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Le controversie dottrinali con gli anabattist

Nel documento Calvino e il calvinismo politico (pagine 77-82)

alla dottrina riformata

5. Le controversie dottrinali con gli anabattist

Iniziamo da quest’ultimo tema. Bullinger si trovò coinvolto nella contro- versia fin da prima della sua elezione a pastore a Zurigo. essa verteva tanto su questioni dottrinali (il valore del sacramento del battesimo, con annesso un giudizio sul valore di autorità dell’antico Testamento, che gli anabattisti rigettavano), quanto disciplinari (il comportamento del fedele nella comunità cristiana, la santità di vita e la punizione degli eventuali trasgressori). Ci si interrogava inoltre su quali fossero i reciproci termini del potere dell’autorità secolare e di quella ecclesiastica (con l’anabattismo che tendeva a separarle), e sul concetto di egualitarismo, presente in nuce nel pensiero anabattista37.

per Bullinger, come per Zwingli prima di lui, era centrale non recedere di fronte alle tesi anabattiste. questo perché Zurigo era stata capofila nell’atti- vità degli anabattisti sin dai primi anni Venti del Cinquecento, con l’opera di Felix Manz, Georg Blaurock e Konrad Grebel38. anche solo tollerare quel

36 Su cui vedi H. FaSt, Heinrich Bullinger und die Täufer. Ein Beitrag zur Historiogra-

phie und Theologie im 16. Jarhundert, in “Schriftenreihe des Mennonitischen Geschichtsve- reins“, VII, Weierhof, pfalz, 1959; Die Zürcher Täufer, 1525, 1700, a cura di U.B. leu, Ch. Scheidegger, Zürich, Theologische Verlag Zürich, 2007; R. reiCh, Die Zürcher Landeskir-

che und die Täufer. Oder: “Die Wahrheit wird euch frei machen.” (Joh 8,32), “Zwingliana” XXXVI (2009), pp. 35-40.

37 Sull’anabattismo in generale, vedi A Companion to Anabaptism and Spiritualism 1521-

1700, a cura di J.D. Roth, J.M. Stayer, leiden, Brill, 2007; W.R. eStep, The Anabaptist Sto-

ry. An Introduction to Sixteenth-Century Anabaptism, Grand Rapids, eerdmans, 19963; G.H.

WilliamS, The Radical Reformation, Kirksville, Truman State University press, 19923; N.

Cohn, The Pursuit of the Millennium. Revolutionary Millenarians and Mystical Anarchists

of the Middle Ages, Oxford, Oxford University press, 19702; J. denny WeaVer, Becoming

Anabaptist. The Origin and Significance of Sixteenth-Century Anabaptism, Scottdale, Herald press, 20052; U. gaStaldi, Storia dell’anabattismo. Dalle origini a Münster 1525-1535,

vol. I, Torino, Claudiana, 1992; Quellen zur Geschichte der Täufer in der Schweiz, a cura di l. von Muralt, W. Schmid, H. Fast, M. Haas, 4 voll., Zürich, Theologische Verlag Zürich, 1952-2008.

38 Su di loro e su altri anabattisti di spicco, si veda il lavoro di J.a. moore, Anabaptist

Portraits, Scottdale, Herald press, 1984. Sull’origine delle dispute contro gli anabattisti a Zurigo, vedi F. Ferrario, La «sacra ancora». Il principio scritturale nella Riforma zwin-

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movimento significava nutrire un nucleo di dissidenti interno alla comunità zurighese, un nucleo per di più solido e in espansione, che avrebbe potuto minare in futuro la concordia e la pace cittadina. ancor prima dell’arrivo di Bullinger a Zurigo, dunque, in città si era creato un fronte ostile agli anabat- tisti, con Zwingli in testa39. È in seno a questo fronte che Bullinger stesso

acquisì la propria esperienza in materia di anabattismo, conformandosi alla posizione zwingliana40. Si comprende dunque facilmente perché Bullinger

negli anni ’31-’32 propose in alcune sue lettere la pena di morte quale giusta sanzione per gli anabattisti e i riformati lapsi. Una proposta mirante a risol- vere il problema in modo drastico, che sembra aliena allo spirito altrimenti conciliante proprio di Bullinger.

qualora ci si ponga dal punto di vista dei Riformati e si consideri ciò che avvenne pochissimo tempo dopo, nel 1534, quando gli anabattisti presero possesso di Münster, si concluderà che il modello di comunità che essi ave- vano in mente era criticabile e fallibile in molti punti, e che l’opposizione ferma di Bullinger e di numerosi altri riformati era fondata. Nessuno infatti avrebbe accettato che la «nuova Gerusalemme» o la «nuova Sion» (come gli anabattisti solevano chiamare la città di Münster) si fondasse sull’assenza di un potere civile autonomo, né che la chiesa “pura” di cui parlavano e per la quale si battevano i “santi” anabattisti fosse basata sulla comunione dei beni e la poligamia. Se il «ritorno alla chiesa di Cristo» professato dal movimen- to anabattista significava questo, i protestanti non potevano che vederlo con disappunto, nelle loro terre in Germania, come in Svizzera e altrove41.

anni, in traduzione italiana, è in U. ZWingli, Scritti teologici e politici, a cura di e. Genre,

e. Campi, Torino, Claudiana, 1985; e in U. ZWingli, Scritti pastorali, a cura di e. Genre, F.

Ferrario, Torino, Claudiana, 1996.

39 Zwingli si trovò coinvolto nella controversia a partire dal dicembre 1524. Nel gennaio

seguente si tenne una disputa pubblica con gli anabattisti, gli zwingliani e le autorità cittadi- ne. In questa occasione Zwingli pubblicò il suo Welche ursach gebind ze ufrüren welches die waren ufrürer sygind und wie man zü Cristlicher einigheit und fryden kommen möge, pres- so la tipografia Froschauer con data 1525. Il testo è oggi disponibile in Huldreich Zwinglis sämtliche Werke, Bd. III, a cura di e. egli, G. Finsler, W. Köhler, München, Kraus Reprint, 1981, pp. 355-469. Sulla vicenda e sulla rovinosa fine degli anabattisti nel 1526, si veda G. tourn, I protestanti. Una rivoluzione. 1. Dalle origini a Calvino (1517-1564), Torino, Clau-

diana, 1993, pp. 118-121.

40 Tale esperienza per Bullinger si tradusse nella stesura del suo Von dem unverschampten,

fräfel, ergerlichem verwyrren unnd unwarhafftem leeren der selbsgesandten Widertöuffern vier gespräch Bücher zu verwarnenn den einfalten [ ]. Ein güter bericht vonn Zinsen. Ouch ein schöne underwyfung von Zähenden, uscito per i tipi di Christopher Froschauer nei primi mesi del 1531. l’opera fu tradotta ed edita successivamente in latino da leo Jud nel 1535 con il titolo Adversus omnia Catabaptismarum prava dogmata […] libri IIII, apud Christophorum Froschoverum, e godette di una certa fama anche in Inghilterra, come provano le tre edizioni in inglese uscite tra il 1548 e il 1551 (le indicazioni bibliografiche complete si possono leggere in HBW. Beschreibendes Verzeichnis cit., pp. 18-21 (nn. 28-32). Sulle convinzioni dottrinali del giovane Bullinger, vedi J. Staedtke, Die Theologie des jungen Bullinger, in: Studien zur

Dogmengeschichte und systematischen Theologie, XVI, Zürich, Zwingli Verlag, 1962.

41 a. arthur, The Tailor-King. The Rise and Fall of the Anabaptist Kingdom of Münster,

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la chiesa originaria, la fede pura erano da ricercarsi altrove. Bullinger lo afferma esplicitamente nel De testamento, laddove scrive che nella Sa- cra Scrittura tutta è lo Spirito Santo a parlare: è al libro sacro, ai profeti e agli apostoli, ispirati dallo Spirito, oltre che ovviamente all’insegnamento di Cristo, che occorre rivolgersi per tornare alla purezza. Secondo quanto Bullinger scrive nel finale dell’opera, citando l’Historia Ecclesiastica di eusebio di Cesarea, il nucleo originale della religione cristiana è antichis- simo, anche precedente all’istituzione, sotto Mosè, di cerimonie come la circoncisione:

poiché il termine «cristiano» indica che colui che crede in Cristo rispetta se- condo il suo insegnamento la fede, la pietà e la giustizia, perdura nell’amore per la sapienza divina ed esegue tutto ciò che attiene alla virtù, se insomma sono queste le caratteristiche che traspaiono dalla parola «cristiano» e che designano una persona come seguace della vera religione, allora anche que- gli uomini santi, di cui abbiamo parlato in precedenza [abramo, Noè, enoc, Set, abele, adamo, N.d.R.], possedevano le caratteristiche che professano di avere oggi i Cristiani. Infatti per loro non valevano la circoncisione corporale o l’osservanza del sabato (così come non valgono per noi), né essi avevano alcuno scrupolo da rispettare per quanto riguarda il cibo o qualcun altra delle pratiche tramandate ai loro discendenti da Mosè […]. Come si potrà dubitare che il popolo cristiano ebbe inizio e origine da quegli uomini antichi, i quali da un lato seguirono il nostro stesso Dio come maestro e guida nella vita, e dall’altra persistettero nell’osservanza di una religione simile alla nostra42?

per questa ragione, Bullinger si spinge a sostenere che la stessa reli- gione ebraica, «quella – precisa Bullinger – che è circoscritta dalla circon- cisione e dalle pratiche della legge (eam quae circumcisione et legalibus

circumscribitur)»43 è meno antica della religione cristiana.

Già nell’antico Testamento si trova insomma la promessa di Dio all’es- sere umano circa la benedizione eterna. le condizioni per ottenerla sono già contenute nel patto (foedus) con Dio, ovvero nel Testamento. Non a caso Bul- linger fa discendere quasi per intero il suo ragionamento dal cap. 17 del libro della Genesi, nel quale è descritto il patto di Dio con abramo. Un particolare rilievo è conferito da Bullinger alle seguenti parole rivolte da Dio ad abramo (e alla sua discendenza): «Cammina alla mia presenza e sii integro» (Ambula

coram me et esto integer: Gen. 17,1). l’integritas, la simplicitas, la pudicitia, l’innocenza, l’agire secondo virtù e carità sono concetti che affiorano in più punti dell’opera (e, per converso, chi si comporta con perfidia e impudicitia infrange il patto con Dio). Imprescindibili per la salvezza individuale, essi sono scritti «dal dito di Dio»44 nel libro Sacro, laddove sono contenuti i ter-

of the Reformation, london, Fisher and Unwin, 1897; J.M. Stayer, The German Peasants’

War and Anabaptist Community of Goods, Montreal, McGill-queen’s press, 1991.

42 De testamento, p. 169. 43 Ivi, p. 168.

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mini del foedus. Non esiste che un solo patto, un solo Spirito, un solo Dio, che si è rivelato in ugual modo nell’antico e nel Nuovo Testamento:

Si confronti ciò che Isaia, Geremia, ezechiele e gli altri profeti scrissero sul- la fedeltà dei discendenti di abramo con ciò che dice Cristo nel Vangelo se- condo Giovanni [8,30 ss.] e con ciò di cui anche paolo discute nelle lettere ai Romani e ai Galati, e sarà ben chiaro che c’è un solo e medesimo Spirito (eundem esse Spiritum) che attraverso i profeti e gli apostoli, sia prima che dopo la nascita di Cristo, ha tramandato gli stessi insegnamenti sulla vera discendenza di abramo (per prophetas et apostolos paria ante et post Chri-

stum natum de vero semine Abrahae tradidit)45.

Insomma, gli anabattisti errano nel negare autorità all’antico Testamento, reputandolo come altro e meno nobile o superato rispetto al Nuovo. entram- bi i Testamenti sono infatti uniti dal fatto di portare in sé le condizioni del patto, la cui stretta e zelante osservanza apre all’essere umano le porte della misericordia di Dio e, di conseguenza, del regno dei cieli.

Ma la polemica anti-anabattista nel De testamento non si limita a ciò. È altresì di notevole importanza quanto Bullinger scrive sui bambini e sul battesimo nelle sezioni Pueri fidelium semen Abrahae (I bambini dei cre- denti sono la discendenza di abramo) e Infantes sine signo foederis dece-

dentes (I bambini che muoiono senza il segno del patto). Nella prima parte del De testamento, Bullinger ha dimostrato l’efficacia salvifica del patto; successivamente si dedica a spiegare chi è accolto nel patto. quando nel deserto gli adulti del popolo ebraico mancarono di fiducia nei confronti del Signore (Deut. 1), egli li punì annunciando che non avrebbero goduto della terra promessa, a differenza dei loro figli ancora piccoli. questa è, secondo Bullinger, la discendenza (semen) di abramo, quelli che nei vangeli e nelle lettere paoline sono talora chiamati «eredi».

essere nati da genitori malvagi o non credenti non preclude ai bambini l’accesso al patto. la misericordia di Dio, infatti, è tanto grande da accoglier- li e da non mettere loro in conto le colpe dei genitori. Il segno del patto (la circoncisione per il popolo dell’antico Testamento, il battesimo per quello del Nuovo Testamento) è il suggello esterno del patto. Tuttavia, di per sé, la sola circoncisione non è indispensabile ai fini della salvezza individuale, tant’è vero che Bullinger, parlando dei bambini morti prematuri, o prima di essere stati «iscritti nel popolo di Dio attraverso il sacro segno del patto» (sacro foederis signo intra populum Dei ascribi) dice che essi non sono dan- nati46. la dannazione, infatti, dipende dal comportamento nella vita adulta,

45 Ivi, p. 156.

46 Ivi, p. 167. Bullinger afferma lo stesso principio allorché spiega che «abramo fu cer-

tamente giustificato dalla sola fede, senza cerimonie, prima della circoncisione e della legge» (p. 161). e poco più oltre (p. 162) aggiunge: «I santi dell’antichità – enoc, Noè, abramo, Isacco, Giacobbe, Giuseppe – non avevano queste leggi [le cerimonie adottate dopo il ritorno dall’egitto, N.d.R.], ma ciononostante compiacquero grandemente Dio mediante la fede, e pur senza di esse conseguirono la salvezza».

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non dal semplice possesso del requisito della circoncisione. ecco perché, degli infanti morti incirconcisi, Bullinger scrive:

Noi crediamo invece che questi bambini siano salvati dalla misericordia e dalla grazia di Dio, una salvezza alla quale non è di pregiudizio l’opinione di coloro che li giudicano soltanto secondo il ministero della chiesa47.

allo stesso modo, anche i pagani, che non hanno ricevuto la circonci- sione, possono essere salvati. Il piano di Dio è animato da infinita grazia: la promessa di benedizione fatta da lui ad abramo in Gen. 12,3 («In te saran- no benedette tutte le famiglie della terra») si estende fino al «nuovo popo- lo» di Dio. Non solo: dopo la venuta di Cristo, il patto è stato rinnovato e le promesse confermate perché anche altre nazioni, oltre al popolo d’Israele, potessero accedere al regno di Dio. la circoncisione, con il proprio carico di valori simbolici, fa parte dei sacramenti in uso presso il «popolo antico», e dovrà pertanto essere rimpiazzata da nuovi simboli; a tal fine assolvono il battesimo e l’eucaristia. Come ebbe a scrivere Bullinger:

Una volta che ogni cosa fu compiuta e il testamento stesso confermato dalla morte di Cristo, divenne ovviamente necessario modificare quei segni che prefiguravano la futura morte di Cristo e anzi, usare al loro posto dei segni sostitutivi che col loro significato rivelassero o simboleggiassero il compi- mento della giustificazione più perfetta (perfectissimam iustificationem). questo è il compito che attribuiamo al mistero del battesimo e dell’eucari- stia. questi sacramenti, istituiti da Dio per il popolo del Nuovo Testamen- to, divennero simboli del patto e della grazia divina ormai confermati per mezzo di Cristo48.

e poco più sotto aggiunge:

per prima cosa, a coloro ai quali veniva data la circoncisione, attraverso il ministero e il disegno di Dio erano offerti la grazia e il patto di Dio, il quale non disdegnava di essere anche il Dio dei bambini […]. poi tramite quella stessa circoncisione Dio legava a sé i devoti, ordinando loro di restargli uni- ti nella fede e nell’innocenza. Da tutto questo è anche evidente che nel sa- cramento del patto era contenuto l’intero patto (sacramento foederis totum

contineri foedus); alla stessa maniera nei nostri sacramenti, il battesimo e l’eucaristia, è contenuta l’intera essenza del patto rinnovato (continetur tota

innovati foederis ratio)49.

Il valore simbolico del typos del battesimo, sostiene Bullinger, è tanto innegabile quanto decisivo per la vita del cristiano. alla base c’è sempre il

foedus offerto da Dio ai patriarchi, e riconfermato nel rito del battesimo isti- 47 De testamento, p. 167.

48 Ivi, p. 167. 49 Ivi, p. 167.

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tuito da Cristo. Gli anabattisti, con le loro teorie sul battesimo, ne distorcono sia il valore, sia il senso; non si rendono conto della continuità del significato simbolico sotteso ai sacramenti (una summa dei principi del foedus o testa-

mentum Dei), né comprendono come Dio sia anche il Dio dei parvuli, dei bambini. perciò il giudizio su tali teorie deve essere di ferma condanna.

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