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Le buone qualità di un autocrate

Ammiano e Valentiniano

2. Le buone qualità di un autocrate

Non è mia intenzione né rivalutare la figura di Valentiniano né negare che nelle Res gestae si possa cogliere a tratti l’intenzione di denigrare questo imperatore62. Al contrario le circostanze in cui Ammiano rivolge una critica severa ed anche malevola all’operato del sovrano sono diffuse e significative. Non soltanto, come si è visto63, lo storico ha destinato i due capitoli XXVII 7 e XXIX 3 alla denuncia della selvaggia ferocia di Valentiniano, ma altrove gli attribuisce la colpa di aver per primo incoraggiato l’arroganza dei militari, accrescendone la potenza e le ricchezze a danno degli interessi pubblici: comportamento reso ancor più gravido di dolorose conseguenze per tutti dal fatto che l’imperatore era solito punire con inflessibile crudeltà le mancanze dei semplici soldati, mentre trattava con clemenza i loro superiori64; non manca inoltre di criticare l’imprudenza di Valentiniano nella battaglia di Solicinio65, conseguenza della sua arroganza e della sua eccessiva ed immotivata autostima66.

Soprattutto Ammiano con il primo capitolo del libro XXVIII, dedicato ai processi per magia ed adulterio celebrati a Roma durante il regno di Valentiniano, ha tracciato un quadro cupo ed opprimente dell’atmosfera che si respirava in quegli anni non solo nell’antica capitale dell’impero, ma ovunque giungeva l’autorità di questo sovrano67

: un imperatore attivo, deciso ad impegnarsi in prima persona nella difesa delle frontiere occidentali dell’impero, ma anche risoluto a controllare, per mezzo di collaboratori di propria fiducia, i diversi campi dell’amministrazione dello Stato. È pur vero che nel capitolo XXVIII 1 Ammiano manca di imputare in maniera esplicita e diretta a Valentiniano la responsabilità di quanto avvenne: veri artefici delle indagini e delle spietate condanne furono piuttosto alti funzionari come Massimino e Leone, entrambi di origine pannonica

61 Così, e con gli opportuni riferimenti al testo di Ammiano, anche T

EITLER, Ammianus on Valentinian, pp. 63-65.

62 Cfr. sopra, p. 116. 63

Sopra, pp. 116-122.

64 XXVII 9, 4: hunc imperatorem omnium primum in maius militares fastus ad damna rerum

auxisse communium, dignitates opesque sublimius erigentem et, quod erat publice privatimque dolendum, indeflexa saevitia punientem gregariorum errata, parcentem potioribus.

65

Cfr. sopra, p. 79, n. 66.

66 XXVII 10, 10-11: remota multitudine stipatorum speculatum radices aggerum avolavit cum

paucis, quorum industriam norat et fidem, praedicans, ut erat sui arrogans aestimator, invenire posse aliam viam … Per ignota itaque et palustres uligines devius tendens insidiatricis manus locatae per abdita subito oppetisset accursu, ni …

67 L’episodio è giudicato «central to the impression conveyed by Ammianus on the reign of this

emperor» [scil. Valentiniano] da MATTHEWS, The Roman Empire, p. 209; proprio per questo Matthews (ibid., pp. 209-217) ha dedicato al capitolo attente ed utili pagine di commento.

e descritti dallo storico come fiere da anfiteatro, finalmente libere dalle loro catene; ma è anche vero che quegli spietati esecutori erano uomini di fiducia dell’Augusto d’Occidente, il quale, a giudizio di Ammiano68, li avrebbe scelti ed associati in quell’incarico, proprio affinché potessero essere preparate maggiori sciagure per la rovina di molti. Lo storico inoltre non nasconde che Valentiniano, almeno in un primo momento, avrebbe autorizzato il ricorso alla tortura anche contro coloro che per antica consuetudine ne erano immuni, salvo poi negare di aver mai preso una tale decisione di fronte alle proteste ed alle suppliche di autorevoli rappresentanti dell’ordine senatorio69

.

Può sorprendere che Ammiano non abbia voluto stabilire alcun esplicito collegamento fra il capitolo XXVIII 1 ed i passi dove egli denuncia con la massima aggressività la crudeltà di un Valentiniano, troppo spesso vittima di un’ira immotivata ed incontrollata: in particolare, quindi, i capitoli XXVII 7 e XXIX 3; Matthews vi ha visto un indizio della mancata integrazione del capitolo nel più ampio contesto delle Res gestae70. Non convince, tuttavia, l’opinione di Paschoud, il quale, sulla scia di Matthews, propone di vedere nel capitolo XXVIII 1 l’influenza su Ammiano di una fonte favorevole all’imperatore pannonico71

. Più prudentemente Matthews pensava che le incongruenze di ordine tematico e cronologico72 che rendono il resoconto dei processi stranamente avulso dal contesto dell’opera potessero spiegarsi, almeno in parte, con la difficoltà dello storico a padroneggiare un materiale documentario piuttosto complicato o con la mancanza di una revisione accurata73. Inoltre egli riteneva che, per una corretta valutazione, il capitolo XXVIII 1 dovesse essere messo in relazione con altre descrizioni ammianee di analoghe vicende, a cominciare dal resoconto, nei primi due capitoli del libro seguente (XXIX 1-2), dei processi per tradimento, magia ed

68 XXVIII 1, 10: Accepta igitur nocendi materia Maximinus effudit genuinam ferociam pectori

crudo affixam, ut saepe faciunt amphitheatrales ferae diffractis tandem solutae posticis. XXVIII 1, 12: Utque congeminata potestas erectaque sublatius altiores consarcinaret aerumnas, Maximino … sociavit [soggetto è Valentiniano] ad haec cognoscenda, quae in multorum pericula struebantur, Leonem notarium … bustuarium quaendam latronem Pannonium efflantem ferino rictu crudelitatem, etiam ipsum nihilo minus humani sanguinis avidissimum. Sui due personaggi cfr. JONES -MARTINDALE -MORRIS, The prosopography, I, pp. 498 (Leo 1) e 577-578 (Maximinus 7).

69 In XXVIII 1, 11 Ammiano riferisce che Valentiniano uno proloquio, in huiusmodi causas …

omnes, quos iuris prisci iustitia divorumque arbitria quaestionibus exemere cruentis, si postulasset negotium, statuit tormentis affligi. Il provvedimento sarebbe poi stato ritirato grazie soprattutto all’abile mediazione del questore Euprassio, come lo storico chiarisce in XXVIII 1, 25: negantem Valentinianum se id statuisse et calumnias perpeti clamitantem moderate redarguit quaestor Eupraxius hacque libertate emendatum est crudele praeceptum. Per le fonti su cui si basa la testimonianza di Ammiano, cfr. sopra, pp. 35-37.

70 The Roman Empire, pp. 215-216. In particolare lo studioso fa notare la mancanza di

integrazione dei capitoli dedicati alle digressioni su Roma (XIV 6 e XXVIII 4), con quanto lo storico dice sui prefetti dell’Urbe implicati nello svolgimento dei processi e sul carattere di Valentiniano e del suo regime, altrove descritto a tinte molto fosche.

71 Cfr. P

ASCHOUD, Valentinien travesti, pp. 78-79 e 83.

72 Sulla cronologia dei processi celebrati a Roma, di solito giudicata imprecisa e confusa nel

racconto di Ammiano, cfr. BARNES, Ammianus (1998), pp. 241-246. Barnes (ibid., pp. 241-243) sostiene però che la cronologia dei fatti fornita da Ammiano è in realtà precisa e priva di contraddizioni interne; l’accusa di imprecisione cronologica sarebbe piuttosto da rivolgere agli studiosi moderni che hanno mal interpretato i dati in nostro possesso.

73 Cfr. M

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adulterio svoltisi ad Antiochia ed in altre città dell’Oriente durante il regno di Valente74. Ed in effetti i tre capitoli, sconnessi, pieni di ambiguità e cronologicamente vaghi, sono stati oggetto di numerosissimi studi75, soprattutto nel tentativo di cogliere il significato politico di questi processi.

Qui preme soltanto sottolineare che quelle pagine di Ammiano coinvolgono inevitabilmente Valentiniano e Valente nella responsabilità di una gestione autocratica del potere e di una giustizia che, a dir poco, appare capricciosa, ondivaga, non di rado corrotta dall’avidità o dai rancori personali dei funzionari chiamati ad amministrarla in nome degli imperatori76. Se la diretta responsabilità di Valente è più esplicitamente affermata77, anche perché nei processi celebrati in Oriente l’accusa di ricorso alla magia era chiaramente riconducibile ad una cospirazione contro l’imperatore78

, il racconto ammianeo, in XXVIII 1 come in XXIX 1-2, evoca e fa quasi sperimentare al lettore gli aspetti peggiori dell’autocrazia, una cupa atmosfera di incertezza, imprevedibilità, stravaganza: un mondo messo sottosopra79. I processi di Roma, non meno di quelli di Antiochia, enfatizzano l’eccessiva crudeltà e la collera incontrollata tanto di Valentiniano quanto di Valente ed entrambi gli imperatori si rivelano così lontanissimi dal senso di giustizia di Giuliano80, capace di ispirare rispetto senza bisogno di ricorrere alla crudeltà e disposto a mitigare la severità delle pene anche nei confronti di chi aveva tramato apertamente contro la sua persona81.

74

Ibid., p. 217. Anche a questi processi, pertanto, Matthews ha dedicato un attento studio: ibid., pp. 219-225.

75 Una preziosa bibliografia sull’argomento, che consente di orientarsi fra le numerose e differenti

opinioni, è in C.KELLY, Crossing the frontiers: imperial power in the last books of Ammianus, in J. DEN BOEFT -J.W.DRIJVERS -D. DEN HENGST -H.C.TEITLER (a cura di), Ammianus after Julian. The reign of Valentinian and Valens in books 26-31 of the Res Gestae (“Memosyne”. Bibliotheca Classica Batava, 289), Leiden - Boston 2007, p. 276, n. 16.

76

Come emerge dall’attento studio dei tre capitoli fatto da KELLY, ibid., pp. 271-292 e specialmente 276-286.

77 Di Valente Ammiano ci dice che, non appena fu informato dei primi risultati dell’inchiesta, la

sua prodigiosa feritas in modum ardentissimae facis fusius vagabatur elata turpi adulatione multorum (XXIX 1, 10); e se era comprensibile che l’imperatore prendesse precauzioni a difesa delle propria persona, inexpiabile illud erat, quod regaliter turgidus … nocentes innocentesque maligna insectatione volucriter perurgebat, ut, dum adhuc dubitaretur de crimine, imperatore non dubitante de poena damnatos se quidam prius discerent quam suspectos (XXIX 1, 18); ed infine, allontanatosi ormai completamente dalla giustizia, Valente in modum arenariae ferae … ad ultimam rabiem saeviebat (XXIX 1, 27). Per i frequenti rimproveri di Ammiano ad una giustizia cieca, che non distingue gli innocenti dai colpevoli e che travalica pertanto i limiti di una doverosa protezione della persona dell’imperatore, cfr. ANGLIVIEL DE LA BEAUMELLE, Notes complémentaires, n. 33, pp. 168-169.

78

Cfr. MATTHEWS, The Roman Empire, p. 219.

79 Così K

ELLY, Crossing the frontiers, pp. 277-278.

80 Ibid., pp. 286-287.

81 A dimostrazione del senso di giustizia di Giuliano, nelle Res gestae (XXV 4, 8-9) ci viene detto

appunto che egli era sine crudelitate terribilis e che constat eum in apertos aliquos inimicos insidiatores suos ita consurrexisse mitissime, ut poenarum asperitatem genuina lenitudine castigaret. Altrove Ammiano (XXVI 10, 8) afferma esplicitamente che i due imperatori fratelli, invidiosi delle virtù di Giuliano, erano nec similes eius nec suppares.

E tuttavia non tutto lo spazio delle Res gestae dedicato a Valentiniano, dal momento della sua elevazione al trono82 a quello della sua scomparsa, è dominato dalla ferma e persino astuta volontà dello storico di nuocere all’immagine di questo imperatore: ora con esplicite accuse, ora con reticenze e calcolate insinuazioni. Al contrario non mancano apprezzamenti per le sue qualità e per i risultati conseguiti grazie al suo impegno.

Talvolta i giudizi positivi su Valentiniano quasi si mescolano alle aspre critiche che lo storico gli muove. Sul punto di narrare il discusso aneddoto delle orse antropofaghe, Ammiano assicura di parlare per amore della verità e non certo per calunniare un imperatore «per altri aspetti del tutto degno del suo ruolo»83. Terminata la digressione del capitolo XXIX 3, con gli esempi della brutale crudeltà di Valentiniano, ed in procinto di tornare alle campagne militari guidate personalmente dall’imperatore sul Reno, lo storico riprende la sua narrazione con parole che suonano quasi di rammarico per quanto di negativo ha dovuto riferire su di un sovrano cui nemmeno il più ostinato denigratore potrebbe muovere rilievi per la sua inesauribile capacità nei confronti delle faccende di Stato84, soprattutto in considerazione del fatto che era allora più importante tenere sotto controllo i barbari con la forza dell’elemento militare piuttosto che respingerli85

. L’apprezzamento di Ammiano, diffusamente percepibile nei libri XXVIII e XXIX, al di là delle singole possibili esemplificazioni, si riferisce dunque in maniera particolare allo sforzo operato alle frontiere, dove Valentiniano riuscì a fronteggiare con successo la minaccia barbarica sia guidando personalmente fortunate spedizioni militari sia mettendo in pratica un opportuno programma di fortificazioni lungo tutta la riva sinistra del Reno ed in taluni punti anche oltre il fiume: un programma la cui paternità è attribuita dallo storico alla personale sagacia dello stesso imperatore86.

Nel suo contributo Paschoud sembra non cogliere l’insistito apprezzamento di Ammiano verso la politica estera di Valentiniano87. Certo egli riconosce che ogni ritratto ammianeo di un imperatore non è mai privo di sfumature e che pertanto, come Giuliano viene talvolta criticato, occasionalmente Costanzo II, Valentiniano e Valente si vedono riconoscere dei pregi88. Ma l’unico

82 Che, come si è osservato in precedenza (pp. 122-125), ci viene descritta in termini rapidi, ma

oggettivi, senza entusiasmi, ma nemmeno con una particolare preoccupazione per le sorti dello Stato, ormai affidato alle mani di un personaggio verso il quale Ammiano nutrirebbe una profonda disistima.

83 XXIX 3, 9: alia commodissimi. Cfr. sopra, p. 117 e n. 11.

84 XXIX 4, 1: Et haec quidem morum eius et propositi cruenti sunt documenta verissima.

Sollertiae vero circa rem publicam usquam digredientis nemo eum vel obtrectator pervicax incusabit.

85 XXIX 4, 1: illud contemplans, quod maius pretium operae foret in regendis verius milite

barbaris quam pellendis. Per una possibile lettura di queste ultime parole, nel quadro della strategia militare romana nel tardo impero, cfr. sopra, p. 96 e n. 168.

86

XXVIII 2, 1: At Valentinianus magna animo concipiens et utilia Rhenum omnem … magnis molibus communibat … qua Galliarum extenditur longitudo, nonnumquam etiam ultra flumen aedificiis positis subradens barbaros fines. Cfr. sopra, p. 81 e n. 77.

87 Non cita l’apprezzamento espresso da Ammiano in XXVIII 2, 1, attribuisce i giudizi positivi

presenti in XXIX 3, 9 ed in XXIX 4, 1 all’emergere nelle Res gestae di una fonte più benevola verso Valentiniano di quella seguita di preferenza dallo storico: PASCHOUD, Valentinien travesti, p. 82.

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passo che Paschoud ritiene davvero significativo di un diverso atteggiamento di Ammiano verso Valentiniano è il necrologio (XXX 7-9)89 o meglio quelle parti dell’ampio necrologio che ricordano meriti e virtù di questo imperatore.

Si tratta di un necrologio molto più ampio di quelli dedicati ad altri importanti imperatori nella parte conservata delle Res gestae: Costanzo II, Valente o lo stesso Giuliano. Le due consuete sezioni dedicate ai vizi (XXX 8) ed alle virtù del sovrano (XXX 9) sono precedute, infatti, da un’ampia ed insolita premessa (XXX 7). Qui Ammiano si dilunga dapprima sulla figura di Graziano, padre del futuro imperatore (XXX 7, 2-3): un uomo rustico per le sue origini, ma dotato di robustezza fisica e di abilità, qualità grazie alle quali fece una lunga ed onorata carriera militare che lo portò a ricoprire importanti comandi in Africa ed in Britannia. Lo storico aggiunge che, al momento dell’elezione imperiale, Valentiniano si segnalava già non solo per le sue proprie virtù, ma anche per i meriti del padre90. Infine (XXX 7, 5-11) egli passa in rassegna i successi militari conseguiti dall’impero durante il regno di Valentiniano: non solo sulla frontiera renano-danubiana, ma anche in Britannia ed in Africa. Non possono esservi dubbi sull’intento encomiastico di questi paragrafi, che non fanno altro che ricapitolare i punti focali della politica estera di Valentiniano già trattati diffusamente, anche se in maniera discontinua, nei libri XXVI-XXX delle Res gestae. Ammiano dice infatti che le tribù germaniche temevano Valentiniano, come avevano in precedenza temuto Giuliano: ed avevano buone ragioni per temerlo in considerazione dell’impegno che l’imperatore pannonico mise nel rinforzare l’esercito con validi supplementi e nel fortificare le due rive del Reno91

. E conclude il capitolo precisando che, se anche alcuni dei successi conseguiti sono ascrivibili a comandanti regionali subordinati dell’imperatore, risulta chiaramente che lui stesso, uomo di mente pronta ed addestrato da una lunga esperienza di vita militare, compì numerose imprese92.

La premessa contenuta nel capitolo XXX 7 ha dunque un tono pienamente positivo e va inevitabilmente accostata al capitolo XXX 9, dove si elencano le virtù del defunto imperatore93. Di conseguenza l’immagine di Valentiniano nel complesso del suo ampio necrologio è molto più positiva che nella narrazione precedente. Tale sensazione è confermata e, se possibile, accentuata dal breve schizzo della figura fisica dell’imperatore che conclude il necrologio. Qui si dice fra l’altro che «l’armonia della statura e la regolare struttura dei lineamenti si addicevano perfettamente al decoro della maestà imperiale»94: un’osservazione

89 Sula struttura del necrologio di Valentiniano cfr. sopra, p. 72, n. 18.

90 XXX 7, 4: Cuius [scil. del padre Graziano] meritis Valentinianus ab ineunte adolescentia

commendabilis contextu suarum quoque suffragante virtutum indutibus imperatoriae maiestatis apud Nicaeam ornatus …

91 XXX 7, 6: Ideo autem etiam Valentinianus merito timebatur, quod auxit et exercitus valido

supplemento et utrubique Rhenum celsioribus castris munivit atque castellis. Cfr. sopra, pp. 86-87 e n. 116.

92 XXX 7, 11: Ac licet opera praestabilium ducum haec, quae rettulimus, consummata sunt, tamen

ipsum quoque satis constat, ut erat expeditae mentis usuque castrensis negotii diuturno firmatus, egisse complura. Cfr. sopra, p. 72 e n. 20.

93

Cfr. ANGLIVIEL DE LA BEAUMELLE, Notes complémentaires, n. 303, p. 231 e n. 318, p. 233; TEITLER, Ammianus on Valentinian, p. 67.

94 XXX 9, 6: pulchritudo staturae liniamentorumque recta compago maiestatis regiae decus

marginale, ma significativa, perché spesso Ammiano basa valutazioni morali sui dettagli fisici e per lui un corpo ben proporzionato è indizio importante di un buon governante95.

Paschoud riferisce le parole di Ammiano96, ma non gli attribuisce particolare importanza; al contrario egli insiste sul resto della descrizione ammianea dell’aspetto fisico di Valentiniano97

, per concludere che qui come altrove lo storico, con parole allusive, scelte con malevola astuzia, è riuscito a dire molto di più di quello che sembra ed in particolare a suggerire l’idea di un Valentiniano fisicamente imponente, severo e torvo nello sguardo98: una figura inquietante piuttosto che appropriata all’altissima funzione che fu chiamato a rivestire.

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