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Carbon Footprint degli alimenti: costruzione di una banca dati per il progetto Meneghina Express

3. La pagella della sostenibilità

Grazie alla costruzione di singoli inventari dei prodotti alimentari tipici di ciascun paese e grazie anche alla ricostruzione del mix energetico di ogni singolo paese, dunque, è stato possibile calcolare la carbon footprint di ciascun alimento assaporato durante il viaggio. L’alimentazione è stata ovviamente molto varia a seconda del paese attraversato.

In Cina l’alimentazione di Nicola Colombo e del suo team è stata prevalentemente a base di riso, pasta, pane, uova, verdura e frutta, con solo due puntate su carne e piccole quanti- tà di latticini.

Nelle steppe mongole, invece, l’alimentazione è stata prevalentemente a base di latte e derivati e di carne. Infatti, i Mongoli, che ancora praticano il nomadismo, hanno a disposi- zione una quantità notevole di latte e carne.

Gli alimenti mangiati sono stati quindi in numero molto limitato: tra questi, una pasta di grano tenero, latte di cammello e capra, burro, carne di pecora e qualche patata e cipolla, uniche verdure trovate. Purtroppo la Mongolia, fondamentalmente, non ha terreni arabili e di conseguenza ci sono pochissimi vegetali, che normalmente sono addirittura importati dalla Cina. La dieta mongola non risulta pertanto bilanciata in quanto sono praticamente assenti gli alimenti di origine vegetale; bisogna tuttavia notare che questa tradizione ali- mentare, ricca di proteine, dipende dal clima veramente freddo del paese. Durante l’inverno, Ulan Bator è la capitale più fredda al mondo in quanto si raggiungono -50 °C; per questo motivo una dieta ipercalorica con grassi e proteine è fondamentale per la sopravvi- venza e di conseguenza meno confrontabile con la dieta mediterranea che si adatta ad un clima decisamente più mite.

Durante gli 11 giorni trascorsi in Kazakhstan il team ha continuato una dieta simile a quella mongola, basata prevalentemente sulla carne. Come per la Mongolia, si può constatare che anche la dieta kazaka non risulta bilanciata in quanto sono praticamente assenti gli alimenti di origine vegetale. Ovviamente ci si sta riferendo al tragitto effettuato, che è stato piuttosto a nord, passando da Astana, la seconda capitale più fredda al mondo. Nel sud del Kazakhstan invece, c’è più terreno coltivabile e quindi la dieta può sfruttare anche una serie di vegetali coltivati localmente.

Durante i 6 giorni trascorsi in Ucraina, la dieta è stata più continentale, più vicina a quella dell’Italia del nord, con qualche variante di pesce pescato nel Mar Nero.

A questo punto è stato possibile costruire una sorta di “pagella della sostenibilità” che ri- porta per ciascun paese la carbon footprint media giornaliera della dieta seguita, basata sui prodotti ingeriti in media durante il viaggio. I valori ottenuti sono stati confrontati con quelli della dieta mediterranea, tipica del nostro paese. Presumendo che la dieta osserva- ta durante il viaggio potesse variare dalle 2.000 alle 2.500 kcal al giorno, la carbon foot-

print della dieta mediterranea di confronto si può considerare equivalente a 4,9 kg di CO2

equivalente al giorno per l’assunzione di 2.000 kcal e di 6,1 kg di CO2 equivalente al gior-

no in riferimento alle 2.500 kcal.

La Figura 1 riporta i dati di confronto della “pagella della sostenibilità” della dieta giornalie- ra osservata nei vari paesi; nella Figura viene inoltre riportata una linea orizzontale in cor- rispondenza del valore relativo alla dieta mediterranea. Si può osservare che il peggior ri- sultato si è avuto nella dieta osservata in Mongolia a causa del consumo di latte e carne.

Infatti Nicola ha mangiato 1,850 kg di alimenti di origine vegetale per 0,54 kg di CO2eq.,

0,55 kg di latte e derivati per 8,64 kg di CO2eq. e 0,3 kg di carne per 2,4 kg di CO2eq. oltre

che 0,2 kg di prodotti trasformati per complessivi 0,1 kg di CO2eq..

Quindi il dato è così alto soprattutto a causa del latte e dei suoi derivati. In questo caso il mix elettrico ha inciso in maniera limitata perché gli alimenti sono prevalentemente con- sumati direttamente senza trasformazione (a parte il burro).

Per quanto riguarda la carne, Nicola ha mangiato solo carne di pecora o di capra con valo-

In conclusione, i risultati sono così alti perché la dieta ha visto l’impiego di alimenti a base di latte e derivati; gli alimenti a base di latte e derivati in Mongolia hanno impatti in termini

di CO2eq. più elevati di altri paesi; questo dipende da allevamenti molto estensivi che pro-

ducono rendimenti in termini di prodotto molto bassi, così come evidenziato in preceden- za.

Il risultato migliore si è avuto in Cina a causa di una dieta a base quasi esclusivamente di alimenti di origine vegetale. In questo caso la dieta osservata è stata dettata soprattutto da esigenza di sicurezza alimentare e pertanto sono stati evitati gli alimenti a base di latte. Le altre diete mostrano un profilo ambientale simile a quello della dieta mediterranea. Nel- la maggior parte dei casi la carbon footprint è dipesa dal consumo di carne.

Figura 1: “Pagella della sostenibilità” della dieta giornaliera osservata nei vari paesi

4. Conclusioni

Il progetto Meneghina Express, che ha ottenuto il guinness dei primati per distanza per- corsa in moto elettrica, ha rappresentato senza dubbio un’ottima occasione per riportare l’attenzione sulla sostenibilità ambientale degli alimenti e delle diete. Allo stesso tempo è stato possibile raggiungere i risultati illustrati grazie alla sinergia fra Università e team di esplorazione.

In merito alla costruzione della banca dati per la valutazione della sostenibilità degli ali- menti, si tratta di una banca dati relativa alla sola carbon footprint; l’inclusione di altri aspetti e di altre categorie d’impatto che potessero completare il quadro di sostenibilità è stata discussa ma poi esclusa per la mancanza di fonti di dati sufficientemente affidabili. Complessivamente la banca dati è costituita da 411 prodotti per i quali è stata calcolata la

carbon footprint; in particolare per 188 prodotti l’indicatore è stato calcolato anche per sin-

golo paese attraversato mentre per i restanti 223 prodotti sono stati raccolti dati di lettera- tura a da banche dati.

Per molti dei prodotti il valore di carbon footprint calcolato risulta molto divergente da pae- se a paese a causa delle diverse tecniche di produzione e dei diversi rendimenti riscontra- ti.

Sulla base dei dati raccolti e dell’alimentazione osservata dal team durante il viaggio è sta- to possibile calcolare anche una sorta di “pagella della sostenibilità” delle diete seguite nei vari paesi e di confrontarle con la dieta mediterranea. Naturalmente i risultati sono riferibili solo all’esperienza effettuata e non considerabili rappresentativi della media nazionale. Ciò che emerge è che nei paesi più freddi le diete risultano ipercaloriche e basate sul con- sumo di carne, latte e derivati con un profilo di sostenibilità meno ecocompatibile.

In Cina, dove sono stati consumati quasi esclusivamente alimenti di origine vegetale, il ri- sultato di carbon footprint giornaliera è stato molto più positivo e questo controbilancia il kWh della Cina basato per il 79% sul carbone.

In conclusione si può affermare che il tema della sostenibilità alimentare continuerà a ri- manere al centro dell’attenzione con il crescere della consapevolezza da parte dei consu- matori, ma necessita di strumenti tecnici e di fonti di dati affidabili ed esaustive per poter trovare una risposta scientifica alle tante problematiche ad esso collegate.

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La Carbon Footprint di un’organizzazione: il caso studio