Valutazione LCA degli interventi per la conservazione e manutenzione delle superfici di facciata
2. Le tecniche valutate
Si è proceduto a selezionare le tecniche di più frequente adozione, descrivere le fasi di ogni processo, raccogliere le informazioni relative a sostanze e prodotti utilizzati e valutare i profili ambientali degli interventi. L’analisi ha interessato sia la manutenzione e la conser- vazione delle superfici prive di caratteristiche monumentali, proprie dell’edilizia diffusa, sia il restauro e la conservazione degli elementi di pregio, tipici dei manufatti storico testimo- niali. Sono stati esclusi la ristrutturazione, la trasformazione, il retrofit energetico e gli invo- lucri trasparenti.
La scelta dell’ambito delle superfici di facciata è motivata dalla presenza di numerosi fattori che rendono queste tecniche replicabili con le stesse modalità su un’ampia casistica di manufatti. Il consolidamento strutturale e il retrofit energetico, pur attingendo da un reper- torio di tecniche codificato, sono invece molto radicati alla natura architettonica dell’edificio, il cui caratteri generano il progetto di recupero. Poiché i risultati della valuta- zione ambientale possono essere impiegati come informazioni di progetto solo nel caso in cui possono essere lette come dati medi rappresentativi di una determinata applicazione (esattamente come accade per i costi di riferimento espressi per unità di superficie), la va- lutazione di interventi non standardizzabili porta un risultato che difficilmente potrà essere applicato ad altri casi studio. Al contrario, le caratteristiche delle superfici murarie sono in genere riconducibili ad un abaco di soluzioni codificate che prescindono dalla forma geo- metrica del manufatto e ne interessano solo l’aspetto esteriore fino ad una profondità di pochi centimetri.
La ricerca considera tutte le fasi di manutenzione, a partire dalla produzione delle materie prime e dei prodotti utilizzati fino alla loro applicazione. È prevista la valutazione della fase di cantiere, considerando i consumi per l’impiego di utensili elettrici, l’approntamento di opere provvisionali e la gestione dei rifiuti di lavorazione.
La valutazione della fase di trasporto è stata esclusa dall’analisi per due motivi: da un lato, non è stato definito un caso studio geograficamente localizzato ma l’indagine verte su tec- niche comunemente applicate in tutto il contesto europeo; dall’altro, le aziende che com- mercializzano i prodotti chimici si occupano solo di confezionamento e distribuzione e non sono disponibili a fornire informazioni utili a localizzare gli impianti chimici per la sintesi delle sostanze. Sono state giudicate ad impatto nullo e quindi escluse a priori le attività che si fondano su azioni manuali senza il ricorso a utensili elettrici o sostanze e prodotti reperibili in commercio, come la pulitura meccanica leggera basata sull’uso di piccoli uten- sili manuali quali spazzole e bisturi.
Il profilo ambientale è stato analizzato con il metodo Life Cycle Assessment (LCA) in ac- cordo con le norme ISO 14040 e ISO 14044. La valutazione ambientale è stata svolta con l’ausilio del software SimaPro 7.3.2 e della banca dati Ecoinvent 2.2. Gli esiti della valuta- zione sono descritti attraverso gli indicatori del metodo EPD2008 (GWP, ODP, POCP, AP, EP e NER). L’unità funzionale è costituita da sostanze e prodotti consumati per
l’applicazione delle tecniche su 1 m2 di superficie. In merito alle quantità impiegate, si pre-
cisa che all’interno della stessa tipologia di degrado si possono riscontrare diversi livelli di compromissione della superficie, a cui si risponde con interventi di maggiore o minore in- tensità. Per tale motivo, in alcuni casi sono stati individuati consumi minimi e massimi, ori- ginando diversi livelli di impatto.
Da interviste con gli operatori e dalla manualistica è emerso che esiste una correlazione sovente diretta tra tipologia di substrato, fenomeno di degrado e tecnica di conservazione. Si deduce quindi che per molti stati di degrado non è possibile scegliere tra soluzioni al- ternative, essendocene solo una disponibile e realmente efficace. Di conseguenza il profi- lo ambientale delle varie tecniche non può influenzare le scelte del progetto di restauro che al contrario si fondano su analisi storiche, materiche, chimiche. Tuttavia, nell’ambito di una medesima tecnica, è possibile ricorrere all’uso di differenti sostanze, ciascuna con un proprio profilo ambientale.
Gli esiti di questo studio potranno dunque essere di supporto alle scelte progettuali nel ca- so in cui una tecnica possa essere applicata secondo modalità alternative, egualmente idonee. Si annota che risulta assai difficile determinare l’efficacia temporale dei trattamenti a causa di molteplici aspetti come tipo di supporto, geometria del manufatto, condizioni climatiche e interazioni con l’ambiente. In linea di principio si può assumere che interventi più leggeri (es: uso dell’acqua come solvente in sostituzione di acqua ragia o acetone) possono avere un impatto ambientale inferiore, oltre a minori costi, ma spesso la loro du- rata si riduce sensibilmente.
Nell’ambito della teoria del restauro architettonico sono codificate oltre 250 tecniche che si differenziano per l’obiettivo da conseguire, per le caratteristiche chimico-fisiche del sub- strato e per il tipo di degrado. Nella ricerca, il confronto con operatori di settore ha portato alla selezione di 13 tecniche adottate di frequente, raggruppate in 4 categorie e talvolta previste in varianti alternative (Tabella 1).
L’elenco delle tecniche valutate comprende sia interventi che trovano maggiore applica- zione nel campo del restauro e della conservazione degli edifici monumentali sia attività più frequenti nell’ambito dell’edilizia diffusa. Le tecniche di pulitura poco invasive con ac- qua nebulizzata, sistema Jos, gli impacchi e i consolidamenti con Paraloid B72 attengono principalmente al restauro delle superfici di pregio. L’idrosabbiatura, il rifacimento degli in- tonaci e la rimozione dei rivestimenti plastici sono invece tipici dell’edilizia diffusa.
Per ciascuna tecnica sono state ricostruite le fasi del processo di applicazione e i materiali impiegati, riferendosi a prodotti commerciali in uso presso i cantieri di restauro. Le quantità di inventario sono state individuate con la collaborazione di operatori di settore e la suc- cessiva verifica con la manualistica disponibile.
Tabella 1: Elenco delle tecniche valutate e dei risultati conseguiti