• Non ci sono risultati.

INTERNAZIONALE DI MERCI (1980), PRINCIPI UNIDROIT E PRINCIPI DI DIRITTO CONTRATTUALE

Germany 43 In questa risoluzione i fatti sono i seguenti:

V.- La conformità delle merci secondo la CISG

4.2. b.1 Prima garanzia basata sull’uso abituale dei ben

Il primo criterio di determinazione della conformità delle merci è che esse siano atte agli usi per i quali sono abitualmente destinate le merci dello stesso genere. Ciò significa che devono possedere le qualità normalmente richieste ai beni dello stesso tipo, ossia quelle che qualsiasi acquirente potrebbe aspettarsi da tali

beni92. La Convenzione, sebbene prescinda dalla menzione degli «usi

commerciali» del vecchio articolo 33.1 d) LUVI93, non contiene un riferimento

espresso a cosa si debba intendere per «uso abituale dei beni».

91 BIANCA, MASSIMO; BONELL, M. J. (COORD.), Commentary on the International Sales Law. The 1980 Vienna Sales Convention, Milano, 1987, Giuffrè, p. 272. Della stessa opinione Schliechtriem:

«l’articolo 35.1 CISG rinvia all’accordo tra le parti e l’articolo 35.2 CISG fornisce delle regole ausiliari per quando i patti tra le parti sono incompleti» («Art. 35(1) CISG defers to the agreement of the parties and Art. 35(2) CISG supplies helping rules for when the parties' agreements are incomplete»). SCHLECHTRIEM, PETER, Uniform Sales Law in the Decisions of the Bundesgerichtshof, 50 Years of the Bundesgerichtshof [Federal Supreme Court of Germany]. A Celebration Anthology from the Academic Community, Translation by Todd J. Fox, Internet:

http://cisgw3.law.pace.edu/cisg/biblio/schlechtriem3.html. Nello stesso senso si pronuncia la Risoluzione dell’Oberster Gerichtshof, Austria, del 13 aprile 2000 CLOUT case no. 426, che dichiara «Quando il contratto non specifica tali condizioni [relative alle merci che devono essere consegnate] entreranno in gioco gli enunciati dell’articolo 35.2 CISG». Il testo letterale è il seguente: «Where the contract does not specify these conditions the standards of article 35(2) CISG

become relevant».

92 Nella Sentenza dettata il 15 maggio 1996 dalla Corte d’Appello di Grenoble (Francia), caso Thermo King v. Cigna Insurance, sono stati qualificati come mancanza di conformità i difetti

contenuti in un’unità di refrigerazione apparsi in un breve lasso di tempo dopo la consegna, con la considerazione che i beni dello stesso tipo normalmente non hanno tali avarie.

93 L’articolo 33.1 LUVI diceva: «Il venditore non avrà adempiuto il suo obbligo di consegna dei

beni qualora abbia consegnato [...] d) beni che non posseggano le qualità necessarie per il loro uso abituale o commerciale».

Un problema fondamentale è determinare se l’uso abituale del bene debba essere inteso in base allo Stato del venditore o debba essere definito prendendo come riferimento il paese o la regione dell’acquirente.

A tale questione dà una risposta la Risoluzione del Tribunale Supremo

austriaco (Oberster Gerichtshof) del 13 aprile 200094. Il Tribunale afferma che se

i beni sono adeguati per gli usi abituali ai quali sono destinati i beni dello stesso tipo sulla base degli «standard» del paese del venditore, non è necessario che i beni siano dotati della sicurezza, della certificazione o degli standard di produzione del paese importatore. Pertanto il venditore non sarebbe obbligato a rispettare gli standard legali del paese dell’acquirente. I parametri che si applicano nel paese dell’acquirente dovrebbero essere presi in considerazione soltanto se esistono anche nel paese del venditore o se sono stati accordati dalle parti o conosciuti dal venditore in base all’articolo 35.2 b) CISG, ossia perché si tratta di un uso particolare del bene, uso comunicato espressamente o tacitamente dall’acquirente al venditore nel momento della conclusione del contratto.

La stessa risposta ci viene offerta da Bianca, che sostiene che l’«uso abituale» dei beni dev’essere definito in base agli standard del luogo in cui il venditore svolge i suoi commerci. In realtà – aggiunge Bianca – il venditore non ha motivo di dover conoscere le «disposizioni specifiche» o le «limitazioni vincolanti» di altri paesi, a meno che non sia ragionevole aspettarsi il contrario secondo le concrete circostanze del caso.

Esiste tuttavia un’altra posizione dottrinale che definisce l’«uso abituale» dei beni secondo gli standard del paese o della regione nel quale l’acquirente vuole usare i beni (per esempio, il paese in cui l’acquirente rivenderà la merce). Bianca rifiuta la possibilità di esigere che il venditore conosca gli usi commerciali

propri di paesi terzi. Fa l’esempio del combustibile per automobili. In Europa la benzina per le automobili è intesa come benzina con piombo a differenza di quello che succede in America95. Tuttavia, se un venditore europeo consegna

benzina con piombo a un acquirente americano che vuole rivenderla nel suo paese, la semplice menzione del luogo in cui l’acquirente farà uso del combustibile, per esempio gli Stati Uniti, non è sufficiente per esigere che il venditore consegni il tipo di benzina utilizzata nel continente americano. Tutto ciò si intende senza pregiudicare la buona fede esigibile dal venditore, vale a dire che se si tratta di un venditore che conosce il mercato americano di combustibili per automobili e conclude una compravendita di benzina con un acquirente che vuole rivenderla in America, si presupporrà la sua conoscenza circa il contenuto di piombo nella benzina che l’acquirente si aspetta nel prodotto96.

Una volta determinato il paese di riferimento, al momento di delucidare se il bene sia adeguato agli usi ai quali abitualmente sono destinati i beni dello stesso tipo è necessario precisare quale sia il criterio in virtù del quale si ritiene che un bene sia «adeguato» a tali usi.

Esistono due criteri che corrispondono rispettivamente al common law e al civil law. Il primo applica il cosiddetto «merchantability test»97 del quale abbiamo già,

seppur sommariamente, parlato, quando abbiamo analizzato il Codice di Commercio Uniforme americano. Tale criterio cerca di determinare se il bene sia adatto per la sua rivendita o se, al contrario, non possegga il requisito della «commerciabilità». Nel civil law, invece, si applica la «regola della qualità

95 Si tenga conto del fatto che Bianca scrive nel 1987.

96 Bianca, Massimo; Bonell, M. J. (Coord.), Commentary on the International Sales Law. The 1980 Vienna Sales Convention, Milano, 1987, Giuffrè, p. 274.

97 Honnold la enuncia come garanzia di «merchantable quality» già presente nel Diritto inglese,

concretamente nella precoce Legge sulla Vendita di Beni del 1893 (Sale of Goods Act, 1893), HONNOLD, JOHN. O. Uniform Law for International Sales. Under the 1980 United Nations Convention, Kluwer, 1987, Deventer, The Netherlands, p. 225.

media», secondo la quale l’acquirente non può esigere un bene di qualità superiore né il venditore può consegnarla di qualità inferiore98.

Abbiamo detto che esistono due criteri che corrispondono al common law e al civil law. Ebbene, quale criterio si deve applicare nella Convenzione di Vienna, tenendo in conto che la sua interpretazione deve realizzarsi prescindendo dalle interpretazioni proprie del Diritto interno degli Stati parte? In base a tale principio, la risposta dovrebbe essere che nessuno dei due criteri servirebbe a determinare l’idoneità dei beni a cui si riferisce l’articolo 35.1 a) CISG.

Le tre interpretazioni che possono essere sostenute in relazione al criterio citato sono esposte nel Lodo arbitrale del 15 ottobre 2002, numero 2319, dettato dal Netherlands Arbitration Institute (Istituto di Arbitrato olandese).

In primo luogo si fa riferimento alla «merchantable quality» e si ricorda come nella fase di negoziazione della Convenzione di Vienna i paesi del common law cercarono di favorire il criterio di «merchantable quality», mentre i paesi con una tradizione di Diritto continentale cercarono di favorire il loro criterio. Si definisce criterio in virtù del quale i beni sono conformi se un acquirente ragionevole avrebbe concluso il contratto conoscendo la qualità dei beni senza una riduzione del prezzo. Si trova applicato nella risoluzione del District Court Trier del ottobre 199599. Un venditore italiano querelò l’acquirente tedesco per

esigere il pagamento del vino venduto e consegnato. L’acquirente si rifiutò di pagare il prezzo dal momento che il vino era stato mescolato con un 9% di acqua e riteneva pertanto che il vino consegnato non avesse una «merchandable quality». Il tribunale si pronunciò a favore dell’acquirente.

Il secondo dei criteri enunciati è il cosiddetto «average quality rule» («regola della qualità media») che è adottato in qualche risoluzione dettata da Tribunali

98 Formula utilizzata nell’articolo 1167 del Codice civile spagnolo. 99 Case law on UNCITRAL texts (CLOUT) abstract no. 170, Germany, 1995.

europei in applicazione della CISG. Fu il caso della Risoluzione dettata dal

Tribunale Provinciale di Berlino (Landesgericht Berlin) il 15 settembre 1994.

In essa si afferma che il requisito dell’articolo 35.2 a) CISG è rispettato quando i beni sono di una «qualità media» e non solo quando gli stessi sono «commerciabili» («merchantable»).

La dottrina si divide quando si tratta di determinare la prevalenza di uno di questi criteri. Il lodo indica che la maggioranza della dottrina tedesca appoggia la regola della qualità media «average quality rule» in base alle regole contenute nei Codici civili tedesco, austriaco e svizzero. Altri autori hanno adottato posizioni simili, ma rifacendosi alle concrete circostanze del caso. Da parte loro, alcuni autori francesi hanno espressamente affermato che la regola della qualità media contenuta nel Codice civile francese non può essere applicata ai casi derivati dalla CISG100.

In realtà, come si era già anticipato in precedenza, l’applicazione di uno di questi criteri implicherebbe l’adozione di nozioni proprie dei sistemi interni degli Stati parte, nozioni che non sono sufficientemente universali, vale a dire che non permetterebbero un’interpretazione uniforme della Convenzione di Vienna. Così si deduce dal primo paragrafo dell’articolo 7 della Convenzione stessa. Il secondo comma dello stesso precetto stabilisce che le questioni relative alla Convenzione che non vengano espressamente risolte in essa, si dirimeranno d’accordo con i principi generali su cui si basa la Convenzione e in loro assenza d’accordo con la Legge applicabile in virtù delle norme di diritto internazionale privato101.

100 La Corte arbitrale cita: Heuzé, V., o.c., 219, Audit, B., La vente internationale de marchandises,

Paris, LGDJ, 1990, 96.

101 Bonell afferma che i Principi UNIDROIT possono essere utilizzati per l’interpretazione delle

disposizioni confuse della Convenzione di Vienna e persino per colmare eventuali lacune della stessa. BONELL, MICHAEL JOACHIM, Un "Códice" Internazionale del Diritto dei contratti. I Principi

UNIDROIT dei Contratti Commerciali internazionali, Milano, Giuffrè Editore, 2006, Seconda

Ci troviamo così di fronte al terzo criterio esposto dalla Corte arbitrale prendendo come riferimento i lavori preparatori della CISG. La Corte arbitrale ritiene che il criterio adeguato a fissare l’idoneità dei beni nel senso dell’articolo 35.2 a) CISG debba essere il cosiddetto «standard di qualità ragionevole» («reasonable quality standard»), il quale sarebbe applicabile addirittura nel caso in cui si applicasse il diritto internazionale di uno Stato parte, in base a quanto disposto nell’articolo 7.2 CISG102. Il criterio esigerebbe nel bene una qualità

ragionevole che sarebbe necessario precisare caso per caso così come hanno segnalato Bernstein, H., e Lookofsky, J., nella loro opera Understanding the CISG in Europe103. In CLOUT case no. 237, Sweden, 1998, l’acquirente acquistò una

macchina che andò in avaria dopo tre anni di funzionamento. La Corte ritenne che tale avaria della macchina avesse presupposto la rottura delle aspettative ragionevoli dell’acquirente, dato che una delle clausole del contratto assicurava un «lavoro continuo e duraturo della macchina, senza avarie».

La segnalata interpretazione dell’articolo 35.2 a) CISG significa che i beni consegnati dal venditore non devono essere «perfetti» o «ineccepibili»104, ma

semplicemente devono essere «adeguati», nel senso riportato dall’ultimo dei criteri esposti.