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I rapporti fra Bullinger e Calvino negli anni Trenta

Nel documento Calvino e il calvinismo politico (pagine 88-95)

alla dottrina riformata

7. I rapporti fra Bullinger e Calvino negli anni Trenta

Sulle relazioni fra Bullinger e Calvino è stato scritto molto76, e qui non

le ripercorreremo in toto, limitandoci a osservare che esse furono frequenti sino alla morte di Calvino nel 1564 e concentrandoci sugli esordi del loro rapporto negli anni Trenta.

Delle oltre 12 mila lettere componenti l’epistolario di Bullinger, circa 300 sono scambiate con Calvino. parte di queste, in un numero prossimo a 160, sono edite nell’epistolario di quest’ultimo77. particolarmente toccante

è quella inviata da Bullinger a Beza il 19 giugno 1564, nella quale il pastore di Zurigo si duole della recente scomparsa di Calvino, chiamandolo vene-

randus frater e fidelissimus servus Dei78. anche sul piano “professionale”

75 l.D. Bierma, Federal Theology in the Sixteenth Century. Two Traditions?, in “Westmin-

ster Theological Journal” XlV (1983), pp. 304-321.

76 W. kolFhauS, Der Verkehr Calvins mit Bullinger, in: Calvinstudien: Festschrift zum

400. Geburtstage Johann Calvins, a cura di J. Bohatec, leipzig, Haupt, 1909, pp. 27-125; a. BouVier, Henri Bullinger, réformateur et conseiller oecuménique, le successeur de Zwingli,

d’après sa correspondance avec les réformés et les humanistes de langue française, Neu- châtel-paris, Delachaux & Niestlé, 1940; F. BüSSer, Calvin und Bullinger, in: Die Prophezei.

Humanismus und Reformation in Zürich. Ausgewählte Aufsätze und Vorträge. Zu seinem 70. Geburtstag am 12. Februar 1993, a cura di a. Schindler, Zürcher Beiträge zur Reformation- sgeschichte, 17, Bern, lang, 1994, pp. 200-222; a.a. garCia, Bullinger’s Friendship with

Calvin. Loving One Another and Edifying the Churches, in: Calvin Studies Society Papers. Papers Presented at the 11th Colloquium of the Calvin Studies Society (April 24-26, 1997), louisville Theological Seminary, a cura di D. Foxgrover, Grand Rapids, Calvin Studies So- ciety, 1998, pp. 119-133.

77 Ioannis Calvini opera quae supersunt omnia, ediderunt G. Baum, e. CunitZ, e. reuSS,

voll. X/2-XX, Brunsuigae, apud Schwetschke, 1872-1879 (in Corpus Reformatorum, voll. XXXVIII/2-XlVIII), d’ora in poi abbreviato CO. In questa edizione, si possono anche leggere 106 epistole di Calvino a Bullinger (la prima delle quali è la n. 93, in CO, X/2, colonne 154- 155, datata 21 febbraio 1538), o al complesso dei ministri Turicenses. Talvolta come autori figurano Calvino e Guillaume Farel, più spesso il solo Calvino. l’ultima lettera di un Calvino ormai malato a Bullinger è del 6 aprile 1564 (CO, XX, coll. 320-321, n. 4118). Nei CO si leg- gono anche lettere di Bullinger a terzi (oltre 60) e viceversa (circa 430), senza contare le circa 70 lettere inviate o ricevute dal senato e dai ministri di Zurigo (di cui Bullinger non era che uno dei destinatari). Non tutte le lettere di Bullinger sono edite per intero, il che rende indispensabile allo studioso integrare il materiale dei CO con quello del Briefwechsel di Bullinger.

78 CO, XX, coll. 320-321, n. 4118. Di analogo tenore è anche l’ultima lettera di Bullinger

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e della dottrina c’era stima fra i due, come si arguisce ad esempio dalle pa- role di Calvino nella Prefazione al suo commentario all’epistola paolina ai Romani. Infatti, nel ricordare alcuni autori che si erano distinti nell’esegesi di paolo, Calvino tesse un elogio di Bullinger, citandolo subito dopo Me- lantone e prima di Bucer, in questi termini:

egli [Melantone, N.d.R.] ebbe come successore Bullinger, il quale conse- guì per i suoi meriti grande lode. possedette infatti chiarezza congiunta con dottrina (coniunctam cum doctrina facilitatem), grazie alle quali dimostrò il proprio grande valore79.

Il valore di questo elogio è tanto più notevole se si considera che qualche riga più sotto Calvino, che pure riconosce il valore delle opere di Melantone e Bucer sul tema, muove loro qualche appunto critico. Critica dalla quale al contrario l’opera di Bullinger è totalmente esente80.

Inoltre, a riprova del rapporto cordiale fra Bullinger e Calvino, va ricorda- to almeno l’impegno congiunto dei due per risolvere le controversie sorte in seno alla chiesa riformata elvetica sul tema della santa cena e dell’eucaristia, a partire dal finire degli anni Trenta. Tale impegno sfociò nella redazione del

Consensus Tigurinus del 154981.

intitolazione, le parole di Bullinger per il ginevrino sono fraterne: «Clarissimo viro D. Ioanni Calvino Genevensis ecclesiae pastori fidelissimo, domino meo colendo et fratri carissimo».

79 Il passo citato, tratto dalla lettera dedicatoria a Simon Grynaeus è in Iohannis Calvini

in omnes Pauli Apostoli epistolas atque etiam in epistolam ad Hebraeos commentarii, a cu- ra di a. Tholuck, vol. I, Halis Saxonum, 1831, s.p. la lettera fu originariamente pubblicata da Calvino nel marzo 1540 a Strasburgo, a prefazione dei Commentarii in Epistolam Pauli ad Romanos.

80 In particolare, a Melantone Calvino rimprovera di avere tralasciato molti argomenti

che creano difficoltà negli intelletti meno addestrati (multa consulto praeterit, quae vulgare ingenium fatigare nonnihil possint), mentre di Bucer lamenta la prolissità e la sostenutezza del ragionamento, che può rivelarsi ostico per chi è di indole semplice e poco attento (Bucerus et prolixior est, quam ut ab hominibus aliis occupationibus districtis raptim legi; et sublimior, quam ab humilibus et non valde attentis intelligi facile queat).

81 Sul Consensus e sul processo (non agevole) che ne fu alla base, vedi Consensus Tigu-

rinus. Die Einigung zwischen Heinrich Bullinger und Johannes Calvin über das Abendmahl. Werden – Wertung – Bedeutung, a cura di e. Campi, R. Reich, Zürich, Theologischer Verlag Zürich, 2009; p.R. SanderS, «Consensus Tigurinus», in: The Oxford Encyclopedia of the

Reformation, Oxford, Oxford University press, 1996, pp. 414 ss.; id., Henri Bullinger et l’in-

vention (1546-1551) avec Jean Calvin d’une théologie réformée de la Cène: la gestion de l’héritage Zwinglien lors de l’élaboration du Consensus Tigurinus (1549) et de la rédaction des Decades (1551), Tesi di dottorato, Université de paris IV-Sorbonne, 1990; id., Heinrich

Bullinger et le «zwinglianisme tardif» aux lendemain du «Consensus Tigurinus», in: Refor- miertes Erbe. Festschrift für Gottfried W. Locher zu seinem 80. Geburtstage, a cura di H.a. Oberman et al., Zwingliana, XIX, Zürich, Theologischer Verlag Zürich, 1992, vol. I, pp. 307- 323; M. Soulié, Le Petit Traité de la Sainte Cène et le Consensus Tigurinus, in: Catéchi-

smes et Confessions de foi. Actes du VIIIe colloque Jean Boisset, a cura di M.-M. Fragonard e M. peronnet, Montpellier, Université paul Valery, 1995, pp. 231-241; G. tourn, Giovanni

Calvino. Il riformatore di Ginevra, Torino, Claudiana, 20092, pp. 76-77. le varie edizioni e

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Sotto più riguardi, le vicende personali dei due si rispecchiano: quasi co- etanei (Calvino era di cinque anni più giovane), entrambi allontanatisi dalla possibilità di una carriera ecclesiastica e dalle connesse prebende82, entrambi

in fuga dalla terra natia83, entrambi all’età di 27 anni rivestiti di un ruolo di

spicco nel mondo dei riformati svizzeri: Bullinger con la nomina ad antistes a Zurigo, Calvino con la pubblicazione della prima edizione dell’Institutio

christianae religionis, che fu al contempo la sua prima grande opera. questi fattori esterni possono in parte aver favorito l’avvicinamento tra i due dopo il 1536, insieme alla concordanza di vedute su alcuni aspetti dottrinali. Tra tali vedute comuni vi erano quelle sulla natura e il valore del battesimo, in polemica con gli anabattisti, che anche a Ginevra, come a Zurigo, avevano costituito un fronte comune84, e quelle sull’unità della Trinità e la distinzio-

ne delle persone in essa.

È intorno a questi due punti che si cementano i rapporti fra Bullinger e Calvino. la prima menzione di quest’ultimo nell’epistolario di Bullinger è proprio in relazione alle tesi sul battesimo apparse nell’Institutio christianae

religionis: un amico di Bullinger, Johannes Zwick, lo rassicura sull’aderen- za delle posizioni di Calvino de fide parvulorum con quanto sostenuto da Bullinger (le cui posizioni in materia, espresse nel De testamento, abbiamo riferito sopra)85.

pp. 278-286 (nn. 624-650). Il testo, preceduto e seguito dalle «prime bozze» e dalle note e osservazioni di Bullinger e Calvino (oltre a quelle di Haller, Viret e dei ministri di Zurigo) è riportato in CO, VII, coll. 689-748.

82 la differenza maggiore, da questo punto di vista, concerne la formazione dei due: giu-

ridica per Calvino (che fu anche allievo di alciati), teologica e filosofica per Bullinger. È pur vero che entrambi condividevano la conoscenza dei padri della chiesa e della cultura umani- stica, erasmo da Rotterdam incluso. Sul Calvino uomo di legge, si veda G. tourn, Giovanni

Calvino. Il riformatore cit., pp. 11-13. al contrario, la formazione giuridica di Bullinger non andò molto oltre pietro lombardo, come rilevano gli studi citati in nota 11. Nondimeno, fra i suoi corrispondenti vi furono insigni giuristi o studiosi del diritto, come Hotman, Dumoulin, Socini, Budé. Sulla biblioteca personale di Bullinger (che pure conteneva almeno due copie del Corpus Iuris Civilis), si veda HBW cit., Bd. 3. Heinrich Bullingers Privatbibliothek, a cura di U.B. leu, S. Weidmann, Zürich, Theologischer Verlag Zürich, 2004 (Introduzione alle pp. 7-64; contenuto della biblioteca di Bullinger alle pp. 65-191).

83 Nei CO, X/2, col. 43 (n. 23) è riportata una lettera del dicembre 1534 di Konrad Ges-

sner, che da Strasburgo scrive a Bullinger di due studiosi che fuga Galliis elapsi sono appena giunti in città in cerca di rifugio. Il mittente non fa i loro nomi, ma è verosimile che si tratti di Calvino e louis Du Tillet, come suggeriscono in nota gli editori dei CO. Sarebbe dunque questa la prima occasione in cui Bullinger ha notizia di Giovanni Calvino.

84 Calvino aveva infatti già composto nel 1534 un’opera, la Psychopannychia, contro la

teoria anabattista del «sonno delle anime». l’opera è edita in CO, V, coll. 165-232. Vedi J.-U. hWang, Der junge Calvin und seine Psychopannychia, Frankfurt, lang, 1991.

85 Vedi HBBW, Bd. 6, n. 897, p. 396. la lettera, indirizzata da Zwick anche a leo Jud e

Konrad pellikan, è del 19 agosto 1536. Nella nota 8 si ricorda inoltre che il primo incontro vis à vis di Calvino con Bullinger si tenne a Basilea nel febbraio 1536. Vengono però omesse le circostanze dell’incontro, che si desumono anche dalla Correspondance des Réformateurs dans le pays de langue française, a cura di a.-l. Herminjard, Tome quatrième 1536-1538, Genève-paris, H. Georg-M. levy, 1872, p. 4, nota 2 (lettera di Bullinger a Calvino del 22 maggio 1557): Si non vidisti dudum confessionem urbium Helvetiae, conscriptam anno 1536,

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Il secondo spazio d’incontro si aprì nei primi mesi del 1537, quando il te- ologo riformato francese pierre Caroli, da poco nominato pastore a losanna, con il supporto del savoiardo Claude d’aliod scagliò contro Calvino, Farel e Viret l’accusa di arianesimo per l’uso che essi facevano dei termini sulla Trinità86. Bullinger in un primo momento si tenne in disparte dalla questio-

ne, essendo però tenuto informato dagli amici Megander87 e Myconius88.

In una risposta a Myconius del 23 luglio 153789, Bullinger afferma di non

voler prendere una posizione netta nella querelle Calvino-Caroli, poiché non si sente bene informato sul tema, ma suggerisce (com’era proprio del suo carattere) di fare ogni sforzo per giungere a un compromesso pacifico:

per quanto riguarda Caroli, non sono in grado né di assolverlo, né di condan- narlo. Infatti ignoro in egual misura sia l’accusa di Calvino [nei confronti di Caroli, N.d.T.], sia l’epurazione di Caroli90 […]. Dunque non posso esprime-

cum primum te Basileae vidi et salutavi, nunc habebis ab his descriptam. a Basilea si stava allora svolgendo la riunione dei Riformati di varie città svizzere, più quelli di Strasburgo, che sfociò nella Confessio Helvetica prior, di cui si è detto sopra. Calvino era presente in città dal gennaio 1535. arrivato da fuggiasco dalla Francia, aveva lì trovato un ambiente accoglien- te: Basilea aveva infatti aderito alla Riforma sin dal 1529, vedi W. Van’t Spijker, Calvin.

A Brief Guide to His Life and Thought, louisville, Westminster John Knox press, 2009, pp. 26-28. Come ricorda Van’t Spijker, fu proprio a Basilea che Calvino ultimò e stampò la prima edizione dell’Institutio christianae religionis, nel 1536 (pp. 28 ss.). In città, inoltre, Calvi- no conobbe fra gli altri (p. 27) Oswald Myconius e Simon Grynaeus, che erano entrambi in contatto con Bullinger a Zurigo. può essere stato uno di questi amici in comune a presentare Calvino a Bullinger in occasione della disputa di Basilea.

86 Sul tema si veda W. Vant Spijker, Calvin. A Brief Guide cit., pp. 41, 46-47; H. na- eF, Les origins de la Réforme à Genéve, 2 voll., Genève, Droz, 1968; e. Bähler, Petrus

Caroli und Johannes Calvin. Ein Beitrag zur Geschichte und Kultur der Reformationszeit, in “Jahrbuch für Schweizerische Geschichte” XXIX (1904), pp. 39-168.

87 Kaspar Megander, nella controversia che opponeva Calvino a Caroli, appoggiò subito

il primo, come si vede dalle lettere da lui indirizzate a Bullinger dell’8 marzo (HBBW, Bd. 7, n. 965, in particolare pp. 94-95), del 22 maggio (ivi, n. 999, pp. 161-162) e del 26 giugno (ivi, n. 1010, pp. 176-179, soprattutto p. 178 e nota 15).

88 lettera del 9 luglio (HBBW, Bd. 7, n. 1015, p. 185).

89 Ivi, n. 1025, pp. 203-204. per inciso, osserviamo come questa sia la prima occasione

in cui Bullinger menziona Calvino in un proprio scritto. Myconius, alla lettera testé citata, aveva allegato un’epistola di Calvino a Grynaeus (del giugno/luglio 1537, pubblicata in CO, XX/2, coll. 106-109, n. 64). In essa, Calvino riassumeva la storia della controversia con Ca- roli e allegava la professione di fede sui dogmi trinitari che lui e i suoi colleghi presentarono per discolparsi dall’accusa di arianesimo di fronte ai ministri della chiesa di Berna e a due emissari del senato locale nel giugno del 1537 (la Confessio de Trinitate di Calvino si può leggere in CO, IX, coll. 703-710). per la completezza e la chiarezza, lo scritto di Calvino fu giudicato da Myconius idoneo perché Bullinger, leggendolo, potesse farsi un’idea precisa delle posizioni del ginevrino (oltre al fatto che Calvino stesso, scrivendo a Grynaeus, lo pre- gava di dare diffusione alla propria confessio: «Te obtestor ut tum confessionem ipsam, tum has literas ad illos ipsos etiam fratres mittendas cures, aut potius ipse propriis tuis literis eorum animos placare intendas»).

90 Caroli era infatti stato allontanato da losanna per ordine dei ministri di Berna a seguito

della disputa tenutasi in città all’inizio di giugno. Finì per rifugiarsi in Francia a luglio, vedi CO, X/2, coll. 117-118, n. 72.

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re un giudizio in merito. e se anche potessi, non dovrei farlo. È mio dovere invece fare in modo che ogni dissenso fra i fratelli sia sopito91.

Ma da Ginevra si continuava a insistere perché a Zurigo si dipanassero i dubbi circa l’ortodossia di Calvino, Farel e degli altri fratelli. a questo scopo i ministri Genevenses inviano ai pari grado zurighesi una lettera ufficiale a fine agosto92 e intensificano i contatti. la ragione di questa intensificazio-

ne sta nella volontà dei ministri di Ginevra di consolidare quanto prima la posizione del partito riformato in città e di organizzare la nuova ecclesia93.

a tali scopi dovrebbe assolvere, nelle intenzioni di Calvino, la richiesta di sostegno a Zurigo. Da un lato, infatti, la città di Bullinger aveva già ade- rito da qualche anno alla Riforma e si era data, proprio sotto gli auspici di Bullinger, un ordinamento sinodale (poteva dunque fungere da modello per Ginevra)94, dall’altro, poiché il fronte protestante a Ginevra non riscuote-

va l’adesione sperata dai suoi capi, da Zurigo ci si poteva aspettare qualche 91 quanto invece ai contenuti della professione di fede di Calvino fatta pervenire a Bullin-

ger tramite Grynaeus e Myconius (vedi nota 89), il pastore di Zurigo non vi ravvisa «niente di sgradito» (nihil quod displiceat) in merito all’unità della Trinità, alla distinzione delle persone e al valore dei termini substantia e persona. Vedi HBBW, Bd. 7, n. 1015, p. 185.

92 In CO, X/2, coll. 119-122, n. 74. In essa, oltre a riprendere i punti fondamentali

dell’apologia contro Caroli, Calvino e i suoi definiscono la Confessio Helvetica prior come pia sanctaque: questa è la prima menzione della Confessio da parte dei riformati di Ginevra. evidentemente, la menzione fa parte di una strategia di captatio benevolentiae nei riguardi dei ministri di Zurigo, alcuni dei quali, Bullinger e Jud in testa, avevano avuto tanta parte nella redazione di quella Confessio. l’intenzionalità della captatio benevolentiae è ancor più visibile se si pensa che nella lettera precedente, n. 73 (coll. 118-119), sempre dell’agosto 1537, il senato di Berna scriveva a Farel e Calvino invitandoli a smettere di dire falsamente in giro che la Confessio ginevrina dell’inizio del 1537 era stata approvata da Berna (mentre invece erano stati loro, i ministri di Ginevra, a sottoscrivere la Confessio Helvetica prior), e minacciandoli di prendere provvedimenti se non si fossero attenuti a quest’ultima.

93 la città di Ginevra aveva prestato formalmente un pubblico giuramento di adesione

alla Riforma nel maggio del 1536, ma molto restava ancora da fare. Farel era allora, e già da alcuni anni, il più acceso sostenitore e animatore del partito riformato in città. Fu pro- prio Farel a convincere Calvino a unirsi a lui come collaboratore a Ginevra, quando Cal- vino giunse in città nel luglio 1536. Sul travagliato avanzare della Riforma a Ginevra fino al 1538 e sull’allontanamento forzato di Calvino dalla città, vedi, fra gli altri, W. Van’t

Spijker, Calvin. A Brief Guide cit., pp. 40-48; G. tourn, Giovanni Calvino. Il riforma-

tore cit., pp. 28-50; id., I protestanti cit., pp. 239-252 (ove sono indicate date diverse sia

per il giuramento dei ginevrini – 21 marzo, p. 242 – sia per l’arrivo di Calvino in città – la primavera del ’36, p. 243).

94 Che l’ordinamento sinodale di Zurigo fosse un modello che Calvino aveva presente

in questi anni, lo prova una sua lettera del 1538 (sulla quale torneremo a breve, in nota 96, per un’altra ragione): vedi CO, X/2, col. 154, n. 93. qui Calvino, pensando alla forma idea- le di ecclesiae administratio, si domanda con rammarico: «Che cosa impedirebbe allora [in presenza di una vera concordia nelle città, N.d.R.] di riunire un sinodo pubblico nel quale i singoli possano proporre ciò che più giova alle singole chiese, discutere con deliberazione comune il metodo per realizzarlo e, se necessario, fare in modo che città e principi aiutino e rafforzino se stessi con l’esortazione vicendevole e l’autorità?». Sul carisma di Bullinger qua- le organizzatore di una chiesa riformata, vedi F. Blanke, I. leuSChner, Heinrich Bullinger.

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aiuto, se non altro in termini di sostegno morale. l’esito di questi tentativi è l’invio di una nuova confessio dei ginevrini a Zurigo95, l’effetto l’interven-

to diretto di Bullinger. e anche se da ultimo gli sforzi compiuti da Calvino fino al 1538 per fare di Ginevra una città riformata fallirono, e l’attuazione del suo piano dovette essere posposta, nondimeno egli poté acquisire espe- rienza, comprendere gli errori commessi e le strategie da adottare per non ripeterne in avvenire96.

a seguito dunque delle pressioni provenienti da Ginevra, Bullinger si trovò, il 1° novembre 1537, a redigere la sua prima lettera a Calvino e Farel congiuntamente97. Dopo l’intitolazione agli «egregi Farel e Calvino, ministri

della chiesa di Ginevra e carissimi fratelli», Bullinger scrive:

Il fatto che non vi abbia mai scritto prima d’ora, onorabili fratelli nel Signo- re, non è stato dovuto al fatto che io non vi sia affezionato. Infatti, ho sempre amato e stimato moltissimo sia i preziosi doni di Dio presenti in voi, sia voi stessi, in quanto ministri fedeli di Cristo. Voglia il Signore che voi possiate col vostro ministero guadagnare a Cristo re quante più persone possibile, e continuare a essere ministri fedeli nel regno di Cristo. la vostra professione

Nel documento Calvino e il calvinismo politico (pagine 88-95)