4. Mobilità fisiologica e mobilità evitabile: le cause
4.3 Le motivazioni sociali della migrazione
4.3.3 La propensione all’ autocura
Una dimensione strettamente correlata alla mobilità sanitaria è quella della propensione del paziente all’autocura. Nel corso degli ultimi decenni si è profondamente
modificato il rapporto tra medico e paziente: da un lato, la storica “dominanza medica”95 ha
subito un declino inesorabile96, testimonianza ne sono i frequenti contenziosi medico legali,
dall’altra, il paziente si è evoluto, divenendo sempre più indipendente e consapevole. Sono quattro gli elementi che qualificano il “nuovo paziente”: la qualità dei servizi attesa, l’accesso diretto alle informazioni, la non compliance, la tendenza all’autocura97.
Le aspettative dei pazienti sulla qualità dei servizi sanitari si sono accresciute progressivamente a partire dal riconoscimento della salute quale diritto fondamentale del cittadino (nel caso italiano, dell’individuo). Quando nel 1978 fu istituito il Servizio Sanitario
95 L’espressione “dominanza medica” fu coniata nel 1970 dal sociologo Eliot Freidson. Con questa espressione
si intende la posizione di dominio del medico nel rapporto con il paziente, dovuta alle conoscenze esclusive di cui egli dispone. Il dominio, dunque, è legato alla professionalità del medico, intesa come capacità di saper svolgere la propria professione. A differenza di tutte le altre “dominanze professionali” però, quella medica risulta rafforzata dalla finalità del rapporto con il paziente: la cura della salute.
96 Cfr. S. Spinsanti, Cambiamenti nella relazione tra medico e paziente, Treccani, 2010. Disponibile su
http://www.treccani.it/enciclopedia/cambiamenti-nella-relazione-tra-medico-e-paziente_(XXI-Secolo)/.
Nazionale, il paziente ha iniziato a rapportarsi al sistema di salute in quanto cittadino, nella facoltà di rivendicare precisi diritti a prestazione, e la qualità dei servizi sanitari compare tra tali rivendicazioni. L’evoluzione della scienza medica e delle tecnologie sanitarie, poi, ha rafforzato l’attenzione dei pazienti rispetto alla qualità dell’offerta sanitaria, congiuntamente all’evoluzione dei sistemi di informazione. Difatti, la conoscenza degli standard qualitativi di altri sistemi sanitari regionali è “alla portata di un clic”, specie in seguito alla federalizzazione del sistema sanitario che ha accentuato dinamiche competitive e, di conseguenza, comparative.
Questo tema rimanda al secondo elemento costitutivo del “nuovo paziente”: l’accesso diretto alle informazioni. La possibilità di acquisire facilmente informazioni su patologie, diagnosi, procedure, presidi di cura ha consentito al paziente di divenire un “interlocutore informato” del sistema sanitario. Il cittadino, così, è sempre più consapevole del proprio stato di salute e delle strategie di cura che potrebbe intraprendere. È da questa consapevolezza che frequentemente viene meno la compliance del paziente, il quale non è più disposto ad accettare passivamente le consulenze e le prescrizioni del proprio medico.
La non compliance si distingue in non intenzionale e intenzionale. La prima può imputarsi all’età avanzata, all’elevato costo della terapia, al difficile contesto psico-sociale in cui riversa il paziente. Invece, la non compliance intenzionale, quale diretta conseguenza delle aspettative del paziente e dell’accesso diretto alle informazioni, si configura come un atteggiamento cosciente del paziente, che intende partecipare attivamente alla definizione della terapia, quindi, alla scelta del luogo di cura.
Il “nuovo paziente”, così, ritiene spesso di essere indipendente nella gestione della
propria salute. Di conseguenza, è sempre più frequente la propensione all’automedicazione98
e, più genericamente, all’autocura. Per autocura si intende “una prassi autonoma, messa in atto dal cittadino al fine di trovare soluzioni di autogestione della salute”99. Questa tendenza implica la disintermediazione tra paziente e cura, riducendo il ricorso al medico o marginalizzandone il ruolo, anche nella scelta del luogo di cura. Difatti, precedentemente
98 L’automedicazione consiste nel provvedere autonomamente a curare i comuni disturbi di salute, mediante
l’uso di farmaci non soggetti a prescrizione o prodotti curativi non farmaceutici, senza consultare preventivamente un parere medico. Talvolta, l’espressione include nel proprio significato la tendenza a praticare uno stile di vita salutare, anche mediante l’uso di formule di medicina alternativa (omeopatia, agopuntura, aromaterapia).
99 V. Agnoletti, Verso l’autocura e l’automedicazione. Una convergenza apparente, Franco Angeli- Salute e
abbiamo trattato dell’influenza che il medico di famiglia ha sulla scelta dell’ospedale nell’eventualità di un ricovero; ma può accadere che la decisione di rivolgersi ad una precisa struttura derivi esclusivamente da un’analisi del paziente, magari influenzata dalla voce di parenti e amici o dalle informazioni riportate su internet rispetto alla qualità dei servizi.
Onde evitare di interfacciarsi con il medico di base, il paziente può recarsi direttamente da uno specialista operante all’interno della struttura prescelta, sia essa regionale o extra-regionale, ottenendo da quest’ultimo la proposta di ricovero. Difatti, quando il soggetto è così indipendente, quella di migrare è un’opzione come un’altra: l’ambito di scelta del luogo di cura è, di norma, più ampio della sola regione di residenza.
È evidente che questo approccio al sistema sanitario si sviluppi principalmente in certe tipologie di cittadini: è raro che un anziano solo, privo degli strumenti conoscitivi ed economici per decidere autonomamente della propria cura decida di migrare in assenza di specifiche indicazioni del medico di riferimento. Sono, di norma, i soggetti più giovani, economicamente benestanti e con più facile accesso alle informazioni (tramite il web o le relazioni interpersonali), a sviluppare una simile propensione all’autocura.
Il rischio annesso a tale tendenza è quello di promuovere una mobilità sanitaria ingiustificata, ovvero evitabile rispetto all’offerta sanitaria del territorio. Il cittadino informato, per quanto autonomo, non risulterà mai un interlocutore sufficientemente esperto al punto di stabilire quale sia il percorso di cura che gli è più consono, data la parzialità delle informazioni di cui dispone sul piano clinico e assistenziale. Per questo, una maggiore attenzione alle strategie relazionali tra medico di base e paziente e la redazione di sistemi di orientamento dedicati sono auspicabili al fine di ridimensionare la propensione all’autocura, intesa come scelta autonoma della struttura di ricovero.