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COMPLIANCE BY AUTOMATION - L’AUTOMAZIONE AGEVOLA LA RIORGANIZZAZIONE

CARLO LENTINI *

SOMMARIO

1. Il concetto filosofico. - 2. La rete: un problema o un sollievo? - 3. La tecnocultura dell’innovazione: la realizzazione. - 4. Scopriamo come la natura possa risolvere i nostri problemi. - 5. Ritorno al passato: mai dimenticarsi. - 6. ESEPO un eroe in con-trotendenza. - 7. Conclusioni.

1. IL CONCETTO FILOSOFICO

L’innovazione tecnologica è un prodotto di una filosofia di pensiero, in particolare della tecnocultura a cui associo il termine dell’innovazione: da qui il termine filosofia della tec-nolcultura dell’innovazione.

La tecnocultura realizza, in parte, la globalizzazione di una nuova generazione a cui è per-messo l’accesso alle merci tecnologiche high-tech, e in parte la conseguente familiarità con gli strumenti utilizzati correntemente nella vita reale. Questa commistione tra reale e virtua-le non deve però trarre in inganno: fin quando si è immersi nel virtuavirtua-le, è percepibivirtua-le un abbattimento netto della distinzione centro-periferia, ma non appena oltrepassata la sua soglia e, re immessi nel mondo reale, ci si accorge della distanze abissali (e ancora analogi-che) che separano i luoghi materiali e immateriali. L’equivoco contemporaneo risiede pro-prio nella confusione tra due mondi ancora distanti, quello della conoscenza e quello della programmazione. Il digitale si configura come una possibilità di rappresentazione del reale, ma pur sempre come una modalità di semplice trasmissione di contenuti. Fornire i contenuti è, e resterà sempre, compito dell’homo analogicus. Esiste infatti, un aspetto importante nel rapporto pubblico e media: il pubblico vuole contenuti, prodotti, non “mangia” tecnologie.

Qui troviamo forse il primo grande spartiacque lungo il viaggio dall’analogico al digitale.

Nel nuovo mondo dei bit, come ci insegnano gli opinion leader della rete, da Negroponte1a Manuel Castells2, è la “forma del produrre” che determina i codici del prodotto.

* Consulenza per l’Innovazione Tecnologica - Direzione Generale INAIL.

1 Negroponte, Nicholas: Fondatore del MediaLab, un laboratorio scientifico situato al MIT (Massachussetts Institute of Technology) di Boston, è uno scienziato celebre nel mondo intero.

2 Castells, Manuel: il maggiore studioso a livello mondiale della società dell’informazione.

2. LA RETE: UN PROBLEMA O UN SOLLIEVO?

Si è dovuto attendere l’invenzione del chip, del computer e della rete internet perché il bit diventasse davvero una rivoluzione.

Rivoluzione spinta e alimentata dagli interessi congiunti dell’industria militare (anni ’50) e dei mondializzati commerci contemporanei. Il bit è stato allo stesso tempo causa e conse-guenza del fenomeno della globalizzazione.

Il bit è ora l’’elemento di composizione di un testo di dimensioni planetarie. Questo testo E’

visibile, prende forma da una finestra chiamata Browser. Cosa è questo Browser? E’ il nostro “amico” che ci aiuta a sfogliare questo testo di dimensioni inimmaginabili, che ha perso anche la faccia di chiamarsi così infatti si chiama Iper testo, proprio perché è l’insie-me di testi che stanno nella rete.

La rete però ha introdotto timori, ostacoli, complessità, reazioni, conflitti. Sono proprio le informazioni contenute nell’ipertesto diffuse in rete, che lette da persone non autorizzate o la cui identità non è nota, crea disagio e paura. Se poi si pensa alla possibilità di accentrare le informazioni ciò crea un ulteriore problema di perdita di ruolo. Tutto questo diventa un pro-blema sociale, ed anche economico, che frena l’avvio di progetti di semplificazione ammini-strativa. Pertanto gli Enti pubblici e le Aziende, che sono continuamente chiamate a realizza-re tale semplificazione e adeguamento alle normative nazionali ed internazionali ed a policy di Assurance interne, per la gestione e la protezione dei “dati sensibili”, devono investire in:

• revisione dei processi interni

• adozione di sistemi di archiviazione sicura dei documenti

• definizione di accordi tra le amministrazioni

La revisione dei processi interni comporta a livello organizzativo una reingegnerizzazione dei processi, che non significa ri-programmare ma capire, astrarsi, inventare.

3. LA TECNOCULTURA DELL’INNOVAZIONE: LA REALIZZAZIONE

La realizzazione della tecnocultura implica nuovi strumenti di protezione e recupero che si attua considerando costi e tempi.

La sostanzialità delle operazioni sfocia negli accordi che le amministrazioni dovranno fare, i tecnici dovranno incontrarsi, le regole potrebbero essere reinventate.

La rete dunque diventa causa di un problema e spesso si rischia di rimanere impigliati.

Come risolvere?

Occorre una capacità di astrazione, che porti al raggiungimento dell’estasi che gli antichi filo-sofi indicavano come il culmine delle possibilità umane, la meta naturale della ragione umana.

In effetti cito Mario Moretti Polegato3, inventore italiano delle “Geox” le scarpe che “respi-rano”, il quale dice che l’innovazione si compone di tre elementi:

1. L’idea 2. Il brevetto 3. La realizzazione

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3 Mario Moretti Polegato, inventore, imprenditore italiano.

Ecco tre elementi sostanziali perché possiamo dire di avere veramente fatto innovazione, ossia qualcosa di “concreto” non di teorico, ma è necessario un fattore che sicuramente, dice Polegato, è nel DNA degli italiani, essere inventori. La storia in questo conferma que-sta teoria e dice anche di più: “l’Italia può crescere tanto rispetto agli altri paesi e può farlo anche solo con le idee innovative. Importante però è brevettarle ed essere capaci di gestire la realizzazione. Noi possiamo vendere all’estero le nostre idee e questo ci risolverebbe oltre che dalla crisi economica del nostro tempo anche come immagine”.

Non a caso ho citato due uomini Polegato e Negroponte i quali sono due contemporanei di successo, che hanno avuto idee su due settori diversi ma che hanno trovato il modo di unirsi in modo veramente originale che non ha eguali: utilizzo della membrana che ‘fa respirare’

le scarpe per ricoprirne i computer portatili in modo da impermeabilizzare i portatili mante-nendo la capacità di liberare il calore del motorino interno rendendo possibile l’uso dello strumento in condizioni critiche.

4. SCOPRIAMO COME LA NATURA POSSA RISOLVERE I NOSTRI PROBLEMI Il percorso che farò nel proseguo del documento è mirato a descrivere un approccio

“pratico” della filosofia della tecnocultura dell’innovazione per risolvere ad esempio, i problemi che comportano l’uso della rete, prima elencati, nel collegare più sistemi ete-rogenei.

Si può notare che se un servizio da rendere all’utente richiede l’accesso a più sistemi è suf-ficiente che uno di questi accessi non sia realizzabile che il servizio richiesto non potrà essere erogato all’utente richiedente.

Ancora, se l’utente non può o non vuole fornire i suoi dati ad uno dei sistemi per i problemi legati al digital divide o alla privacy, ecco che ricadiamo nello stesso caso: il servizio richiesto non potrà essere erogato all’utente richiedente.

Di seguito si descriverà il metodo utilizzato per risolvere il problema.

Partiamo dalla natura dunque, osserviamola, così come facevano gli antichi filosofi..

L’ape è un insetto che noi tutti conosciamo per la sua laboriosità, ma se faccio una doman-da a qualcuno del tipo: sai quale un’altra funzione importante dell’ape? Al 90% tutti rispon-deranno: produrre il miele.

Bene è vero ma non è una funzione utile alla natura o meglio non serve al genere universale.

Pensiamo come gli antichi filosofi per un attimo…! Imitiamo la natura e applichiamo la filosofia della tecnolocultura dell’innovazione. Come?

Qualcuno lo ha già fatto nel tempo: la Piaggio. Infatti la Piaggio per risolvere un problema ha pensato proprio all’APE. A cosa serviva? A trasportare le merci e ad utilizzare non stra-de necessariamente asfaltate ma di campagna, a sostituire dunque il mulo di un tempo.

Attendere che la strada sia asfaltata per facilitare il transito significava attendere un piano di progetto, realizzare degli accordi, insomma: tempo.

Cosa c’entra l’ape? E qui risponderemmo alla domanda: l’ape ha un compito importantissi-mo nella ciclo della vita: trasportare il polline da fiore in fiore per consentire la riproduzio-ne, così come l’ape della Piaggio.

Applichiamo qui lo stesso metodo che usa l’ape per consentire la riproduzione di un’altra specie: quella vegetale.

La tecnologia dunque entra in soccorso anche per risolvere problemi alla stessa tecnologia che li ha generati, ma che la “moda” li ha opportunamente “nascosti”.

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Questa tecnologia esiste e come l’ape che va di fiore in fiore, delega un portatore al traspor-to dei dati, delle informazioni, dei BIT, che sono necessari per avere un servizio rapido effi-ciente sicuro, anti digital divide che qui presento solo a titolo di esempio.

E’ un sistema anti digital divide4che non richiede l’interazione con internet.

Utilizza tecnologie attualmente disponibili. Si chiama BeePen System, come APE.

È un sistema di interscambio e memorizzazione dati che usa dei normali PC senza la neces-sità di installazione di programmi. Usa standard di sicurezza consolidati e accettati da tutti (cifratura, firma elettronica digitale, certificati digitali).

Consente la memorizzazione dei dati (cifrati) su un economico supporto: la perdita o furto dello stesso non implica la diffusione dei dati sensibili.

Garantisce la privacy perché utilizza l’impronta digitale come mezzo di riconoscimento L’accesso è protetto dal sistema dual factor : possesso del supporto unito alla impronta digi-tale del l’utente. Questo consente di risolvere il problema degli accentramenti di dati in poli unici (siti web o applicazioni centralizzati).

Questo sistema di scambio, BeePen System, funziona solo se vi è l’incontro dei due utenti che presentano i propri dispositivi e li fanno “incontrare” su un Personale Computer. Come avviene tra l’Ape e il fiore: uno porta il polline e l’altro lo riceve. Essenziale però è che i due attori vengano riconosciuti, proprio mediante la propria impronta digitale.

All’interno di ogni dispositivo vi è il “polline” ossia i documenti memorizzati che sono necessari per poter consentire la fruizione di un servizio.

Non vi è stata necessità di utilizzare internet e lo scambio è avvenuto in modo sicuro e pri-vato. Fantastico!

Ecco quindi come si è trovata una soluzione basata sull’innovazione tecnologica a dimo-strazione che come la natura pone i rimedi a cause “naturali” anche la tecnologia rimedia alle sue cause basta che vi sia il “consulente “ giusto che sappia anche andare in controten-denza quando è necessario.

5. RITORNO AL PASSATO: MAI DIMENTICARSI

Interessante e nello stesso affascinante come la filosofia della tecnocultura dell’innovazione possa essere applicato anche in questo caso pratico, utilizzato dalla stessa INAIL in proget-to veramente innovativo: come affrontare un problema legaproget-to alla sicurezza delle informa-zioni stampate su un foglio cartaceo che provenga da un servizio telematico.

Nel vari Paesi europei esiste a oggi, pur con regolamenti e orientamenti differenti, una nor-mativa che regola il riconoscimento d’autenticità dei documenti elettronici. In Italia, il Codice dell’amministrazione digitale del 7/03/2005 prevede la firma digitale come soluzio-ne tecnica per garantire ai documenti elettronici i valori di integrità, non modificabilità e non ripudio.

Tradizionalmente, al contrario, il riconoscimento d’autenticità di un documento cartaceo si basa su elementi quali il tipo di carta, la filigrana, stampe sofisticate, inchiostri speciali, timbri e firma autografa.

Questa differenza fa sì che, quando un documento elettronico viene stampato, si ha una cosiddetta “interruzione della catena del valore” della firma digitale.

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4 Divario esistente tra chi può accedere alle nuove tecnologie e chi no.

A seguito di un processo di stampa tradizionale, infatti, gli attributi d’integrità, certezza del mittente, non ripudio e di data certa di creazione e/o di firma sono definitivamente persi: il documento stampato necessita nuovamente di una firma tradizionale, perdendo così i van-taggi di essere nato in formato elettronico e di essere stato firmato digitalmente.

Nell’ambito della Pubblica Amministrazione, e nel rapporto tra questa e i suoi utenti (citta-dini e imprese) esistono tuttora numerose situazioni in cui documenti dei quali occorre garantire l’autenticità possono attraversare, nel corso del loro ciclo di vita, uno o più pas-saggi attraverso la carta.

Esiste l’esigenza di proteggere tali documenti in tutte le fasi del loro ciclo di vita, indipen-dentemente dal supporto - elettronico o cartaceo - utilizzato. Questa indipendenza potrebbe essere possibile se si stampassero, contestualmente al contenuto del documento, le informa-zioni necessarie a controllarne l’autenticità già presenti nel documento stesso, ad esempio:

- una rappresentazione alternativa e non alterabile del contenuto del documento;

- la certificazione della fonte che ha emesso il documento.

6. ESEPO UN EROE IN CONTROTENDENZA

“Via la carta!”. Il motto di ogni politico innovatore. Quanti sono però i documenti che ancora oggi vengono stampati, timbrati e firmati nell’ambito di rilasci di certificati, distri-buzione di circolari, comunicazioni interne alla P.A.?

Ad oggi la carta sembra rimanere comunque il maggiore strumento di trasmissione di infor-mazioni “ufficiali”.

È proprio in quest’ottica che l’INAIL ha deciso di realizzare, dapprima in uno specifico ambito di applicazione , DURC5, ed eventualmente in altri contesti in tempi successivi, il progetto “ESEPO” - Enterprise SEcurity POrtal, affinché il supporto cartaceo possa diven-tare contenitore digitale di informazioni “certe”.

L’innovazione introdotta garantisce la non falsificabilità dei documenti e la piana validità legale di questi ultimi, e costituirà il volano per la diffusione e l’utilizzo della firma digitale.

L’INAIL ha scelto di adottare un processo metodologico, supportato da una tecnologia che adotta degli standard crittografici, che attraverso il confronto automatico tra il documento elettronico e cartaceo, risolve il problema dell’integrità e, unito alla tecnologia della firma digitale, consente di verificare anche l’autenticità e la non ripudiabilità dei documenti, rap-presentando quindi un presidio di sicurezza efficace.

Tale processo consente di ottenere, anche con i documenti cartacei, i livelli di sicurezza raggiunti con i documenti elettronici e consente di proteggere integralmente il documento sia in formato cartaceo che elettronico, trasportando il file in formato standard PKCS#76 originale.

Inoltre, in ogni momento e in modalità complementare disaccoppiata dal documento elet-tronico originale, sarà possibile estrarre il documento firmato in modo tale da ottenere la massima affidabilità anche in situazioni in cui è impossibile raggiungere eventuali archivi elettronici.

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5 Documento Unico di Regolarità Contributiva.

6 Standard della sintassi dei messaggi crittografici.

Una delle caratteristiche fondamentali dell’utilizzo di questa tecnologia impiegata è il fatto che, utilizzando la mappa grafica del documento, si astrae completamente dalla semantica dello stesso ed è pertanto possibile applicarla per qualsiasi tipologia di documento da produr-re. Ancora tale tecnologia ha consentito di apporre sia le firme digitali congiunte che le con-trofirme, risolvendo un problema sia di carattere organizzativo che di carattere probatorio.

7. CONCLUSIONI

La rete agevola sicuramente lo scambio. La carta sicuramente è superflua nell’epoca del digitale. Ricordo però che lo scopo è quello di aver dimostrato come l’approccio basato sulle “mode” tecnologiche del momento possono creare problemi e quindi è bene sempre analizzare il contesto. Ma nonostante ciò: vuoi mettere la soddisfazione di aver applicato la filosofia della tecnocultura dell’innovazione ed essere riusciti a dare una contributo reale alla risoluzione del problema invece di aver applicato “comodamente” l’attuale moda tec-nologica?

Basta porsi davanti ad esso facendosi questa semplice domanda: se la tecnologia che sicura-mente risolverebbe questo problema non esistesse?

E come essere su un’isola deserta: occorre inventare il modo di sopravvivere. Più fatica? Sì.

Ma siamo e saremo sempre italiani nel mondo, il nostro DNA è e sarà sempre innovativo.

RIASSUNTO

La certificazione delle informazioni richiede ancora una firma autografa su un foglio di carta stampata, inoltre la diffusione dei dati, la centralità delle informazioni, la paura di essere “noti” su internet: sono problemi che frenano l’avvio di progetti di semplificazione amministrativa. Si concorre realmente alla risoluzione di tali problemi proponendo anche soluzioni in contro tendenza semplici, efficaci e generalizzabili, impiegando la filosofia della tecnocultura dell’innovazione.

BIBLIOGRAFIA

TECNOCULTURA: Dalla società dell’informazione alla vita virtuale- FrankWebster-KevinRobins,

Guerini e Associati (collana Alf@net), 2003.

PER NON PERDERE IL FUTURO: Appunti per l’innovazione e la competitività dell’Italia, Elserino Piol, Guerini e Associati (collana Alf@net), 2009.

ASSEDIO A INTERNET: rif. http://espresso.repubblica.it/dettaglio-archivio/163872.

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