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GLI ORIZZONTI DELLA SOSTENIBILITà

5. Cenni conclusivi

Ramiro Téllez, esponente di spicco del movimento La Vía Campesina, nel 2007 – mentre si elaborava il testo della nuova costituzione della Bo-livia – osservò che non sarebbe stato sufficiente scrivere i principi della sovranità alimentare nella nuova costituzione, né sarebbe bastato che fos-se nominata nelle nuove leggi, nei nuovi programmi di governo o addirit-tura se si fosse istituito un apposito ministero per la sovranità alimentare. Ciò che veramente conta, in termini concreti, è dare avvio ad una vera ri-forma agraria, garantire la salvaguardia e la tutela delle sementi ancestrali attraverso il divieto di introduzione dei semi geneticamente modificati, assicurare il sostegno dei piccoli e medi produttori agricoli e rafforzare la lotta alle monoculture che causano gravi danni all’ambiente e alla salute dell’uomo. Inoltre, sosteneva Téllez, è necessario garantire l’accesso dei contadini e degli indigeni ad un mercato equo, dove possano vendere al giusto prezzo i loro prodotti. Ma alla radice di tutto sta una nuova visione della società, che pone al centro l’uomo e la natura e affida allo stato il compito di offrire alle popolazioni adeguati servizi sociali, in particolare nel campo della salute e dell’educazione, e l’accesso al cibo sufficiente e adeguato alla loro cultura.

Lo spessore e la qualità del principio della sovranità alimentare si co-glie poi in un passaggio ulteriore del discorso di Ramiro Téllez (2007): «a tutto quanto si è detto deve aggiungersi un elemento fondamentale, vale a dire che il popolo o la società civile non deve aspettarsi tutto questo dallo Stato. Ciascuno deve contribuire al proprio meglio per difendere la sovranità nazionale anche attraverso l’affermazione della sovranità

ali-mentare. In quanto produttori agricoli, dobbiamo rispettare, garantire e preservare le produzioni agricole dei nostri antenati. Questo non signi-fica che siamo contro la tecnologia, ma piuttosto che facciamo princi-palmente uso delle nostre conoscenze e delle risorse naturali; in quanto consumatori reclamiamo che la produzione e la distribuzione dei pro-dotti alimentari avvenga in armonia con la natura e all’interno del nostro territorio, per garantire un cibo sano e sufficiente».

La costituzionalizzazione della sovranità alimentare negli ordinamenti del Venezuela, dell’Ecuador e della Bolivia richiama, come si è potuto osservare, in termini pressoché esaustivi i concetti chiave e i principi fon-danti la sovranità alimentare secondo la definizione elaborata dalle orga-nizzazioni internazionali impegnate su questo fronte (in primo luogo La

Vía Campesina). Tuttavia, le forze politiche e sociali che all’interno dei tre

diversi sistemi ricoprono una posizione dominante hanno manifestato ri-levanti differenze nel modo di intendere e attuare la sovranità alimentare. Come risulta chiaro dai documenti dei movimenti sociali che sosten-gono la sovranità alimentare, essa richiede una radicale riforma del siste-ma politico e, in modo correlato, dei sistemi economici, sociali e istituzio-nali. In particolare, punto centrale del programma di realizzazione della sovranità alimentare è garantire il libero accesso alle risorse naturali in modo equo e sostenibile, affinché ciascuno possa organizzare la propria attività di produzione agricola e di distribuzione dei prodotti agricoli nel-la misura necessaria a rispondere alnel-la domanda dei consumatori. Questo sistema presuppone condizioni di democrazia che devono pre-esistere all’attuazione della sovranità alimentare.

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Abstract: After introducing briefly the concept of food sovereignty,

this paper examines the contrasting elements of the idea of food sovereignty with respect to the “global food system”. The second part of the paper is devoted to the roots of food sovereignty in Latin America and, more particularly, to the constitutionalisation of the principle in question in the constitutions of Venezuela, Ec-uador and Bolivia.

Keywords: Food sovereignty, Food security, Global food system, Latin

Pachamanka e sovranità alimentare in Ecuador: due spazi di “cottura”

di Paolo Corvo 22* e Claudia García 23**

Sommario: 1. Premessa. – 2. La pachamanka e il principio dell’ayni. – 3. Ambiente, cibo, sovranità alimentare nella nuova costituzione. – 4. Tra buone pratiche e problemi.

1. Premessa

Le pratiche quotidiane nelle Ande, come la cucina o l’agricoltura, hanno un carattere epistemologico in quanto spazi di interazione comu-nitari (Milla, 2003). Di conseguenza, si utilizzeranno due livelli multi-disciplinari del sistema alimentare, come punto di partenza e filo con-duttore di questo testo: la pachamanka – tecnica andina di cottura degli alimenti sotto terra – e il principio della sovranità alimentare. Questi non sono considerati esempi casuali: la maniera di preparare e consumare gli alimenti è il riflesso della cultura e dell’ambiente di un certo contesto. La frase «siamo ciò che mangiamo» del filosofo tedesco Ludwig Feuerbach (1862) ha un suo significato in questo senso perché «ciò che mangiamo (e come) risponde ad un’intenzionalità condizionata dalla maniera di pen-sare, sentire e fare dentro una matrice socio-culturale» (Viera, 2005). Il sistema agro-alimentare rappresenta il rapporto che si ha con se stessi, ma simbolizza anche il rapporto che si ha con gli altri, come una strategia di sopravvivenza e di benessere individuale e collettivo.

Nella nuova costituzione dell’Ecuador (2008) si inserisce il sumak

* Paolo Corvo è ricercatore di Sociologia generale, dei consumi e del territorio e professo-re aggprofesso-regato nell’Università di Scienze Gastronomiche di Bra-Pollenzo.

** Claudia García svolge attività di produzione agroecologica in Ecuador ed è promotrice di campagne di consumo responsabile.

kawsay o buen vivir come principio ordinatore dello Stato. Si affermano

un nuovo rapporto con la natura, accettando che essa è soggetto di diritti e quindi di rispetto, un nuovo orizzonte di convivenza nell’ambito della plurinazionalità, un nuovo modello economico basato nella solidarietà e l’equità e un nuovo modello di democrazia basato sul rafforzamento del-la partecipazione cittadina. In questo contesto, del-la sovranità alimentare, diritto di un popolo a decidere sulla propria alimentazione, diventa un obiettivo strategico di carattere multidisciplinare in quanto piattaforma per lo sviluppo di politiche pubbliche finalizzate ad invertire la logica di-struttiva del modello agro-alimentare dominante e a raggiungere il sumak

kawsay (Acosta, Martínez, 2009).

Sia la pachamanka sia la sovranità alimentare sono spazi di “cottura”: di alimenti e di idee. Questi sistemi alimentari funzionano in base al prin-cipio della reciprocità comunitaria e rappresentano due livelli epistemo-logici, non solo per capire, ma per “allevare” il sumak kawsay.