conglomerato bituminoso
CO 2 eq from land transformation t eq 0,023 0,
CO2 uptake t CO2 eq -6,3 -5,7
Totale t CO2 eq 1298,8 1183,7
Impatto percentuale % 100 91
Da un’analisi di incidenza eseguita emerge che il processo di produzione del bitume utiliz-
zato nelle ricette incide per circa il 35% degli impatti in termini di CO2eq. Per i due strati di
base ricostruiti con modalità differenti è stata quindi eseguita un’analisi relativa unicamen- te all’anno 15, per vedere nel dettaglio i benefici derivanti dall’uso della tecnica di riciclo a freddo in-situ.
È stata considerata anche la quota di impatti relativa alla fresatura, nonostante sia uguale per le due soluzioni. I risultati, riportati in Figura 4, sono qui suddivisi nelle categorie ‘ope- razioni di cantiere’, ‘trasporti’, ‘estrazione e lavorazione delle materie prime’ e ‘impianto’.
Figura 4: Impatti per gli strati di base delle due pavimentazioni, considerando solo il 15° anno
La diminuzione di emissioni di CO2eq è pari al 54% passando da strada 1 a strada 2
(corrispondenti a circa 118 t CO2eq). Questa percentuale di riduzione è molto elevata
rispetto al 9% di riduzione segnalato in precedenza; questo avviene perché considerando l’intero ciclo di vita di 30 anni il vantaggio del riciclo a freddo in-situ dello strato di base conta ovviamente di meno su tutta la vita utile. Come si nota in Figura 4, non vi sono impatti riconducibili all’impianto per la strada 2, i trasporti sono nettamente ridotti (non essendovi trasporto di materiale fresato e di aggregati vergini in impianto, ma solamente trasporto di personale, dei macchinari e dei materiali aggiuntivi). D’altra parte le operazioni in cantiere impattano maggiormente per la strada 2 così come l’estrazione e la lavorazione delle materie prime, a causa del maggior quantitativo di bitume richiesto per la schiumatura in-situ.
Volendo analizzare un maggior numero di categorie di impatto si è utilizzato il metodo ReCiPe 2008, i cui risultati a livello Midpoint sono rappresentati in Figura 5 in termini percentuali. Si evidenziano riduzioni per tutte le categorie di impatto passando all’alternativa di pavimentazione riciclata in-situ, tranne per la categoria Fossil Depletion che include gli impatti della produzione di bitume.
A livello Endpoint la categoria Resources è quella caratterizzata dal valore di danno più elevato, poiché include la categoria più impattante (Fossil Depletion) per il ciclo di vita del- le pavimentazioni. Gli impatti totali sono ridotti di circa il 3% passando da strada 1 a strada 2. La categoria Resources non risente particolarmente dell’impiego di tecniche più soste- nibili per la ricostruzione al 15°anno: sebbene vi sia riduzione di materie prime vergini in ingresso, il punteggio della suddetta categoria è pressoché invariato a causa dei maggiori impatti attribuibili al bitume.
Figura 5: ReCiPe Midpoint (H), riduzione percentuale degli impatti
Per valutare la tossicità nel ciclo di vita delle pavimentazioni è stata eseguita un’analisi con USEtox, che è il metodo raccomandato per analisi di tossicità dall’ILCD Handbook (EC- JRC, 2011).
I risultati sono presentati in Figura 6. Nel presente caso di studio è stata utilizzata la ver- sione recommendend, che non valuta in caratterizzazione i metalli.
Figura 6: Impatti calcolati con USEtox, fattori di caratterizzazione recommended
Mentre per la tossicità umana si evidenzia un miglioramento passando dal riciclo tradizio- nale a pratiche più sostenibili (riduzione del 10% di Human toxicity, cancer e 14% di Hu-
man toxicity, non-cancer), per la categoria di ecotossicità l’andamento è diverso (aumento
di 1% per strada 2). L’aumento, seppur trascurabile e soggetto ad incertezze, registrato per la categoria di ecotossicità, si può imputare al maggiore peso assunto dal bitume nei contributi agli impatti per questa categoria: la produzione di bitume contribuisce, infatti, a circa l’83% degli impatti in ecotossicità. Per le categorie di tossicità umana, invece, la pro- duzione del bitume ha un peso minore nel computo totale degli impatti (circa 32% e 18%
4. Conclusioni
L’utilizzo della tecnica di riciclo a freddo in-situ permette di abbattere le emissioni di CO2eq
di circa il 9% rispetto al riciclo tradizionale in impianto, questo risultato si riferisce all’intero ciclo di vita della strada (inclusa la fase di costruzione), invece la diminuzione è maggiore se si considera unicamente il processo di riciclo (54%). Considerando l’intero ciclo di vita di 30 anni si notano riduzioni anche per quanto riguarda le varie categorie di impatto con- siderate nel modello multi-categoria ReCiPe. Dai risultati ottenuti con il metodo ReCiPe Endpoint (H) Single Score, si evince che gli impatti vengono ridotti del 3% circa passando da strada 1 a strada 2.
Per quanto riguarda il metodo USEtox, sebbene esso sia il metodo di riferimento per il cal- colo degli impatti potenziali in contesti di tossicità umana e ambientale, è ancora in via di sviluppo. In ogni caso i risultati calcolati presentano una riduzione passando da strada 1 a strada 2 intorno al 10% per le categorie di tossicità umana, invece esistono incertezze re- lative alla categoria di ecotossicità: da analisi di sensitività questa è la categoria che risen- te maggiormente delle variazioni dei dati di inventario. Per la suddetta categoria vi è un lieve peggioramento per la strada 2 poichè nella valutazione del suo impatto pesa molto il processo di produzione del bitume. Nell’intero ciclo di vita delle pavimentazioni studiate il processo di produzione del bitume è il processo con il maggiore impatto, superando il 50% di incidenza per alcune categorie (arrivando fino all’80% degli impatti in Fossil Depletion e in Ecotoxicity). Nonostante le analisi eseguite non mostrino sempre un risparmio evidente e netto, a causa del maggior peso assunto dal processo di produzione del bitume passan- do all’alternativa del riciclo a freddo in-situ, i vantaggi calcolati evidenziano come il ricorso alla pratica descritta nel presente lavoro si configura come una valida alternativa alla rico- struzione in impianto.
5. Bibliografia
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