• Non ci sono risultati.

GLI ORIZZONTI DELLA SOSTENIBILITà

5. Buen vivir, agroecologia, gioco

Una modalità per cercare di uscire dall’impasse determinato dall’al-ternativa secca fra azione paternalista verso la natura e immersione totale nelle interdipendenze funzionali della stessa è quella di esplorare l’asim-metria che si crea proprio in agricoltura fra uomo e ambiente262. Non è una

2 Vi è un altro percorso teorico grazie al quale si cerca di uscire dal dualismo di uomo-natura; esso fa capo a termini come co-evoluzione e co-produzione (Pellizzoni, 2010), riscontrabili in contesti speculativi diversi, ivi compresi quelli dell’agricoltura (Ploeg, 2013b).

questione di diversa posizione o ricchezza di risorse umane o ambientali, ma di una relazione per forza di cose asimmetrica, nella quale vi è un potere sull’altro sbilanciato. L’agricoltore, anche quando segue i principi alti dell’agroecologia, mantiene una lieve supremazia. Questa, però, non è dettata da una qualche legittimazione culturale (superiorità della specie umana o dettato divino), ma da un costante interscambio uomo-natura che da luogo ad una prassi relazionale senza interruzioni.

Una siffatta asimmetria relazionale è particolarmente evidente proprio nell’agricoltura biologica; in essa, infatti, l’agricoltore si mette in ascolto delle tendenze (ad es. diffusione di un parassita) e adotta la strategia che minimizza i danni a sé, alle colture e all’ambiente circostante. Il punto cruciale è quel “minimizza”, ossia l’accettazione di un danno relativo su un singolo aspetto al fine di mantenere un equilibrio e una produttività dell’insieme. Gli elementi fondamentali sono dunque due: una relazione reiterata e soglie di intervento non stabilite a priori, ma scaturenti dalla relazione stessa. L’intervento con una sostanza di contrasto artificiale o naturale che sia, il suo dosaggio, la modalità di irrorazione deriveranno dall’interazione fra attore – l’agricoltore – ed ecosistema agricolo. Vi è un dominus, un padrone della casa; ma questo interviene inserendosi in una sequenza di eventi: ascolto, valutazione, intervento, di nuovo ascolto e, eventuale, ricalibratura dell’intervento. Questa sequenza ha un nome nella metodologia delle scienze sociali: si chiama pratica, cui aggiungere-mo agronomica.

La stessa sequenza ha un nome anche negli studi epistemologici: si chiama teoria del gioco e ha molti addentellati con la filosofia olistica del

buen vivir. Edgard Morin quando scrive che «la complessità … non vuole

tanto strappare all’universo ciò che può venir determinato in maniera chiara, con precisione ed esattezza, come erano le leggi della natura, ma entrare nel gioco fra chiarezza e oscurità, gioco in cui si assiste a quello strano dialogo dove l’organizzazione emerge solo nel confronto e nella continua oscillazione fra l’ordine e il caos. Fra chiarezza e oscurità, come fra ordine e caos, si situa dunque non una legge ma un gioco: e in effetti il “paradigma della complessità” sostituisce al punto di vista del controllo il punto di vista del gioco» (in Marchetti, 2008: 8). Laura Marchetti ripren-de a riguardo ripren-del gioco anche il pensiero di Mauro Ceruti. Il ripren-decorso ripren-del gioco avviene sempre, infatti, «nell’interazione fra le regole poste come

vincoli e come costitutive del gioco, il caso e la contingenza di particolari

eventi e di particolari scelte, e le strategie dei giocatori volte a utilizzare le regole e il caso per costruire nuovi scenari e nuove possibilità» (ibid.).

Vi sono antecedenti illustri come Levi-Strauss, per il quale il gioco rappresenta la struttura; non già un’istituzione fissata una volta per tutte, ma l’insieme degli incontri fra caso, regole e strategie dei giocatori. Tale struttura va oltre la cosiddetta teoria dei giochi (Festa, 2007), la quale insiste esclusivamente sulle strategie di stampo razionale degli attori. Se-condo questa tradizione, le norme non sono valori assoluti ma semplici vincoli entro i quali massimizzare le proprie preferenze. Il gioco, invece, è praticato per costruire nuove possibilità fra cui quella di interpretare le norme a fronte di contingenze. A questo punto, il gioco come me-tafora volta a superare il dualismo attore sistema dovrebbe funzionare bene. Non solo perché coniuga elementi di agency con vincoli esterni, ma anche perché rappresenta assai efficacemente il senso dell’agricoltura biologica: essa si presenta come una sfida ad estrarre dalla natura ciò che all’uomo serve e piace (il cibo); l’uomo conserva un margine di vantaggio; conosce sempre meglio le regole di funzionamento della natura; le può piegare al proprio scopo, sapendo però che non può farlo oltre un certo limite, pena la distruzione dell’avversario (l’ambiente naturale). Se bara, può vincere alcune partite, ma finisce per distruggere l’esistenza stessa dell’avversario; in tal modo si precludono il piacere e la funzionalità del gioco per le partite successive. Sempre dentro la metafora, un buon gio-catore ama avere avversari forti, reattivi, capaci seriamente di vincere.

In altri termini, più che richiami a presunti stati di armonia ancestrale tra uomo e natura da recuperare, appare più realistico ammettere sia la lieve superiorità relazionale dell’uomo sia la competizione che si accende fra questo e la natura. Il gioco esce in questo caso dal puro significato espressivo entro il quale viene generalmente visto per assumere, invece, una natura ibrida: vi è un intimo piacere nel giocare (questo è indub-biamente l’aspetto espressivo, intrinseco), ma ciò produce anche utilità sia sul piano della conoscenza (imparo dall’altro) sia sul piano materiale (ricevo dall’altro fonti di nutrimento). Difficile negare, sentendo un agri-coltore biologico esprimersi, il sottile piacere che deriva dal capire le re-gole più intime della natura e dal piegarle con dolcezza ai propri fini. Vi è una componente agonistica nel rapporto fra uomo e natura, non estranea

per altro a manifestazioni di affetto verso l’avversario laddove si parla, ad esempio, di dono agonistico (potlach) o dell’escalation di stupore che due amanti cercano di procurarsi vicendevolmente attraverso lo scambio di doni (Godbout, 2007). Pensando alle relazioni con la natura, mediate at-traverso l’agricoltura, appare appropriato parlare di reciprocità asimme-trica, un dare, ricevere e contraccambiare, che tende a rimanere sbilan-ciato verso uno dei contendenti. Anche nell’agricoltura industriale esiste un gioco con la natura, ma è decisamente più sbilanciato; l’agricoltore tradizionale è indifferente all’ambiente che è solo un fattore di produzio-ne, da usare in senso puramente strumentale, oggettivo. Nella metafora del gioco egli è disinteressato all’avversario e vuole stravincere273. Invece, il rapporto con la natura e la terra emerge in forma di dialogo appassionato e dolce: «Ho imparato moltissimo da quando la mia vita ha virato verso la terra. Ma l’insegnamento più duro è stato questo: più trasformi la terra coltivandola, più la terra trasforma te … Cominci a dare spontaneamen-te, poi dai un po’ di più, poi dai il massimo, e allora, solo allora, avrai un ritorno così generoso che riempirà la tua cantina fino a farla traboccare, ma soprattutto farà rinascere quel fazzoletto di terra riarsa e infestata di erbacce che chiamiamo anima» (Kimball, 2012: 10).

Il gioco, al pari dell’anima, si presenta come un’astrazione dalla vita reale. Tuttavia, sostiene Caillois (1981), conserva la matrice delle funzioni vitali, fornendo per ogni società un parallelo fra le attività in genere riser-vate ai bambini e ai momenti di relax e le azioni materiali che servono a garantire la sopravvivenza. I paralleli notoriamente non si incontrano, ma di certo si possono cogliere le loro analogie, nella fattispecie giocare con la natura e trovare allo stesso tempo in essa la fonte del sostentamento.

6. Conclusioni

Il buen vivir è in bilico fra concezioni parareligiose della natura (la

3 Da ultimo, va ricordato un parallelo con la caccia: il rapporto con la selvaggina, termine che in inglese si rende con game, è improntato a conservare un certo equilibrio fra le parti; esso viene interpretato come una ritualità che esorcizza la ferita inferta alla natura (Dalla Bernardina, 1988). In realtà, è qualcosa di più: è anche una relazione nella quale il cacciatore, indubbiamente da una posizione di forza, vuole giocare con la preda.

Giorgio Osti 267 266 Agroecologia e buen vivir

mistica della terra) e paradigma della complessità, in ciò risultando una filosofia molto vicina a pensatori cosmopoliti come Morin, Bateson, Ma-turana e Varela, Ceruti. È una filosofia che funziona bene sul versante po-litico, laddove raccoglie le istanze del movimento per la sovranità alimen-tare. Diventa meno pregnante e originale sul versante epistemologico o più specificamente sul versante della riflessione sui metodi di coltivazione ecocompatibili. Ciononostante, lo sbocco di tale frame filosofico verso l’agroecologia come gioco appare promettente perché tiene assieme, con un certo realismo, la parte strumentale e quella espressiva del lavoro agri-colo, la materialità e la spiritualità della terra, l’intrinseco piacere di gio-care con la dura necessità di procacciarsi i mezzi di sostentamento. Sono tutte coppie che un certo pensiero riduzionista, ampiamente diffuso an-che fra le scienze sociali, ha preteso di tenere rigorosamente separate e gerarchicamente ordinate. Non si tratta, però, di fondere tutto nel grande ventre della Madre Terra, ma di scovare nuove distinzioni, cogliere nuo-ve relazioni fra oggetti e semmai abbandonare dicotomie ormai usurate. Sarebbe un bel guaio anche per l’agroecologia se approdasse ad un tutto indistinto senza nessun principio né fine.

Bibliografia

Abitabile C., Povellato A. (cur.) (2009), Le strategie per lo sviluppo

dell’agricoltu-ra biologica. Risultati degli Stati genedell’agricoltu-rali, Inea.

Benalcázar Alarcón P. (2009), Il Buen Vivir-Sumak Kawsay. La costruzione di

un paradigma per una diversa umanità (Ecuador), in Martufi R., Vasapollo L.

(cur.), Futuro indigeno. La sfida delle Americhe, Jaca Book.

Bocchi S., Maggi M. (2014), Agroecologia, sistemi agro-alimentari locali

sostenibi-li, nuovi equilibri campagna-città, in Scienze del Territorio, 2.

Caillois R. (1981), I giochi e gli uomini. La maschera e la vertigine, Bompiani. Catton W.R., Dunlap R.E. (1978), Environmental sociology: a new paradigm, in

The American Sociologist, 13.

Corrado A. (2010), Sovranità alimentare: la proposta alternativa della Via

Campe-sina, in AgriRegioniEuropa, 22.

Costato L. (1968), I domini collettivi nel medio Polesine, Giuffrè.

Dalla Bernardina S. (1998), Il miraggio animale: per un’antropologia della caccia

nella società contemporanea, Bulzoni.

De Marzo G. (2009), Buen vivir. Per una nuova democrazia della terra, Ediesse. Eliade M. (1966), Il mito dell’eterno ritorno, Borla.

Festa R. (2007), Teoria dei giochi ed evoluzione delle norme morali, in Etica &

Politica, 2.

Giunta I., Vitale A. (2013), Politiche e pratiche di sovranità alimentare, in

Agri-RegioniEuropa, 33.

Godbout J. (2007), Quello che circola tra noi. Dare, ricevere, ricambiare, Vita e Pensiero.

Kimball K. (2012), Dirty life: una storia d’amore, cibo e animali, Elliot.

Koohafkan P. et al. (2012), Green Agriculture: foundations for biodiverse, resilient

and productive agricultural systems, in Journal of Agricultural Sustainability, 1.

Kremen C. et al. (2012), Diversified farming systems: an agroecological,

systems-based alternative to modern industrial agriculture, in Ecology and Society, 17/4.

Leoni S. (2011), Dove sta andando la Bolivia del buen vivir?, in Scienzaepace, 3. Lovelock J. (1991), Le nuove età di gaia, Bollati Boringhieri.

Marchetti L. (2008), Madre Terra. Studio sulla complessità della Natura, in Id.,

Ecologia Politica. Tra riflessione utopica ed esperienza radicale, Punto Rosso.

Marino D. et al. (2012), I servizi agro-ecosistemici: pagamenti per i servizi

ecosi-stemici alla luce delle proposte per la nuova Pac, in Agri Regioni Europa, 30.

Martufi R., Vasapollo L. (2009), «Del vento soltanto ho paura». Educazione dei

popoli originari e del mondo contadino per il socialismo nel e per il XXI secolo,

in Id. (cur.), Futuro indigeno. La sfida delle Americhe, Jaca Book.

Parra Y. (2013), Oltre oceano: altri orizzonti del possibile. Epistemologie di Abya

Yala e progettualità esistenziale, Tesi di dottorato, Università di Bologna.

Pellegrini G. (2012), Oltre il biologico: l’agricoltura organica, in Terra Nuova, 274. Pellizzoni L. (2010), Dalla costruzione alla coproduzione. Natura e società nel

recente dibattito su ambiente e tecnoscienza, in Quaderni di Teoria Sociale, 10.

Scidà G. (2004), Avventure e disavventure della sociologia dello sviluppo, Fran-coAngeli.

Thompson P.B. (1995), The Spirit of the Soil. Agriculture and environmental

eth-ics, Routledge.

Toledo V. (2012), La agroecología, fundamento de una “república amorosa”, in La

Jornada, 3.3.2012, in http://www.jornada.unam.mx/archivo_opinion/autor/

front/96/31469/y/amorosa.

Unctad (2013), Wake up before it is too late: make agriculture truly sustainable

now for food security in a changing climate, in Trade and Environment Review.

van der Ploeg J.D. (2013a), Peasants and the Art of Farming, Fernwood.

van der Ploeg J.D. (2013b) The New Peasantries: Struggles for Autonomy and

Sustainability in an Era of Empire and Globalization, Routledge. Abstract: The paper aims to see whether and how there is a link

be-tween the social movements inspired to the philosophy of buen

the label of agroecology. The connection exists and happens at three levels: the idea of Pachamama that gives a central place to land cultivation, the emphasis on communitarian rights and land ownership, that interrupts the traditional labour-capital relation-ships imposed in the countryside, and the respectful of the nature that invites for softer cultivation methods. The last point remains the most eluded, not only in Latin America, where the buen vivir philosophy has born, but also in Western Countries, in which the agriculture is even more industrialized. Because of this elusion, the metaphor of game is proposed for a new interpretation of agro-ecology and, more generally, of relationships between environ-ment and human action.

Keywords: Agroecology, Game theory, Environment protection, Land

ownership.

PARTE III