RISCHIO CLIMATICO E STRANDED ASSETS
2.1 Gli impatti del cambiamento climatico
2.1.3 Una minaccia alla stabilità finanziaria e la transizione green
Scorrettamente molte aziende, ma anche i singoli individui, sono in genere convinte che le implicazioni del cambiamento climatico si presenteranno nel lungo termine e che, per questo, non sia rilevante agire fin da subito. Invece, le infrastrutture che possiedono e le materie prime di cui necessitano sono seriamente esposte a eventi naturali negativi già da ora. I danni diretti dell’inazione ovviamente variano da luogo a luogo, ma le risorse e i settori economici maggiormente vulnerabili sono, e ancor di più saranno nel prossimo futuro, quelli legati ai beni immobiliari, alle infrastrutture, all’agricoltura, al turismo e al legname.190 Comunque, questi settori sono legati tramite il meccanismo di domanda- offerta a tutta l’economia nel complesso e il cambiamento climatico diventa così un rischio sistematico e un pericolo per la stabilità finanziaria mondiale. A sostegno di questa tesi c’è uno studio condotto dall’Economist Intelligent Unit nel 2015 il quale stima che, a causa del cambiamento climatico, il valore degli asset finanziari globali a rischio va dai $4,2 trilioni ai $13,8 trilioni (scenario estremo con +6°C) da ora alla fine del secolo191.
187Venturini S., Medri S., Castellari S. (2012), Overview of key climate change impacts, vulnerabilities
and adaptation action in Europe, Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, Research Papers
Issue RP0142 188
European Commission (2013), An EU Strategy on Adaptation to Climate Change, Bruxelles, Communication from the Commission to the European Parliament, the Council, the European Economic and Social Committee and the Committee of the Regions, (COM 2013) 21
189
IFC (2016a), IFC: Climate Change – Threat and Opportunity for Private Sector, 06 gennaio 2016, link: http://cfi.co/europe/2016/01/ifc-climate-change-threat-and-opportunity-for-private-sector/ 190
The Economist Intelligence Unit (2015), The cost of inaction: Recognising the value at risk from
climate change
191
2.1.3.1 I rischi per la stabilità finanziaria
Il Financial Stability Board del G20 ha individuato tre principali rischi che minacciano per prima cosa le aziende e il settore privato e, di conseguenza, il mondo finanziario.
• La prima categoria di rischi include quelli fisici, ovvero i danni diretti alle infrastrutture di aziende, famiglie, del settore pubblico etc. causati dagli eventi climatici. Questi eventi possono essere sia graduali come l’inasprimento o il cambiamento dei trend dei regimi piovosi, delle temperature, etc, sia estremi ed immediati come cicloni, ondate di calore improvvise etc. I danni che eventi di questo tipo possono causare, mettono in seria difficoltà chi ne viene colpito: bloccano la produzione di aziende o ne aumentano i costi, distruggono infrastrutture e beni pubblici, raccolti e filiere produttive, case e beni familiari, causano morti e feriti, etc. All’aumentare della frequenza e della portata dei disastri naturali, le persone giuridiche e non diventeranno sempre più dipendenti dalle compagnie assicurative che, a loro volta, chiederanno premi assicurativi sempre più elevati. Viceversa, qualora i disastri dovessero impattare su beni non assicurati, i proprietari dovranno pagare di tasca propria. In entrambi i casi, queste persone finiranno per pagare di più.192 In quest’ottica, il settore assicurativo gioca un ruolo fondamentale nell’incentivare politiche pubbliche e comportamenti privati di adattamento e mitigazione con lo scopo di ridurre i rischi da impatti climatici e, conseguentemente, abbassare il premio assicurativo.
In aggiunta, a causa dei legami che permeano i settori economici, questa tipologia di rischio ridurrà il rendimento anche di portafogli caratterizzati da asset non direttamente impattati. Per questo, la diversificazione del portafoglio diventerà una sfida sempre più difficile.
• La seconda categoria di rischi è solitamente legata all’abbattimento delle emissioni di gas serra di asset e portafogli finanziari e all’adattamento strutturale resiliente agli impatti climatici. In questo caso di parla di rischi da transizione (o “carbon risk”). Essi emergono con l’introduzione o il rafforzamento di
192
Bank of England, Climate change: what are the risks to financial stability?, link:
regolamentazioni che incentivano la transizione ad un’economia green, di cambiamenti tecnologici e di mercato. Questi fattori, ovviamente, possono minacciare la profittabilità e il valore degli assets dei settori ad alta intensità di carbonio, qualora questi non iniziassero gradualmente a diversificarsi utilizzando risorse rinnovabili.193 Di conseguenza, il carbon risk crea una situazione di incertezza che richiede cambiamenti strutturali sostanziali, rendendo gli attori coinvolti vincitori o perdenti.
Particolarmente sottoposte a questo rischio sono tutte le riserve di combustibili fossili che, come vedremo, se si vuole rispettare la soglia dei +2°C, devono rimanere inutilizzate. Nel momento in cui gli assets perderanno valore e il loro prezzo di mercato subirà drastiche riduzioni, aziende e investitori saranno potenzialmente esposti a grandi perdite. Inoltre, il prezzo delle risorse fossili potrebbe crescere, rendendo non competitivi i prezzi dei beni prodotti tramite l’utilizzo diretto o indiretto di questi.
• Infine, la terza categoria è data dai rischi di debito o di responsabilità che possono affrontare coloro che nel futuro saranno chiamati a pagare per le emissioni passate. Costoro potranno essere infatti chiamati a pagare delle compensazioni se ritenuti responsabili alle parti che hanno registrato o che registreranno perdite e danni a causa degli effetti del global warming. Oppure potranno colpire coloro che non hanno prontamente cercato di adattarsi ai rischi fisici che minacciano le loro infrastrutture e la loro filiera e che non hanno investito in tecnologie green prima che queste diventassero “obbligatorie” o più stringenti.
In realtà, molte aziende stanno già sopportando danni finanziari, operativi e reputazionali legati ai rischi appena elencati e alla visione sempre più green della comunità mondiale. La Task Force ha poi sottolineato che i rischi climatici potranno cambiare la struttura di debito ed equity delle aziende, aumentando i livelli di debito per sopperire alle perdite operative e infrastrutturali.194
193
Crishna Morgado, et al. (2017)
194
2.1.3.2 I rischi finanziari per gli attori economici
Le aziende che utilizzano combustibili fossili nella loro catena produttiva o che producono energia elettrica fossile sono generalmente finanziate tramite debito. Nel complesso, costituiscono un terzo del mercato dei prestiti ($2,6 trilioni) e continuano ad accrescere la loro posizione debitoria (USA e mercati in via di sviluppo) dal momento che sono aggravate da prezzi del petrolio al ribasso (specialmente nel periodo 2015- 2016).195 Tutto ciò mette la stabilità finanziaria mondiale particolarmente in pericolo: un oscillamento dei prezzi delle materie prime potrà riprezzare i prestiti concessi alle aziende, nonché aumentare le perdite creditizie di chi ha concesso loro tale capitale.196 L’esposizione delle istituzioni finanziarie europee (banche, fondi pensione e assicurazioni) a questa situazione supera 1 trilione di euro e le stime sulle loro possibili perdite si aggirano tra i 350 miliardi di euro ai 400 miliardi.197 Di conseguenza, risulta di vitale importanza la previa comprensione da parte di investitori e istituzioni finanziarie del posizionamento relativo e del peso legale del capitale che potrebbero concedere alle realtà produttive. Infatti, nemmeno gli investitori sarebbero immuni da questi danni: un report dell’Università di Cambridge suggerisce che gli equity porfolios potrebbero veder scemato il 45% del loro valore solamente a causa del panico legato al fattore climatico all’interno dei mercati mondiali.198 Invece, recenti stime macroeconomiche evidenziano come, sotto uno scenario di adattamento dei mercati alle policy settate sul limite dei +2°C, i più importanti indici del mercato azionario potrebbero cadere del 15-20%.199 Mentre, uno studio di Mercer stima che, a seconda dello scenario considerato, nei prossimi 35 anni il cambiamento climatico causerà una riduzione dei rendimenti degli investimenti tra il 18% e il 74%.200
Quindi, sia gli investitori, sia le aziende che le istituzioni dovranno considerare strategie di lungo termine e più efficienti allocazioni del capitale a loro disposizione, oltre a fornire
195
Domanski, D., Kearns, J., Lombardi, M., and Shin, H. S. (2015), Oil and Debt, BIS Quarterly Review, marzo 2015
196Weyzig, F., Kuepper, B., van Gelder, J.W., and van Tilburg, R. (2016), The Price of Doing Too Little
Too Late; the Impact of the Carbon Bubble on the European Financial System, Green New Deal Series,
Vol. 11, 2014, link: http://reinhardbuetikofer.eu/wp- content/uploads/2014/03/GND-Carbon-Bubble- web1.pdf
197 European Systemic Risk Board (2016), Report of the Advisory Scientific Committee: too late, too
sudden: transition to a low-carbon economy and systemic risk 198
IFC (2016a) 199
CISL (2015), Unhedgeable Risk: Stress Testing Sentiment in a Changing Climate, Cambridge Institute of Sustainability Leadership
200 IFC,
reportistiche più trasparenti sulle loro performance emissive. Coloro che investiranno in attività non sostenibili nel lungo termine potranno essere meno resilienti nella transizione verso un’economia a basse emissioni, sperimentando maggiori perdite e minori ritorni.201
Inoltre, gli investitori potranno non essere capaci di evitare i rischi legati al clima spostandosi verso altri assets, visto che la maggior parte di essi si troverà nella stessa situazione.202
Le banche e le altre istituzioni finanziarie saranno estremamente esposte a tutto ciò soprattutto a causa della loro naturale esposizione al rischio di credito, ma in questo caso legato a clienti che sono colpiti dagli effetti del cambiamento climatico (sia naturali che legislativi, di mercato, etc) e che, per questo, potrebbero non essere in grado di rispettare la loro posizione debitoria. Di conseguenza, valutare l’esposizione ai rischi da cambiamento climatico diventerà fondamentale per indirizzare il loro processo decisionale e per aggiudicarsi il credito.203 Inoltre, esse hanno la responsabilità di gestire i rischi e le opportunità legati al clima a nome dei loro clienti e shareholders. Coloro infatti che risponderanno proattivamente creeranno valore per questi, genereranno un vantaggio competitivo per loro stesse, ridurranno i rischi finanziari sistematici e traineranno la società verso un futuro sostenibile.204
Per concludere, il settore finanziario, alla base dei mercati mondiali, non solo ha iniziato ad affrontare e ancor di più e dovrà affrontare grandi sfide legate al cambiamento climatico, ma soprattutto ad esso si presentano vaste opportunità finanziarie associate alla ristrutturazione delle economie per renderle compatibili con l’azione climatica205: da un lato, dovrà prepararsi a nuovi rischi fisici, da transizione e legati alle passività che devono essere compresi, identificati, valutati, gestiti ed eventualmente divulgati dalle istituzioni finanziarie; dall’altro, come visto, la transizione verso un’economia climate-friendly e resiliente richiede ingenti capitali. Comunque, vale la pena cogliere la sfida perché permetterà agli attori di aumentare i rendimenti e, contemporaneamente, ridurre l’esposizione al carbon risk.
201
TCFD (2017)
202 The Economist Intelligence Unit (2015)
203
Clark R., et al. (2017) 204
Ernst & Young Global Limited (2016), Climate change: The investor perspective, report 205 UNEP Finance Initiative, Climate Change