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2. La consultazione come strumento di coinvolgimento e metodo di indagine per la

2.2 Le caratteristiche dei ricoveri

Come i dati strutturali, le caratteristiche dei ricoveri non sono informazioni suscettibili di interpretazione, tuttavia contribuiscono all’inquadramento dell’esperienza di mobilità vissuta dai pazienti intervistati. Anzitutto, l’indicazione della patologia/prestazione relativa al ricovero è funzionale alla comprensione della complessità del caso, dunque, dell’evitabilità o inevitabilità della mobilità sanitaria. Peraltro, gli iter diagnostici e terapeutici annessi a ciascuna patologia differiscono per strutturazione e durata (ad esempio, un intervento di chirurgia ortopedica richiede un periodo riabilitativo o l’asportazione di un carcinoma può prevedere diversi cicli pre o post-operatori di radioterapia e chemioterapia). Vediamo, dunque, quali tipi di patologie hanno indotto i soggetti intervistati a cercare cure fuori regione, assumendo, dapprima, una prospettiva generale, per poi entrare nel dettaglio di ciascun caso, specificando, altresì, la regione e la tipologia di ricovero.

Per quanto non statisticamente rappresentativo, il campione riflette in parte la distribuzione della mobilità sanitaria regionale per patologie descritta nel secondo capitolo. Difatti, quattro pazienti su tredici hanno scelto l’opzione migratoria per prestazioni di carattere ortopedico; tra questi un caso è di ortopedia pediatrica. La medesima quota di intervistati ha, poi, cercato cure fuori dalla Calabria per patologie oncologiche. Proseguendo in ordine di frequenza, tre pazienti, di cui uno pediatrico, sono emigrati per patologie

neurologiche, mentre due soggetti hanno ricevuto prestazioni in regime di mobilità nelle aree sanitarie di ginecologia e oculistica.

Tra i pazienti interessati da patologie ortopediche troviamo il Paziente 1, cui, in origine, era stata diagnosticata dal presidio ospedaliero della città di residenza una frattura composta del piatto tibiale. In seguito ad una serie di consulti medici, che hanno smentito la diagnosi originaria accertando la natura “scomposta” della frattura, il soggetto ha deciso di sottoporsi ad un intervento di chirurgia ortopedica nella Regione Emilia Romagna in regime di ricovero ordinario. Sempre nell’area ortopedica rientra il Paziente 7, che, per via di complicazioni post-operatorie seguite ad un intervento di ricostruzione del legamento crociato anteriore avvenuto in Calabria, non ha esitato a recarsi in Friuli Venezia Giulia allo scopo di sottoporsi ad alcune visite ortopediche (avvenute in regime di day hospital). Il

Paziente 9, anch’egli affetto da una patologia ortopedica, l’osteomielite, un’infezione

dell’apparato osteoarticolare contratta in sala operatoria, diversamente dai casi precedenti, può includersi tra i casi di mobilità fisiologica o inevitabile. Quest’ultimo, dapprima in cura presso un ospedale regionale, data l’estrema gravità della malattia, ha scelto di rivolgersi ad una struttura altamente specializzata in Veneto, dove è rimasto in cura per diversi mesi in regime di ricovero ordinario. Infine, la Paziente 10, che rientra nell’area sanitaria di ortopedia pediatrica, a seguito di una visita ortopedica routinaria in cui le era stata diagnosticata l’inclinazione del bacino, è stata trasferita in Emilia Romagna per un intervento di chirurgia ortopedica effettuato in regime di ricovero ordinario.

Nell’area oncologica è compresa la Paziente 4. Quest’ultima, conseguentemente alla scoperta di un tumore al seno, è stata ricoverata presso una struttura sanitaria regionale dove si è sottoposta ad un intervento chirurgico per l’asportazione del carcinoma in regime ordinario. Successivamente, ha sostenuto diversi cicli di chemioterapia e radioterapia in un presidio della Regione Lazio in regime di day hospital per un periodo di diciotto mesi viaggiando regolarmente dalla Calabria. Al contrario, la Paziente 8, affetta dalla medesima patologia, si è sottoposta ad un intervento chirurgico direttamente in una struttura del Lazio (in regime di ricovero ordinario), trattenendosi, poi, nella regione ospitante per le terapie post-operatorie. Nell’area oncologica troviamo, altresì, il Paziente 12, recatosi in Piemonte per il trattamento di una patologia detta “timoma”. Quest’ultimo è stato sottoposto ad un intervento chirurgico in regime ordinario presso la clinica piemontese, per poi seguire, su indirizzo del chirurgo operante, il ciclo di radioterapia in una struttura calabrese. Considerato

che le malattie del timo rientrano tra le patologie rare, anche il caso del Paziente 12 può ascriversi alla categoria della mobilità inevitabile o fisiologica. Concludendo per quest’area sanitaria, la Paziente 13, affetta da neoplasia polmonare, si è rivolta ad un presidio laziale per la rimozione chirurgica del tumore (avvenuta in regime di ricovero ordinario), rientrando successivamente in Calabria per sottoporsi al trattamento chemioterapico.

Tre pazienti su tredici hanno scelto l’opzione migratoria per disturbi di carattere neurologico. Il Paziente 2, affetto dalla cosiddetta sindrome di Parkinson, si è rivolto inizialmente ad un presidio sanitario regionale, dove, in regime di day hospital, è stato sottoposto a diverse visite volte a definire il percorso terapeutico. Successivamente, il soggetto ha deciso di rimettersi ad una clinica lombarda presso la quale si reca ancora periodicamente per controlli erogati in regime di ricovero diurno. Segue la Paziente 5, una paziente pediatrica che, dopo essere stata ricoverata nel presidio ospedaliero della cittadina calabrese di residenza per via di una dolorosa e perdurante cefalea, è stata affidata dai genitori ad una struttura sanitaria friulana che la ha assistita in regime di ricovero ordinario. Infine, il

Paziente 11, cui era stata diagnosticata in Calabria una patologia vascolare che interessa il

sistema nervoso centrale chiamata “fistola durale”, è stato operato in regime di ricovero ordinario presso un presidio ospedaliero della Regione Toscana.

La Paziente 3, affetta da disturbi ginecologici, a differenza del resto del campione, ha scelto spontaneamente di recarsi in Campania tanto per la fase diagnostica (avvenuta in regime di day hospital) quanto per il trattamento terapeutico (effettuato in regime ordinario). Di contro, la Paziente 6, interessata da un grave distacco della retina, in un primo momento è stata sottoposta ad un trattamento laser in regime ambulatoriale all’interno della ASP di residenza, per poi rivolgersi ad una struttura sanitaria veneta dove è stata operata in regime di ricovero ordinario.

Una volta descritta sinteticamente la “storia di mobilità sanitaria” dei pazienti intervistati disponiamo degli elementi necessari per procedere con l’analisi delle motivazioni poste alla base della scelta di curarsi fuori regione, tentando di comprendere, altresì, l’atteggiamento dei pazienti calabresi verso il sistema sanitario regionale e il fenomeno migratorio.

2.3 LE MOTIVAZIONI DELL’EMIGRAZIONE SANITARIA: CHI E COSA MUOVE IL