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Bullinger a Zurigo

Nel documento Calvino e il calvinismo politico (pagine 72-77)

alla dottrina riformata

4. Bullinger a Zurigo

a seguito degli eventi di Berna, infatti, il fronte protestante e quello cat- tolico si trovarono nettamente contrapposti, e la sola soluzione rimasta pare- va il ricorso alle armi. In questa fase, la situazione della famiglia Bullinger si era fatta complicata, dal momento che Bremgarten apparteneva al fronte cattolico. Il padre fu estromesso dall’incarico di parroco, Bullinger stesso dovette tenersi alla larga dal villaggio natio per qualche tempo. Il giorno del riscatto, tuttavia, arrivò presto, Nel 1529, quasi in contemporanea, Bullinger tornò a Bremgarten, dove tenne alcuni sermoni che persuasero i concittadi- ni a schierarsi con il fronte protestante e a nominarlo pastore della città. Su un altro fronte, le truppe protestanti zurighesi si mobilitarono per invade- re il vicino (e cattolico) cantone di Zug, arrestandosi nei pressi di Kappel. Il conflitto non divenne guerra aperta solo per una mediazione dell’ultimo minuto, ma le trattative che seguirono alla cosiddetta «prima guerra di Kap- pel» lasciarono insoddisfatti sia i cattolici, sia i riformati. Ciò si tradusse in una nuova guerra, solo due anni dopo. Zwingli, più agguerrito che mai, partecipò personalmente alla spedizione protestante, che questa volta fu pesantemente sconfitta, ancora a Kappel (ottobre 1531). lo stesso Zwingli andò incontro alla morte, e il suo cadavere fatto oggetto degli oltraggi dei nemici cattolici.

per effetto degli accordi di pace che ne seguirono (stipulati nel mese di novembre dello stesso 1531), si sancirono la libertà di culto per tutti i cantoni, di qualunque fede essi fossero; il ripristino dei diritti territoriali precedenti; il ritorno al cattolicesimo di alcuni cantoni passati negli anni precedenti alla Riforma, fra i quali Bremgarten21. Bullinger fu perciò costretto a rifugiar-

21 Una condizione del patto prevedeva fra l’altro che, nei cantoni a confessione mista,

si adottasse come ufficiale la religione professata dalla maggioranza della popolazione. Ri- leviamo l’importanza di questa clausola, perché vi si può vedere una prima applicazione di un importante principio formulato anni dopo, in occasione della pace di augusta del 1555, quello del cuius regio, eius religio. per maggiori dettagli circa le due guerre di Kappel, gli accordi di pace e il contesto storico, vedi p. SChaFF, History of the Christian Church, vol.

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si a Zurigo con la famiglia. lì, all’indomani della sconfitta, si respirava un clima carico d’ansia, rabbia ed emozioni represse. la guerra, mossa su isti- gazione di Zwingli, si era conclusa in un rovescio, e aveva lasciato Zurigo con le campagne circostanti – di sentimenti cattolici – in fermento, l’esercito decimato e un prestigio diminuito, oltre che con l’onere di rifondere i danni di guerra. In aggiunta in città la morte di Zwingli aveva da un lato aperto il problema della successione al defunto predicatore, dall’altro riproposto una spinosa questione, che era rimasta indefinita allorché Zwingli era in vita: quella di stabilire le rispettive sfere di influenza del Consiglio cittadino e dei pastori.

Riguardo a quest’ultimo punto, le autorità del territorio di Zurigo erano state subito ben chiare con i membri del Consiglio cittadino. a Meilen, nei pressi della città, esse redassero una serie di articoli, che poi sottoposero all’approvazione del Consiglio, per scongiurare la nascita in avvenire di un nuovo Zwingli, e in generale di predicatori che sobillassero la popolazio- ne della città e del contado con prediche politicizzate. l’articolo IV è ben chiaro al riguardo:

È nostra precisa volontà e desiderio che nella nostra città non vengano più accolti predicatori, a eccezione di coloro che siano pacifici e sostanzialmen- te inclini alla pace e alla tranquillità. Desideriamo inoltre che quei ministri fomentatori che si rivelano pubblicamente dal pulpito come malvagi sia- no allontanati congiuntamente sia da voi [i membri del Consiglio di Zuri- go, N.d.R.], sia da noi, che desideriamo soltanto pace e tranquillità. Infine, si faccia in modo che i predicatori delle campagne parlino solamente della parola di Dio contenuta nei due Testamenti. Si faccia inoltre in modo che il clero […] non si preoccupi e non si immischi nelle questioni secolari, né nella campagna, né in città, né nel Consiglio o altrove, ma le lascino piutto- sto gestire alle Vostre Signorie22.

Nel testo qui presentato, sono espresse tutte le richieste di una popo- lazione esasperata: primo, il ritorno all’ordine e alla pace dopo il tumulto delle guerre; secondo, l’allontanamento dei politici travestiti da predicatori; terzo, la separazione fra potere politico e potere ecclesiastico. Tali richieste non potevano che essere ben accolte dal Consiglio di Zurigo, tutt’altro che desideroso di acuire la crisi con gli abitanti. Il problema divenne, a questo punto, nominare antistes, pastore capo, un uomo che rispondesse ai criteri delineati, e che fosse in grado di ordinare una nuova generazione di predi- catori rispettosi di quei criteri.

proprio nei giorni in cui in città si avvertivano tali esigenze, a Zurigo arri- vò Bullinger, in fuga da Bremgarten. egli era già noto in città, per il rapporto

(facs. Grand Rapids, eerdmans, 1984), 1882, pp. 116 ss.; B. gordon, The Swiss Reforma-

tion cit., pp. 119-146; H. meyer, Der Zweite Kappeler Krieg. Die Krise der Schweizerischen

Reformation, Zürich, Hans Rohr, 1976.

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che lo legava a Zwingli, per avervi studiato ebraico alla scuola di pellikan e per la sua partecipazione alla disputa di Berna del 1528. erano anche note la sua sorte di esule, la convinta adesione al partito riformato e la propensio- ne a concludere la stagione delle guerre di religione in Svizzera attraverso la pace. questi furono elementi importanti che contribuirono a orientare la scelta del successore di Zwingli verso il nome di Bullinger. Ma ve ne furono anche altri: ad esempio, l’assenza di candidati alternativi credibili. Infatti, la prima scelta del Consiglio di Zurigo, leo Jud23, che peraltro non riscuoteva

i favori generali, essendo uno straniero proveniente dall’alsazia, si chiamò da parte, ancora provato dalle vicende della seconda guerra di Kappel. Né si poteva fare affidamento su Oswald Myconius24 o Kaspar Megander25, en-

trambi risoluti a raccogliere l’eredità di Zwingli e proseguire la guerra contro i cattolici. ecco le ragioni per le quali Bullinger sbaragliò la concorrenza26.

D’altra parte, egli si era già accattivato le simpatie degli zurighesi quando, a pochi giorni dall’arrivo in città, una sua predica pubblica fu tanto apprezzata da valergli il soprannome di «Zwingli redivivo»27.

l’elezione ad antistes venne formalizzata il 9 dicembre 1531. Ciò avvenne a dispetto della sua giovane età (Bullinger aveva allora appena 27 anni). anzi, forse proprio in ragione di essa, il Consiglio cittadino lo credette più mallea- bile di Zwingli. Ma Bullinger si presentò subito al Consiglio come un uomo risoluto a non accettare ingerenze della politica nelle faccende ecclesiastiche: 23 Su Jud, vedi K.-H. WySS, Leo Jud. Seine Entwicklung zum Reformator 1519-1523,

Bern-Frankfurt am M., peter lang, 1976; F.p. Van Stam, Leo Jud als programmatischer

Interpret Calvins, in “Nederlands archief voor Kerchgeschiedenis” lXXIX, 2 (1999), pp. 123-141. Sull’atteggiamento di parte degli zurighesi verso Jud all’indomani del disastro di Kappel nel 1531, vedi B. gordon, The Swiss Reformation cit., pp. 135-136.

24 Su Myconius, vedi K.R. hagenBaCh, Johann Oekolampad und Oswald Mykonius, die

Reformatoren Basels, elberfeld, R.l. Friderichs, 1859; W. Brändly, Oswald Myconius in

Basel, in “Zwingliana” XI (1959-1963), pp. 183-192; e.G. rüSCh, Oswald Myconius, Vom

Leben und Sterben Huldrych Zwinglis. Das älteste Leben Zwinglis, St. Gallen, Fehr’sche Buchhandlung, 1979, pp. 9-32; a.N. Burnett, Teaching the Reformation: ministers and

their message in Basel, 1529-1629, Oxford, Oxford University press, 2006. Sull’attività di insegnante e letterato di Myconius, si veda a.-S. goeing, Establishing Modes of Learning.

Old and New Hebrew Grammars in the 16th Century, in: Scholarly Knowledge. Textbooks in Early Modern Europe, Genève, Droz, 2008, pp. 162-165.

25 Sullo spirito combattivo (anche troppo, a giudizio delle autorità di Zurigo) di Megan-

der, vedi M.W. Bruening, Calvinism’s First Battleground. Conflict and Reform in the Pays

de Vaud, 1528-1559, Dordrecht, Springer, 2005, pp. 63-64. Una breve presentazione dell’au- tore in Neue Deutsche Biographie, Bd. 16, Berlin, Duncker & Humblot, 1990, p. 610. Sulla diffusione del suo Catechismus, vedi H. rainer, Ein Berner «Kunzechismus» von 1541.

Bucers verloren geglaubte Bearbeitung des Meganderschen Katechismus, in “Zwingliana” XXIV (1997), pp. 81-94.

26 B. gordon, The Swiss Reformation cit., p. 140.

27 Così appunto scrive Oswald Myconius a Simprecht Schenk: «Talem concionem deto-

navit ut multi putarent Zwinglium non defunctum, sed ad Phoenicis modum renatum esse», citato da J.J. hottinger, Helvetische Kirchengeschichte, vol. III, Zürich, 1707, p. 28. Na-

turalmente, l’auspicio del Consiglio di Zurigo era che Bullinger non rinnovasse, di Zwingli, anche gli eccessi, bensì soltanto il carisma e la forza dottrinale, come poi avvenne.

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ad esempio, uno dei requisiti che volle inclusi per accettare l’incarico fu la libertà nella predicazione della parola. pure nel suo primo faccia a faccia con il Consiglio, il 13 dicembre, Bullinger ribadì, anche a nome dei predicatori di Zurigo, il rifiuto di vincoli imposti dall’autorità politica, citando come esempio la libertà di parola di cui avevano fruito i profeti dell’antico Testamento.

Un simile atteggiamento avrebbe potuto incrinare precocemente i rapporti con le autorità cittadine28. Consapevole di ciò, Bullinger, nella stessa seduta

consiliare del 13 dicembre, promise la convocazione di sinodi biennali, per facilitare la discussione di temi politici e una più rigorosa sorveglianza sui contenuti delle prediche tenute a Zurigo e nel suo territorio29. ancora negli

anni immediatamente successivi, Bullinger fu impegnato nella definizione degli ordinamenti della chiesa di Zurigo, e dei rapporti col potere civile. Non senza contrasti, come quello con leo Jud, fautore dell’istituzione di corti di giustizia ecclesiastiche, separate dalle magistrature secolari, Bullinger ot- tenne di stabilire un equilibrio fra clero e magistrati laici, che durò in modo ora più, ora meno stabile fino alla sua morte30. anzi, la chiesa di Zurigo poté

giocare un ruolo sociale notevole, con il benestare delle autorità civili, in al- cuni settori quali l’istruzione scolastica, l’assistenza a malati, donne e orfani e l’asilo offerto a dissidenti, perseguitati ed esuli per motivi religiosi31. Tal-

volta tuttavia si rese necessario ribadire i confini delle rispettive competenze, come paiono suggerire i capp. 16-20 e 27 della Confessio Helvetica prior32.

28 H.U. BäChtold, Bullinger und die Krise der Zürcher Reformation im Jahre 1532, in

Heinrich Bullinger 1504-1575. Gesammelte Aufsätze zum 400. Todestag, a cura di U. Gäbler e e. Herkenrath, vol. I: Leben und Werk (Zürcher Beiträge zur Reformationsgeschichte, 7), Zürich, Theologischer Verlag Zürich, 1975, pp. 269-289.

29 B. gordon, Clerical Discipline and the Rural Reformation. The Synod in Zürich,

1532-1580, Bern, lang, 1992, pp. 80 ss.

30 Sulle vicende di quegli anni, vedi J.W. Baker, Church, State, and Dissent. The Cri-

sis of the Swiss Reformation, 1531-1536, in “Church History” lVII (1988), pp. 135-152; p. Biel, Doorkeepers at the House of Righteousness. Heinrich Bullinger and the Zurich Clergy

1535-1575, Bern, lang, 1991.

31 H.U. BäChtold, «Das Thier wütet!» – Zürich und die Hilfe für die Waldenser im

Piemont von Heinrich Bullinger (1504-1575) bis Anton Klingler (1649-1713), in: Pieter Valkenier und das Schicksal der Waldenser um 1700, a cura di a. de lange e G. Schwinge, Waldenserstudien, 2, Heidelberg, Verlag Regionalkultur, 2004, pp. 37-58.

32 Il testo latino si trova in p. SChaFF, The Creeds of the Evangelical Protestant Churches,

Grand Rapids, Harper & Brothers, 1877 (facs. Grand Rapids, Baker Book House, 1977), 1889, pp. 183-200. la sua composizione, a Basilea nel marzo del 1536, poneva la parola fine a un confronto, durato circa due mesi, fra teologi e delegati di varie città svizzere riformate e in presenza degli inviati di Strasburgo Bucer e Capito. Bullinger vi rappresentò Zurigo e, con- giuntamente con Myconius, Jud, Megander e Johann Jakob Grynaeus, fu tra gli artefici della stesura. Nella traduzione tedesca approntata da Jud, che è parzialmente differente rispetto alla versione latina, essa ebbe una notevole diffusione fra le comunità riformate svizzere, fino alla pubblicazione della Confessio posterior di Bullinger nel 1566. per la bibliografia sulle due Confessiones, vedi sopra, nota 4. l’elenco delle edizioni della Confessio Helvetica prior, con le traduzioni in inglese, tedesco, francese, si trova in HBW. Beschreibendes Verzeichnis cit., pp. 288-294 (nn. 659-684). Incidentalmente, osserviamo qui come la prima edizione a stampa accertata della Confessio sia del 1581, ben 45 anni dopo la stesura dell’originale.

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essa non era rivolta a disciplinare nello specifico la situazione zurighese, ma ebbe nondimeno un certo peso nel condizionarla33, essendo stata fatta

propria dalle città riformate (come Basilea, Berna, San Gallo e altre). Così, nel cap. 17, Potestas Ecclesiastica, della Confessio si legge:

l’autorità della parola e di pascere il gregge del Signore, in cui consiste pro- priamente la potestas clavium, che comanda su tutti, potenti e deboli, deve essere sacrosanta e inviolabile, ed essere affidata soltanto a persone elette per amministrarla, o a seguito del voto divino di Dio o del volere certo e ponderato della chiesa.

analogamente, nel cap. 27, De Magistratibus, troviamo descritto il com- pito dei magistrati (il cui potere deriva da Dio), che è di

difendere e curare la religione reprimendo ogni bestemmia, […] vigilare che la pura parola di Dio sia predicata al popolo in modo puro, sincero e vero, impedire che la verità evangelica sia preclusa agli uomini, […] curare che i giovani e gli adolescenti siano formati secondo un’istruzione e una disciplina retta e zelante, che le provvigioni a favore dei ministri della chiesa siano ade- guate, che la cura verso i poveri sia sollecita, […] giudicare il popolo secondo leggi eque, difendere la pace pubblica, favorire lo Stato, punire i colpevoli in ragione dei loro delitti con pene pecuniarie, corporali e con la morte.

Ma subito dopo, a concludere il capitolo e a smentire l’impressione di un cedimento alle istanze del potere civile, si aggiunge una reinterpretazio- ne del cap. 13 dell’epistola di paolo ai Romani, che prescrive l’obbedienza all’autorità sine exceptione:

all’autorità sappiamo che noi dobbiamo sottometterci con tutto il nostro cor- po, le nostre ricchezze, con i moti dell’animo, mostrandoci veramente fedeli e santi (nella misura in cui gli ordini dell’autorità non contrastano apertamente con la volontà di Colui a causa del quale rispettiamo il magistrato)34.

Della Confessio Helvetica prior menzioniamo qui alcuni altri capitoli, utili per il loro contenuto a chiarire sia le circostanze della redazione35, da parte

di Bullinger, del De testamento seu foedere Dei unico et aeterno, sia talune 33 R. hauSWirth, Zum Verhältnis von Vermögen und politischer Macht in Zürich um die

Mitte des 16. Jahrhunderts, “archiv für Reformationsgeschichte Gütersloh” lXX (1979), pp. 201-224; H.U. BäChtold, Heinrich Bullinger vor dem Rat. Zur Gestaltung und Verwaltung

des Zürcher Staatswesens in den Jahren 1531-1575, Bern, lang, 1982.

34 Così in latino: «Huic nos (etiam si in Christo liberi sumus) et corpore et facultatibus

omnibus nostris, et animi studio [vera] cum fide, sancte subjiciendos esse (quantisper hujus imperia cum eo, propter quem hunc veneramur, palam non pugnant), scimus».

35 poco più di due anni prima della Confessio, nel novembre del 1533. l’opera fu poi data

alle stampe a Zurigo nel 1534, con il titolo completo di De testamento seu foedere Dei unico et aeterno Heinrychi Bullingeri brevis expositio e la data di settembre, per i tipi di Christopher Froschauer (si veda la nota 13 per ulteriori informazioni sulle edizioni cinquecentesche).

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idee sottese all’opera. Da una parte, il cap. 1, De Scriptura Sacra, ricorda che la Bibbia «racchiude la parola di Dio, trasmessa per mezzo dello Spiri- to Santo ed esposta al mondo dai profeti e dagli apostoli», mentre nel cap. 10, Consilium Dei Aeternum De Reparatione Hominis, si ricorda come Dio abbia pensato a come riscattare l’essere umano dal peccato mediante Cristo «sin dalle prime promesse e dall’intera legge» (ex primis promissionibus,

legeque tota); dall’altra parte, i capitoli 22 e 26 introducono nella polemica circa il battesimo contro gli anabattisti36.

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