IL CAMBIAMENTO CLIMATICO E LA FINANZA CLIMATICA
1.4 La finanza climatica
1.4.1 Dal 2012 ad oggi: flussi, attori e strumenti finanziar
Capire quali siano stati e quali sono oggi i flussi finanziari per l’ambiente è complicato data la presenza di una miriade di definizioni e classificazioni per progetti simili e per l’assenza di un sistema obbligatorio e globalmente condiviso di reportistica. Di conseguenza, la raccolta di dati è spesso un compito arduo e i risultati ottenuti sono differenti. La Climate Policy Initiative (CPI) assieme all’Organizzazione per la
Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD) cercano di capire a quanto ammontino i
vari flussi per il clima, gli attori coinvolti e gli strumenti utilizzati.
Prima di parlare di flussi di capitale è importante capire da chi questi flussi sono partiti. Si riconosco a livello internazionale due categorie di finanziatori, o attori. La prima
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Bunchner B., Wilkinson J. (2015), Pros and cons of alternative sources of climate change financing
and prospects for unconventional finance
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categoria è costituita dagli attori pubblici. Costoro sono principalmente governi e le loro agenzie, le Development Finance Istitutions (DFIs) (nazionali, multilaterali e bilaterali) e i fondi climatici. La seconda categoria invece è rappresentata dagli attori privati: sviluppatori di progetto, banche commerciali, organizzazioni e intermediari finanziari a maggioranza privata, aziende multinazionali, imprese di piccola e media grandezza, cooperative, imprenditori e famiglie, private equiters e venture capitalists e investitori istituzionali privati (fondi pensione, compagnie d’assicurazione, fondazioni, etc). Spesso il confine tra le due categorie può confondersi. È il caso delle istituzioni e società con partecipazioni pubblico-private come nel caso delle utilities, o i cui fondi provengono sia da attori pubblici che privati.
Di seguito, si vedrà brevemente quali sono i risultati che queste due categorie hanno fatto registrare negli ultimi anni.
Nel 2014 la finanza climatica, dopo un livellamento nel 2012 e una diminuzione nel 2013, raggiunse i 391 miliardi di dollari, il 18% in più rispetto l’anno precedente, grazie soprattutto ad investimenti record da parte del settore privato nelle tecnologie energetiche rinnovabili.
Il settore pubblico, specialmente attraverso governi e intermediari, contribuì con 148 miliardi (USD) circa, l’8% in più rispetto al 2013 e il 10% in più rispetto al 2012. Questa somma, sebbene migliorata, fu però di molto inferiore rispetto ai 490 miliardi di dollari utilizzati per sussidiare il consumo di combustibili fossili.101 Gli impegni delle DFIs bilaterali raggiunsero invece i $131 miliardi, diventando i più alti dal 2011, soprattutto utilizzando prestiti agevolati. I fondi climatici approvarono circa $2 miliardi per progetti a scopo di adattamento e mitigazione.
Il settore privato invece investì circa $243 miliardi, il 62% del totale, in energie rinnovabili, il 26% in più rispetto il 2013.102 L’aumento degli investimenti fu dovuto principalmente all’abbassamento dei costi di alcune tecnologie, fotovoltaico in primis, al rafforzamento del dollaro in quell’anno e ai grandi investimenti cinesi nel fotovoltaico. Gli sviluppatori di progetto furono gli attori privati che contribuirono maggiormente con $92 miliardi, seguiti dalle aziende con $58 miliardi, le famiglie con $43, le istituzioni
101Carraro C. (2016b), Il crescente impatto della finanza sul controllo del clima, Il Blog del Direttore, 22 giugno 2016, link: http://www.carlocarraro.org/argomenti/finanza/il-crescente-impatto-della-finanza-sul- controllo-del-clima/
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finanziarie commerciali con $46 miliardi e private equiters, venture capitalists e i fondi infrastrutturali con 1,7 miliardi di dollari.
Per quanto riguarda gli strumenti utilizzati, il settore privato basò il 72% degli investimenti sui propri bilanci interni (175 miliardi), mentre il settore pubblico investì soprattutto tramite debito a basso costo (57%, 69 miliardi). Sono stati poi utilizzati debiti al tasso di mercato, equity e grants. La figura 5 mostra com’è stato l’andamento dei flussi per questi strumenti nel corso del triennio 2012-2014.
Figura 11: Breakdown della finanza climatica totale per strumento nel periodo 2012-2014 in miliardi di
dollari
Fonte: CPI (2015)
Il 93% dei flussi totali del 2014 (361 miliardi di dollari) fu indirizzato nelle attività di mitigazione, e, di questi, l’81% nell’energia rinnovabile con $49 miliardi, seguito dall’efficienza energetica con 26 e dai trasporti sostenibili con 21 miliardi. L’adattamento ricevette $25 miliardi, interamente derivanti dal settore pubblico, che vennero per la maggior parte utilizzati per finanziare progetti di management dell’acqua ($14 miliardi) e nel settore AFOLU ($3 miliardi).103
Il maggior focus degli investimenti nella mitigazione può essere in parte spiegato dal fatto che è difficile monitorare la finanza per l’adattamento, che spesso coinvolge progetti locali e non c’è ancora consenso globale su misure e metriche per controllare questi investimenti. In più, generalmente le attività di mitigazione sono percepite dagli attori privati come più profittevoli e generatrici di evidente risparmio nel corso del tempo. Il recente report (novembre 2018) rilasciato dalla CPI contiene una revisione dei dati di finanza climatica rispetto il report rilasciato lo scorso ottobre 2017 per il biennio 215-
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2016. I flussi precedentemente registrati sono stati infatti aggiornati grazie ai più recenti studi condotti dall’UNFCCC, dall’OECD Development Assistance Committeee (DAC)104
e dall’International Energy Agency (IEA). Mentre l’analisi del 2017 tracciò per il 2015 un totale degli investimenti privati pari a $299 miliardi e pubblici a $138 miliardi che hanno la finanza per il clima a raggiungere un massimo storico di $437 miliardi (+13% rispetto al 2014), grazie ai nuovi studi il totale revisionato ammonta a $472 miliardi ($267 privati e $205 pubblici). Mentre, nel 2016, se inizialmente si registrò un decremento negli investimenti in climate finance del 12% rispetto al 2015, con un valore addirittura inferiore al 2014 e pari a $383 miliardi totali ($242 miliardi del settore privato e $141 di quello pubblico), con l’aggiornamento il decremento ammonta al 3% ($455 miliardi totali, $230 da quello privato e $224 dal settore pubblico).105
Mettendo a confronto il periodo 2013/2014 e 2015/2016 il totale degli investimenti nel secondo biennio fu superiore del 27% rispetto a quello precedente. La figura di seguito scompone la finanza totale in pubblica e privata per il periodo 2012-2016.
Figura 12: Breakdown della finanza globale in pubblica e privata del periodo 2012-2016
Fonte: CPI (2017) e CPI (2018b)
Come per il 2014, la mitigazione ricevette il 93% dei capitali investiti (più del 90% dal settore privato106), di cui il 74% venne indirizzato alla generazione di energia rinnovabile. Per la prima volta, nel 2015 le tecnologie di produzione energetica rinnovabile superarono
104 L’OECD Research Collaborative on Tracking Private Climate Finance è un network composto da governi, istituzioni di ricerca, istituzioni finanziarie internazionali che è coordinato dall’OECD. 105 CPI (2018b), Global Climate Finance: An Updated View 218, novembre 2018
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IRENA and CPI (2018), Global Landscape of Renewable Energy Finance, International Renewable Energy Agency, Abu Dhabi
per investimenti quelle che utilizzano combustibili fossili.107 Secondo le stime dell’IEA, nel 2015, solo per l’efficienza energetica delle costruzioni mondiali, vennero investiti 388 miliardi di dollari, il 9% in più rispetto l’anno precedente.108 L’adattamento invece
ricevette in media $22 miliardi nei due anni: la maggior parte, come nel 2014, venne investita in progetti di management dell’acqua (mediamente 11 miliardi), seguiti da investimenti AFOLU con $4 miliardi. Inoltre, in questo periodo, l’81% dei fondi rimase all’interno del paese di origine, in lieve aumento rispetto al 74% del 2014.
Come visibile dalla tabella che segue, il principale strumento utilizzato nel biennio fu il debito al tasso di mercato, il quale coprì il 43% dei flussi, ovvero mediamente 202 miliardi all’anno.
Figura 13: Breakdown della finanza climatica totale per strumento
Fonte: CPI (2018)
Analizzando più in dettaglio l’incremento degli investimenti nel 2015, essi furono guidati principalmente dall’aumento di fondi provenienti dal settore privato per le energie rinnovabili, principalmente Cina, e pannelli fotovoltaici, maggiormente negli U.S.A. e Giappone. Mentre nel 2016 la riduzione nel collocamento di risorse fu principalmente dovuta non solo ad una riduzione del costo delle tecnologie disponibili e ad una minor capacity addition, ma anche a causa di una riduzione di nuovi progetti.109 Gli istogrammi mostrano le variazioni dei flussi di investimento dal 2013 al 2016: come si può vedere, il
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CPI (2017), Global Landscape of Climate Finance 2017, report, ottobre 2017 108
International Energy Agency (2016), Energy Efficiency Market Report 2016 109
fotovoltaico ha guidato gli investimenti (seppur diminuendo nel 2016), seguito dall’eolico onshore e offshore.
Figura 14: Gli investimenti annui dal 2013 al 2016 nell’energia rinnovabile divisi per tipo
Fonte: International Energy Agency (2016)
I dati del 2017 e 2018 non sono ancora disponibili, ma CPI ha stimato che per il 2017 gli investimenti si aggirarono attorno ai $510-530 miliardi.110