati Uniti, hanno cercato di far luce su tale concetto sono numerosissimi. Ci limiteremo, nelle righe che seguono, a precisare in qualche misura il concetto, prendendo come punto di partenza le norme introdotte dal paragrafo 2-314 UCC e studiando la loro relazione con la nozione di «mancanza di conformità» nella Convenzione di Vienna del 1980.

Una delle principali critiche derivate dalla definizione del concetto «merchantable» è la tautologia contenuta nella lettera c) del paragrafo 2-314 UCC. In esso si afferma che un bene è «merchantable» quando è adeguato agli

(b) in the case of fungible goods, are of fair average quality within the description; and (c) are fit for the ordinary purposes for which such goods are used; and

(d) run, within the variations permitted by the agreement, of even kind, quality and quantity within each unit and among all units involved; and

(e) are adequately contained, packaged, and labeled as the agreement may require; and (f) conform to the promise or affirmations of fact made on the container or label if any.

(3) Unless excluded or modified (Section 2-316) other implied warranties may arise from course of dealing or usage of trade.

usi a cui vengono normalmente destinati beni dello stesso tipo. James J. White e Robert S. Summer assicurano che, nella maggior parte dei casi, tale definizione non è molto utile, perché si limita a «sostituire un sinonimo con un altro».71 Non

è molto fortunata (secondo il giudizio di questi autori) neanche l’espressione contenuta nella lettera a) del precetto segnalato dell’UCC, che sostiene che un bene è «merchantable» quando «passa senza obiezione nel commercio secondo la descrizione del contratto». Esistono molteplici casi – affermano – nei quali una merce può non avere obiezioni nel mercato ed essere ciononostante difettosa. Uno degli elementi che possono servire a determinare se un bene compia la qualità di essere «merchantable» è la regolazione stessa normativa di un settore commerciale. Se esistono delle norme applicabili all’elaborazione o alla produzione di una merce concreta, l’inadempimento delle stesse permetterà di qualificare tale bene come «nonmerchantable». Fu il caso della causa George Byers Sons, Inc. vs. East Europe Import Export, Inc. 72, nel quale furono vendute una serie

di motociclette senza gli adeguati certificati che la normativa federale esigeva. Fatti simili ebbero luogo nella già citata risoluzione del Tribunale tedesco

CLOUT, Germany, dell’11 aprile 200273. In questo caso, in applicazione della

Convenzione di Vienna, si considerò che la consegna di pallet che non erano conformi alla normativa europea non poteva essere considerata come una «mancanza di consegna», bensì come una «mancanza di conformità», in virtù di quanto disposto nell’articolo 35.1 CISG.

71 WHITE,JAMES J.;SUMMERS,ROBERT S.,Uniform Commercial Code, St. Paul, Minn., 2000, p. 366.

Tale critica è successivamente sfumata in base al caso Green v. The Amercian Tobacco Co.

72 George Byers Sons, Inc. v. East Europe Import Export, Inc., 488 F.Supp. 574, 28 UCC 1293

(D.Md.1980). Raccolta in WHITE, JAMES J.; SUMMERS, ROBERT S., Uniform Commercial Code, St.

Paul, Minn., 2000, p. 367.

Tornando all’UCC, un altro criterio per la determinazione del carattere «merchantable» di un bene sono gli usi di commercio74. Nel caso Kassab vs.

Central Soya75 del 1968 un venditore consegnò cibo per animali d’allevamento

all’acquirente. Esso conteneva un ormone femminile chiamato «stilbestrol». La sostanza era legale e addirittura comune nel cibo per animali d’allevamento, perché faceva crescere più rapidamente gli animali. Gli effetti dell’ormone, tuttavia, provocavano la sterilità nei tori e aborti nelle mucche, ragione per la quale esisteva un «uso di commercio» che escludeva l’incorporazione di tale ormone nel cibo per animali da allevamento che dovevano essere destinati non al macello bensì all’allevamento. L’«uso di commercio» esigeva che non venisse inclusa nel cibo per animali tale sostanza a meno che non fosse esplicitamente richiesto e indicandolo nell’etichetta. L’inadempimento di tale «uso» fa sì che la merce, nel caso esposto, fosse «nonmerchantable».

Non ci si deve dimenticare che la Convenzione di Vienna del 1980, nel suo articolo 9, obbliga le parti a compiere tanto gli usi convenuti quanto quelli considerati taciti nel commercio internazionale. Gli usi applicabili tacitamente al contratto esigono tre requisiti: 1) che le parti non abbiano pattuito di escluderli, 2) che le parti li conoscessero o dovessero conoscerli, 3) che siano ampiamente conosciuti e regolarmente osservati dalle parti in contratti dello stesso tipo nel traffico commerciale di cui si stia trattando76. In ogni caso, l’uso corrispondente

dev’essere rispettato salvo che tal obbligo sia stato escluso ex articolo 6 CISG (carattere dispositivo della Convenzione). Così come succede nel Codice di Commercio Uniforme, l’inadempimento degli usi applicabili in un determinato contratto secondo la Convenzione di Vienna presupporrebbe un

74 Il terzo comma del paragrafo 2-314 assicura che sono fonte di garanzie implicite anche gli usi

di commercio così come il corso stesso della negoziazione (a meno che non si escludano o si modifichino le garanzie con un altro precetto legale come nel caso del paragrafo 2-316 UCC).

75 Kassab vs. Central Soya, 432 Pa. 217, 246 A.2d 848, 5 UCC 925 (1968). Raccolta in WHITE, JAMES

J.; SUMMERS, ROBERT S., Uniform Commercial Code, St. Paul, Minn., 2000, p. 366.

76 L’articolo 8.3 CISG stabilisce che gli usi serviranno ad interpretare l’intenzione di ognuna

delle parti insieme ad altri elementi, come le circostanze del caso, le negoziazioni, le pratiche che le parti possono aver stabilito tra loro e il successivo comportamente delle stesse.

inadempimento contrattuale dal momento che, come è già stato segnalato, il tenore letterale dell’articolo 45.1 CISG, riferendosi all’inadempimento, fa riferimento al venditore che non compie uno qualsiasi degli obblighi che gli spettano conformemente al contratto o che gli derivano dalla presente Convenzione (gli usi apparterrebbero a quest’ultima categoria di obblighi).

Tornando all’analisi del Codice di Commercio Uniforme americano, è importante per la determinazione del concetto che cerchiamo di profilare anche la considerazione delle caratteristiche proprie dei beni dello stesso tipo. È stato proprio questo l’argomento utilizzato nella celebre causa di Green vs. The American Tobacco Co77. I fatti del caso sono i seguenti:

Edwin Green presentò nel 1957 una querela contro la Compagnia di Tabacco

Americana poiché riteneva che il cancro che aveva contratto fosse conseguenza dell’aver fumato sigarette Lucky Strike. Poco dopo l’inizio del processo giudiziario il querelante morì e fu sostituito dal figlio nella posizione processuale che lui occupava. L’argomento principale su cu si basava la querela era il reclamo per inadempimento contrattuale, si affermava cioè che il fatto che l’uso normale a cui sono destinate le sigarette provocasse danno all’acquirente (malattie e, nel suo caso, la morte), presupponeva la lesione delle garanzie implicite contenute nel paragrafo 2-314 UCC. La parte attrice affermava, in definitiva, che le sigarette comprate alla compagnia americana di tabacco erano beni «nonmerchantable» per il danno che esse producevano. I diversi Tribunali presso cui fu presentata la causa affermarono che le sigarette non perdono la loro «commerciabilità» per il fatto che il loro uso possa occasionare malattie. Il criterio per determinare la loro commerciabilità e affermare l’adempimento delle garanzie implicite contenute nel paragrafo 2-314 UCC, deve essere la loro comparazione con le qualità proprie dei beni dello stesso tipo: non c’è lesione della garanzia implicita dal momento che le sigarette Lucky Strike sono esattamente come le altre sigarette fabbricare dalle altre compagnie sul mercato78. Se non si ammette l’argomento esposto, afferma la dottrina statunitense, ci troveremmo di fronte alla «non commerciabilità» del burro perché contiene colesterolo che, a sua volta, provoca malattie cardiovascolari. La stessa cosa

77 Green vs. The American Tobacco, 154 So.2d 169 (Fla.1963). Nello stesso senso di pronuncia il

caso Lartigue vs. R.J. Reynolds Tobacco Co., 317 F.2d 19 (5th Cir. 1963).

78 Nelle diverse istanze attraverso le quali passò il caso si tentò anche la carta della possibile

«prevedibilità» dei danni ai fumatori da parte del fabbricante di sigarette. Ciononostante la Corte Suprema della Florida determinò che la «prevedibilità» non è un elemento richiesto per determinare l’inadempimento di una garanzia implicita.

succederebbe con il whisky o con le stesse automobili, che possono provocare danni agli utenti anche quando sono utilizzate correttamente79. Nella misura in

cui il danno che possono provocare all’acquirente i menzionati prodotti è remoto non c’è dubbio a proposito della «merchantability» dei beni. Lo stesso criterio esposto nella precedente sentenza si trova nel caso Holowka vs. York Farm Bureau Cooperative Association80.

Un allevatore comprò un insetticida chiamato «Malathion» per eliminare i parassiti dei suoi animali. Il prodotto non solo eliminò gli insetti ma uccise alcuni capi e ne danneggiò degli altri. Il Tribunale sostenne che il caso lede chiaramente le garanzie implicite esigibili in base all’articolo 2-314 UCC perché, prendendo come riferimento altri insetticidi della stessa classe, si può affermare che nessuno di essi nel loro corretto utilizzo deve uccidere o danneggiare il bestiame che cerca di liberare dai parassiti81.

Riassumendo, non esiste «merchantability» dei beni consegnati nella compravendita quando: 1) il bene consegnato non rispetta la normativa applicabile al corrispondente settore commerciale, 2) lede gli usi di commercio, 3) la sua produzione è difettosa, 4) l’etichetta del prodotto non è corretta nel senso che non vengono attese le promesse o le affermazioni realizzate nella confezione, 5) i beni non corrispondono alla quantità, alla qualità o al tipo pattuiti, 6) i beni non sono stati adeguatamente disposti, assemblati o etichettati, 7) le sue caratteristiche o qualità sono diverse dai beni dello stesso tipo esistenti sul mercato e, in generale, 8) quando i beni con attendono al resto delle esigenze contenute nel paragrafo 2-314 UCC.

Senza la pretesa di essere stati esaustivi, si è cercato qui di esporre la stretta relazione esistente tra il Codice di Commercio Uniforme americano e la Convenzione di Vienna in materia di «mancanza di conformità». La nostra

79 WHITE, JAMES J.; SUMMERS, ROBERT S., Uniform Commercial Code, St. Paul, Minn., 2000, p. 364. 80 1963 WL 8528, 2 UCC 445 (Pa.C.P.1963). Recogida en WHITE, JAMES J.; SUMMERS, ROBERT S., Uniform Commercial Code, St. Paul, Minn., 2000, p. 364.

81 Lo stesso criterio esaminato negli ultimi due casi della giurisprudenza statunitense è incluso

nell’articolo 35.2 CISG. Più avanti si analizzeranno l’applicazione e il senso di tale «garanzia implicita» nella Convenzione di Vienna.

intenzione in questo paragrafo era soltanto quella di evidenziare l’influenza del primo (UCC) sulla seconda (CISG), e di segnalare gli elementi in comune tre i due testi legislativi. Di seguito punteremo l’attenzione sullo studio delle garanzie «espresse» e di quelle «implicite» nella Convenzione di Vienna.

4.2.- Garanzie offerte dalla CISG