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Flussi migratori: indici di attrazione e di emigrazione per patologie e

3. La mobilità sanitaria interregionale: una prospettiva storica del fenomeno

3.3 Flussi migratori: indici di attrazione e di emigrazione per patologie e

Come precisato più volte, la mobilità sanitaria è un fenomeno articolato, che presenta caratteristiche differenti a seconda della regione presa in esame e della patologia cui si riferisce il flusso migratorio. Con riferimento a quest’ultima dimensione, nella gran parte dei casi, la mobilità di lunga distanza riguarda prestazioni sanitarie importanti, mentre è raro che per prestazioni a bassa complessità, come un’appendicectomia o un parto vaginale privo di complicazioni, il paziente decida di spostarsi in un’altra regione, fermo restando una possibile mobilità di prossimità per i residenti in zone di confine. Complessivamente, i DRG che presentano una distanza media percorsa superiore ai 60 minuti sono i trapianti (di midollo osseo, di pancreas e rene, di polmone, di fegato, cardiaci, renali), gli interventi cardiochirurgici, alcune prestazioni ortopediche complesse (artrodesi vertebrale e cervicale), gli interventi pediatrici e il trattamento di ustioni estese67. Le distanze percorse per questo genere di patologie aumentano spostandosi dal Nord al Sud della penisola. Ad esempio, i residenti in Puglia percorrono distanze medie superiori alle sei ore per il trapianto di midollo osseo, i pazienti calabresi scelgono di compiere viaggi della durata media di circa sette ore per subire un intervento su valvole cardiache, i sardi percorrono in media undici ore di tragitto per l’artrodesi vertebrale. Ma questi sono solo alcuni esempi di un fenomeno che, per questo tipo di prestazioni, riguarda l’intero Meridione.

Prendendo in esame i dati dei rapporti annuali SDO pubblicati dal Ministero della Salute, siamo in grado di approfondire la riflessione sulla mobilità sanitaria per alcune tipologie di prestazione. La figura 2 rappresenta la mobilità attiva standardizzata (colonna azzurra), ottenuta rapportando i ricoveri dei non residenti con il totale dei ricoveri erogati, e la mobilità passiva standardizzata (colonna arancione), data dal rapporto tra i ricoveri fuori regione e la popolazione residente, per regione con riferimento agli interventi chirurgici per tumori. Le regioni più attrattive, in valore relativo, sono la Basilicata (27,03%), il Molise (25,43%), seguite da Umbria (15,21%) e Lombardia (14,37%). Quest’ultima risulta anche la regione con la più alta mobilità attiva in valore assoluto con 17.483 ricoveri di pazienti non residenti; a seguire troviamo Lazio (8.602) ed Emilia Romagna (7.207).

In linea di massima, gran parte delle regioni presenta tassi di attività superiori o uguali ai tassi di fuga per gli interventi di chirurgia oncologica. Solo in cinque regioni il saldo risulta essere assolutamente negativo, data la bassa o nulla attrattività, e, ancor più grave, l’elevatissima emigrazione. Si tratta di Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna. La Calabria presenta lo scenario più drammatico, con il 31,72% dei residenti che ha deciso di emigrare, dirigendosi principalmente verso la Lombardia e il Lazio. Anche per gli altri pazienti dell’Italia Meridionale le principali mete di cura per gli interventi di carattere oncologico sono la Lombardia e il Lazio, seguite da Toscana e Veneto.

Fonte: elaborazione dati annuali SDO 0,00 10,00 20,00 30,00 40,00 50,00 60,00 Figura 2-Mobilità ospedaliera interregionale per Tumore Anno 2014 % mobilità attiva %mobilità passiva

La figura 3 presenta i tassi di fuga e di attrazione per la radioterapia, un trattamento che può durare da una a più di sei settimane e, in linea di massima è svolto in regime ambulatoriale. Questo costituisce un grave disagio per i pazienti provenienti da altre regioni, che, solo in straordinari casi, possono contare su ostelli e residenze messe a disposizione dalla struttura ospedaliera ospitante. Per questa prestazione lo scenario è differente da quello precedente: prevalgono le regioni con alte percentuali di mobilità passiva. In testa troviamo la Valle D’Aosta, con il 100% dei pazienti emigrati in altre regioni, seguita da Abruzzo (99,21%), Molise (95,12%) e Umbria (94,55%). Non meno grave è la condizione di Liguria, Marche, Basilicata e Calabria, in cui la percentuale di fuga per radioterapia supera il 50%. Le mete scelte dai pazienti sono, nella gran parte dei casi, strutture appartenenti a regioni limitrofe o comunque prossime rispetto alla regione di residenza, data la ciclicità del trattamento. Nonostante gli elevati tassi di fuga, la regione con maggiore attrattività relativa è l’Umbria (89,93%), che raccoglie pazienti da Toscana e Marche. In valore assoluto, invece, le regioni con la più alta mobilità attiva sono la Toscana e l’Emilia Romagna, che contano rispettivamente 1.679 e 1.136 pazienti provenienti da altre regioni.

Rispetto a quanto osservato per la radioterapia, i saldi di mobilità per la chemioterapia (figura 4) risultano significativamente più contenuti, il che è sintomatico di un’offerta territoriale più adeguata e soddisfacente, anche in ragione della maggiore diffusione di questa pratica rispetto a quella radioterapica. In valore assoluto, la Campania presenta la mobilità passiva più elevata: 2.818 pazienti nel 2014 hanno scelto di effettuare i cicli di chemioterapia

0,00 50,00 100,00 150,00 200,00 Figura 3-Mobilità ospedaliera interregionale per Radioterapia % mobilità attiva % mobilità passiva

altrove, prediligendo come mete la Basilicata e il Lazio. Invece, il Veneto presenta il più elevato indice di fuga relativo (34,41%): il 22% dei pazienti preferisce spostarsi in Friuli Venezia Giulia. Anche lucani, calabresi e molisani scelgono, nella misura del 20% circa, di recarsi in altre regioni: Lazio, Emilia Romagna e Abruzzo sono le destinazioni principali.

L’ultimo caso di mobilità che siamo in grado di analizzare, considerati i dati forniti dal Ministero della Salute, è quello che riguarda la fascia di età 0-17 anni. Si tratta di ricoveri per patologie di vario genere, compresi nell’area pediatrica per quanto concerne l’assistenza ospedaliera68. Anche in questo caso, la più alta mobilità passiva in valore assoluto è registrata

68 L’assistenza del pediatra, nell’ambito delle cure primarie, è prevista per i bambini/adolescenti da 0 a 14 anni

al massimo. Mentre, relativamente all’assistenza ospedaliera, per i ragazzi fino ai 18 anni è consigliato il ricovero in reparti pediatrici. Per ulteriori approfondimenti si veda M. Tucci (2001), “Pediatra-medico: a che età il passaggio?”, in www.corriere.it.

0,00 10,00 20,00 30,00 40,00 50,00 60,00 Figura 4-Mobilità ospedaliera interregionale per Chemioterapia % mobilità attiva % mobilità passiva 0,00 10,00 20,00 30,00 40,00 50,00 60,00 70,00 Figura 5- Mobilità ospedaliera interregionale età 0-17 anni % mobilità attiva % mobilità passiva

Fonte: elaborazione dati annuali SDO Fonte: elaborazione dati annuali SDO

dalle regioni del Sud: la Campania in testa con 8.780 bambini/ragazzi emigrati nel 2014, a seguire abbiamo la Puglia (8.780), la Calabria (7.793) e la Sicilia (7.150). Di contro, sono le regioni di medio-piccole dimensioni a presentare i valori più elevati di mobilità passiva in percentuale: Molise, Basilicata, Umbria e Valle D’Aosta. Le patologie che contano il maggior numero di ricoveri pediatrici in altre regioni attengono alla gastroenterologia ed epatologia, alla chirurgia ortopedica, all’endocrinologia e all’oncologia.

Passando ad esaminare la mobilità attiva, Lazio, Liguria, Emilia Romagna e Toscana, sono le regioni che attraggono il maggior numero di pazienti pediatrici da fuori regione, grazie anche a strutture di grande prestigio ivi collocate come l’Ospedale Bambin Gesù di Roma, l’Istituto Pediatrico Gaslini di Genova e l’Azienda Ospedaliera Meyer di Firenze.