Nel periodo delle guerre di religione i Discours politiques et militaires di François de la Noue vanno annoverati fra i più lucidi e sinceri documenti pensati e scritti in favore della tolleranza civile e religiosa. Joseph lecler, nella sua ormai classica storia della tolleranza nel secolo xVi, esalta nel
grande militare ugonotto la nobiltà del suo spirito nel sincero desiderio di risolvere il problema della pace religiosa e della riconciliazione dei france- si65. persuaso che i conflitti civili basati sull’intolleranza sortiscano i tristi
effetti della rovina dello Stato, dello sviluppo dell’irreligione e dell’odio fra gli uomini, non cesserà mai di testimoniare la tolleranza e le sue implica- zioni di pace e di concordia. lo dimostrerà chiaramente anche diversi anni dopo i Discours politiques et militaires, quando, rispetto al problema della conversione del re, che animerà l’appassionato dibattito politico, agli oppo- sitori di enrico di Navarra e agli zelanti ligueurs, sostenitori dell’idea che il re, una volta al potere, avrebbe proibito ai cattolici la loro religione, egli risponderà che mai ciò sarebbe avvenuto, sia perché sarebbe stato inconce- pibile per il Navarra, amato e seguito anche da molti cattolici, personalmente preoccupato di custodire la sua fede e di mantenere la solenne promessa di conservare la religione cattolica, sia perché la convivenza tra diverse fedi è divenuta ormai una necessità irrinunciabile per la salvezza della Francia già «quasi-morte»66. Il tema della concordia, con le sue molteplici sfaccettature,
ricorre continuamente nei Discours, come condizione di uno Stato sicuro e di una convivenza armonica, in cui le diversità possano avervi luogo, in nome di Dio, del re, della religione universale («religion catholique»), del vangelo, della patria67. ancora una volta fedele all’idea di una monarchia
63 Disc. XIX, p. 399. 64 Ivi, p. 400.
65 J. leCler, Histoire de la tolérance au siècle de la Réforme (1955), paris, albin Mi-
chel, 1994, p. 510.
66 Ivi, pp. 508-510.
67 Disc. XIX, pp. 396-397: «quand il est question de paroles on n’oit resone que pour
maintenir l’honneur de Dieu, pour le service du Roy, pour la religion catholique, pour l’evan- gile, et pour la patrie». la parola patrie ricorre nel testo a indicare il senso dello Stato e la fedeltà alle istituzioni, riferimento a un’identità e a un destino comuni, a prescindere dalle differenti osservanze religiose.
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moderata e incentrata sulla condivisione della sovranità distribuita secondo una precisa stratificazione di ceti sociali e di ruoli, la Noue attribuisce al re la grande responsabilità di centrare l’obiettivo dell’unità nella concordia e inquadra in un progetto il senso della restaurazione della nobiltà e della sua funzione nel regno, nella prospettiva di nuovi equilibri e rapporti di potere. Di fronte al rischio grave e concreto della dissoluzione dello Stato, i tempi non gli sembrano più idonei a misurare la grandezza dei re attraverso l’ac- crescimento dei regni; la grandezza di un re quale quello francese, il cui re- gno peraltro è già piuttosto esteso, si misura sulla capacità di conservare lo Stato e, nello Stato, la pietà (ossia onore e servizio di Dio), la giustizia, la ricchezza, la concordia, la disciplina militare e l’ordine, sintesi di una forma politica incentrata sulla virtù68.
Secondo la Noue tuttavia anche la tolleranza ha limiti certi. lungi dall’es- sere applicata indiscriminatamente, dev’essere concepita con discernimento e lungimiranza. egli infatti, proiettando il problema e considerandone le con- seguenze in una prospettiva internazionale, lo inserisce in una visione della Francia e della pacificazione religiosa, che risulta incompatibile con l’ami- cizia con i turchi. È a questo proposito che prospetta l’alleanza dei francesi con gli altri principi cristiani presenti in europa contro il comune nemico turco69. l’obiettivo della cacciata dei turchi dall’europa è perseguito da la
Noue con un piano in cui anche il ruolo del papa è ritenuto fondamentale in considerazione dell’autorità di cui egli gode presso i principi cattolici70.
l’autore ipotizza un’unione temporanea (quattro anni), che egli chiama con-
federation, con sede ad augusta, per intraprendere la guerra giusta. anche questa prospettiva è collegata a una precisa disciplina, con regole praticabili, pene e remunerazioni, senza la quale, a suo parere, non potrà essere vinta alcuna guerra71. Da esperto e valoroso militare, acuto conoscitore delle sto-
rie e delle imprese dei grandi condottieri, non manca di trattare dettaglia- tamente quello che ritiene «le principal poinct de ceste matiere»72, ossia i
tempi, gli aspetti strategici e tattici dell’impresa, la distribuzione dei ruoli ai singoli principi europei, e persino l’accenno, alla fine, alla spartizione dei paesi conquistati, proporzionalmente alla partecipazione economica e ai meriti acquisiti sul campo73.
Nel pensiero politico di la Noue viene introdotto in questo modo anche il problema della guerra giusta e necessaria. Nella sua valutazione essa as- sume un grande valore, sia perché comporterebbe la conciliazione interna e
68 Disc. XX, pp. 408-416.
69 l’argomento è trattato in uno dei più ampi Discours, il XXII, intitolato Que les princes
chrestiens estans bien unis ensemble peuvent en quatre ans chasser les Turcs de l’Europe, pp. 437-516. Vedi a. jouanna, Les temps des guerres de religion en France (1559-1598)
cit., p. 303.
70 Disc. XXII, p. 446. 71 Ivi, p. 460. 72 Ivi, p. 464.
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il superamento delle dispute religiose sulla base dell’appartenenza di tutti, come fratelli, al medesimo ceppo, che è Cristo, sia perché l’unione sarebbe contrassegnata da regole militari, per le quali le pene e le ricompense sareb- bero distribuite secondo ragione. anche per questo è necessario che le guerre civili terminino e le differenze si dissolvano «avec douceur et verité»74.
proprio la nobiltà ridefinita come mito, in una visione idealizzata e perciò astratta dell’ordine, col suo pieno coinvolgimento nella difesa dello Stato, offre il modello per il nuovo assetto politico, giuridico e sociale della Fran- cia. Il programma concreto elaborato per il futuro nei Discours, tradotto da un preteso passato di gloria, di fierezza e di virtù, viene idealmente affidato a giovani nobili adeguatamente preparati, gli unici che all’autore sembrano educabili, in quanto capaci di filosofia, cioè di meditazione e di intelligen- za della verità e dell’essenza delle cose, ancor più del clero («tous ceux qui s’emploient aux lettres divines et humaines»)75, spesso distratto dal profitto
e dalle necessità, e diversamente dal terzo stato. l’eredità della grandezza, dell’onore e della virtù sia intellettuale, sia morale, dei padri permetterebbe ai giovani aristocratici di elevarsi alla conoscenza della dignità dell’uomo attraverso l’istruzione e la contemplazione, utili entrambi alla morale, «qui enseigne à bien vivre»76 e che comprende pertanto anche la politica, nella
cui sfera proprio i pensieri più alti impediscono che l’ambizione e l’avarizia generino confusione77.
le conseguenze della decadenza e del disordine vengono enfatizzate nell’ultimo Discours, il ventiseiesimo, intitolato Observations sur plusieurs
choses advenues aux trois premiers troubles, avecques la vraye declaration de la plus-part d’icelles, a volte pubblicato a parte col titolo Mémoires de
La Noue78, di grande interesse storico. Ma non è la ricostruzione storica, a
mio avviso, il vero obiettivo dei Discours; è piuttosto una prospettiva per l’avvenire, nella direzione di una pacificazione duratura sostenuta da una classe politica capace e adeguata, cui anche i Mémoires contribuiscono. la Francia che nel 1598 uscirà dalle guerre di religione, che spesso si vuole aderente alle idee e al programma del partito dei politiques, sarà il risulta- to dell’apporto di molte energie e della maturazione di idee forti, sintesi nuova nella quale è arduo determinare quale parte abbia realmente avuto il sopravvento, e in qual modo nessuna sia stata veramente e definitivamente sopraffatta. a questa sintesi hanno concorso in tanti, compresi gli ugonotti, in nome del diritto di esercizio della fede religiosa, e persino la nobiltà come ordine sociale, la quale resterà ancora a lungo il cardine della monarchia e il primo dei tre stati. Ciò nonostante, i Discours politique et militaires fanno già intravedere il percorso di decadenza del primo ordine sociale, secondo
74 Disc. XXII, pp. 515-516.
75 Disc. XXV, p. 595; in questo Discours l’autore svolge un’ampia critica al secondo dei
tre stati e soprattutto ai monaci di diversi ordini.
76 Ivi, p. 604. 77 Ivi, pp. 605-606.
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una lettura che troveremo implicita ancora, dopo quasi due secoli, nell’Esprit
des lois di Montesquieu, e su cui rifletterà persino, ancor più tardi, alexis de Tocqueville introducendo la Démocratie en Amerique.
Nella visione di la Noue di una Francia unita, F.e. Sutcliffe rileva una sua scarsa modernità, in quanto, a suo parere, il nobile calvinista non arri- verebbe a cogliere l’unità della natura umana, mentre, rinnovando un antico legame fra morale cristiana e vita politica, fonderebbe la sua istanza della tolleranza piuttosto su una concezione medievale della superiorità morale dei cristiani, tra i quali le differenze non sembrerebbero essenziali79. le pa-
gine del moralista ugonotto si prestano indubbiamente all’interpretazione di Sutcliffe. Ma il nucleo centrale del pensiero di la Noue è probabilmente nel collegamento con il problema contingente, ossia con la guerra civile in corso e con il rischio della dissoluzione dello Stato. Ricorda Vittorio De Ca- prariis che la riflessione dell’autore dei Discours si svolge durante una lunga prigionia, dalla quale egli può guardare con distacco alle vicende passate e penetrare con particolare acutezza la logica interna agli eventi e le prospetti- ve di un futuro, che in nessun caso potrà evitare una soluzione diversa dalla «guerra totale e all’infinito»80. È qui che la voce dell’austero gentiluomo
rivela un lato più moderno, inserendosi fra quelle spesso discordanti degli ugonotti, il cui pensiero politico, visto come corpus dottrinario fondato su principi organicamente connessi, è la risultante complessa di un’impresa collettiva che si snoda progressivamente tra infinite contraddizioni nei fat- ti, nelle parole, nelle idee, nelle alleanze, e che infine tuttavia, al di là della obiettiva difficoltà di disgiungere la politica dalla religione, formula impor- tanti concetti che saranno pienamente recepiti dalla coscienza dell’uomo moderno, primo fra tutti quello della possibile convivenza nell’ambito di uno Stato capace di ammettere molte differenze non solo religiose, che pro- prio nell’organizzazione di questa variegata società cerca coesione e unità sulla base di un accordo contrattuale che stabilisca tutti i limiti dei rapporti di potere e di obbedienza.
79 Ivi, pp. xxix-xxxi.
80 V. de CaprariiS, Propaganda e pensiero politico in Francia durante le guerre di re-