2. La consultazione come strumento di coinvolgimento e metodo di indagine per la
2.4 Le valutazioni dei pazienti
Un ulteriore aspetto affrontato nel corso delle interviste attiene al giudizio dei pazienti sull’esperienza migratoria, con particolare riferimento alla soddisfazione per l’esito delle prestazioni sanitarie ricevute, al livello complessivo di gradimento dell’esperienza di ospedalizzazione e ai costi materiali e immateriali sopportati durante il ricovero extraregionale.
A proposito dell’esito delle prestazioni, ovvero della percezione dell’esito delle terapie sullo stato di salute, gli intervistati hanno mostrato una soddisfazione pressoché unanime. Dodici pazienti su tredici hanno, infatti, dichiarato di essere stati curati efficacemente o, comunque, di aver apprezzato significativi miglioramenti nel proprio stato di salute. Solo un soggetto, compreso nell’area ortopedica, per quanto conscio della complessità delle proprie condizioni cliniche, non si ritiene completamente soddisfatto del risultato.
È stato, poi, chiesto ai pazienti di esprimere un giudizio complessivo sul ricovero extraregionale, indicando aspetti positivi e negativi rilevati nel corso dell’esperienza rispetto alla professionalità del personale medico-infermieristico, all’accoglienza (umanità, cortesia, attenzione alle esigenze del paziente), al trattamento alberghiero (igiene, condizioni dell’edificio, arredamento delle stanze) e alle tecnologie impiegate. Come per l’esito delle prestazioni, la quasi totalità del campione (undici intervistati su tredici) si è detta molto soddisfatta del trattamento ospedaliero. In diverse interviste, l’entusiasmo e il sentimento di gratitudine degli intervistati per la qualità dell’esperienza di ricovero erano tangibili, non lasciando alcun dubbio circa la loro reale soddisfazione.
Un aspetto apprezzato da tutti i soggetti (anche da chi non si è dichiarato del tutto soddisfatto del ricovero) è la professionalità dei medici, intesa come scrupolosità nel corso della fase diagnostica, chiarezza nell’informare il paziente e premura nei riguardi dell’assistito. In vari casi i pazienti hanno avuto modo di stabilire un rapporto confidenziale con i medici per via dell’estrema disponibilità mostrata da questi ultimi. In proposito, da diverse testimonianze è emerso un sentito apprezzamento rispetto all’attenzione mostrata dal personale medico anche una volta terminata la degenza (ad esempio, quattro intervistati hanno dichiarato di essere stati contattati telefonicamente dai propri medici per diversi mesi in seguito al ricovero).
Altro motivo di soddisfazione per nove pazienti su tredici è l’accoglienza della struttura, declinata principalmente come umanità del personale sanitario e amministrativo (servizio prenotazione e accettazione). Tre intervistati, ad esempio, hanno particolarmente apprezzato la presenza di uno psicologo che li ha assistiti costantemente nel corso della terapia, provvedendo, altresì, al supporto dell’intera famiglia del malato. Altro aspetto sottolineato da più di un paziente è la comprensione mostrata riguardo ai disagi che la distanza da casa avrebbe potuto procurare ai pazienti. Per questo, ad esempio, gli accertamenti diagnostici erano concentrati in poche date e gli interventi venivano programmati secondo le esigenze logistiche dei pazienti. Peraltro, in un caso, gli accompagnatori del paziente hanno potuto usufruire di una struttura alberghiera convenzionata con il presidio sanitario, riducendo i costi materiali annessi alla mobilità. Sempre riguardo all’attenzione verso l’assistito, tre intervistati hanno valutato positivamente la somministrazione di un questionario di gradimento al termine dell’esperienza di ricovero. Il servizio alberghiero, per quanto approvato dalla maggioranza degli intervistati (undici su tredici), non è mai stato citato spontaneamente dai pazienti, a riprova della
residualità di tale aspetto in confronto alla qualità professionale e all’umanizzazione del personale. Ad ogni modo, su richiesta dell’intervistatore i pazienti si sono detti piuttosto soddisfatti del comfort offerto dalle strutture fuori regione. In un paio di casi la disponibilità di una stanza singola in cui trascorrere la degenza ha suscitato significativi apprezzamenti. Invece, la modernità degli edifici e l’igiene degli interni assumono un certo rilievo solo nel confronto con le strutture ospedaliere regionali. Analogamente, le tecniche e i macchinari impiegati non sembrano essere di grande interesse per i pazienti (solo un intervistato su tredici ha sottolineato tale aspetto).
Tra gli intervistati che hanno espresso la loro soddisfazione per l’esperienza ospedaliera tre hanno rilevato aspetti negativi durante il ricovero. In due casi i pazienti hanno evidenziato la scarsa coordinazione tra i reparti dell’ospedale, in particolare tra le unità responsabili della fase diagnostica e quelle competenti per la fase terapeutica; nel terzo, è stata notata, invece, la lunghezza dei tempi di attesa. Tuttavia erano gli stessi intervistati, durante la consultazione, a giustificare i disagi subiti, vissuti più come imprevisti che come disservizi. Diversamente, i due pazienti che non si sono dichiarati del tutto soddisfatti del servizio ottenuto fuori regione lamentavano principalmente la carente umanizzazione del personale medico-infermieristico della struttura ospitante, confermando l’importanza di tale aspetto nella valutazione complessiva dell’esperienza.
Oltre a giudizi sulle prestazioni sanitarie, agli intervistati è stato chiesto di esprimersi in merito ai disagi comunemente annessi alla migrazione. Difatti, i pazienti in mobilità sanitaria sono, inevitabilmente, chiamati a sostenere costi tangibili e intangibili, che variano in base alla distanza del luogo di ricovero, alla durata della degenza, alla presenza di accompagnatori e alla disponibilità di accoglienza da parte di un familiare/amico.
La maggioranza degli intervistati (nove pazienti su tredici) ha manifestato gravi disagi annessi all’esperienza migratoria. Di questi, sei hanno evidenziato l’onerosità dei costi di viaggio, accentuata dalle carenze infrastrutturali regionali che limitano la possibilità di accedere a mezzi di trasporto economici e veloci. Quattro intervistati, poi, hanno fatto riferimento ai disagi per gli accompagnatori nell’assentarsi dal posto di lavoro per lunghi periodi di tempo, cui si aggiungono i costi di soggiorno presso strutture alberghiere. Esemplificativa è la testimonianza di una paziente che ha ammesso di aver pensato più di una volta di rinunciare alle cure extraregionali per via dei costi di viaggio e delle giornate di lavoro perse da parte del marito-accompagnatore.
Seguono le difficoltà di ordine emotivo-psicologico, indicate da quattro pazienti su tredici. Tre hanno risentito della lontananza dagli affetti familiari e dalla propria casa, anche per via della lunga durata della degenza. In un caso, invece, il paziente, che già aveva avuto un’esperienza di ricovero in regione, ha vissuto in modo traumatico il cambiamento dei medici e della terapia. Infine, tre intervistati hanno fatto riferimento ai disagi fisici provati durante gli spostamenti per via del loro stato fisico.