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La valutazione del Carbon Footprint nella filiera olivicolo elaiotecnica nel centro Italia Il caso studio dell’Abruzzo

2. Materiali e Metod

Lo studio è stato condotto su 5 frantoi della Regione Abruzzo, di cui 3 cooperativi (Olivico- la Casolana, CAPO, Plenilia) e 2 privati (La Selva d’Abruzzo, Abbrugiati Libertario). Tre sono situati in provincia di Pescara (Capo e Plenilia nel comune di Pianella, La Selva d’Abruzzo a Moscufo), e due in provincia di Chieti (Olivicola Casolana a Casoli, Abbrugiati Libertario ad Ortona). In Tabella 3 si riportano le rilevazioni effettuate su realtà produttive delle regione Abruzzo, che si differenziano sia in termini di tecnologia estrattiva (decanter a due e tre fasi e pressione) sia in termini di dimensione (frantoi cooperativi di grandi e medie dimensioni; frantoi privati medi e piccoli).

Frantoio Volume olive lavorate (quintali/anno) Tecnologia estrattiva N° soci Superficie olivetata (ha)

Abbrugiati Libertario 4500 Pressione Privato 120

La Selva d’Abruzzo 5700 Decanter 2 fasi Privato 150

C.A.P.O. 12000 Decanter 3 fasi 329 270

Olio Re Plenilia 9000 Decanter 3 fasi 258 240

Olivicola Casolana 7000 Decanter 3 fasi 137 190

Tabella 3: Caratteristiche dei frantoi oggetto di indagine

Sono stati esaminati i dati relativi al numero di soci conferitori, alla superficie aziendale to- tale, alla superficie aziendale olivetata (a seconda del prodotto oggetto dello studio). Sono stati creati degli insiemi di “aziende tipo” rispecchianti il dimensionamento delle coltivazioni (valori in ha da 0 a 1, da 1 a 2, da 2 a 3, da 3 a 4, da 4 a 5, da 5 a 10 e > 10). Sono state estratte in modo casuale un numero rappresentativo di aziende agricole da ogni frantoio cooperativo (37 da CAPO, 33 da Plenilia, 27 da Olivicola Casolana). Per i frantoi privati l’analisi è stata condotta in maniera estesa su tutti i dati aziendali. È stato somministrato un questionario per raccogliere le informazioni di carattere agricolo sulla coltivazione, la raccolta e il conferimento in frantoio delle olive oggetto dello studio.

La metodologia utilizzata per l’esecuzione dello studio è quella del Carbon Footprint se- condo lo standard ISO/TS 14067:2013 e la PCR “UN CPC 21537 VIRGIN OLIVE OIL AND ITS FRACTIONS”. Per i confini del sistema è stato scelto di considerare interamente la fa- se agricola tralasciando però la piantumazione e crescita degli oliveti. Nella fase post con- fezionamento è stato scelto di fermarsi al prodotto confezionato ed imballato pronto per essere spedito. Si è scelto di optare per questa soluzione per rendere maggiormente comparabili i prodotti in questione. L’unità funzionale scelta è di 5 litri di olio EVO nel suo imballo primario e secondario. Nello specifico questo significa che sono state considerate tre produzioni biologiche e due provenienti da agricoltura convenzionale (per la fase agri- cola), mentre per la fase di confezionamento quattro prodotti sono confezionati in vetro (bottiglie da 1 litro e cartone da sei) ed uno in lattina (5 litri; 4 latte per cartone). Tale scelta è stata fatta per valutare se il metodo di conduzione biologico, pur rappresentando un pra- tica ottimale in termini di sicurezza degli input utilizzati comportava consumi energetici maggiori (gasolio, energia elettrica ecc.) a causa di una resa inferiore di prodotto per etta- ro.

Frantoio Unità funzionale

Flussi di riferimento CAPO 5 litri di olio extra

vergine di oliva confezionato con imballo primario e

secondario

5 litri di olio EVO DOP biologico confezionato in 5 bottiglie di vetro PLENILIA 5 litri di olio EVO DOP biologico confezionato in 5 bottiglie di vetro LA SELVA 5 litri di olio EVO confezionati in tanica di latta da 5 litri CASOLANA 5 litri di olio EVO biologico confezionato in 5 bottiglie di vetro ABBRUGIATI 5 litro di olio EVO confezionato in 5 bottiglie di vetro

Tabella 4: Unità funzionale e flussi di riferimento dei sistemi considerati I dati di inventario sono stati raccolti con due differenti metodi:

• FASE AGRICOLA: questionario per raccogliere tutti i dati inerenti le pratiche agricole. Sono stati considerati tutti i consumi energetici (gasolio, metano, benzina, energia elet- trica), i consumi di fertilizzanti e prodotti fitosanitari, le lavorazioni meccaniche per le pratiche agricole, le pratiche di gestione dell’oliveto e la fase di raccolta e trasporto in frantoio. Per tutte le voci precedenti sono stati raccolti dati primari e sono stati utilizzati

coefficienti di emissione (kg CO2eq per unità di prodotto o lavorazione analizzata) pro-

venienti dai principali database disponibili (Ecoinvent, IPCC, IWCC);

• FASE DI ESTRAZIONE: sono stati misurati i consumi energetici e di input. In base ai dati raccolti ed ai fogli di lavoro (con i dati della partita di olive lavorata: varietà olive, quantità, ora inizio e fine, olio estratto e sottoprodotti ottenuti) sono stati ottenuti dei dati medi riferiti ai consumi energetici in funzione della varietà e del contenuto in olio. Duran- te tutte le fasi di lavorazione delle olive sono stati misurati i consumi energetici dell’impianto ripetuti in quattro giorni separati della campagna olivicola e su diverse par- tite di olive. Ai dati elettrici sono stati aggiunti quelli della manutenzione degli impianti. Dal confronto dei dati medi con quelli puntuali è stato possibile differenziare la quota energetica attribuibile alle attività non connesse con la fase produttiva (illuminazione, amministrazione, riscaldamento ecc.).

3. Risultati e discussione

I risultati qui presentati sono preliminari, tuttavia, dall’analisi iniziale per i fattori riguardanti la fase agricola, la Figura 1 mostra l’andamento delle emissioni nelle diverse realtà: appa- re evidente la differenza fra i valori relativi ai trattamenti fitosanitari attuati fra i frantoi Ab-

brugiati e Casolana rispetto agli altri. Si va, infatti, da 3,2 kg CO2 della Casolana a 2,95 kg

Anche la fase di concimazione è una voce consistente in tutte le realtà analizzate (da

1,077 kg CO2 a 1,525 kg CO2). Per le altre lavorazioni meccaniche e per la fase di raccolta

e trasporto si nota, invece, una certa similitudine fra i casi studiati.

Per la fase di estrazione (Figura 2), sono minime le differenze fra le varie realtà esamina- te; il valore più elevato è quello del frantoio con il sistema di estrazione tradizionale (1,095

kg CO2). Nella fase di confezionamento (Figura 2) i valori di emissione sono simili per

l’imballaggio in vetro (le bottiglie di vetro in cui l’olio è confezionato sono simili per peso e materiale); differisce solo il frantoio LA SELVA che confeziona il suo prodotto in latte di ac-

ciaio da 5 litri (che presenta un valore di soli 0,6975 kg CO2). Il valore cumulato delle

emissioni derivanti dalle due fasi agricola e industriale è compreso fra 4,48 kg di CO2eq e

10,1 kg di CO2eq: i valori sono distanti fra loro, riferendosi a sistemi diversi, con differenti

pratiche agricole e tecnologie di estrazione (Figura 3).

Figura 1: Emissioni di GHG durante la fase agricola (kg di CO2eq/U.F.)

Figura 2: Emissioni di GHG durante fase elaiotecnica (kg di CO2eq/U.F.)

4. Conclusioni

Dall’analisi condotta appare chiaro che è la fase agricola a rappresentare il contributo maggiore in termini di emissioni di GHG. In essa la concimazione e i trattamenti fitosanitari sono i fattori di impatto maggiore (per gli input utilizzati). Per i sistemi di conduzione delle aziende agricole che conferiscono le olive (biologico o convenzionale) i dati delle emissio- ni di GHG non mostrano nessuna significativa differenza. In riferimento alla fase industria- le (estrazione olio e confezionamento) si può affermare che il sistema di estrazione (pres- sione o centrifugo) è la variabile principale che determina i consumi energetici e di conse- guenza le emissioni di GHG correlate. L’automazione del processo di estrazione e le por- tate orarie dei frantoi con sistema centrifugo permettono un risparmio notevole in termini di consumi energetici (kWh/kg di olio estratto) e di input utilizzati (fiscoli). Per ciò che concer- ne la fase di confezionamento si può notare che l’imballo primario in vetro rappresenta un fattore fondamentale nel bilancio generale delle emissioni. In riferimento alla tipologia di olio (DOP, BIO, o standard) non ci sono elementi significativi che possono far esprimere una preferenza (in termini di emissioni di GHG) di una tipologia rispetto ad un’altra.

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