• Non ci sono risultati.

Carbon Footprint degli alimenti: costruzione di una banca dati per il progetto Meneghina Express

2. La banca dati per il calcolo della carbon footprint degli aliment

Il lavoro di costruzione della banca dati per il calcolo della carbon footprint degli alimenti è partito dall’analisi dei dati esistenti nella letteratura scientifica LCA su prodotti alimentari (agricoli e trasformati). In via preliminare sono state considerate le banche dati di LCA va- lidate, come Ecoinvent (la banca dati principale di LCA), Foodlcadk oltre che altri dati LCA dati provenienti da dichiarazioni ambientali di prodotto. Successivamente, nello specifico, come fonti di dati di inventario sono state utilizzate le banche dati della FAO, che detta- gliano per ciascun paese le tipologie di prodotti alimentari, gli ettari coltivati, i consumi di

fertilizzanti, le emissioni totali di CO2 e di altri gas serra sia nella fase agricola che negli al-

levamenti (FAOSTAT, 2013).

A partire da questi dati, si è ricostruito la carbon footprint dei singoli prodotti, stilando l’inventario del ciclo di vita sia di prodotti primari (agricoli e di allevamento) che di prodotti

trasformati. Per carbon footprint nel caso specifico va inteso il valore di CO2eq. associato

alla produzione di un prodotto; sono stati inclusi nel calcolo della carbon footprint dei vari

prodotti oltre alla CO2 anche altri gas ad effetto serra quali CH4 e N2O.

Le fasi incluse negli inventari dei prodotti agricoli riguardano la fase agricola, la produzione di fertilizzanti e pesticidi, l’uso di fertilizzanti e pesticidi, i trasporti di prodotti ausiliari e finiti, la trasformazione ove prevista. Per i prodotti dell’allevamento si è tenuto conto anche della fermentazione enterica relativa al bestiame e della gestione del letame. Tutti i dati sono stati riferiti ad 1 kg di prodotto finito. Per la conversione da valori di emissione in termini

assoluti a valori espressi come CO2 equivalente sono stati utilizzati i fattori di caratterizza-

Il database FAOSTAT contiene i dati così come di seguito indicati: totale agricoltura, com- bustione di residui colturali, terreni coltivati, residui colturali, coltivazione del riso. Tutti questi inventari sono calcolati seguendo l’approccio Tier 1 indicato nelle linee guida dell’IPCC per la redazione degli inventari nazionali dei gas serra (IPCC, 2006).

Per gli impatti degli allevamenti gli inventari contenuti nel database FAOSTAT sono i se- guenti, anch’essi calcolati seguendo l’approccio Tier 1 indicato in IPCC 2006 Vol. 4, cap. 10:

Gestione del letame: le emissioni di gas serra derivanti dalla gestione del letame sono co- stituite da metano e protossido di azoto prodotti dai processi di decomposizione aerobica e anaerobica del letame.

Fermentazione enterica: include le emissioni di gas serra costituite da gas metano prodot- to nei sistemi digestivi dei ruminanti e, in misura minore, di non ruminanti.

Il calcolo della carbon footprint specifica per prodotto è stato realizzato anche per ciascun paese, perché sia il mix energetico che i fattori di produzione e i rendimenti in termini di prodotti utili sono differenti per ciascuno dei paesi esaminati. Il calcolo del mix energetico e la sua traduzione in anidride carbonica equivalente si è basato sulle banche dati dell’IEA – Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA, 2013). Il risultato relativo ai prodotti agricoli non trasformati è stato quello di realizzare una banca dati, suddivisa per paese, costituita da 136 prodotti che, per brevità, non viene riportata nella presente nota.

Per il calcolo della carbon footprint relativa ai diversi tipi di latte nei vari paesi sono stati impiegati i dati relativi al rendimento per capo di bestiame all’anno riportati in Tabella 1. È stata fatta anche una differenziazione fra gli allevamenti estensivi e liberi e quelli inten- sivi; in questo caso risulta che gli animali al pascolo hanno un impatto minore in termini di

CO2eq. rispetto agli allevamenti in cui si ha anche l’impiego di foraggio (perché alla fermen-

tazione enterica e alla decomposizione del letame si aggiunge la CO2eq. legata alla produ-

zione di foraggio). Tuttavia gli allevamenti più intensivi risultano meno impattanti di quelli estensivi a causa dei diversi rendimenti in termini di prodotti ottenuti a parità di emissione.

Cina Mongolia Kazakhstan Russia Moldavia Ucraina Romania Serbia Croazia

Bufala 543,3 0 0 0 0 0 0 0 0

Cammello 200,0 186,4 0 142,9 0 133,3 0 0 0

Mucca 3003,0 479,5 1893,0 3857,2 3405,2 4175,0 3775,9 2921 4246,1

Capra 159,5 17,4 42,3 309,3 130,5 498,4 0 0 307,9

Pecora 38,2 12,8 89,1 42,7 34,3 86,6 83,6 55,2 145,3

Cina Mongolia Kazakhstan Russia Moldavia Ucraina Romania Serbia Croazia Bufalo 2,231 Cammello 5,105 7,001 10,295 8,656 Bovino 0,647 9,599 1,217 0,679 0,714 0,511 0,665 0,760 1,022 Capra 0,689 7,768 2,903 0,513 1,060 0,250 0,844 Pecora 2,859 10,302 1,369 3,703 4,012 1,429 1,628 2,431 1,783

Tabella 2: Carbon Footprint del latte prodotto nei vari paesi (in kg di CO2eq./kg di latte)

La Tabella 2 mostra invece il risultato in termini di carbon footprint del latte prodotto nei va-

ri paesi, espressa in kg di CO2eq./kg di latte prodotto. Si può osservare come in taluni casi i

risultati siano molto divergenti; va, pertanto, indagato il motivo dei risultati di impatto più elevati per alcuni paesi.

Se si confronta l’impatto del latte di mucca da allevamento intensivo in Europa con quello

in Mongolia si ottiene circa 1 kg di CO2eq/kg contro circa 10 kg di CO2eq/kg del latte mongo-

lo.

La causa dei risultati così divergenti va cercata nei bassissimi rendimenti in termini di pro- dotto. Infatti il database della FAO riporta appena 479,5 kg di latte per capo bovino all’anno in Mongolia contro, ad esempio, i 3003 kg in Cina o i 3857,2 kg in Russia. Questo significa che mentre l’animale si nutre e genera fermentazione enterica e letame, allo stesso tempo produce poco latte. Lo stesso discorso vale anche per le altre tipologie di latte (da capra, da pecora ecc.). Questo risultato è ben noto in letteratura; a tal riguardo si confronti Gerber et al. (2011).

Analisi su scala globale hanno chiaramente dimostrato che le emissioni di gas a effetto

serra diversi dalla CO2 (cioè metano enterico e protossido di azoto) sono inversamente

correlate alla produttività degli animali. Animali che producono di più allo stesso tempo consumano più alimenti, producono più letame ed emettono maggiori quantità di gas serra in valore assoluto attraverso la fermentazione enterica o durante lo stoccaggio e la gestio- ne del letame, rispetto ad animali che hanno una bassa produttività. Se ci si riferisce al prodotto ottenuto, tuttavia, gli animali ad alta produttività di solito mostrano emissioni di gas serra inferiori rispetto agli animali che producono meno. Pertanto, incrementare la produttività degli animali rappresenta una strategia di successo per mitigare le emissioni gas serra associate ai sistemi di produzione del bestiame (Hristov et al., 2013).

Risultati analoghi sono stati ottenuti anche per la carne. Anche in questo caso esiste una netta divergenza dei dati di emissione riferiti a paesi diversi, dovuta ai differenti rendimenti ottenuti come nel caso precedente del latte. Complessivamente la banca dati è costituita da 411 prodotti per i quali è stata calcolata la carbon footprint; in particolare per 188 pro- dotti l’indicatore è stato calcolato anche per singolo paese attraversato mentre per i re- stanti 223 prodotti sono stati raccolti dati di letteratura a da banche dati.