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LA CLASSIFICAZIONE DEL RISCHIO

TECNICHE E STRUMENTI INNOVATIVI PER LA CLASSIFICAZIONE DEL RISCHIO E L’EQUILIBRIO

MASSIMILIANO VELTRONI

2. LA CLASSIFICAZIONE DEL RISCHIO

Ogni processo assicurativo trova struttura e solidità solo se il sottoprocesso classificativo, che ne rappresenta la fase iniziale, è gestito con la massima attenzione; in genere i nodi cri-tici del sottoprocesso in questione sono i seguenti:

1. Il censimento accurato dell’esposizione al rischio

2. La scelta dei parametri di classificazione e la conseguente modalità di applicazione di tali parametri

3. Il recepimento, da parte del personale addetto all’acquisizione del rischio, dei parametri e delle modalità di applicazione di cui al punto precedente

4. I controlli sui dati acquisiti sia al momento dell’immissione sia in fase successiva

5. La strutturazione di un sistema informatico che supporti adeguatamente le esigenze classificative sopra esposte

Questa impostazione chiaramente è indipendente dalle dimensioni aziendali o dal fatto che ci si trovi in ambito pubblico o privato, tali fattori semmai influiscono sulle soluzioni da adottare ma non certo sullo schema di base; pertanto con tutte le complicazioni del caso -è comunque l’indirizzo da seguire anche nel caso del processo assicurativo dell’Istituto.

2.1 Il censimento dell’esposizione

In merito all’esposizione al rischio va sottolineata una distinzione che spesso viene sottinte-sa o al più trattata in modo sfumato, ossia la differenza tra rischio e fattori che influiscono su di esso.

Il rischio chiaramente è rappresentato dalla possibilità di accadimento dell’evento infortuni-stico, il quale grava sui lavoratori sia in termini di perdita di qualità della vita (danno alla persona) che in termini di diminuzione della capacità lavorativa e quindi reddituale (danno patrimoniale); la quantificazione dell’entità di tale rischio avviene invece in relazione alla presenza ed alle caratteristiche di fattori che ad esso sono fortemente correlati.

Sono ad esempio fattori di rischio l’età ed il sesso dell’assicurato, la localizzazione territo-riale e la dimensione dell’azienda in cui lavora, soprattutto è un fattore di rischio la lavora-zione entro cui è inserita la prestalavora-zione del lavoratore assicurato.

La lavorazione quindi, in termini strettamente tecnici, non è oggetto d’assicurazione ma elemento di classificazione del rischio o al più di assicurabilità del medesimo: il rischio è sempre quello d’infortunio, gli esposti sono sempre i lavoratori e non i processi lavorativi.

Il concetto sembra banale come superfluo sembra il ribadirlo, ma purtroppo è sempre meno raro constatare ad ogni livello, da quello legislativo a quello comunicativo, il decadere verso il concetto più ibrido di lavorazione assicurata, che a sua volta crea un difetto di fuoco e quindi di attenzione sull’oggetto del rapporto assicurativo.

L’esempio più calzante delle distorsioni provocate da una scorretta percezione dell’oggetto assicurativo riguarda proprio il censimento dell’esposizione, infatti la sovrapposizione dei concetti di rischio assicurato e lavorazione assicurata non ha permesso di rilevare che l’intro-duzione del risarcimento del danno biologico ha prodotto come effetto principale il fatto che l’INAIL non assicura più solamente il reddito del lavoratore ma anche e soprattutto la perso-na in se stessa; cosicchè le sole masse retributive associabili ad uperso-na lavorazione, non essendo più l’unico elemento sotto rischio, non misurano più in modo efficiente l’esposizione, la quale dovrebbe essere quantificata anche in termini di numero ed età delle teste assicurate.

Attualmente il sistema di censimento dell’INAIL non prevede la raccolta sistematica dei dati di tutti i lavoratori esposti a rischio.

È chiaro che esistono dei metodi statistici di stima che, data la dimensione del collettivo assicura-to, offrono ampie garanzie di validità; ciò non toglie che un’accurata gestione della raccolta dei dati sarebbe di certo preferibile, soprattutto in relazione ad esigenze di controllo e prevenzione1.

L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA E METODOLOGICA AL SERVIZIO DEL MONDO DEL LAVORO

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1 L’attività di Data Mining ne sarebbe ad esempio enormemente avvantaggiata, consentendo la rilevazione di incongruenze che agevolerebbero l’individuazione di situazioni derivanti o da errore INAIL o da omissione del cliente (es. evasione contributiva parziale o totale). Inoltre il censimento delle caratteristiche del lavoratore (com-presa la lavorazione che effettua in via prevalente) ridurrebbe consistentemente l’operatività in caso d’infortunio in quanto al codice fiscale del lavoratore corrisponderebbero immediatamente tutte le informazioni aziendali necessarie (situazione peraltro consueta in ambito privato).

2.2 Scelta dei parametri di classificazione e modalità di applicazione

Normalmente i parametri classificativi dovrebbero essere abbastanza elastici da permettere l’operazione di classificazione in modo sufficientemente rapido, ma non così superficiali da consentire che alla rapidità corrisponda anche un tasso d’imprecisione inaccettabile.

Nel caso della tariffa ordinaria la produzione di parametri classificativi da parte dell’INAIL si sostanzia nella redazione di elenchi nomenclativi - suddivisi per settore - delle lavorazioni assicurate (voci di tariffa) e nella enunciazione di regole che qualificano la lavorazioni in2:

• Principale

• Complementare

• Sussidiaria

La difficoltà interpretativa del nomenclatore e la possibile soggettività dell’applicazione dei concetti di complementarietà e sussidiarietà sono elementi che fanno temere un livello di disomogeneità della classificazione al di là di quanto sarebbe consigliabile.

A questo proposito non è inoltre da sottovalutare il fatto che il nomenclatore è piuttosto ine-lastico rispetto ai fenomeni di esternalizzazione e delocalizzazione in atto nell’ultimo decennio.

La voce tariffaria corrisponde infatti all’assicurazione dell’intero ciclo produttivo (compre-se attività complementari e sussidiarie) mentre attualmente, riferendo il discorso soprattutto alle grandi aziende, molte trasferiscono parte della lavorazione in genere la più rischiosa -ad aziende di piccola-media dimensione o portano le lavorazioni in paesi in cui hanno ritor-ni in termiritor-ni di minor costo del lavoro e di minori costi d’impianto.

Chiaramente quest’ultimo è un problema la cui analisi richiederebbe tempi lunghi ed un impe-gno interdisciplinare, ciò non toglie che sarebbe comunque opportuno proporre ed avviare studi sui fenomeni trasversali al nomenclatore (legati ad esempio alla dimensione aziendale, al macrosettore di lavorazione, alla localizzazione, alle modularità di processo industriale che accomunano più lavorazioni a prescindere dal rischio specifico che sopportano, etc.).

2.3 Recepimento dei parametri di classificazione e modalità di applicazione

Alla produzione di parametri di classificazione è consuetamente associata la produzione di linee d’indirizzo interpretativo aggiornate secondo le necessità che il processo operativo propone di volta in volta (in genere manuali e circolari ad integrazione o sostituzione di paragrafi del manuale)3.

È banale dire che gli operatori incaricati della classificazione ed i loro responsabili di pro-cesso dovrebbero essere necessariamente risorse di grande esperienza per le quali dovreb-bero essere approntati progetti di formazione ed aggiornamento paralleli alle ristrutturazioni nomenclative ed alle esigenze strategiche dell’ente; il condizionale è purtroppo d’obbligo in quanto la normalità operativa di ogni azienda prevede anche difetti di comunicazione e

con-L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA E METODOLOGICA AL SERVIZIO DEL MONDO DEL LAVORO

2 Vedi art. 3 della circolare n. 9 del febbraio 2002.

3 Nel caso specifico dell’ente sarebbe da verificare la possibilità di strutture a basso costo come blog dedicati o manuali di tipo Wiki in cui sono gli stessi operatori a definire sia quesiti che risposte.

seguenti carenze di feedback, processi formativi non perfettamente in fase con l’evoluzione degli strumenti aziendali, ricambi generazionali di difficile attuazione e perdite, a volte anche consistenti, di conoscenza delle logiche di processo.

In base a tali considerazioni bisognerebbe verificare la presenza di anomalie classificative rilevanti in relazione a periodi di cambiamento in ordine alle procedure interne, ai sistemi informatici, alla legislazione vigente, al personale addetto e via dicendo.

In altre parole sarebbe opportuno avviare un processo di depurazione dei dati dai possibili effetti derivati dall’evolversi dell’aggiornamento aziendale e dalle conseguenti esigenze di gestione del personale.

2.4 I controlli sui dati acquisiti ed il sistema informatico di supporto

Non appartiene alle intenzioni di questo documento entrare nella specificità di un campo così vasto come quello del controllo, della gestione e del monitoraggio della base dati di riferimento; è però opportuno sottolineare che la strutturazione di corrette procedure di inserimento, di controllo, di validazione, di comparazione ed implementazione dei dati è essenziale per una gestione tecnica ottimale4.

Il miglior modello tecnico può miseramente fallire (o comunque risultare significativamen-te distorto) a fronsignificativamen-te della mancata individuazione di sissignificativamen-tematicità d’errore sia nella metodo-logia di rilevazione e trattamento dei dati che nella gestione delle possibili interrelazioni che tra di essi si stabiliscono.

In questo senso il supporto di un sistema di Data Warehouse, specialmente in relazione alla massa di dati prodotta dal sistema INAIL, se ben gestito, può rappresentare la chiave di volta per ottimizzare la gestione, implementare modelli di previsione adeguati e produrre analisi di scenario attendibili.

3. L’ANALISI SEMANTICA COME SUPPORTO ALLA CLASSIFICAZIONE