INVESTIRE GREEN
4.2 La decarbonizzare del portafoglio
Il cambiamento climatico e le incertezze ad esso legate sono un rischio di lungo termine non diversificabile per gli investimenti. La crescente consapevolezza di questo ha fatto si che le logiche nelle decisioni d’investimento abbiano iniziato a tenere in considerazione anche gli impatti che questo può comportare a livello di rendimento di portafoglio.311 Investitori, politici e scienziati sono sempre più d’accordo sul fatto che il cambiamento climatico sia una delle sfide più importanti per la società di oggi. Il Parlamento Europeo, ad esempio, ha approvato una risoluzione il 29 maggio 2018 contenente varie proposte per indirizzare i flussi finanziari al raggiungimento degli obiettivi di Parigi. In particolare, il documento incoraggia il disinvestimento da fonti fossili e la fine dei sussidi ai vari settori che li utilizzano.312 Uno studio condotto da Mercer Global Investor ha rilevato che esso è considerato un rischio e al tempo stesso un’opportunità per i portafogli da circa il
310
Bodie Z., et al. (2014)
311 Andersson M., Bolton P., Samama F. (2015), Hedging Climate Risk, 7 settembre 2015 312
European Parliament (2018), European Parliament resolution of 29 May 2018 on sustainable finance
(2018/2007(INI)), Strasburgo, 29 maggio 2018, link:
http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+TA+P8-TA-2018- 0215+0+DOC+XML+V0//EN&language=EN
68% degli asset manager, poiché avrà impatti sui rendimenti di tutte le attività finanziarie nei prossimi 35 anni.313
L’azione climatica può essere intrapresa dagli investitori focalizzandosi su tre aree principali: lo sfruttamento delle opportunità climate friendly e low-carbon; l’integrazione della valutazione delle opportunità e dei rischi legati al clima durante i processi d’investimento e, infine, il disinvestimento dai combustibili fossili. Disinvestire dalle realtà ad elevata esposizione al carbon risk, decarbonizzando gli investimenti, non è altro che un incentivo alla transizione green. Infatti, maggiore fosse questo approccio agli investimenti, maggiore sarebbe l’accelerazione delle realtà che necessitano di capitali verso soluzioni green per ottenerne ulteriori.
Con il concetto di “decarbonizzazione del portafoglio” ci si riferisce agli sforzi sistematici degli investitori per allineare i loro portafogli d’investimento con gli obiettivi dell’economia a bassa intensità di carbonio. I membri della Portfolio Decarbonization
Coalition, un’iniziativa che cerca di ridurre le emissioni globali coinvolgendo una massa
di investitori istituzionali sensibili al tema, sono convinti che la decarbonizzazione dei portafogli sia una strategia che consente di ottenere performance sugli investimenti, soprattutto di lungo periodo, positive. La decarbonizzazione può essere ottenuta in vari modi, ad esempio: riallocando il capitale in realtà più efficienti a minore intensità di carbonio dopo aver disinvestito da quelle ad alta; oppure escludendo certi settori, aziende o attività; oppure ancora investendo solamente in altri.
4.2.1 Il carbon footprint e il GHG Protocol
Il primo step per la decarbonizzione del portafoglio è la misurazione del suo carbon footprint, o impronta di carbonio. Essa consiste nella misura dell’impatto ambientale in termini di emissioni delle realtà riferibili ai titoli contenuti nel portafoglio, una sorta di inventario delle emissioni nel tempo. 314 In altre parole, il carbon footprint è uno strumento che consente di capire in che misura il portafoglio è esposto indirettamente al
313 Silano S. (2018c), Morningstar lancia il Portfoglio carbon risk score, Morningstar, 2 maggio 2018, link: http://www.morningstar.it/it/news/167051/morningstar-lancia-il-portfolio-carbon-risk-score.aspx 314 UNEP Finance Initiative (2013), Porftolio carbon: measuring, disclosing and managing the carbon
carbon risk, ma non è una misura diretta di questo. Infatti, non tiene conto della materialità finanziaria ad esso legata o delle azioni e strategie per gestirlo, ma può essere utilizzato come base per stabilire obiettivi target di riduzione delle emissioni e le strategie per farlo. Il carbon footprint è un valore assoluto che deve essere normalizzato per essere confrontabile tra aziende, prodotti o portafogli utilizzando i profitti, le vendite, la capitalizzazione, i prodotti o i dipendenti. Ogni fattore di normalizzazione presenta degli svantaggi che è opportuno conoscere. Ad esempio, se normalizzato per la capitalizzazione di mercato, esso permette di confrontare i diversi settori, ma può creare dei problemi qualora questa cambi. Oppure, l’utilizzo delle vendite risulta essere una sfida a causa dei prezzi e delle valute differenti. In ogni caso, il carbon footprint è la sola metrica quantitativa che permette di confrontare realtà diverse da un punto di vista delle loro emissioni e dei fattori interni ad esse legati per la scelta di quelle in cui investire.315 Come intuibile, il calcolo del carbon footprint del portfolio non è semplice e immediato da eseguire, ma le istituzioni finanziarie possono accedere ai dati sulle emissioni guardando ai report di sostenibilità delle società o affidandosi a providers esterni.316
Il GreenHouse Gas Protocol, è lo strumento maggiormente utilizzato a livello internazionale per la rendicontazione da parte di governi e società delle loro emissioni di gas serra, in particolare quelli individuati dal Protocollo di Kyoto, cioè: anidride carbonica, metano, protossido di azoto, gli idrocarburi, i perfluorocarburi e l’esafloruro di zolfo.
Come mostra la figura, esse vengono classificate in tre “scopi”:
315 2° Degrees Initiative, UNEP, World Resources Institute (2015), Climate strategies and metrics:
exploring options for institutional investors
316
LaPlante A., Watson C. (2017), Managing Carbon Risk: A Look at Environmentally Conscious
Figura 29: Overview degli scopi e delle emissioni nella catena del valore
Fonte: Greenhouse Gas Protocol (2013)
Lo Scopo 1, identifica le emissioni dirette provenienti da fonti possedute o controllate dalla realtà; lo Scopo 2 si riferisce alle emissioni indirette legate alla generazione o acquisto di energia; infine lo Scopo 3 si riferisce a tutte le emissioni indirette non incluse nello Scopo 2 e che sono causate dai processi all’interno della catena del valore, sia a livello upstream che downstream. Generalmente, le emissioni che vengono considerate nel calcolo del carbon footprint sono quelle degli Scopi 1 e 2 poiché sono più facili da misurare, c’è un minor rischio di conteggio doppio e perché sono più facili da gestire in ottica di abbattimento.317
Dunque, l’impronta di carbonio del portafoglio è misurata sommando le emissioni di ciascuna realtà contenuta nel portafoglio proporzionalmente all’ammontare dei titoli ad essa riferiti. Un investitore può poi decidere quale e quanta parte di portafoglio monitorare e quanto spesso farlo. Il monitoraggio può essere fatto anche da terzi.
C’è ancora un ampio dibattito riguardante le metodologie di calcolo del carbon footprint che sottolineano l’importanza di stabilire a livello internazionale delle norme e pratiche
317 Greenhouse Gas Protocol (2013), Technical Guidance for Calculating Scope 3 Emissions, Carbon Trust, World Research Institute e World Business Council for Sustainable Development
condivise così da permettere un facile confronto tra i risultati da parte della comunità degli investitori.318
Stime condotte dall’Asset Owners Disclosure Project rivelano che al 2015 solo il 7% dei proprietari di assets calcolarono il carbon footprint dei loro portafogli e solo l’1,4% si impegnarono alla sua riduzione;319 nel contempo, molte società sono impreparate nell’indirizzare i rischi e cogliere le opportunità presentati dal cambiamento climatico. Non tra queste c’è la Royal Dutch Shell, la più grande compagnia petrolifera europea, che ha annunciato nel 2017 di voler tagliare il carbon footprint per ogni unità di energia prodotta del 20% entro il 2035 e del 50% entro il 2050.
La riduzione dell’esposizione al carbon risk è vista da molti investitori come una strategia di mitigazione del rischio. Infatti, i portafogli decarbonizzati offrono potenzialmente benefici di lungo termine come la riduzione del rischio di dover svalutare gli assets perché divenuti stranded e l’aumento dei rendimenti legati ad aziende che possono beneficiare dalla transizione green.320 Purtroppo, essendo la strategia di decarbonizzazione del portafoglio relativamente nuova, non ci sono dati evidenti sul beneficio che questa ha a livello di riduzione delle emissioni, diversificazione dei flussi finanziari nell’economia reale, o la variazione del prezzo azionario delle società coinvolte.