• Non ci sono risultati.

Barriere ai flussi finanziari e miglioramenti necessar

IL CAMBIAMENTO CLIMATICO E LA FINANZA CLIMATICA

1.5 Ruolo del settore pubblico nel mobilizzare quello privato

1.5.1 Barriere ai flussi finanziari e miglioramenti necessar

Come visto, il settore privato risulta essere il principale attore nella lotta al cambiamento climatico per gli ingenti capitali che possiede. La maggior parte di questi però rimane ancora inutilizzata, un’altra parte viene utilizzata in contesti ad alta intensità di carbonio nella condizione di business-as-usual e solo una minima parte è impiegata per scopi green. Le prime due potrebbero essere impiegate nelle operazioni ambientali ma, come la letteratura rivela, ci sono vari ostacoli che il settore privato incontra: rischi macro- economici e politici, gap di disinformazione, policy inadeguate, per citarne alcuni. Senza il loro appianamento le aziende in primis continueranno ad allocare i loro capitali in modo da ottenere i maggiori rendimenti, senza considerare gli aspetti ed impatti ambientali.143 Una prima barriera agli investimenti ambientali è causata dai gap di disinformazione che non consentono agli attori, soprattutto privati, di prendere decisioni finanziarie appropriate. I gap sono principalmente dovuti alla mancanza di obblighi di reportistica e di trasparenza globali. L’assenza di sforzi sistemici e coordinati per raccogliere le

142

OECD (2015a) 143

Druce, L., Moslener, U., Gruening, C., Pauw, P., Connell, R. (2016), Demystifying Adaptation

informazioni sui flussi di capitale investito, la mancanza di normative internazionalmente condivise che obblighino i vari attori a certi requisiti di reportistica e una generale mancanza di trasparenza rendono estremamente difficile la comprensione dello stato dell’arte e delle opportunità che ci sono. Di conseguenza, gli attori che volessero valutare se fare o meno un investimento basano le proprie scelte su dati incompleti relativi ad investimenti ambientali simili fatti nel passato e su documenti di progetti simili che non sono confrontabili tra loro a causa di metodologie di reportistica differenti. Infatti, spesso si è di fronte a classificazioni progettuali che variano da istituzione a istituzione o a sistemi di reportistica superficiali che contribuiscono a rendere difficoltose le valutazioni, tra queste capire se un progetto possa o non possa essere definito “green”. Lacune di questo tipo portano gli investitori ad allocare inefficientemente il loro capitale, contribuendo a rendere il sistema finanziario, come vedremo, vulnerabile. Qualora poi si basi l’approvazione della concessione di capitale su informazioni non complete o poco affidabili, il giudizio sui rischi reali associati all’investimento potrebbe non essere corretto e, di conseguenza, neanche il costo del capitale risultante. Purtroppo, un certo rigore finanziario nella valutazione dei progetti su cui investire ancora non c’è, o almeno non totalmente.

Una seconda barriera che blocca gli investimenti per il clima è la generale preferenza per investimenti che garantiscano ritorni sul breve periodo, o in altre parole, una “visione di breve termine”. Questa risulta problematica dal momento che gli investimenti per l’ambiente sono generalmente di lungo termine e richiedono elevati costi iniziali, dove invece la maggior parte degli investitori preferisce investimenti con caratteristiche di rischio-rendimento differenti.144 La visione di breve termine è oltretutto esacerbata dal

fatto che le economie e i sistemi finanziari globali in cui operano le aziende private sono limitati entro reportistiche di breve periodo. Il risultato è che queste tendono ad allineare i loro investimenti con gli obiettivi e le metriche di breve periodo, allontanandole ulteriormente da investimenti sostenibili.145 Inoltre, le nuove riforme di Basilea III per il settore finanziario e bancario (che prevedono una maggiore liquidità dei mercati e una minore leva per ridurre il rischio) hanno ulteriormente limitato gli investimenti di lungo termine da parte delle banche commerciali.146 Precisamente, le banche che possiedono

144

Waygood, S. (2014), A Roadmap for Sustainable Capital Markets: How can the UN Sustainable

Development Goals Harness the Global Capital Markets?, Aviva, London

145

Clark R., Reed J., Sunderland T. (2017), Bridging funding gaps for climate and sustainable

development: Pitfalls, progress and potential of private finance, Elsevier Ltd., 3 dicembre 2017

146

minore liquidità e maggiori asset di lungo termine devono avere maggiori capitali disponibili come garanzia, il che le incentiva ad evitare simili asset e a non concedere prestiti di durata superiore ai 7-15 anni.147 A sua volta, questo fa emergere la necessità di

dover rifinanziare i prestiti alla fine del termine stabilito, introducendo così il rischio da tasso d’interesse.

Un terzo ostacolo alla diffusione della finanza climatica è causato dai rischi e le instabilità politiche e macro-economiche presenti soprattutto nelle aree in via di sviluppo che le rendono particolarmente insicure per investimenti di lungo termine: corruzione, eccesso di burocrazia, guerre, situazioni politiche incerte, mancanza dei diritti di proprietà, rischi di espropriazione, rischio di credito, rischi di valuta e liquidità soffocano i capitali. Inoltre, in molte nazioni, il settore privato si trova di fronte a limiti finanziari che bloccano gli investimenti, tra questi il scarso accesso al credito e all’equity. Allo stesso tempo, i sussidi statali, qualora presenti, sui combustibili fossili ne mantengono artificiosamente i prezzi bassi e rendono difficile la competizione per le fonti rinnovabili, disincentivandone quindi gli investimenti.148 Tutto ciò esaspera la difficoltà nello sviluppare consapevolezze, conoscenze e capacità tecniche, creando un circolo vizioso nel quale le tecnologie green faticano ad entrare. A causa dell’incertezza generale, il costo del capitale aumenta, così come la diffidenza dei possibili investitori. Spesso questa tipologia di rischi viene mitigata con la concessione di strumenti di finanza mista, o “blended finance”.

I governi e le istituzioni pubbliche devono abbattere globalmente queste barriere per creare degli ambienti favorevoli agli investimenti privati. In particolare, i governi dovrebbero impegnarsi maggiormente nella definizione di policy ambientali, nella risoluzione dei rischi politici, nell’implementazione di obblighi di reportistica e trasparenza. In generale, dovrebbero essere fornite piattaforme per lo scambio d’informazioni, identificate opportunità di collaborazione e supporto, fornite maggiori conoscenze e networks, etc.. Le istituzioni finanziarie invece dovrebbero capire maggiormente quali sono le implicazioni finanziarie delle variabili ambientali negli investimenti in modo tale da identificare, comprendere e gestire meglio i rischi di credito e di mercato presenti nei vari contesti geografici. Viceversa il settore privato gioca un ruolo fondamentale nello spingere per questi ed altri miglioramenti che abbiano la

147

Ma, T. (2016), Basel III and the Future of Project Finance Funding, Michigan Business and Entrepreneurial Law Review, Vol. 6, Issue 1, pp. 109-126

148

capacità di sbloccare opportunità sostenibili per miliardi di dollari.149 Però, i cambiamenti necessari sono potenzialmente distruttivi per certi settori economici e i decisori politici devono capirne le implicazioni per evitare shock e perdite finanziarie ingenti.

In risposta a parte di questi problemi, il Financial Stability Board ha stabilito la Task

Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD) per identificare quelle che sono

le informazioni necessarie agli investitori e ai prestatori di capitale per giudicare in maniera il più possibile completa e corretta i rischi legati ad investimenti climatici e le opportunità che invece essi presentano (paragrafo 3.1.5).