• Non ci sono risultati.

Carlo V nella storiografia spagnola: lo «straniero», dall’olvido consciente alla mitizzazione

Nel documento La "Trinità" di Tiziano in contesto (pagine 156-159)

Carlo V da Oriente a Occidente: l’utopia della Monarchia Universalis

3.1 Carlo V e le prospettive internazionali

3.1.2 Carlo V nella storiografia spagnola: lo «straniero», dall’olvido consciente alla mitizzazione

Per un territorio così vasto nelle mani di un solo monarca, l’ingerenza delle relazioni cortigiane influiva fortemente nelle dinamiche di successione dinastica, orientando il corso degli eventi16.

Gli scontri tra élites erano prevalsi sin dalla decisione di nominare Carlo come erede di Ferdinando il Cattolico: la scelta secondo la quale dovesse essere l’Asburgo, e non l’Infante don Fernando, ad ereditare il

15 Cfr. cap.1, nota 105.

16 La prospettiva della storia della corte, in questo senso, gode di un grande vantaggio metodologico, per indagare l’universo che ruota intorno alla figura di Carlo V. Occuparsi delle relazioni tra singole personalità ed élite di potere, facendo emergere i meccanismi di ciò che potremmo definire una fenomenologia delle relazioni cortigiane, consente di moltiplicare le sfaccettature storiografiche sulla figura, sempre mitizzata, del monarca, attraverso la ricostruzione dei meccanismi dipendenti da deleghe di potere, funzioni di rappresentanza, gruppi o singole personalità direttamente interferenti col potere.

titolo, dipese dall’opera di convincimento dei suoi consiglieri, che gli avevano fatto annullare un testamento che aveva già scritto nel 1512 e in cui aveva preso decisioni diverse. Giunta la notizia della morte di Ferdinando il Cattolico all’Imperatore Massimiliano, egli si sarebbe affrettato a conferire a Carlo, a Bruxelles, il titolo di Re17. Ciò avvenne con il risentimento di parte dell’entourage cortigiano della Castiglia, che rivendicava il fatto che la madre di Carlo, Juana, fosse ancora in vita, e che quindi spettasse a lei portare avanti l’eredità del padre, nonostante fosse da tempo estranea allo scenario della politica internazionale, isolata e rinchiusa a Tordesillas, accusata di essere pazza e quindi non in grado di governare18. Vi fu anche un bizzarro tentativo di occultare la notizia della morte del padre a doña Juana, “la loca”. Nella sua casa castigliana, fu convocato un frate fattucchiere, pronto a spergiurare l’improvviso risanamento della regina da quella pazzia presunta, che l’aveva esautorata dalle politiche dinastiche del padre e del marito19. Provvedimenti questi, che raccontano il disperato tentativo da parte dell’élite castigliana di evitare il passaggio di potere a Carlo V, e al suo seguito cortigiano, che avrebbe finito col cedere la corona ispanica in mano allo “straniero” Asburgo. Il diciannovenne sarebbe stato prima coronato come Re di Spagna, nel 1516, come Carlo I, e avrebbe assunto tre anni più tardi il titolo di Carlo V per il Sacro Romano Impero: ciò corrispose in un primo momento ad una sconfitta dell’autonomia della Castiglia.

La scacchiera delle politiche di successione dinastica e il fenomeno delle lotte intestine interne alle varie anime della nuova “corona ibrida”

17 Per un quadro più completo vedasi «La conflictíva representación de los reinos en el servicio de Carlos V (1516-1522)», in MILLÁN, 2000, I, pp. 141-206.

18 Ibidem.

19 Sulla rivolta nella casa di Juana, MILLÁN, 2000, I, pp. 145-146. Sul tema, interessante per la storia - non solo di genere - della presunta pazzia di Juana di Catiglia, uno tra i primissimi studi è quello di Karl Hillebrand, Une ènigme de l'histoire. La captivité de Jeanne la Folle d'après des documents nouveaux, Paris,

di Carlo V, insieme aragonese, castigliana, borgognona, fiamminga e tedesca, si articola ulteriormente qualora si consideri la storia della

storia, e l’inevitabile parzialità delle prospettive nazionalistiche

applicate a questo frammento complesso della storia europea. Un ruolo importante in questo processo di mitizzazione è stato ricoperto dalle storiografie nazionali otto e novecentesche, a cui dobbiamo in gran parte la stigmatizzazione della figura di Carlo V, necessaria per lo più allo scopo della creazione di un sentimento nazionalistico20. La prima reazione storiografica spagnola alla figura dell’Asburgo, fino alla Restaurazione, fu ciò che è stato definito un olvido consciente21, una

rimozione consapevole della sua figura dalla storia di Spagna, a cui seguì la vocazione contraria e complementare, negli anni centrali del XX secolo, di una reintegrazione fondata sull’esaltazione di alcuni elementi riconosciuti come palesemente “ispanici”. Tra questi ritroviamo, in primis, l’idea imperiale, memore della politica estera del nonno paterno di Carlo, e soprattutto, per quanto ci interessa qui, l’elemento religioso22. I due aspetti convergono nella crociata ideologica

20 In MILLÁN, 2000, I, p.17, l’autore esordisce in questo modo: “A pesar de la admiración que produjo la inmensa extensión de territorios que logró unificar bajo su persona, a pesar del asombro que suscitaron los acontecimientos políticos y bélicos en los que intervino o infuyó, a pesar de las manifestaciones ideológicas y artísticas surgidas durante su reinado, que tuvieron tanta trascendencia en la historia europea posterior, el emperador Carlos V no ha gozado de una atención proporcional en la historiografía española y cuando, finalmente, ésta se le ha concedido (sobre todo en las décadas centrales del siglo XX), buena parte de tales estudios han adolecido de gran deformación de su persona y de su actuación política, según se desprende de un análisis desapasionado y sin prejuicios de tales trabajos”. Per una ricostruzione critica della prima storiografia spagnola su Carlo V, si veda l’introduzione, in MILLÁN, 2000, I, pp. 17-41.

21 Vale a dire, una dimenticanza consapevole: “...la dinastía se había integrado a partir de Felipe II, mientras que el emperador había quedado en un olvido consciente sin saber como integrarlo, siendo considerado aún como un intruso», in MILLÁN, 2000, I, p. 30.

22 L’esaltazione dell’aspetto religioso è legato al processo di incorporazione dell’Asburgo, nel XX secolo, alla storia di Spagna, da cui era stato estromesso prima, in ragione di «planes y proyectos preconcibidos por parte de las elites dirigentes, que surgieron con las revoluciones burguesas, a la hora de dar cohesión a la sociedad», in linea con la funzione delle storiografie nazionalistiche del XIX secolo. Si veda in particolare: La idea de Imperio. La definitíva incorporación de Carlos V a la historia de

fondata sul principio della paz entre los cristianos y guerra contra los

infieles23, massima in cui sono converse anche le ragioni della

costruzione e della resistenza del mito di un Carlo V controriformista, persecutore dei protestanti, grande difensore di una Cristianità che in questa esaltazione sarebbe stata assimilata al paradigma già “cattolico romano”, che inizierà non prima di Filippo III24.

3.2 L’Europa divisa sotto un’unica croce: Lutero e l’ascesa di Carlo

Nel documento La "Trinità" di Tiziano in contesto (pagine 156-159)

Documenti correlati