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II. PRINCIPI BASE DEL BUSINESS PLAN

2.1 BUSINESS PLAN: CONCETTI INTRODUTT

Come anticipato nei paragrafi precedenti, il Business Plan è uno strumento utile ai manager per descrivere in modo dettagliato quanto è risultato dall’intera fase di pianificazione ed analisi strategica, non solo per start up e nuove imprese, ma anche per organizzazioni già avviate che vogliono attuare delle modifiche all’interno della propria struttura. Tali modifiche o nuove idee è necessario che vengano collocate “in una

prospettiva pluriennale”94 (tra i tre e i cinque anni) per capire anticipatamente come esse

si evolveranno e quali rischi dovranno affrontare. La necessità di redigere un Business Plan nasce soprattutto negli anni recenti, in cui la crisi economica e l’innovazione tecnologica e dei mezzi di comunicazione ha reso complesso per l’impresa reagire ai continui mutamenti del mercato.

Riguardo il Business Plan come strumento “in una prospettiva pluriennale” e la necessità di tale strumento, sviluppatasi in particolare negli anni recenti, è bene aprire una parentesi. È stato già affermato che attraverso la pianificazione strategica, l’impresa è in grado di stabilire gli obiettivi futuri dell’azienda e il modo in cui è necessario allocare le risorse per raggiungere tali obiettivi. Negli anni passati, vi era una netta distinzione fra gli strumenti utilizzati per condurre una pianificazione di lungo periodo ed una pianificazione di breve periodo. Per la prima tipologia, infatti, lo strumento ideale era considerato il Business Plan, mentre per la seconda tipologia, il budget finanziario, inteso come strumento di programmazione e controllo. “Si passa quindi da un’attività di

pianificazione, propria del Business Plan, a quella di programmazione e quindi di stesura di programmi operativi di azione per realizzare la strategia rappresentata nel piano pluriennale”95. Come più volte ripetuto, in contesti turbolenti, la pianificazione

maggiormente attuata è quella di breve periodo, per poter intervenire spesso sul piano strategico a causa della forte volatilità dell’ambiente esterno, mentre in contesti semplici, lineari, i manager prendono in considerazione per lo più la pianificazione di lungo periodo. È da considerare però, che nel contesto economico e sociale attuale, è molto raro

94FERRANDINA A., CARRIERO F., “Il Business Plan. Guida strategico – operativa”, IPSOA, 2014, p. 5

95 BENCINI F., FERRAGINA V., “Il business plan in un contest di incertezza”, Contabilità, Finanza e Controllo, Vol. 3, 2009, p. 238

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trovare ambienti e contesti economici stabili e costanti. Si è quindi sempre più sviluppata l’idea tra le imprese della necessità di una pianificazione di breve periodo, proprio per affrontare i mutamenti dell’ambiente, mentre viene valutata meno importante la pianificazione di lungo periodo poiché spesso vengono programmate in anticipo attività aziendali che si dimostrano completamente differenti nella realtà effettiva. Bencini e Ferragina (2009), però, credono fortemente che “le condizioni attuali di mercato,

caratterizzate da incerte prospettive economiche, dalla scarsa fiducia e dalla bassa disponibilità liquida del sistema (istituti di credito, consumatori, ecc.), dovrebbero invece imporre alle aziende la costruzione di Business Plan, realizzati secondo criteri completamente diversi rispetto al passato e integrati con le programmazioni di breve”96.

Il Business Plan che viene preso in considerazione oggigiorno è quindi un piano in grado di essere funzionale alle imprese non solo in ottica di lungo periodo, grazie alla funzione di pianificazione strategica vera e propria, ma anche di breve periodo poiché “è proprio

in momento come quello attuale che notevole importanza deve essere concessa alla concatenazione della pianificazione di lungo termine con l’operatività aziendale e all’analisi dei risultati ottenuti, “stressando” il piano con le analisi di scenario e di sensitività”97.

Il Business Plan, chiamato anche Piano d’Impresa, non è però funzionale solo per analisi di lungo periodo, ma permette ai manager ed agli imprenditori di compiere valutazioni anche nel breve periodo, permettendo ad essi di confrontare i primi risultati ottenuti con ciò che era stato previsto nella fase iniziale di redazione del documento. Ancora una volta, l’obiettivo per l’impresa è quello di essere in grado di gestire, ed in parte anticipare, ciò che il volatile e incostante ambiente economico presenta quotidianamente ad essa. “The business plan is just that – a plan – and like any other

plan, the only way to see if it really works is to monitor its progress at regular intervals, so that you can respond to any potential problems which may arise and then change or modify your business strategy as necessary”98.

96 BENCINI F., FERRAGINA V., “Il business plan in un contest di incertezza”, Contabilità, Finanza e Controllo, Vol. 3, 2009, p. 239

97 BENCINI F., FERRAGINA V., “Il business plan in un contest di incertezza”, Contabilità, Finanza e Controllo, Vol. 3, 2009, p. 242

98BUTLER D., “Business Planning. A guide to business start-up”, Butterworth Heinemann, 2000, p. 1

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Si può ritenere che lo strumento del Business Plan sia estremamente flessibile, poiché viene utilizzato per una moltitudine di situazioni aziendali, che verranno approfondite maggiormente nei paragrafi successivi. Questo, infatti, viene redatto dai manager per valutare attività economiche sia di start up, sia di imprese avviate, ma anche per l’analisi di operazioni straordinarie, come ad esempio fusioni o acquisizioni, o perfino per valutare ed affrontare crisi fallimentari delle aziende. Non esiste quindi un’unica configurazione del documento di Business Plan, bensì esso avrà peculiarità diverse in base alle finalità e alla tipologia di impresa che lo redige. “Ad oggi, [...], non esiste una metodologia

generale, né forse mai potrà esistere. [...] Una realtà così multiforme e mutevole come quella aziendale e di mercato, unita all’impossibilità di riuscire a prevederne con certezza il futuro andamento, rappresenta il principale ostacolo alla formulazione di una metodologia universalmente valida per ogni tipo di progetto”99.

Nel complesso, lo strumento del Business Plan (BP) è utile a diversi soggetti economici: innanzitutto esso viene utilizzato dagli imprenditori per capire se la propria idea ha probabilità di successo. Essi spesso sono entusiasti e ottimisti nei confronti della propria business idea, ma tramite il Business Plan possono verificare l’effettiva attuabilità dell’idea ed inoltre se essa potrà portare a degli sviluppi futuri. Destinatari del Business Plan sono anche i potenziali soci futuri dell’impresa: “i soggetti chiamati a sottoscrivere

una quota o un aumento del capitale sociale o a confermare la loro intenzione di sostenere lo sviluppo societario, vogliono conoscere le stime di reddittività e il rischio sottostante, del capitale investito”100. Il BP è inoltre dedicato agli investitori (esterni), i

quali valutano l’idea imprenditoriale proposta e cercano di comprendere se essa valga la pena di essere finanziata e possa generare profitto non solo nel breve periodo, ma anche e soprattutto nel medio-lungo. Infine, il BP è uno strumento utilizzato dalle imprese già avviate per fare in modo che l’imprenditore ed i suoi collaboratori vengano messi a conoscenza delle intenzioni strategiche ed attività che si intendono attuare, nonché degli obiettivi che vogliono essere raggiunti dall’impresa. Questo è molto importante affinché il manager ed i capi reparto lavorino per raggiungere lo stesso obiettivo e seguano gli stessi valori e la stessa vision dell’impresa in modo coerente.

99FERRANDINA A., CARRIERO F., “Il Business Plan. Guida strategico – operativa”, IPSOA, 2014, p. 6

100 CONSIGLIO NAZIONALE DEI DOTTORI COMMERCIALISTI ED ESPERTI CONTABILI, “Linee guida alla redazione del Business Plan”, www.cndcec.it, Milano, 2004

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Per quanto riguarda il Business Plan inteso come strumento finanziario, la società di consulenza Ernst & Young ha posto particolare attenzione al modo in cui i destinatari esterni del BP, e quindi finanziatori ed investitori, valutano il piano presentato dalle aziende per decidere se finanziare o meno le imprese. Innanzitutto, la principale differenza tra le due fonti di finanziamento consiste nel fatto che “quello che interessa ai

finanziatori è che l’impresa sia in grado di restituire il prestito. [...] Man mano che l’impresa cresce, il debitore può diventare un cliente più interessante per la banca, il cui sviluppo però non è necessariamente correlato in modo diretto al successo dell’azienda. Gli investitori, invece, possono sperare in un tasso di rendimento considerevole, poiché in cambio del denaro investito ottengono una cointeressenza diretta nella società. Di conseguenza sono anche disposti a correre un rischio maggiore”101. Per capire se

l’impresa vale la pena di essere finanziata, finanziatori ed investitori prendono principalmente in considerazione quattro elementi: affidabilità, flusso di cassa, garanzie reali ed apporto di capitale. Per un’impresa è importante che i finanziatori abbiano fiducia nell’operato dell’organizzazione, che reputino che essa sia in grado di gestire in modo efficace tutte le attività, ed inoltre che valutino in modo positivo i precedenti finanziari dell’azienda. Per quanto riguarda il flusso di casa, i finanziatori dovranno credere possibile che l’impresa sia in grado di restituire pienamente il prestito e gli interessi previsti, ed inoltre che abbia condotto delle previsioni tali che siano realistiche e che prevedano eventuali scostamenti che l’impresa deve essere in grado di gestire. Inoltre, finanziatori ed investitori potranno richiedere delle garanzie, anche personali, spesso rappresentate da ipoteche, che fungano da conferma dell’impegno assunto dall’impresa. Infine, l’ultimo fattore che viene considerato dai finanziatori per valutare positivamente o negativamente la possibilità di finanziamento dell’azienda è rappresentato dall’apporto di capitale: l’ammontare di tale capitale è differente in base al settore in cui opera l’impresa, ma spesso gli investitori e finanziatori richiedono che l’azienda si impegni in modo consistente, affinché, nell’eventualità di un fallimento, non vi siano per loro gravi conseguenze.

Il Business Plan viene anche concepito come piano di fattibilità; D’Onofrio (2013) definisce tale documento come “necessario, spesso obbligatorio, per capire la fattibilità

101FORD B. R., BORNSTEIN J. M., PRUITT P. T., “Come si prepara un Business Plan. La guida Ernst & Young”, Tecniche Nuove, 2008, pp. 19-20

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dell’idea imprenditoriale che si vorrebbe realizzare e quindi farla conoscere a terzi che possano in qualche modo finanziarla”102. Per ottenere tali agevolazioni e finanziamenti,

il documento deve essere completo, dettagliato e curato nella forma e nei contenuti, in modo che vengano presentate tutte le attività e le componenti a tutti i livelli: livello di marketing, livello operativo e livello finanziario.

Si può affermare che il Business Plan ricopre quindi numerose funzioni:

1) Funzione strategica: espone le strategie che si intendono attuare, spiega gli