INTERNAZIONALE DI MERCI (1980), PRINCIPI UNIDROIT E PRINCIPI DI DIRITTO CONTRATTUALE
Esempio 3. I Principi UNIDROIT vengono applicati quando le parti non avevano pattuito una Legge applicabile al contratto Almeno questo fu l’effetto
III. Inadempimento contrattuale» nei PCCOM
1.- Concetto
Come abbiamo già segnalato nel primo paragrafo di questo capitolo, una delle fonti principali per l’elaborazione dei PCCOM fu la Convenzione di Vienna, il cui concetto di inadempimento è stato già analizzato. Per questo non ci si deve meravigliare che il contenuto dell’articolo 7.1.1 PCCOM ci ricordi tanto dell’articolo 45 CISG, il quale permetteva al compratore di esercitare i diritti e le azioni corrispondenti quando il venditore con rispettava uno qualsiasi dei suoi obblighi derivati dal contratto o dalla stessa Convenzione. C’è tuttavia una differenza che separa tuttavia le due norme, e cioè mentre la CISG permette al compratore di esercitare le azioni corrispondenti alla «mancanza di conformità» quando si ha inadempiuto una obbligazione derivata dalla Convenzione stessa, l’articolo 7.1.1 PCCOM menziona soltanto gli obblighi derivati dal contratto, la cui inosservanza provoca l’inadempimento218.
L’idea della «mancanza di conformità», che ci avvicina all’unificazione del concetto di «inadempimento contrattuale», è quella che si è plasmata sulla regolazione dei PCCOM, pur senza conservare tale denominazione. In essi, a differenza di quanto succedeva nella CISG, sono inglobate sotto la nozione di «inadempimento» tanto la «mancanza di consegna» quanto la «mancanza di conformità» (usando i termini della CISG), comprendendo quindi nella medesima nozione la mancanza di quantità o di qualità pattuite delle merci,
218 Infatti l’articolo 7.1.1 PCCOM recita così: «Per inadempimento si intende il mancato
adempimento di una parte di una qualsiasi delle sue obbligazioni derivanti dal contratto [...]». [Il corsivo è nostro]. Nonostante il tenore letterale del precetto non ci sarebbero inconvenienti, a nostro giudizio, per qualificare come inadempimento l’inosservanza di un obbligo derivato da un’altra fonte, per es. un uso commerciale. Due argomenti possono servire ad appoggiare la nostra tesi: 1) l’articolo 7.2.2 PCCOM permette a una parte di reclamare un obbligo non pecuniario senza menzionare la necessità che tale obbligo derivi esclusivamente del contratto, e 2) le materie che non siano espressamente risolte nei Principi UNIDROIT si devono dirimere conformemente a quanto stabilito nella Convenzione di Vienna, il cui testo è inoltre utile ad interpretare i Principi.
l’aliud pro alio, i ritardi nella consegna, difetti nei beni e, in generale, qualsiasi divergenza tra quanto pattuito e quanto consegnato.
Così l’articolo 7.1.1 PCCOM sancisce che «per inadempimento si intende il mancato adempimento di una parte di una qualsiasi delle sue obbligazioni derivanti dal contratto, incluso l’adempimento inesatto o il ritardo» La definizione contenuta nel precetto è un’eredità della tradizionale mancanza di uniformità nel concetto di «inadempimento», sottolineando che saranno considerati inadempimento anche il «compimento difettoso» e l’«adempimento tardivo». L’inclusione di questi due ultimi casi è superflua, posto che verrebbero comunque inglobati nella stessa definizione che, in ogni caso, unifica di fatto il concetto di «inadempimento». Il commento ufficiale dell’articolo 7.1.1 PCCOM torna ad insistere sul fatto che il concetto di «inadempimento» proposto include tutte le forme di esecuzione difettosa del contratto, così come l’assenza totale di inadempimento. Viene inoltre riportato un esempio in cui viene equiparata la situazione del costruttore che costruisce un edificio, in parte conforme al contratto e in parte difettoso, con quella di quello che finisce la costruzione in ritardo219. I due casi sarebbero entrambi
inadempimenti dell’articolo 7.1.1 PCCOM.
Uno di questi inadempimenti, concretamente quello relativo al ritardo nell’adempimento, è quello che si produsse nei fatti della Risoluzione dettata
dall’International Centre for de Settlement of Investment Disputes (d’ora in avanti, ICSID) in data 20 marzo 2000.
219 Si aggiunge che, nei propositi dei Principi, l’idea di «inadempimento» riguarda tanto il
giustificabile quanto l’ingiustificabile. Esisteranno tuttavia delle differenze, in relazione ai rimedi che caso per caso possono essere utilizzati. Troviamo i riferimenti al Commento ufficiale del precetto anche in FENOY PICÓN, N., El sistema de protección del comprador, Madrid, 2006, Cuadernos de Derecho Registral, Colegio de Registradores de la Propiedad y Mercantiles de España, p. 192.
Un cittadino degli Stati Uniti d’America220 concluse con il Governo ucraino un
contratto di investimento in virtù del quale si permetteva al primo di installare una stazione di radiodiffusione sul territorio dell’Ucraina. In qualche modo si produsse un ritardo nelle installazioni previste e sorse un litigio tra le parti che venne sottoposto all’ICSID. Iniziato il procedimento arbitrale, le parti arrivarono ad un accordo prima che si pronunciasse l’ICSID, accordo che rese superflua la continuazione del processo. In tale accordo (contenuto nella Risoluzione) si include la definizione di inadempimento contenuta nell’articolo 7.1.1 PCCOM e si aggiunge che la parte che inadempie può riparare l’inadempimento a proprie spese, in virtù di quanto stabilito nell’articolo 7.1.4 PCCOM, il cui contenuto è simile all’articolo 48 CISG: si concede alla parte inadempiente (nel precetto della CISG sarebbe il venditore), la possibilità di adempiere ai propri obblighi derivati dal contratto, notificando tale proposito all’altra parte (che può rifiutarlo se ha un interesse legittimo nel farlo) così come il momento della riparazione. Questa deve inoltre: 1) essere appropriata alle circostanze, e 2) essere effettuata senza indugi.
È inoltre essenziale per la determinazione dell’inadempimento conoscere la classe di obbligazione derivata dal contratto, posto che non si possono esigere risultati concreti se l’obbligo è «di mezzi». Fu il caso del Lodo arbitrale del 25
gennaio 2002 dettato dal Tribunale d’Arbitrato della Camera di Commercio e Industria di Losanna.
Un’impresa belga dedicata all’attività di marketing conclude un contratto con un’impresa spagnola per la manifattura e la promozione dei nuovi prodotti di quest’ultima. Il litigio sorge quando l’impresa spagnola sostiene che non sono stati raggiunti i risultati sperati e rescinde il contratto reclamando, inoltre, il risarcimento dei danni subiti. Il Tribunale arbitrale afferma che, in questo caso, l’impresa belga non aveva l’obbligazione di raggiungere dei risultati specifici, ma che invece la sua prestazione consisteva nell’agire con diligenza, comunicando all’altra parte la sua esperienza, le sue conoscenze e gli sforzi sul marketing dei prodotti. Per questo non c’è stato da parte dell’impresa belga inadempimento di nessuno degli obblighi che le spettano conformemente al contratto.
2.- Inadempimento «essenziale»
Così come nella Convenzione di Vienna, anche i Principi UNIDROIT contengono una definizione di ciò che si debba intendere per «inadempimento essenziale»221; tuttavia, la definizione contenuta nei Principi è più completa e
220 Joseph Charles Lemire.
221 Abbiamo tradotto il concetto di «fundamental non-performance» come «inadempimento
dettagliata di quella esposta nel già esaminato articolo 25 CISG. Ciò ha portato Bonell ad affermare che il concetto raccolto nei Principi potrebbe essere utile per chiarire l’oscura definizione contenuta nella CISG222.
Il concetto di «inadempimento essenziale» nei PCCOM viene raccolto nel primo articolo della terza sezione dedicata alla risoluzione del contratto223. Infatti
l’articolo 7.3.1(2) PCCOM stabilisce una serie di elementi da tenere in considerazione al momento della qualificazione di un inadempimento come «essenziale». Il primo di essi è quello utilizzato dalla CISG, vale a dire esaminare se l’inadempimento privi sostanzialmente la parte danneggiata di quello che era legittimata ad aspettarsi in virtù del contratto, salvo che la parte inadempiente non avesse previsto né potuto ragionevolmente prevedere tale risultato. Il secondo dei criteri è che la rigida esecuzione della prestazione insoddisfatta sia essenziale secondo il contratto, vale a dire che sia stata raccolta nell’accordo stesso tale qualificazione per un caso di inadempimento concreto. In realtà, il gioco dell’autonomia della volontà permetterebbe in ogni caso alle parti di pattuire tale caso anche se esso fosse stato ovviato nei PCCOM. Il terzo criterio di determinazione dell’essenzialità dell’inadempimento è che esso sia stato intenzionale o temerario. È un caso che difficilmente può non essere messo in relazione con la risoluzione contrattuale, dal momento che il rifiuto all’adempimento di una delle due parti rende inutile l’esercizio di altre possibili azioni di correzione dell’inadempimento224 che debbano contare sulla volontà
Principi UNIDROIT e nei Principi del Diritto contrattuale europeo manterremo in tutti la traduzione di «inadempimento essenziale».
222 Abbiamo già visto come i Principi UNIDROIT possono servire non solo per interpretare le
disposizioni oscure della CISG ma anche per colmare possibili lacune nella regolazione contenuta in essa. BONELL, MICHAEL JOACHIM, Un "Codice" Internazionale del Diritto dei contratti. I
Principi UNIDROIT dei Contratti Commerciali internazionali, Milano, Giuffrè Editore, 2006,
Seconda edizione, p. 339.
223 Così come accadeva nella CISG, l’inadempimento essenziale è il requisito sine qua non per la
risoluzione contrattuale.
224 Come ha segnalato Díez-Picazo, i Principi UNIDROIT quanto meno ammorbidiscono il
requisito della «volontà deliberatamente ribelle» che si esigeva in Spagna da una prima linea giurisprudenziale iniziata negli anni Quaranta, oggi superata. DÍEZ-PICAZO Y PONCE DE LEÓN, LUIS, Los incumplimientos resolutorios, Madrid, 2005, Civitas, p. 92. Per citare una sentenza
del venditore. Il quarto si riferisce alla possibilità che l’inadempimento dia o meno alla parte danneggiata delle ragioni per non confidare nel fatto che l’altra parte adempierà in futuro225 e, infine, il quinto criterio esige il rispetto delle
conseguenze della risoluzione del contratto per la parte inadempiente, ossia se tale parte subirà una perdita sproporzionata come conseguenza della preparazione del contratto o delle prestazioni già realizzate.
I criteri enumerati non costituiscono un numerus clausus per la determinazione dell’essenzialità dell’«inadempimento»: ciò sembra dedursi dalla stessa redazione data all’articolo 7.3.1(2) PCCOM quando in esso si afferma che, per determinare se la mancanza di inadempimento sia essenziale si terrà conto, in particolare, dei criteri esposti. Il problema senza dubbio sarà determinare in quali altri casi si potrà qualificare come «essenziale» un inadempimento, oltre i parametri stabiliti nel testo dei Principi UNIDROIT.
Qui di seguito esporremo alcune cause risolte dalla Giurisprudenza (Tribunali arbitrali, statali o internazionali) in cui sono stati applicati i Principi UNIDROIT, con l’obiettivo di precisare maggiormente la nozione di «inadempimento essenziale». Come abbiamo già visto nel caso della CISG, la mancanza di consegna delle prestazioni principali del contratto costituisce, senza dubbio, un inadempimento di questo tipo. L’esempio paradigmatico di tale caso si trova nel Lodo arbitrale del 20 gennaio 1997 dettato dal Tribunale d’Arbitrato
Internazionale della Camera di Commercio e Industria della Federazione russa.
recente, nella STS del 6 giugno 2006, Sala de lo Civil, sezione 1ª si può leggere quanto segue: «Non è possibile applicare la dottrina della reiterazione grave dell’inadempimento [...]».
225 Nel Commento ufficiale dell’articolo 7.3.1(2) (d) PCCOM viene indicato che nei contratti a
tratto successivo un difetto nell’adempimento permetterebbe alla parte danneggiata di qualificarlo come «essenziale» sebbene i difetti concreti non giustificassero in se stessi tale qualificazione. Si aggiunge: «A volte un inadempimento intenzionale per una delle parti può mostrare all’altra che non si può confidare in essa».
Un’organizzazione commerciale russa conclude un contratto di compravendita con un’impresa di Hong Kong. Siccome il venditore non consegnò la cosa oggetto del contratto, il Tribunale qualificò l’inadempimento come «essenziale» e riconobbe al compratore russo il diritto di risolvere il contratto in virtù dell’articolo 7.3.1 PCCOM, con l’obbligazione di restituire all’altra parte tutto quello che da essa aveva ricevuto226.
Nello stesso senso, sebbene a margine della compravendita, si pronuncia il
Tribunale Internazionale d’Arbitrato di Ginevra nel Lodo dettato il 28 luglio 2000.
Andersen Consulting Business Unit Member Firms (d’ora innanzi, ACBU) vs. Arthur Andersen Business Unit Member Firms (AABU) e Andersen Worldwide Societe Cooperative (AWSC). Sia ACBU come AABU sono due unità di commercio contenute
in una struttura più ampia denominata Andersen Worldwide Organisation (AWO). Quanto a AWSC, è una corporazione cooperativa svizzera la cui funzione era essere l’organo d’amministrazione dell’AWO, vale a dire che la sua principale funzione era il coordinamento delle attività effettuate dai membri delle diverse imprese. All’inizio, ogni impresa membro dell’AWO poteva indistintamente effettuare servizi di contabilità, auditing, fiscalità e servizi di consulenza. Tuttavia, a partire dalla ristrutturazione realizzata nel 1989, le attività delle diverse imprese membri dovevano essere ricondotte alle due unità di commercio, ossia per un verso AABU per udienze, fiscalità ed altri servizi di consulenza finanziaria, e dall’altro, ACBU per servizi strategici ed altri servizi di consulenza e consiglio finanziario. Siccome
AABU aveva cominciato ad estendere le sue attività e AWSC non otteneva il
coordinamento necessario tra le due unità di commercio, ACBU richiese un arbitrato tra il Tribunale Internazionale d’Arbitrato a Ginevra.
Il Tribunale sostenne che la mancanza di coordinamento da parte di AWSC poteva essere intesa come un inadempimento essenziale nel senso degli articoli 7.3.1 e 7.3.5 PCCOM. Avrebbe meritato tale qualificazione anche, a giudizio del Tribunale arbitrale, la mancanza di rispetto alla distribuzione delle attività tra le due unità di commercio. In entrambi i casi si priva sostanzialmente la parte danneggiata (ACBU) di quello che era legittimata ad aspettarsi in virtù del contratto, essendo inoltre prevedibile il risultato da parte delle inadempienti (art. 7.3.1(2) (a) PCCOM). Per tutto ciò di permise alla parte attrice (ACBU) di
226 Più avanti vedremo come l’impossibilità di restituire le prestazioni ricevute riguardi il diritto
risolvere il contratto e, pertanto, di svincolarsi da tutti gli obblighi presenti e futuri derivati da esso.