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Tra la campagna e la città: la dimensione rururbana del lavoro migrante

I PERCORSI DI LOTTA NELL’AREA RURURBANA DI CASTEL VOLTURNO: IL MOVIMENTO DEI MIGRANTI DI CASERTA

3.1 L’analisi del contesto locale

3.1.4. Tra la campagna e la città: la dimensione rururbana del lavoro migrante

Se è vero che questa tendenza alla clandestinizzazione della forza-lavoro è un elemento caratteristico dell’economia postfordista, e in modo particolare della sua declinazione

69 meridionale e mediterranea, la piana del Volturno si trova però ad amplificare questa propensione per la sua particolare configurazione territoriale: si tratta infatti non solo di una delle polpe meridionali dove è stato con più forza trapiantato il modello californiano dell’agricoltura intensiva (Pugliese e Sabatino 2006), ma la forte vocazione agroindustriale del territorio convive, non senza paradossi e contraddizioni dal punto di vista urbanistico, con il processo di cementificazione selvaggia dell’ormai incontrollato sprawl urbano dell'area metropolitana napoletana.

Oltre ai numerosi interstizi di “lavoro servizievole” tipici delle città globali e del loro dualismo sociale (Sassen 1997), il contesto metropolitano di Napoli offre, nei meandri dell'economia informale e illegale, ulteriori opportunità trasversali di lavoro per i migranti irregolari, come dimostra l'espansione dell'industria del “falso napoletano” dovuta anche e soprattutto “alla possibilità di avvalersi di una vasta rete di

distribuzione ambulante che ha dato un grande impulso a quei settori dell’economia sommersa napoletana che in precedenza producevano mercanzia povera e contraffatta solo per la vendita ambulante a livello locale” (Reyneri 1998, 300).

Tuttavia nel contesto in questione l’ambulantato, particolarmente visibile agli occhi esterni, è solo uno dei tanti sbocchi lavorativi per i migranti. Molto più consistente, ma al tempo stesso invisibile, è il lavoro iper-sfruttato negli scantinati della periferia di Napoli, dove i processi di esternalizzazione, scomposizione e sommersione di segmenti di produzione vengono spalmati sul territorio attraverso un know-how già ben collaudato, in una sorta di delocalizzione in loco dove “lo scambio tra economia

formale e informale - tipico del panorama postfordista - incontra in questi scantinati il proprio paesaggio naturale” (Petrillo 2011, 61). E' il panorama sommerso anche di

Castel Volturno, dove “numerose seconde case sono state adattate a fabbrichette

all’interno delle quali donne e ragazzini, per un'intera giornata assemblano bomboniere, borse, scarpe, jeans, ecc... (Luise 2001, 152).

Se l'economia informale e sommersa dell'area metropolitana, in particolare l'incessante abusivismo edilizio, ha rappresentano uno sbocco lavorativo sostitutivo e complementare della stagionalità lavorativa nei campi, l’evoluzione del comparto agricolo a sua volta ha allargato ulteriormente il ventaglio di “opportunità lavorative” per i migranti: al crollo della produzione dell’“oro rosso”, in seguito alla diffusione del virus dell'avvizzimento maculato nelle campagne casertane, si è abbinata la riforma

70 Fischler della PAC28 che, attraverso il disaccoppiamento degli aiuti, ha messo in crisi un altro pilastro centrale per l’economia agricola locale, cioè le cospicue rendite che i finanziamenti comunitari e le truffe ad esse correlate garantivano.

Il pomodoro e l’“agricoltura di carta” vengono così repentinamente sostituite dallo sviluppo di una “agricoltura mineraria” (Colombo e Onorati 2009), il cui processo di intensificazione colturale si regge sulla sfruttamento intensivo sia della terra che della forza-lavoro.

L'intensificazione fagocita e mette a valore gli spazi e gli interstizi rurali ancora liberi: è significativo al riguardo la controtendenza territoriale riguardo all'inarrestabile contrazione della Superficie Agricola Utilizzata nel periodo 2003/2007 (Istat 2009). La perdita del 2,9% a livello nazionale è attutita in provincia di Caserta da un impercettibile aumento dello 0,1% che testimonia però la tenuta del comparto agricolo, malgrado la persistente polverizzazione aziendale.

Il parallelo crollo nel medesimo periodo delle giornate lavorative del 39,1% ci indica non solo la presunta relazione tra intensificazione colturale e meccanizzazione, ma anche il conseguente aumento delle possibilità di sommersione di determinati segmenti della produzione agricola in quanto “i lavoratori stranieri non appaiono sostitutivi

dell'innovazione tecnologica ma piuttosto sono proprio le innovazioni a carattere sistemico a creare dei fabbisogni di manodopera non soddisfacibili, almeno per quanto riguarda le occupazioni generiche, con la forza lavoro locale” (Bonifazi 1998, 191).

La diversificazione dell’offerta di lavoro nell’agricoltura locale ha contribuito anche a riformulare le traiettorie della “transumanza” dei braccianti nel circuito stagionale dell'agricoltura meridionale, di cui Castel Volturno rappresenta per molti aspetti il centro nevralgico, accorciando i tempi e il raggio d’azione che ormai si limita alle campagne del Tavoliere per la raccolta estiva del pomodoro e alle campagne calabresi per la raccolta agrumicola invernale, contesti nei quali però i cicli di sostituzione etnica successivi all’allargamento dell’Unione Europeahanno ulteriormente ridotto anche

28 Il Regolamento Comunitario n. 1782/2003, più noto come “riforma Fischler”, ha modificato gli strumenti di sostegno al settore agricolo europeo previsti dalla Politica Agricola Comune (PAC), una delle politiche comunitarie di maggiore importanza che impegna circa il 34% del bilancio dell'Unione Europea. Uno dei punti essenziali previsti dal regolamento è il disaccoppiamento, che definisce un pagamento unico per azienda, indipendentemente dalla produzione. Tale premio è calcolato sulla base delle somme percepite nel periodo di riferimento 2000-2002. Il disaccoppiamento si pone l'obiettivo di contrastare la cosiddetta “agricoltura di carta”, cioè la consolidata consuetudine degli agricoltori di alcune regioni europee di gonfiare i propri dati sulla produzione al fine di poter incassare maggiori contributi comunitari.

71 l’offerta di lavoro, relegando gli africani nel vecchio ruolo di esercito di riserva da utilizzare solo in caso eccezionali, come ad esempio i tempi ristretti di consegna, il maltempo, il malfunzionamento di macchinari.

Nel basso casertano invece la diversificazione colturale, conseguente al progressivo impianto di coltivazioni con una maggiore resa economica e più facilmente collocabili sul mercato, richiede un ricorso ad una manodopera totalmente flessibile e intercambiabile, spalmata durante diversi medi dell'anno: in questi campi, nei 5.231 ettari di tabacco, nei 2.321 ettari di meleti, nei 11.657 ettari di pescheti, nei 3.234 ettari di vitigni, nei 4.000 ettari destinati alla serricoltura a ciclo continuo, quando non si applica il cottimo, le consuete 10 ore lavorative sono pagate in media 25-30 euro, una sorta di “sottosalario nel sottosalario agricolo” (Strozza 2001, 5), ma soprattutto viene programmato il suo utilizzo in modalità just-in-time, a seconda delle previsioni del tempo, delle richieste e della tempistica di consegna .

3.1.5. Caporalato e rururbanità: le geografie del caporalato nell'area di Castel

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