INVESTIRE GREEN
4.3 La costruzione di un green portfolio 1 Gli indici di borsa
4.3.1.1 I green indexes e i fattori ESG
Quest’ultima tipologia di indici è nata nella finanza anglosassone e sta avendo sempre più rilevanza nella costruzione di portafogli green, nella loro valutazione e come strumento di gestione dei rischi, ha dichiarato Fred Samana, vicedirettore mondiale dei clienti istituzionali di Amundi Asset Management.
A differenza degli indici tradizionali, essi pesano ogni titolo secondo criteri alternativi, come quelli socio-ambientali e, spesso, vengono elaborati dalle medesime case che elaborano gli indici maggiori. Tra i criteri utilizzati, ci sono il carbon footprint e i fattori ESG. La loro considerazione è sempre più rilevante per la costruzione degli indici ed in particolare la parte E, “Environment”, per ridurre i rischi legati ai fattori climatici, per sfruttare le opportunità che il cambiamento climatico genera e per adattarsi alla transizione green.321 Le policy internazionali sempre più raccomandano la tenuta in considerazione di questi fattori nelle scelte d’investimento. L’Unione Europea, ad esempio, sta pensando di creare delle regole per armonizzare i diversi benchmark low
carbon, poiché la presenza di standard divergenti può potenzialmente portare gli investitori a valutare le performance di fondi e prodotti low carbon in modo non ottimale.
Generalmente, gli indici vengono costruiti sulla base di uno standard, o “parente”, attribuendo pesi inferiori o rimuovendo efficientemente le società che hanno dei carbon footprint relativamente elevati dall’indice di partenza (“indici decarbonizzati”); oppure vengono costruiti ex-novo considerando solamente settori e realtà green (“indici pure- play”).322 Nel contempo, soprattutto la prima famiglia di indici, minimizza lo scostamento dal benchmark di partenza e mantiene una composizione sia geografica che settoriale simili. Inoltre, mentre gli indici “pure-play” non offrono nessuna protezione contro le tempistiche dell’azione climatica e delle nuove policy che costituiscono una delle incognite maggiori per gli investitori di lungo termine attenti alla questione, quelli decarbonizzati la forniscono. Infatti, essi sono strutturati in modo tale da mantenere un basso tracking error rispetto agli indici di partenza.323
Questi indici in realtà non stanno indirizzando i portafogli in maniera massiva nella lotta al cambiamento climatico, ma possono potenzialmente ridurre del 50% l’esposizione del portafoglio al carbon risk e incentivare le aziende a ridurre il loro carbon footprint.324 Infatti, si crea una forte pressione competitiva per ridurre le emissioni di gas serra per essere inserite all’interno di questi indici poiché vengono valutati i titoli ogni sei mesi circa, ma la tempistica varia da indice a indice, e le società cercano di ottenere abbattimenti sempre maggiori pur di entrare a farne parte.325
Le istituzioni finanziarie, dopo aver ottenuto i dati relativi alle emissioni totali della società, ne calcolano l’intensità di carbonio, ovvero la quantità di emissione per dollaro investito, come somma delle emissioni divisa per la capitalizzazione di mercato.326
322European Commission (2018a), Proposal for Regulation of the European Parliament and the
Council: amending Regulation (EU) 2016/1011 on low carbon benchmarks and positive carbon impact benchmarks, Brussels, 24 maggio 2018
323 Andersson M., et al. (2015)
324 Chasan E., Eckhouse B., Roston E. (2018), Low-carbon investing is growing, Bloomberg LP, 15 febbraio 2018, link: https://www.bloomberg.com/news/articles/2018-07-01/mexico-heads-to-polls-with- leftist-on-brink-of-historic-victory
325 Bolton P. (2018), Commentary: Why Now Is the Perfect Time to Invest in a Low-Carbon Index, Fortune, 14 febbrario 2018, link: http://fortune.com/2018/02/14/carbon-free-index-fund-climate-change/ 326
Gli indici verdi possono coprire un’ampia gamma di strategie d’investimento e possono variare nella composizione settoriale, nei livelli di carbon footprint e nelle metodologie di calcolo. Di seguito ne vedremo due a titolo di esempio.
Il MSCI Global Environment Index (USD) include al suo interno altri cinque indici tematici sull’energia alternativa, sulla tecnologia sostenibile, sull’acqua, sulle costruzioni verdi e sulla prevenzione dell’inquinamento. Esso contiene i titoli delle società che derivano almeno il 50% dei loro ricavi da prodotti e servizi che non creano danno all’ambiente e viene utilizzato come benchmark da quegli investitori che vogliono concedere capitale solamente a realtà che utilizzino risorse scarse in maniera efficiente o che minimizzino la degradazione ambientale. Questo indice viene generato a partire da uno tradizionale chiamato MSCI ACWI IMI, un benchmark di mercato più esteso per titoli dei mercati sviluppati e in via di sviluppo. La sua composizione viene rivista ogni tre mesi, contiene 222 società tra le quali: Schneider Electric, Tesla, Servicenow, Rockwell Automation e East
Japan Railway Co. Dal 2008, l’indice ha avuto un rendimento dell’11.27%.327
Il Low Carbon 100 Europe Index (Euro) lanciato nel 2008 dell’Euronext invece contiene i titoli di cento società europee tra le più virtuose in termini di bassa intensità di carbonio che generino almeno il 50% del loro turnover a partire da tecnologie low-carbon (rinnovabili o di efficienza energetica), facenti parte dei settori: dell’energia alternativa, delle costruzioni, dell’elettronica, dell’industria e dei trasporti. Le società i cui titoli sono contenuti nell’indice vengono valutate secondo lo Scopo 3 per categorie e settori rilevanti, anche in termini di emissioni evitate per rispettare la traiettoria dei 2°C. La composizione viene rivista una volta l’anno, assegnando pesi diversi ai singoli titoli in base al loro punteggio in termini di bassa impronta di carbonio, allocazione settoriale e capitalizzazione corretta per il flottante. Tra le società contenute ci sono: Axa, Burberry Group, Coca-Cola
Europea, Credit Agricole, Danone, Electorolux, Fiat Chrysler Automobile, L’Oreal, Sky, etc.328
327 MSCI (2018), MSCI Global Environment Index (USD)